La Chiesa di San Francesco fu costruita nella seconda metà del XIII secolo da una comunità di frati Francescani: la compattezza dell'edificio mostra la sua ispirazione gotica nell'unico portale a sesto acuto e nel sovrastante rosone radiale composto da sedici colonne che racchiudono al loro interno il medesimo motivo della vicina Collegiata di Santa Maria Maggiore. La linearità dell'esterno si contrappone alla composizione barocca dell'interno: suppellettili lignee e tele molto colorate di scuola napoletana. Rimangono comunque alcuni affreschi medievali di impronta tardo gotica. Nel presbiterio della Chiesa, in un'urna barocca, è contenuto un tessuto medievale. La tradizione riferisce che il tessuto fu donato da San Francesco nel 1222, in occasione del suo soggiorno ad Alatri.
Sulle gradinate della chiesa è raffigurato in più punti il noto simbolo della Triplice Cinta. Ne abbiamo contate almeno quattro, più o meno delineate, più altre due di cui rimangono solo alcuni tratti, il quadrato più esterno, o qualche frammento di diagonale. Almeno uno di questi ultimi, in realtà, è più probabile sia stato un Centro Sacro (immagine n° 6), nella sua forma più semplice, un simbolo che spesso e volentieri lo si ritrova affiancato a quello, per molti versi affine, della Triplice Cinta. Cliccando sulle icone nella galleria sottostante è possibile ammirare una versione più dettagliata dei simboli in oggetto.
Triplice Cinta (1) |
Triplice Cinta (2) |
Triplice Cinta (3) |
Triplice Cinta (4) |
Triplice Cinta (5) |
Triplice Cinta (6) |
Ancora ispirato al simbolo del Centro Sacro è il motivo centrale del rosone. Esso appare con maggiore evidenza nella vicina Collegiata, ma è curioso notare come il rosone della chiesa di San Francesco riproduca al suo interno, più piccolo, quello della chiesa madre. Nelle immagini sottostanti, sono mostrati i due rosoni al confronto:
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Infine, all'ingresso della chiesa, a fianco dell'entrata, è possibile osservare ciò che resta di alcuni affreschi medievali. Accanto ad essi spicca, riconoscibile, una croce patente, che fu anche simbolo dell'ordine dei Cavalieri Templari.
Nel 1997 venne rinvenuto, quasi per caso, in un'intercapedine all'interno delle mura dell'antico chiostro del convento, fino ad allora utilizzata come locale per tubature e serbatoi dell'acqua, una parete interamente ricoperta d'affreschi, che giacevano in un pessimo stato di conservazione, essendo esposti all'umidità ed all'azione delle muffe. L'elemento più sorprendente di questa iconografia è un ampio labirinto circolare al centro del quale, caso finora unico nelle rappresentazioni cristiane, appare un Cristo in gloria (v. immagine a lato, pubblicata su gentile concessione dell'Amministrazione Comunale di Alatri). Il labirinto si articola su dodici spire concentriche, ed ha un diametro esterno di circa 140 cm. Il Cristo rafigurato nel tondo centrale, il cui diametro è all'incirca di 75 cm, è provvisto di barba ed aureola; la sua mano sinistra, al cui anulare compare un enigmatico anello, regge un libro aperto, mentre la destra afferra un'altra mano che sbuca dalle spire del labirinto. La figura appare rivestita di una tunica sulla quale è posato un mantello dorato. Anche se l'affresco del labirinto è l'unico figurativo, altre immagini decorano la parete: vi si trovano altri simboli antichi, come molti Fiori della Vita, ma anche rosette con andamento a spirale, e stelle ad otto punte dai tratti curvilinei. L'assenza, invece, di altri elementi cristiani tipici, come croci e figure di santi o animali, ha fatto supporre in prima ipotesi la presenza, ad Alatri, nei primi anni del Cristianesimo, di una setta giudeo-cristiana dei primordi, forse addirittura gnostica. Altre congetture ipotizzano come autori del dipinto i Cavalieri Templari. Sebbene la loro presenza non sia attestata nel territorio, alcuni indizi, tra cui la già citata croce patente e le triplici cinte, farebbero pensare ad un loro insediamento. Abbiamo avuto la possibilità in via del tutto esclusiva ed eccezionale di ammirare in prima persona lo straordinario affresco, ed il racconto di questa esperienza è riportato in un articolo a parte.
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L'Acropoli di Alatri - Lettura di un passato che vive (di Ornello Tofani)