Uno scorcio caratteristico di Torino, all'incontro tra Via Cernaia e Via Pietro Micca
Situata sul 45° parallelo, ovvero esattamente sulla metà del nostro emisfero, il capoluogo piemontese ha sempre mantenuto la sua fama di città magica, collocata al vertice di un "triangolo bianco", insieme con Lione e Praga, ma anche di un "triangolo nero", con Londra e San Francisco. Sarà perché sorge nel punto d'incontro di due fiumi, uno do caratteristiche "femminili", la Dora, ed uno di caratteristiche "maschili", il Po, e quindi si trova al di sopra di un importante nodo energetico, un centro sacro di energie telluriche. O perché fu centro di potere della dinastia sabauda, i cui legami con l'esoterismo sono stati più volte individuati e sottolineati. Forse non a caso la città divenne meta di personaggi del calibro di Paracelso, Cagliostro, Fulcanelli ed il misterioso Conte di Saint-Germain, nonché di Nostradamus, che per un certo periodo fu invitato appositamente a Torino, dalla Francia, dalla regina Margherita di Valois. Torino diede inoltre i natali a Gustavo Rol, sensitivo e veggente contemporaneo, una delle figure esoteriche più discusse di questi ultimi tempi. Laddove era situata l’abitazione in cui visse per circa 64 anni, al civico n° 31 di Via Silvio Pellico, è stata recentemente (22 Settembre 2014) affissa una targa che ricorda la sua figura, in occasione della ricorrenza del ventennale della sua morte.
In contrapposizione alla cittą di superficie, si sviluppa quasi parallelamente una città sotterranea, universo parallelo di gallerie, cripte, cunicoli ed ambienti ipogei, tra i quali le leggendarie Grotte Alchemiche, luogo segreto di potere situato all'incrocio di importanti linee geomantiche [1], che si dice si trovino da qualche parte nei sotterranei di Palazzo Madama. Approfittando di alcune giornate spese nel capoluogo piemontese, abbiamo seguito un personalissimo percorso di visita della città, scoprendone quei lati nascosti ed intriganti spesso sottovalutati, anche se da diversi anni ormai esistono appositi tour prenotabili (v. link in calce all'articolo), incentrati solo sugli aspetti esoterici della città.
Foto 1 - Piazza Statuto: la Fontana del Frejus |
Foto 2 - Fontana del Frejus: particolare |
Come ogni Grande Opera che si rispetti, e come ogni "Percorso Iniziatico" degno di questo nome, anche il nostro cammino inizierà dalla Nigredo, la "Fase al Nero", il baricentro delle energie negative della città: Piazza Statuto. Considerato sin dall'antichità come luogo nefasto, era sede in epoca romana di una grande necropoli, quindi un luogo consacrato alla morte. Al centro della piazza si trova la Fontana del Frejus (foto 1), un monumento in pietra scura che ricorda le vittime sul lavoro per la costruzione del traforo del Frejus. Le figure umane, in pietra candida che risalta sulla massa scura del monumento, appaiono adagiate e sofferenti. Sulla cima, una figura alata reca in testa una stella a cinque punte (foto 2). Si sostiene che il monumento presenti una doppia chiave di lettura e che in realtà sia un'allegoria della difficoltà della conquista da parte dell'uomo della Vera Conoscenza (l'angelo con la stella). Fatto sta, la presenza della stella, emblema simbolico e magico allo stesso tempo, dalla valenza positiva o negativa a seconda del contesto, è una caratteristica frequente di Torino, e la ritroveremo disseminata in altri contesti all'interno della città. Tornando alla fontana, secondo alcuni essa celerebbe nientemeno che la "Porta degli Inferi", e la figura alata sulla sommità non sarebbe altri che Lucifero, il "portatore di luce", l'angelo caduto in seguito alla ribellione verso i Creatore. Leggenda o realtà, in Piazza Statuto è collocata la sala comando dell'intera rete fognaria nera della città, e quindi almeno dal punto di vista puramente metaforico, costituisce una sorta di punto di accesso dell'inferno…
Foto 3 - Il Rondò della Forca |
Foto 4 - Piazza Savoia con l'obelisco |
Lasciamo Piazza Statuto per incamminarci lungo Corso Garibaldi, uno dei più estesi corsi interamente pedonali d'Italia, animato da centinaia di negozi, caffetterie, pasticcerie ed altre attività commerciali. Dopo aver percorso qualche centinaio di metri, ed aver imboccato la traversa di Corso Valdocco, si giunge in un grande spiazzo circolare, al centro del quale si trova un'aiuola incolta. È il Rondò della Forca (foto 3), che deve la sua nomea in quanto, in tempi passati, era il luogo designato per le esecuzioni capitali. Siamo ancora in zona "nera", quindi… E, d'altronde, il toponimo "Valdocco" richiama ancora una volta l'idea della morte: risulta, infatti, dalla contrazione dell'espressione latina "vallis occisorum", la "valle degli uccisi", che un tempo designava questa zona. Oggi è un punto anonimo e poco frequentato dai turisti, ma l'antica denominazione rimane, oltre che sulle cartine turistiche, nei nomi di alcuni locali che sorgono nei dintorni. Non lontano, lungo un'altra traversa, si trova Piazza Savoia, dove svetta un alto obelisco (foto 4). Oltre che richiamo alla civiltà egizia, l'obelisco è un potente simbolo occulto legato alla generazione ma anche al potere.
Foto 5 - Chiesa della Misericordia |
Foto 6 - Chiesa dei SS. Martiri |
Corso Garibaldi non è solo una bella passeggiata ed un'attrattiva per turisti inclini allo shopping: sotto la cortina patinata e scintillante, nasconde piccoli segreti sapientemente disseminati lungo il cammino, ad incoraggiamento della mente attenta a guardare oltre. Ci imbattiamo, quindi, nella Chiesa della Misericordia (foto 5), che conserva al suo interno strumenti di esecuzione capitale. Troviamo a circa metà percorso l'antica farmacia "Tullio Bosco", la cui facciata adorna di simbologia richiama alla mente le famose "dimore alchemiche" descritte da Fulcanelli. Uno sguardo, infine, alla Chiesa dei SS. Martiri (foto 6), dedicata a Solutore, Avventore ed Ottavio: sulla facciata chiara sono incastonate in quattro nicchie altrettante statue femminili, delle quali solo la prima, che raffigura Maria Maddalena, sembra legata al contesto religioso, mentre le altre tre raffigurano delle dee pagane, testimoni di quel culto che la Chiesa stessa, nei primi secoli della sua affermazione, faticò a reprimere o a rimpiazzare.
Foto 7 - Piazza Castello: l'ingresso di Palazzo Reale |
Foto 8 - Palazzo Madama: la Casaforte degli Acaja |
Al termine del lungo corso, si giunge, finalmente, in Piazza Castello, enorme e splendida nella nuova sistemazione effettuata in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006. Siamo giunti nel cuore "bianco" della città, il centro delle energie positive e benefiche; nel percorso iniziatico che stiamo delineando, questo punto rappresenta la fase al Bianco, ovvero l'Albedo. Su questa piazza affacciano il Palazzo Reale (foto 7), il Teatro Regio, l'Armeria Reale, il Palazzo del Governo, la Biblioteca Reale, l'Archivio di Stato e il Palazzo della Giunta Regionale. Nel centro, si trova il già citato Palazzo Madama, con l'annessa Casaforte degli Acaja che dà il nome alla piazza (foto 8).
Foto 9 - Piazza Castello: la statua di Castore |
Foto 10 - Piazza Castello: la statua di Polluce |
L'accesso al cortile del Palazzo Reale costituisce una vera e propria soglia iniziatica, ai lati della quale sono poste le statue dei due gemelli divini, Castore e Polluce (foto 9 e 10), ovvero i Dioscuri, nati dall'accoppiamento della bella principessa Leda con un cigno, sotto le cui mentite spoglie si celava nientemeno che Zeus, il re degli dei. Secondo una diffusa versione del mito, solo uno dei due gemelli ereditò dal padre il dono dell'immortalità, Polluce, e questa sua condizione privilegiata sarebbe simboleggiata nelle statue di Piazza Castello da una stella a cinque punte posta sul suo capo (foto 11), identica a quella che si trovava sulla testa dell'Angelo Caduto/Lucifero in Piazza Statuto (foto 2). Per alcuni la disparità sarebbe solo casuale, perché entrambe le statue avrebbero avuto, all'origine, la stella sul capo.
Foto 11 - La stella a 5 punte sulla testa di Polluce |
Foto 12 - L'effige della Medusa |
La stessa cancellata di ingresso, di colore verde (simbolo del passaggio ad una coscienza superiore: il verde è quel colore che si trova esattamente al centro dell'iride e che separa i colori caldi dai colori freddi, nel simbolismo dei chakra corrisponde a quello del cuore), sarebbe una soglia di separazione tra due dimensioni, quella profana, a carattere essoterico (cioè intellegibile a tutti), e quella iniziatica, a carattere esoterico (cioè comprensibile soltanto a pochi). Questo aspetto è rimarcato dalla presenza, al centro di ciascuna sezione, di una borchia dorata che rappresenta la testa della gorgone Medusa (foto 12), che in questo caso svolge la funzione di Guardiano della Soglia. Per maggiori dettagli su questo aspetto, consigliamo di leggere il nostro articolo sulla Fontana Angelica, un monumento esoterico sempre in quel di Torino, dove un'altra testa di Medusa è collocata esattamente al centro della vasca.
Foto 13: Piazza Castello: l'Omphalos
Foto 14 - La Real Chiesa di San Lorenzo |
Foto 15 - La cupola metamorfica della Real Chiesa |
Sulla stessa piazza si trova anche l'entrata laterale della Real Chiesa di San Lorenzo (foto 14). Progettata dall'architetto Guarino Guarini, lo stesso che realizzò la Cappella della Sindone, nel vicino Duomo, è stata la prima chiesa ad ospitare il prezioso telo dal momento del suo arrivo a Torino, prima della collocazione attuale nel duomo. Ricca di simbologia, la Real Chiesa affascina soprattutto per la sua cupola "metamorfica". Vista da una posizione non centrale, infatti, la decorazione della cupola la fa apparire come una serie di volti ghignanti, quasi mostruosi, che sembrano scrutare dall'alto il "malcapitato" osservatore (foto 15). Se ci si pone al centro della volta, invece, si vede uno splendido fiore ad otto petali. Nel vestibolo della chiesa troviamo una piccola Scala Santa, ispirata a quella ufficiale che si trova nel Palazzo Lateranense, a Roma. Anche in questo caso la scala centrale va percorsa rigorosamente in ginocchio, per ottenere un'indulgenza, mentre le due scalinate laterali possono essere salite a piedi, per ammirare la cappella posta sulla sommità, dove si trova una statua della Pietà. Non sono queste le uniche caratteristiche d'attrazione di questa chiesa, ovviamente, ma per ulteriori approfondimenti si consiglia di visitare il link segnalato al termine dell'articolo.
Foto 16 - Il Duomo di San Giovanni |
Foto 17 - La "Meridiana Astrologica" del Duomo |
Attraverso una viuzza laterale, si giunge al cospetto del Duomo di San Giovanni (foto 16), uno degli edifici religiosi più importanti di Torino (XV sec.), in quanto ospita al suo interno la reliquia della Sacra Sindone (foto 18). È il telo che, secondo la Tradizione, ha avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla Croce, e sul quale, dopo la Resurrezione, è rimasta miracolosamente impressa la sua immagine. Si tratta di una delle più importanti reliquie della Cristianità, ma la sua storia è talmente ricca, complessa e controversa (persino gli immancabili Cavalieri Templari ne avrebbero avuto parte), da non poter essere liquidata qui con poche parole, ma alla quale un giorno dedicheremo un dossier a parte.
Foto 18 - La Sacra Sindone, una delle reliquie più enigmatiche della Cristianità
Se osserviamo attentamente la facciata laterale destra dell'edificio, ci imbattiamo in uno dei suoi tanti piccoli segreti: la Meridiana Astrologica (foto 17). Si tratta di un orologio solare che riporta i simboli dello Zodiaco dipinti in una vistosa tinta dorata. La disposizione dei simboli non rispetta la classica forma circolare, ma è dislocata su due fasce verticali parallele. Sulla sommità spicca il segno astrologico del Capricorno, che rappresenta il Solstizio d'Inverno, mentre all'estremità opposta si staglia il segno del Cancro, il Solstizio d'Estate. Tra i due simboli scorre una freccia verticale orientata dall'alto verso il basso. Una linea orizzontale congiunge tra loro i segni equinoziali: l'Ariete (Equinozio di Primavera) e la Bilancia (Equinozio d'Autunno). La struttura che così si forma viene chiamata "Croce Zodiacale", ed oltre a fissare astrologicamente la "data di nascita" convenzionale attribuita a Gesù (il 25 Dicembre, giorno del solstizio invernale), ne richiama al contempo la sua Passione richiamando la forma della croce.
Foto 19 - Veduta di Piazza San Carlo |
Foto 20 - Particolare di una delle "Sindoni" |
La Sindone è il talismano benefico per antonomasia, che dai tempi del suo arrivo a Torino (1578) protegge la città. Come tale è stato disseminato in diversi punti della città; oggi la maggior parte di queste Sindoni simboliche è sparito, ma c'è un luogo in Torino in cui due di queste Sindoni sono sopravvissute. Si tratta della vicina Piazza San Carlo (foto 19), dove sono ubicate le due "chiese gemelle" di Santa Cristina e San Carlo. Ai quattro angoli della piazza, lungo i cornicioni dei palazzi, era posta una riproduzione dipinta del Sacro Telo; oggi ne sono rimaste solo due, quelle collocate sul versante occidentale della piazza (foto 20).
Foto 21 - La Mole Antonelliana
Da Piazza Castello, procedendo in direzione sud-est lungo l'ampia Via Po, si raggiunge il fiume, in particolare il Ponte Vittorio Emanuele I. A circa metà strada di questo percorso, tagliando lungo la stretta Via Montebello, s'incontra uno dei più caratteristici monumenti del capoluogo piemontese, un simbolo stesso della città di Torino: la Mole Antonelliana. Concepita inizialmente come sinagoga per la comunità ebraica (1863), il progetto iniziale dell'architetto Alessandro Antonelli, da cui prende il nome, venne bloccato ben presto per gli alti costi che avrebbe comportato. Venne comprata in corso d'opera dal Comune e completata nel 1899, un anno dopo la morte del suo ideatore. Dall'alto dei suoi 167,5 metri d'altezza si gode della vista panoramica su tutta la città, e dal 1958 essa ospita al suo interno il Museo Nazionale del Cinema.
Il grande filosofo Nietzsche, in una lettera scritta durante il suo soggiorno torinese (1888-1889), così scriveva parlando della Mole: "Sono passato vicino alla Mole Antonelliana, l'edificio più geniale che è stato forse costruito per un assoluto impulso verso l'alto – non ricorda nient'altro se non Zarathustra. L'ho battezzato Ecce Homo e l'ho circondato nel mio spirito con un immenso spazio libero." Per essere un monumento così importante, la Mole (così soprannominata perché all'epoca della sua costruzione era il più alto edificio in muratura di tutta Europa) è collocata davvero in una posizione atipica: non al centro di una piazza, non antistante ad un edificio importante, ma in posizione defilata rispetto all'asse viario principale, lungo una via secondaria, così stretta tra edifici comuni che risulta impossibile fotografarla in tutta la sua lunghezza. Eppure, come tutti i monumenti torinesi, anche la Mole ha la sua ragione di essere nel substrato esoterico che permea tutta la città.
La torre, con la sua base quadrata, fa da contrappello alla Chiesa della Gran Madre di Dio, descritta nel prossimo paragrafo, che è a base circolare. Se quella, come vedremo, è simbolo e nodo legato alle energie di tipo femminile, la torre che s'innalza al cielo è legata alle energie di tipo maschile. È l'elemento radiante che catalizza le energie dal cielo e raccoglie quelle che provengono dalla terra, facendo da elemento equilibratore. Non mancano aneddoti curiosi ed eventi prodigiosi legati a questa torre. Nel 1904, durante un forte temporale, la guglia della torre fu colpita da un fulmine. Allora, sulla sua sommità, era stata collocata la scultura di un genio alato, molto simile a quello che si trova tuttora sulla sommità della Fontana del Frejus. La statua cadde, ma rimase miracolosamente il bilico sul terrazzino sottostante, senza cadere in basso e senza fare vittime. Ancora oggi si può ammirare all'interno della Mole, anche se viene comunemente scambiata per un angelo. Al posto della statua, sulla cima della guglia venne sistemata una stella a cinque punte, simile, ma più grande, a quella originariamente posta sul capo del genio alato (altra analogia con la statua di Piazza Statuto). Ancora una volta, nel 1953, a causa di un violento nubifragio, la cima della guglia si spezzò e questa volta precipitò in basso, ma finì nel giardino della sottostante sede della RAI, unico spiazzo aperto non frequentato da persone nei dintorni della torre. I lavori di ristrutturazione terminarono nel 1960, e stavolta sulla cima venne sistemata una nuova stella, quella che ammiriamo ancora oggi, non più a cinque punte, ma tridimensionale, a 12 punte.
Foto 22 - La Chiesa della Gran Madre di Dio |
Foto 23 - La statua della Fede con il calice |
Dopo aver varcato il fiume attraverso il Ponte Vittorio Emanuele II, si giunge in un'ampia piazza dove trova sede un altro dei più importanti edificio di culto di Torino, la Chiesa della Gran Madre di Dio (foto 22). Sorta su un luogo di culto antecedente dedicato alla dea Iside, la Grande Madre degli Egizi, la chiesa, di stile neoclassico ispirata nelle forme al Pantheon romano, venne costruita in un arco di 13 anni dal 1818 al 1831, su progetto dell'architetto Ferdinando Bonsignore.
La chiesa presenta molti aspetti simbolici, ma è particolarmente nota nell'ambiente esoterico per il suo legame con la leggenda del Santo Graal. La leggenda nasce dal fatto che una delle due statue che fiancheggiano l'ampia scalinata d'ingresso, le allegorie della Religione e della Fede realizzate nel 1828 dallo scultore Carlo Chelli, tiene elevato in alto un calice con la mano sinistra (foto 23). É la statua della Fede, e qualcuno ritiene che seguendo la direzione del suo sguardo essa indicherebbe il punto esatto in cui il sacro calice sarebbe stato nascosto. Peccato, però, che la statua non abbia pupille, e dunque attribuire una direzione al suo sguardo è alquanto aleatorio. Le statue, e la chiesa, tuttavia, hanno un profondo significato esoterico: i richiami ai culti della Grande Madre, in particolare, i cui dettagli sono stati discussi, su questo sito, in un articolo a parte. Nel percorso iniziatico che abbiamo delineato, questo punto rappresenta la fase finale, al Rosso (Rubedo), il compimento finale della Grande Opera.
Foto 24 - Museo Egizio: la Mensa Isiaca |
Foto 25 - Museo Egizio: il Libro dei Morti di Kha |
Torniamo indietro sui nostri passi, e rechiamoci in Via Accademia delle Scienze, dove ha sede il prestigioso Museo Egizio. Molte leggende attribuiscono alla città di Torino origini egizie. Una di queste tramanda che un giorno il faraone egizio Iw Ra Danit lasciò l'Egitto a causa di alcuni dissidi con i sacerdoti di Amon e dopo aver viaggiato diverso tempo attraverso il Mediterraneo, sbarcò in Liguria, giunse nella Pianura Padana e qui si fermò in un punto cruciale, dove confluivano ben quattro fiumi (gli odierni Po, Dora, e i torrenti Stura e Sangone). Il faraone decide di stabilirsi in questo luogo e vi fonda una nuova città, consacrandola al culto di Iside ed al suo animale totem, il toro Api.
Secoli dopo, i Greci revisionarono il mito Egizio, traslitterando il nome del faraone Iw Ra Danit che diventa Eridano, l'antico nome del Po. Secondo il mito greco, il giovane Fetonte, figlio di Apollo, voleva assolutamente dare un segno della sua discendenza dal dio del Sole, per cui cominciò a chiedere insistentemente al padre di permettergli di guidare per una volta il cocchio solare. Apollo, a malincuore, dopo tanta insistenza da parte del figlio, acconsentì ma se ne pentì subito. Dopo aver perso il controllo della quadriga, Fetonte si avvicinò troppo alla terra rischiando di bruciarla. Al richiamo disperato di Gea, la Madre Terra, Zeus intervenne e con uno dei suoi fulmini abbatté Fetonte sul suo carro. Si dice, dunque, che il carro del Sole cadde nel Po, nel punto esatto in cui il Faraone aveva fondato la sua città. Su questo punto magico, tempo dopo, i Romani di Giulio Cesare fondarono un castrum chiamato Augusta Taurinorum, che nel tempo divenne l'odierna Torino.
I legami di questa città con la civiltà egizia si consolidarono nel 1629, anno in cui i Savoia acquistarono dai Gonzaga un presunto reperto egizio di immenso valore iconografico, la Mensa Isiaca, recuperata a Roma dopo il sacco dei Lanzichenecchi. Si tratta di una tavola di bronzo illustrata con temi ispirati alle tradizioni religiose dell'antico Egitto, avente al centro la figura della dea Iside (da cui il nome). Secondo alcuni esoteristi, fu la tavola in questione che ispirò le forme dei più antichi Tarocchi, la cui ideazione viene tradizionalmente attribuita al dio egizio Thot. La tavola fu ampiamente studiata da eruditi d'ogni tempo, tra cui il gesuita Athanasius Kircher. Anche se oggi si è scoperto che la Mensa è, in realtà, una copia di origine romana, allora la sua scoperta ebbe una vasta risonanza e scatenò la curiosità dei Savoia per tutto ciò che riguardava l'Egittologia. Il frutto di questo interesse e di queste ricerche portò il duca Carlo Felice di Savoia a fondare, nel 1824, il Museo Egizio, che con la sua collezione che oggi raggiunge i circa 30000 pezzi esposti, che vanno dal paleolitico all'epoca copta, è il più grande museo di questo tipo al mondo, secondo solo a quello del Cairo.
Tra i reperti esposti, si distinguono per importanza la tomba intatta di Kha e Merit, il tempio rupestre di Ellesija, il Canone Reale, conosciuto anche come Papiro di Torino, una delle più importanti fonti sulla successione dei re egizi e la citata Mensa Isiaca (foto 24). Il museo è inoltre famoso per l'esposizione di alcuni papiri con riproduzione del Libro dei Morti, come quello di Kha (foto 25). Secondo la tradizione religiosa degli antichi Egizi, questi libri contenevano le formule necessarie al defunto per resuscitare dalla morte e intraprendere il viaggio verso l'aldilà. Alcuni esoteristi ritengono che esporre pubblicamente tali formule che normalmente venivano chiuse e sigillate all'interno dei sarcofagi, sia pericoloso, in quanto esse potrebbero attirare l'attenzione di qualche "anima vagante" e riportare in vita spiriti che dovrebbero essere lasciati in pace, e che andrebbero ad unirsi alla già nutrita pletora di fantasmi che popola ed infesta la città…
Foto 26 - Piazza Solferino: la Fontana Angelica
Giunti quasi al termine del nostro percorso, ci siamo lasciati per ultimo, come ciliegina sulla torta, uno dei luoghi più suggestivi ed affascinanti di questo tour dal "sapore magico": Piazza Solferino e la sua Fontana delle Quattro Stagioni, nota anche come Fontana Angelica (foto 26). L'opera, costruita secondo i dettami della Massoneria, venne commissionata al Comune dal Grande Ufficiale Pietro Bajnotti, che la dedicò ai propri genitori, in particolare alla madre, chiamata, giustappunto, Angelica. Venne realizzata negli anni '20 dallo scultore torinese Giovanni Riva. Si compone di quattro gruppi statuari, ciascuno rappresentante una diversa stagione dell'anno. Ai lati del monumento, siedono due figure femminili, allegorie della Primavera e dell'Estate, mentre al centro si trovano erette due figure maschili, l'Autunno e l'Inverno, che versano acqua da degli otri, e guardano uno ad oriente ed uno ad occidente. Lo spazio tra le due statue, in realtà, è ben delineato e sembra demarcare un immaginario portale. Secondo l'interpretazione esoterica, infatti, i due giganti rappresentano Jachin e Boaz, i sostenitori delle colonne d'Ercole, ma anche i nomi delle due colonne del tempio di Salomone e, per transizione nella simbologia massonica, i due principi fondamentali dell'uomo, le basi della Sapienza: Stabilità e Forza. Contrapposta alla Fontana del Frejus, che celerebbe la "Porta degli Inferi", come abbiamo detto, la Fontana Angelica sarebbe invece una porta verso l'Eternità e l'Illuminazione. Alla Fontana Angelica ed al suo simbolismo è stato dedicato un articolo di approfondimento a parte.
Foto 27 - Via Lascaris: i curiosi occhi sul marciapiede |
Foto 28 - Palazzo Lascaris: simbologia massonica |
Intorno a Piazza Solferino si concentrano le più ardite curiosità "occulte" della città. Percorrendo la traversa denominata Via Lascaris, non sfuggano all'attenzione i curiosi "occhi" dal taglio maligno che si aprono ai piedi del palazzo d'angolo (foto 27). Antica sede di una Loggia Massonica, le feritoie sono in realtà delle prese d'aria e di luce per i locali sotterranei, dove si tenevano le segrete riunioni di Loggia. Non si può fare a meno di sentirsi come "osservati" da forze occulte e misteriose… La stessa sensazione che si ripete nei vicini edifici, come l'omonimo Palazzo Lascaris, la cui facciata è disseminata di volti, a volte grotteschi, che prospettano sulla strada. Questa caratteristica la ritroviamo in molti altri palazzi di città. Tra i volti raffigurati, destano maggiore attenzione le varie raffigurazioni di Hermes/Mercurio (il cui nome è legato da sempre alle scienze occulte o, appunto, "ermetiche") e quelle dei cosiddetti "Green Men", o "uomini verdi": volti circondati da fogliame o altri vegetali che fuoriescono dalla bocca o da altri orifizi del viso, cui è legata una complessa simbologia. Infine, se guardiamo attentamente i portoni in legno del Palazzo, al civico numero 19 di Via Alfieri, notiamo nei pannelli molti strumenti dell'arte muratoria che sono noti simboli della Massoneria: squadra, compasso, archipendolo (foto 28).
Foto 29 - I curiosi demoni-lampada di Via Arsenale |
Foto 30 - Il Portone del Diavolo: particolare del battente |
Proseguendo ancora nei dintorni, prima o poi, si finisce per imbattersi anche nel Diavolo! Sono due figure demoniache, infatti, quelle che lungo Via Arsenale sorreggono le lampade ai lati del portone di un antico palazzo che oggi ospita una banca (foto 29). Si dice che furono messi lì per fronteggiare, irriverentemente, i due edifici ecclesiastici posti di fronte, il Palazzo della Curia e la Chiesa dell'Immacolata Concezione, in un'epoca (XIX-XX sec.) in cui l'ingerenza ecclesiastica nella vita comune era pesantemente avvertita dalla comunità laica. Sulla stessa strada, all'incrocio con Via dell'Arcivescovado, spicca un'altra "chicca occulta" della città: il Portone del Diavolo (foto 30). Questo palazzo, oggi sede di un istituto bancario, venne fatto costruire nel 1675 dal ministro delle Finanze di casa Savoia, Giovan Battista Trucchi di Levaldigi, per ospitare la Reale Fabbrica di Tarocchi. Il portone, istoriato di figure occulte ed ornato da un battente che riproduce una testa demoniaca, è ispirato alla carta n° 15, il "Diavolo", per l'appunto, ed è opera di un artista italiano, Pietro Danesi. La leggenda racconta che il ministro, esasperato dalle continue dicerie sul suo conto, alimentate dal fatto che aveva fatto costruire tanti palazzi in pochi anni, con denaro di dubbia provenienza, pensò di giocare un bello scherzo ai suoi concittadini, facendo giungere il portone già finito da Parigi, e facendolo installare a notte fonda. La mattina dopo, in molti asserirono che soltanto il diavolo poteva avere fatto un siffatto prodigio! La simbologia legata ai Tarocchi, inoltre, è presente in riferimenti ancora più sottili: il numero 15 era anche il civico dello stesso portone, prima della modifica alla numerazione civica conseguente alle successive modifiche e ristrutturazioni (oggi, invece, il portone reca il civico numero 19). Per ulteriore combinazione, anche il tram che transita giornalmente accanto al portone porta lo stesso numero.
Foto 31 - Il mascherone "diabolico" in Via XX Settembre
Restando in tema di diavolo, la sue effigie è presente, più o meno occultata, in tanti altri luoghi di Torino, specialmente sotto forma di mascheroni, che come è noto svolgono una funzione apotropaica, ossia tengono lontano il "male", ovvero il malocchio, funzionando come deterrente a causa della loro spaventosità. Tra questi mascheroni diabolici, ve n'è uno molto caratteristico lungo Via XX Settembre, collocato presso il civico n° 79 (foto 31). Curiosamente, come accade spesso in questa città dalle mille sfumature bianco/nere, proprio di fronte, si trova un negozio di paramenti sacri dell'Apostolato Liturgico…
Foto 32 - Via Gioberti: il Quadrato Magico del SATOR |
Foto 33 - Il particolare ingrandito del SATOR |
Tornando verso la stazione ferroviaria di Porta Susa, prima di lasciare l'enigmatica città, non dimentichiamo di fare un salto in Via Gioberti, dove, sulla facciata di un palazzo situato al civico n° 23 (foto 32), spiccano tre rappresentazioni del Quadrato Magico del SATOR (foto 33), volute, forse, dal proprietario appassionato di simbologia o particolarmente legato all'emblema in questione. Un modo simpatico e personale di dare l'arrivederci ad una città che ancora gelosamente custodisce il suo tesoro di saggezza, di cui le testimonianze di queste pagine non sono che alcune perle…
[1] Tra queste, la "linea di San Michele". Si tratta di una delle ley lines più potenti, che taglia l'Italia e l'Europa attraversando i più importanti luoghi di culto dedicati all'Arcangelo guerriero, tra cui, a non molta distanza da Torino, la Sacra di San Michele.
Il nostro personale percorso di visita è stato elaborato anche grazie all'associazione torinese Somewhere, che organizza regolarmente tour tematici ed eventi legati alla "Torino Magica" ® ed alla "Torino Sotterranea" ®. Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere al contatto sottostante o visitare il sito web cliccando sul banner qui sotto.
Torino 10122, Italy
Tel. +39 011 668.70.13 - 668.05.80
La Chiesa della Gran Madre di Dio