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Il Priorato di Sion


Parte III



Emblema del Priorato di Sion



Sommario


Il curioso affaire di Rennes-le-Château

L'organizzazione segreta

La creazione del mito: Pierre Plantard

Il "manoscritto Corbu" e l'opera di Gerard De Séde

L'enigmista: Philippe De Cherisey

I "Dossiers Secrets", il "Serpente Rosso" ed altri testi apocrifi

1982: Il "Santo Graal"

1983: Le Cercle Saint-Dagobert II

2001: "Revelation"

Il revival del 2002

2003: Il "Codice Da Vinci"

2008: "Bloodline"

I Gran Maestri del Priorato

17 Gennaio: una data simbolica





1982: Il "Santo Graal"


Il romanzo di De Sède e i "Dossiers Secrests" attirarono ben presto l'attenzione di un ricercatore e documentarista inglese, Henry Lincoln, il quale convinse la BBC a produrre un documentario sull'argomento, suddiviso in tre parti che vennero mandate in onda tra il 1972 ed il 1979. In seguito, unendo le forze con altri due giornalisti della BBC, Michael Baigent e Richard Leigh, si arrivò alla rivoluzionaria pubblicazione del saggio "Holy Blood, Holy Grail" (1982, uscito in Italia con il titolo di "Il Santo Graal - Una catena di misteri lunga duemila anni"). Il libro fece uscire per la prima volta la storia dai confini della sua terra di origine, la Francia, ed ebbe una vasta risonanza. Nel saggio tutte le vicende di Gesù e di Maria Maddalena narrate nei Vangeli vengono reinterpretate, dimostrando che essi erano sposati e che avevano avuto una discendenza. Il Priorato sarebbe in seguito nato per difendere e proteggere questa discendenza, di cui persino il ricordo era stato cancellato dalla Chiesa Cristiana instaurata da Pietro e sorretta dai suoi successori. Lo scopo del Priorato, secondo gli autori, era quello di instaurare un nuovo Sacro Impero d'Europa, retto da una religione di stato di tipo messianico e da un monarca appartenente alla stirpe dei Desposyni.





Holy Blood Holy Grail

Il Santo Graal

"Holy Blood Holy Grail"

(frontespizio 1ª ed. originale, 1982)

"Il Santo Graal"

(frontespizio 1ª ed. italiana, 1998)



Dopo l'uscita del saggio, si moltiplicarono le teorie. Da un lato, cominciarono ad apparire saggi e ricerche che sostenevano la tesi dei tre autori inglesi, analisi minuziose e reinterpretazioni di ogni passo del Nuovo Testamento, tutto volto a dimostrare la plausibilità dell'ipotesi di una stirpe generata da Gesù e Maria Maddalena. Segnaliamo, tra le tante, le opere di Laurence Gardner, Ben Hammott, Jean Markale, Margaret Starbird, Lynn Picknett e Clive Prince.


Dall'altra, fiorirono opere tese a smontare il mito, che smascherarono molte delle manipolazioni operate, soprattutto dopo il 1956, da Plantard e seguaci. Furono autori francesi come Franck Marie, Jean-Luc Chaumeil e Pierre Jarnac, ma anche italiani, come Massimo Introvigne, ed inglesi, come Guy Patton oppure Bill Putnam e John E. Wood, che epurarono la storia dagli elementi mitici e non documentabili ma mantennero le ipotesi sulle geometrie sacre.



1983: Le Cercle Saint-Dagobert II


Lo stemma della cittą di Stenay Una delle città che hanno avuto un ruolo fondamentale nel mito del Priorato di Sion è Stenay, situata nel dipartimento della Mosa (Lorena). È una località che per motivi storici è stata molto legata ai Merovingi, in particolare a Dagoberto II, figlio di Sigeberto II, venerato come Santo dalla Chiesa cattolica. Fu nei pressi di questa città, infatti, che il sovrano venne assassinato durante una battuta di caccia da alcuni cospiratori. Gerard De Sède ne racconta alcuni dettagli nel terzo libro della sua saga dedicata al cosiddetto "triangolo d'oro", La race fabuleuse. Egli racconta che negli antichi documenti in lingua latina la città veniva chiamata Sathanaci Villa Regia (la città regale di Satana) e questo riferimento al diavolo (Satana) è rimasto ancora oggi nel blasone della città, che è sormontato da una testa cornuta. In realtà è molto più probabile che il nome fosse riferito al dio latino Saturno, cui la città era stata dedicata sin dalla sua fondazione, piuttosto che al diavolo cristiano. Quando il re franco Clovis conquistò la città, nel 486 d.C., la chiamò Sadorn Tan, ovvero il "fuoco di Saturno". Al posto dell'antico tempio dedicato al dio, egli fece erigere una chiesa, che venne dedicata a Saint-Remi, ovvero San Remigio, il vescovo che battezzò Clodoveo convertendo, di fatto, la dinastia che a partire da lui si professò cristiana. Il nome subì successive modificazioni nel corso della storia: da Sataniacum (X sec.), si passò a Satanacum (1069), Septiniacum (1107), Settenay (1243), Satanay (1320) ed infine Stenay (1643), come ci riporta il canonico Constance Vigneron, linguista e storico locale, che fu curato di Stenay dal 1941 al 1966. Quando Dagoberto II venne assassinato, nell'anno 679, nel cuore della foresta Woëvre, luogo del suo martirio, venne innalzata una chiesa a lui dedicata, oggi scomparsa. Una leggenda che era ben nota e diffusa negli ambienti occultisti francesi narra che nei sotterranei di questa chiesa si troverebbe una "pietra occulta", forse un'allusione simbolica alla Pietra Filosofale degli alchimisti, oppure ad una pietra tombale, in riferimento ad una sepoltura importante che si sarebbe trovata sul posto. Un indizio in proposito era già presente nel primo libro di De Sède, Les Templiers sont parmi nous, nel capitolo intitolato "Gli amanti della Regina Bianca". Il capitolo si apre infatti con un motto latino che diventerà uno dei cavalli di battaglia del Priorato di Sion: "AD LAPIDEM CURREBAT OLIM REGINA" (Un tempo la Regina correva verso la pietra). Si tratta qui della Regina Bianca, la mitica sovrana esperta di magia ed alchimia protagonista di diverse leggende francesi e legata al castello di Gisors. Il motto non era neancxhe una novità ai tempi di De Sède, di fatto esso compariva già in uno dei romanzi di Maurice Leblanc, l'inventore del personaggio del ladro gentiluomo Arsene Lupin. D'altronde la cosa non deve stupire: Leblanc frequentava all'epoca gli stessi ambienti esoterici in cui, qualche tempo dopo, sguazzarono ampiamente anche Pierre Plantard e soci. Nel mito del Priorato la Regina Bianca assume però un altro significato più peculiare. È la Regina più volte citata nel "Serpente Rosso", quella che alcuni chiamano Iside, altri Maria Maddalena, portatrice del vaso ricolmo di balsamo guaritore. La pietra/lapide a cui la regina correva, dunque, potrebbe riferirsi alla sua tomba, che sarebbe nascosta proprio in questi luoghi.


La stele con il simbolo del Crecle Saint-Dagobert II Proprio a Stenay, in questo luogo carico di significati per il Priorato, venne fondato, nel 1983, un circolo culturale chiamato "Le Cercle Saint-Dagobert II", che si proponeva lo scopo di studiare e di sostenere la ricerca sul Dagoberto II, sui Merovingi e su tutto ciò che li riguardasse. Fondatore del circolo era Louis Vazart, storico e ricercatore locale, autore di libri come "Abrégé de l'Histoire des Francs: Les Gouvernants et Rois de la France" (Parigi, 1978) e di "Dagobert II et le mystère de la cité royale de Stenay" (Parigi, 1983). Lo stemma del circolo era costituito da un'ape (simbolo di regalità ed emblema dei Merovingi) con le ali semi-spiegate, a formare un ideale triangolo equilatero, con la punta rivolta verso l'alto. Sotto l'insetto, tre cerchi neri sono uniti a formare un secondo triangolo, questa volta con la punta rivolta verso il basso, il tutto racchiuso entro un cerchio. Oltre ad essere un evidente richiamo al simbolo della Stella di Davide, cela anche un riferimento occulto alla geometria sacra che si può individuare sul territorio della Francia al cui centro cadrebbe la "città occulta" di Bourges. Una stele marmorea che raffigura questo emblema affiancato dalle lettere greche Alfa ed Omega, e recante la data 1986, orna la sede del Circolo. È stato ipotizzato che il circolo operasse da facciata esterna del Priorato, in particolare quello fondato da Pierre Plantard ad Annemasse nel 1956.


Indubbiamente i collegamenti non mancano: la teologa tedesca Monica Hauf, che si è occupata dell'affaire Rennes-le-Château studiando tutto il materiale inerente il mito, ha osservato che sulla quarta di copertina del primo libro di Vazart, Abrégé de l'Histoire des Francs, appare la foto di un bambino seduto su una pietra in prossimità di un precipizio. La didascalia di accompagnamento recita "Il fanciullo domina la pietra". L'autrice ritiene che questo sia un riferimento occulto alla stessa Stenay, non solo per il richiamo fonetico suggerito dal termine tedesco Stein, che significa "pietra", con il nome della città, ma per via della tradizione, citata dallo stesso Vazart, che gli antichi abitanti di Stenay erano soliti celebrare un rituale nel giorno del 27 Dicembre, facendo sedere un fanciullo su una pietra, affinché ne prendesse simbolicamente possesso. Ebbene la foto in questione, scattata nei pressi di Rennes-le-Bains, ritraeva Thomas Plantard, il figlio di Pierre, che nel 1989 successe al padre nella guida del Priorato.


Indagando più a fondo, altri autori (v. Lynn Picknett, Clive Prince, "La Missione del Priorato di Sion", 2006) hanno dimostrato che Vazart fu collaboratore diretto di Plantard ed inoltre il suo nome compare in una lettera che Philippe De Cherisey scrisse a lui subito dopo le sue dimissioni dalla guida del Priorato, nel 1984, ed al suo subentro come Nautonnier. Nella lettera De Cherisey spiega al suo vecchio amico di non essere responsabile degli accadimenti che lo avevano portato alla rottura con l'Ordine, e che invece coloro che avevano operato a tale scopo furono «…il Fr∴ Louis Vazart, della cricca di Lincoln, tramite il Fr∴ Ginno (sic) Sandri». L'abbreviazione dopo la sigla Fr (= Fratello) è resa nell'originale con i tre puntini disposti a triangolo equilatero (∴), come negli scritti massonici. Ovviamente il Lincoln citato è Henry Lincoln, uno dei tre autori del Santo Graal (il che, se quanto afferma De Cherisey corrispondesse a verità, implicherebbe che lo scrittore inglese fu ben più che un semplice osservatore esterno dei fatti accaduti a Rennes-le-Château) e in più nomina un altro personaggio, Gino Sandri, l'ex segretario di Plantard, che anni più tardi si rese protagonista di un altro revival del Priorato di Sion, insieme ad un'altra italiana, Paola Menotti, anch'essa proveniente dalle fila del Cercle Saint-Dagobert II.



2001: "Revelation"



Revelation

"Revelation": la locandina del film



Nel 1999 la casa di produzione indipendente Romulus Films, che era stata attiva durante gli anni '50 e '60, riaprì i battenti su iniziativa di Jonathan Woolfe, figlio di Sir John Woolfe che insieme al fratello James aveva aperto la casa originaria nel 1948. La prima produzione della casa rinnovata fu un film destinato a fare scalpore: "Revelation", diretto da Stuart Urban ed interpretato da un cast di tutto rispetto, comprendente James D'Arcy, Natasha Wightman, Udo Kier e Terence Stamp.


Il film è incentrato sulla ricerca di un'antica reliquia, chiamata il "Loculus", collegata ai Cavalieri Templari, all'interno della quale si racchiuderebbe un immenso potere. Il miliardario e studioso francese Magnus Martel, discendente di Carlo Martello, ha per anni seguito le tracce di eminenti teologi e di grandi studiosi, tra cui Isaac Newton, per rintracciare l'ubicazione del prezioso cofanetto, e sta per scoprirlo insieme alle sue devastanti proprietà. Alla reliquia è però interessata anche una misteriosa organizzazione, succeduta clandestinamente ai soppressi Cavalieri del Tempio e qui chiamata semplicemente "l'Ordine", che per mettere mano al reperto irrompe, tortura ed uccide il miliardario, cercando di scoprire, invano, l'ubicazione del Loculus. Prima di morire, Magnus ha fatto in modo di coinvolgere nella sua ricerca il figlio Jake, che prosegue la ricerca del padre aiutato da una ricercatrice associata al progetto, l'occultista Mira, e da un prete cattolico, Padre Connelly.


La ricerca porterà il terzetto in varie località, tra cui una biblioteca di Cambridge per scoprire i progressi di Isaac Newton nella ricerca, Rennes-le-Château e la sua Torre Magdala, ed infine in un monastero ortodosso sull'isola di Patmos nel quale il culto di Maria Maddalena ha soppiantato quello della dea Afrodite. Interpretando la simbologia incisa sul Loculus, Jake e Mira capiscono che devono avere un rapporto sessuale per aprire il sigillo ed entrare nella cripta segreta. A quel punto le cose precipitano: l'Ordine irrompe e riesce ad impadronirsi del Loculus, mentre Jake si sacrifica per salvare la donna.


Il Loculus rivela un importante segreto: i chiodi che lo tengono insieme sono i veri chiodi della Crocifissione, impregnati del sangue di Gesù. Mediante il DNA estratto da questi resti, il Gran Maestro dell'Ordine, che in realtà è un'alta eminenza corrotta del Vaticano, riesce a clonare Gesù, ma si prefigge di allevarlo nel Male e nel peccato per farlo diventare uno strumento di dominio nel mondo. Dall'altro lato, anche Mira concepisce un bambino, figlio di Jake. Poiché Jake, essendo un Martel, è un discendente della stirpe merovingia per tramite di Carlo Martello, e poiché Mira scopre di essere a sua volta discendente di Maria Maddalena, decide di nascondere il bambino per proteggerlo dall'Ordine e per contrapporlo al Cristo manipolato.


Come si può evincere dalla trama, il film contiene moltissimi riferimenti a tutto il mito della discendenza reale. Di fatto, l'accoglienza della critica è stata molto negativa; ad attirare gli strali dei critici sono stati soprattutto il gran numero di riferimenti eretici della trama, e la famigerata scena di sesso rituale tra i due protagonisti all'interno della chiesetta ortodossa. In Italia il film non è mai uscito al cinema, ma si poteva trovare soltanto in determinati circuiti di videonoleggio.



Il revival del 2002


Pierre Plantard perse gradualmente affidabilità, nonostante i tentativi successivi di rivedere e di aggiustare le sue teorie. Nel 1993 Plantard venne coinvolto nello nell'inchiesta giudiziaria aperta sulla morte di Roger-Patrice Pelat, e sullo scandalo Pechiney-Triangle. Pelat, vecchio amico del presidente François Mitterrand, era stato inserito anni prima da Plantard tra gli affiliati del rinnovato Priorato di Sion. Per evitare il coinvolgimento, Plantard confesserà di aver inventato tutto. Citato in giudizio dai familiari di Pelat, Plantard si ritirò definitivamente dalla vita pubblica nella sua villa nel sud della Francia. Morì all'età di 74 anni il 20 Febbraio del 2000 ed il suo corpo venne cremato.



Gino Sandri

Nicholas Haywood

Gino Sandri

Nicholas Haywood



Dopo la sua morte, del Priorato di Sion da lui fondato non si ebbe più notizia per qualche anno, fino a che, il 27 dicembre 2002, una lettera aperta annunciava la rinascita del Priorato come società esoterica tradizionale, rivelando l'esistenza di quattro Commanderie (Saint-Denis, Millau, Ginevra e Barcellona) e una forza di 9841 membri. La prima Commanderia, come da tradizione, era affidata alla guida di una donna. Il documento era firmato dall'italiano Gino Sandri, che si dichiarava ex segretario privato di Plantard ed attuale Segretario Generale del Priorato, e da "P. Plantard", designato come Nautonnier, ossia Gran Maestro. Essendo Pierre Plantard già deceduto da due anni, le ipotesi sono due: o la lettera era stata redatta precedentemente, e resa pubblica postuma, oppure si tratta di suo figlio, Thomas Plantard de Saint-Clair, che lo stesso Pierre, in una versione revisionata della lista dei Gran Maestri datata 1989, indicava come suo successore alla guida dell'Ordine.



2003: Il "Codice Da Vinci"


Nel 2003, l'ultimo impatto mediatico del Priorato di Sion avvenne a causa della pubblicazione di un fortunato romanzo dello scrittore americano Dan Brown, intitolato "Il Codice Da Vinci" ("The Da Vinci Code", in originale). Il libro fu un gran successo di vendite, e trascinò tutte le tematiche coinvolte nella vicenda alla portata del pubblico di massa. Il successo fu tale che tre anni dopo, nel 2006, la Columbia Pictures ne trasse un film di altrettanto successo, diretto da Ron Howard ed interpretato da Tom Hanks nei panni del protagonista Robert Langdon.



Il Codice Da Vinci (libro)

Il Codice Da Vinci (film)

Il Codice da Vinci (libro)

Dan Brown, Ed. italiana (2003)

Il Codice Da Vinci (film)

Locandina della versione italiana (2006)



Il fatto peculiare del romanzo fu che nella prefazione del romanzo, l'autore riporta un sunto delle speculazioni che sono alla base della trama, in gran parte derivate dal lavoro di Baigent, Leigh e Lincoln, citandole come fatti storici accreditati. La trama, comunque, si distacca un poco dalle conclusioni del trio, presentando il Priorato come un'associazione "buona" il cui scopo era quello di proteggere la verità sulla discendenza di Cristo, e la restaurazione del valore del Femminino Sacro, come controparte femminile della divinità, nell'intento di restituire alla Cristianità il suo equilibrio e completezza originale, una controparte che la Chiesa ha invece sempre voluto occultare, condannando Maria Maddalena come "prostituta", negando la maternità tradizionale di Maria e sostenendo con forza il celibato del clero sul modello di quello che avrebbe adottato Gesù. Nel romanzo, in effetti, la parte del "cattivo" la fa l'Opus Dei, una prelatura personale della Chiesa Cattolica, mentre nel romanzo si precisa, più blandamente, che si tratta di una "cellula corrotta" dell'Opus Dei.


L'impatto mediatico fu tale che scatenò molte controversie, a tal punto che il Vaticano inviò eminenti teologi a partecipare a trasmissioni televisive nelle quali si stabiliva l'inaffidabilità delle tesi portate avanti e si riaffermava la dottrina ufficiale.



2008: "Bloodline"


Nel 2008, il film-documentario "Bloodline", di Bruce Burgess, portò alla ribalta una nuova sensazionale scoperta. In esso, infatti, si riportava la testimonianza di un archeologo chiamato in codice "Ben Hammott", che dal 1999 avrebbe sostenuto degli scavi attorno a Rennes-le-Château. Ben era alfine giunto a scoprire una tomba sotterranea nascosta, contenente il corpo mummificato di una donna. Numerosi indizi mostravano dei collegamenti sia con i Cavalieri Templari, sia con il Priorato di Sion, e la mummia venne identificata come i resti mortali di Maria Maddalena. Nel film Burgess intervista molte personalità connesse al moderno Priorato di Sion, tra cui il già citato Gino Sandri e Nicolas Haywood, il controverso portavoce ufficiale dell'Ordine.



"Bloodline": la locandina del film



Solo quattro anni più tardi, il 21 Marzo del 2012, il sedicente Ben Hammott, che in realtà si chiamava Bill Wilkinson, confessò che la storia era stata tutta una montatura e che la tomba filmata nel documentario era stata accuratamente ricostruita in un magazzino da qualche parte in Inghilterra.



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