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Cocullo (AQ)


I serpari e la Triplice Cinta



Stemma di Cocullo



I serpari e la processione di San Domenico



La statua di San Domenico avvolta dai serpentiIl paese di Cocullo è citato in un documento del 1150-1168 come Cocculum, poi già nel 1188 nella forma più schietta Cucullo. Si dice che questo paese risalga all'epoca romana e, secondo lo storico Strabone, deriverebbe dall'antico cucullus, "cappuccio", forse come traslato nel senso di "punta tonda", in riferimento al colle su cui sorge il paese. Cocullo è il centro del culto di San Domenico di Sora, un monaco dell'XI secolo fondatore di vari monasteri nel centro Italia, ed è noto per uno dei riti più singolari che si conoscano, quello praticato dai "serpari", il primo giovedì di Maggio di ogni anno, in occasione della festa del Santo. In questa circostanza viene portata in processione la statua del Santo, cui sono attorcigliati numerosi serpenti vivi. I "serpari" si tramandano di generazione in generazione l'abilità della cattura dei serpenti. Essi cominciano a catturare questi rettili nelle prime giornate primaverili di sole, quando sono ancora intorpiditi. I rettili catturati vengono poi conservati in vasi di terracotta o sacchi di tela riempiti con terriccio e foglie secche fino al giorno della processione, quando vengono benedette ed offerte al Santo. Il serpente, come immagine concreta e come simbolo positivo, molto più spesso negativo, figura in tutte le culture della civiltà di cui si ha conoscenza o soltanto indizi, dalle più remote alle più recenti: Caldea-Mesopotamica, Paleomessicana, Ebrea, Cristiana. La tradizione cristiana ha sempre visto in questo animale un simbolo del Male (nella Bibbia è addirittura l'ispiratore del peccato originale), perché allora qui i rettili vengono addirittura consacrati al Santo? Nel folclore popolare San Domenico di Sora è considerato il protettore contro i morsi dei cani rabbiosi e dei serpenti velenosi, soprattutto delle vipere, che abbondano nella zona della Marsica. Questo suo potere miracoloso è in relazione con un episodio della sua vita, secondo cui avrebbe trasformato con il suo bastone delle serpi in pesci. Si tratta in realtà della giustificazione "cristiana" di un rito pagano più antico, legato al culto della dea Angizia, raffigurata come una donna che tiene un serpente nella mano sinistra alzata, protettrice dal morso dei serpenti. Una sua statuetta è stata rinvenuta nel lago Fucino, dove si credeva che essa avesse dimora, e Virgilio ricorda la presenza di un "nemus Angitiae", cioè un bosco sacro a questa divinità, nei pressi del lago. Col tempo, con l'evolversi delle culture e della religione, al posto della dea Angizia il popolo marsicano pose San Domenico Abate, in onore del quale ancora oggi si celebra la festa dei "serpari". La processione è sempre partita dalla Chiesa della Madonna delle Grazie (XIII sec.), che sorge all'ingresso del paese. Dopo le scosse di terremoto della metà degli anni ottanta che hanno reso inagibile tale chiesa, il rito liturgico con la partenza e l'arrivo della processione sono stati spostati nella Chiesa di San Domenico, nella piazza principale di Cocullo.





Chiesa della Madonna delle Grazie (XIII sec.)



Chiesa della Madonna delle Grazie



Situata sulla piazza omonima, la Chiesa della Madonna delle Grazie risale nel suo impianto originario al XIII secolo, più volte modificata in seguito fino alle forme attuali. La facciata è arricchita da un rosone da un architrave scolpito raffigurante l'Agnus Dei e da due statue del XVI secolo, collocate in edicole che incorniciano il portale; quest'ultimo, semplice e lineare, è rettangolare, coronato da una lunetta ogivale, originariamente affrescata. Sul lato destro della chiesa si apre un altro portale rettangolare datato al 1552. L’interno, a navata unica e fortemente modificato nel XVIII secolo, conserva ancora affreschi della fase cinquecentesca raffiguranti la "Crocifissione", la "Deposizione" e un trittico con Sant'Antonio, Maria Maddalena e Sant'Amico. La facciata esterna della chiesa presenta alcuni simboli molto interessanti. Ai due lati del portale, tra gli stipiti e i pilastri che sorreggono le due edicole, vi sono due sedili in pietra, sui quali sono incisi i simboli della Triplice Cinta Sacra:



Triplice Cinta sul sedile sinistro

Triplice Cinta sul sedile destro



Su uno degli stipiti del portale d'ingresso, inoltre, vi sono altre incisioni simboliche tra cui spicca in bella vista un altro emblema caratteristico, il fiore a sei petali, o Fiore della Vita:



Fiore della Vita su uno degli stipiti





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