La Basilica del Santo Sepolcro di Barletta è, come suggerisce il nome stesso, imprescindibilmente legata alla Terrasanta ed al Sepolcro di Gesù Cristo. Situata in posizione strategica tra due importanti dorsali stradali, la direttrice adriatica, verso Salpi, e l'Appia Traiana, prolungamento nel Sud Italia della famosa Via Francigena, la Basilica fu importante tappa e punto di sosta dei pellegrini che si recavano in Terrasanta, nonché, successivamente, dei Crociati, che dal porto di Barletta partivano alla volta di Gerusalemme. Per lo stesso motivo, adiacente alla chiesa, sorgeva l'Ospedale dei Pellegrini. La chiesa venne edificata verso la fine del XIII sec. sui resti di un precedente edificio romanico di cui si hanno notizie fin dal 1061. I Canonici del Santo Sepolcro furono i primi ad occuparsi dei pellegrini in questa basilica. Nel XVI sec. entrò a far parte del patrimonio dei Cavalieri di Malta. L'interno, in tre navate, è ispirato a forme tipicamente cistercensi. Al suo interno la Basilica conserva un ricco tesoro, comprendente rari e preziosicimeli provenienti dalla Terrasanta. Tra questi, una colomba eucaristica smaltata del 1184, un ostensorio gotico di argento e cristallo di rocca, un'urna a piramide quadrangolare di metallo smaltato del XIII sec., un breviario con il rituale della Chiesa di Gerusalemme e, più importante di tutti, un frammento della Vera Croce di Gesù Cristo conservato in una stauroteca in argento e smalti.
All'interno della Basilica è attestata la presenza del simbolo della Triplice Cinta (cfr. U. Cordier, "Guida ai luoghi misteriosi d'Italia", scheda n° 606). Purtroppo, come ci è stato riferito dagli abitanti della zona, la Basilica apre solo nel tardo pomeriggio, ed è quindi piuttosto difficile da visitare per il turista di passaggio, che non ha la possibilità di godere di un simile tesoro di architettura medievale. A corollario di ciò, quindi, non possediamo testimonianza fotografica del simbolo in questione.
A ridosso della fiancata della chiesa, si erge su un piedistallo il famoso colosso Eraclio (foto 2), simbolo della città, un'enorme statua in bronzo tra le più belle pervenuteci dal mondo antico. Risale al periodo romano, ma la sua identificazione iconografica è tuttora incerta: secondo alcuni si tratta dell'imperatore Valentiniano I, per altri di Marciano. Incerta è pure la sua provenienza: si credeva, infatti, che provenisse dal vicino Oriente, forse da Bisanzio, ma oggi sembra prevalere la tesi della sua provenienza dalla città di Canosa, dove si ergevano altri colossi di bronzo ormai scomparsi.
Cattedrale di Santa Maria Maggiore (XII sec.)