Chiamata anche Pietra di Scone o Pietra dell’Incoronazione, la Pietra del Destino (in inglese, Stone of Destiny, Stone of Scone oppure Coronation Stone) è un grande masso grossolanamente squadrato di arenaria rossa, in forma parallelepipeda, dai profondi significati simbolici.
Essa si trovava originariamente a Scone, piccolo villaggio della Scozia centrale da cui ha preso il nome, ed era la pietra sulla quale furono incoronati tutti i re scozzesi a partire da Kenneth I fino a Carlo II. Successivamente, quando nel 1296 la Scozia venne annessa al Regno Unito, il re Edoardo I deportò la pietra a Londra ed essa venne utilizzata per le incoronazioni dei Re d’Inghilterra. Per questo la pietra venne inglobata nel Trono dell’Incoronazione (Coronation Chair) che si trova a Westminster Abbey.
La pietra ha fatto ritorno in Scozia solo in un periodo recente, nel 1996, dopo una decisione governativa maturata in conseguenza del crescente dissenso tra gli Scozzesi riguardo la costituzione parlamentare. È stato stabilito che la pietra resti in Scozia, dove è attualmente (2012) conservata all’interno del Castello di Edimburgo, nella Sala dei Gioielli della Corona scozzese, e che verrà riportata a Londra soltanto in occasione delle incoronazioni.
Fin qui, dunque, sembrerebbe che la pietra sia solamente uno dei tanti simboli dell’identità nazionale e dell’orgoglio scozzese, al pari del kilt e della Croce di S. Andrea, ma scavando a fondo nella sua storia e nelle sue origini, si scoprono in realtà molte più cose, e sorgono collegamenti a prima vista impensabili. Nell’articolo, nato dalla disamina di diverse fonti, ci addentreremo nei significati più occulti della pietra, e cercheremo di rispondere alle seguenti domande: cosa c’entra la pietra con le presunte origini giudaiche della popolazione scozzese? Perché, nonostante sia un forte motivo di orgoglio nazionale, la restituzione della Pietra non è mai stata più di tanto caldeggiata dalla Scozia? Era davvero originale la pietra deportata da Edoardo I oppure venne abilmente "truffato"? E se fu così, dove si troverebbe oggi la vera Pietra del Destino e che ruolo ebbero i Cavalieri Templari in questa vicenda? E ancora: ci sono collegamenti tra la pietra e le "correnti telluriche", legate alle cosiddette "energie della Terra"? Quali legami ci sono tra la pietra, il Santo Graal e la tradizione esoterica della Stirpe Divina? Per rispondere a tante domande, non resta che scavare nel mito e nella tradizione simbolica, cominciando, ovviamente, dal punto iniziale: le sue origini.
Le leggende più antiche che riguardano la Pietra di Scone sostengono che essa sarebbe nient’altro che la pietra che Giacobbe pose sotto il suo capo come cuscino (e sulla quale ebbe il sogno profetico sulla sua discendenza e la famosa visione della scala tra terra e cielo) e che successivamente, al suo risveglio, unse con olio sacro dichiarando il luogo, e la pietra stessa, "casa di Dio" (beth-el). Il passo biblico citato si trova nel libro della Genesi (cap. 28, versetti 10-22) ed è uno dei passi più ricchi di riferimenti simbolici, di cui è stato tanto scritto, a cominciare dall’illustre esoterista francese René Guénon, e di cui abbiamo ampiamente parlato nella pagina dedicata al Bethel. Non ripeteremo, dunque, le considerazioni già fatte in quella sede, ma ribadiremo soltanto il concetto che questa pietra, al cui interno si ritiene "risiedere" Dio, posta da Giacobbe a demarcazione di un luogo consacrato e consacrata essa stessa è divenuta un omphalos, un marcatore di un centro sacro, un po’ come lo sono, simbolicamente, gli obelischi nei quali gli antichi Egizi ritenevano albergasse Ra, il dio del Sole.
Nel racconto biblico, il "Cuscino di Giacobbe" diventa successivamente la "Pietra dell’Alleanza", simbolo del patto tra Dio e Giacobbe al quale ha assicurato una lunga discendenza, la garanzia che la linea di sangue di Davide durerà nei secoli. Quando Nabucodonosor invase Gerusalemme, ne fece deportare il re Zedechia a Babilonia, e lo fece accecare. Ordinò inoltre l’uccisione di tutti i suoi figli, affinché la casa di Davide fosse privata di ogni erede. Ma ciò non avvenne in pieno, perché una delle figlie del re, la principessa Tamar, fu tratta in salvo dal profeta Geremia, che insieme al suo scriba Baruch prese la donna e la trasse in salvo, fuggendo verso l’Europa. Geremia portò con sé anche la Pietra dell’Alleanza, e insieme ad essa giunse in una località sulle coste irlandesi che venne chiamata Tara.
La Pietra di Tara, Tara Hill (Irlanda)
Nel folklore irlandese, questa è l'originale Lia Fàil,
la Pietra del Destino,
originariamente destinata a suggellare
le incoronazioni dei re d'Irlanda. A nostro avviso, però, si tratta più
che altro
di un riferimento simbolico, in quanto la pietra, per la sua forma particolare,
appare alquanto inadeguata
affinché un re vi si sieda o vi si inginocchi sopra...
Tamar crebbe, ed essendo di sangue reale e discendente di Davide, fu chiesta in sposa dal reggente locale, il Re Supremo Eochid (secondo altre tradizioni, il suo nome era Heremon). Da allora, tutti i regnanti d’Irlanda sono stati incoronati sopra l’antica pietra di Giacobbe, che da allora divenne nota come Pietra del Destino (in latino, Saxum Fatale), o Lia Fàil [1]. Secondo la tradizione scozzese, intorno al 500 d.C. la Pietra dell’Incoronazione passò dall’Irlanda alla Scozia, per mano del sovrano Murtagh MacErc che la prestò al fratello Fergus, per la sua incoronazione come sovrano del regno di Dalriada, futura Scozia. Fergus MacErc di Dalriada fu il primo re Scozzese ad essere incoronato sulla Pietra del Destino e da allora la tradizione è stata sempre mantenuta.
La Pietra del Destino venne affidata ai canonici regolari Agostiniani che la conservarono all’interno della loro abbazia in Scone, presso Perth [2]. Quando, nel 1296, Edoardo I d’Inghilterra si proclamò Re di Scozia, in seguito all’annessione della stessa, prelevò la pietra da Scone e la fece portare a Westminster Abbey, dove venne inglobata in un trono che cominciò ad essere usato nelle cerimonie di incoronazione (la Coronation Chair).
Tuttavia, sono in molti tra storici e ricercatori a sostenere l’ipotesi che la pietra consegnata dall’abate al re Edoardo non era la vera Pietra del Destino, ma un falso, e che la vera pietra fosse stata abilmente nascosta dai monaci.
La teoria si basa in larga parte sulla costatazione che tutte le fonti più antiche che parlano della Pietra la descrivono in modo diverso da come la si vede oggi. Secondo questi documenti, la pietra doveva essere molto più grande (secondo alcune fonti era stata scolpita in forma di trono), aveva molte incisioni su di essa e, soprattutto, era di colore scuro (per alcuni, di marmo nero). La pietra di Westminster è composta di arenaria rossa, una pietra molto comune nella zona di Scone, dalla quale proveniva, ma inesistente sia in Irlanda, sia nell’antica Giudea. Questo significa che se la pietra di Westminster è la vera Pietra del Destino, le leggende circa le origini giudaiche (come "cuscino di Giacobbe") e la provenienza irlandese sono prive di fondamento, mentre se è vera la teoria del "falso" (e quindi se i monaci, messi alle strette, avessero davvero cavato una delle pietre locali, magari dalla costruzione stessa), ogni ipotesi sulle origini della pietra rimangono in auge.
Forma e dimensioni non sono l’unico elemento a favore dell’ipotesi della "truffa" ai danni del Re. C’è da rimarcare il fatto, comprovato, dello scarso interesse che gli Scozzesi hanno sempre dimostrato nei confronti della Pietra da quando essa è stata deportata in Inghilterra, nonostante l’importanza che essa aveva avuto per loro in precedenza. Nel corso delle trattative che culminarono nel Trattato di Northampton, del 1328, che sancì la definitiva indipendenza della Scozia, gli Inglesi offrirono la restituzione della Pietra ma gli Scozzesi non la caldeggiarono troppo, insistendo invece su altre reliquie come la Croce Nera di Santa Margherita e le regalie della corona scozzese. La Pietra venne nuovamente offerta nel 1329 e nel 1363, ma gli Inglesi non ottennero mai una replica. Gli studiosi contrari alla teoria della sostituzione giustificano questo fatto dicendo semplicemente che la Pietra non ha mai avuto una vera e propria importanza per il popolo scozzese, e che invece il loro presunto attaccamento verso di essa era soltanto il frutto di una montatura propagandistica del re Edoardo e dei suoi fedeli per celebrare la sua vittoria in Scozia. I fautori della truffa, invece, sostengono che la vera pietra non ha mai lasciato la Scozia, nascosta in un luogo sicuro, e che gli Scozzesi, fieri per natura e sicuri di questo fatto, non si curavano di una rozza pietra squadrata buona solo per le costruzioni.
Statua di Robert the Bruce
Castello di Stirling, Stirling (Scozia)
È noto dalle cronache dell’epoca che Robert the Bruce, protettore dei Cavalieri Templari dopo la condanna dell’Ordine e reduce dalla battaglia vittoriosa di Bannockburn del 1314 nella quale altre leggende riferiscono che i Templari superstiti ebbero una parte fondamentale, venne incoronato re di Scozia nel pieno rispetto della tradizione, è quindi è sottinteso che ciò avvenne sulla Pietra di Scone. Su alcuni sigilli originali del Re, uno dei quali si trova appeso al "Cartiglio di Melrose" del 1317, si vede chiaramente Robert the Bruce seduto su un seggio squadrato di qualche tipo.
Gli autori Karen Ralls-MacLeod e Ian Robertson [3] riportano un ulteriore episodio noto alle cronache, secondo cui il Re, ad un certo punto, dovette essersi accorto di essere stato turlupinato. Al suo arrivo in Inghilterra con la pietra, infatti, pare che egli avesse ordinato la fabbricazione di un sontuoso trono in bronzo entro il quale la Pietra del Destino avrebbe dovuto essere incastonata. Del lavoro fu incaricato Mastro Adam, rinomato fabbro di corte. Pare che, però, ad un certo punto, nel 1298, quando il lavoro era giunto a circa la metà, il Re avesse cambiato improvvisamente idea. Un gruppo di Cavalieri fu inviato nuovamente a Scone dove rivoltarono l’abbazia da cima a fondo, in cerca di qualcosa che però non fu trovata. Al loro ritorno il re sospese la realizzazione del trono bronzeo ed ordinò, invece, una più modesta sedia in legno dipinta, affidata al Maestro Walter il Pittore, al modico prezzo di 100 scellini. La sedia in legno è quella che ancora oggi si trova all’interno di Westminster Abbey.
Se la pietra data al re era veramente un falso, dove si trovava la vera Pietra del Destino? Questa è un’altra questione aperta, perché nessun’altra pietra dalle caratteristiche assimilabili a quelle della Pietra di Scone è stata mai trovata apertamente esposta. Secondo alcune ipotesi, la pietra venne nascosta dai monaci sotto il fiume Tay. Altre ipotesi suggeriscono che il Re stesso affidò la custodia della Pietra ai Cavalieri Templari e che da essi o, meglio, dai loro discendenti moderni, sia ancora custodita da qualche parte in Scozia pronta ad essere tirata nuovamente fuori quando la Scozia ridiventerà indipendente dal Regno Unito.
Se della "truffa" del 1328 esistono soltanto illazioni, vi è stata un’altra occasione in cui la Pietra del Destino potrebbe essere stata sostituita, e ciò è avvenuto in tempi relativamente recenti, nel 1950. Durante il giorno di Natale di quell’anno, quattro giovani studenti, uno dei quali fortemente seguace del Nazionalismo scozzese, penetrarono in Westminster Abbey e rimossero la pietra dal Trono dell’Incoronazione, portandola via. In questa operazione, la pietra si spezzò in due. Nascosta nel baule di una macchina presa in prestito, gli studenti trasportarono clandestinamente la pietra in Scozia, dove un abile tagliapietre locale, Robert Gray, venne incaricato della riparazione. La pietra fu tenuta nascosta per alcuni mesi, cercata senza successo dalla Polizia incaricata dal Governo Britannico, finché non ricomparve spontaneamente l’11 Aprile del 1951, piazzata sull’altare dell’Abbazia di Arbroath [4]. La Pietra venne così riportata a Londra, e ricollocata sotto il trono. Tuttavia, Gray dichiarò successivamente, e provocatoriamente, che negli anni ’30 aveva realizzato numerose copie della Pietra del Destino e che non era del tutto sicuro che la pietra restituita a Londra era effettivamente quella originaria. Se tutto ciò fosse soltanto una montatura oppure no probabilmente non lo sapremo mai.
Il Castello di Edimburgo
Durante il 1996, in risposta alla crescente tensione tra i Nazionalisti scozzesi che lamentavano una scarsa rappresentanza della loro nazione all’interno del Parlamento inglese, il Governo offrì spontaneamente la restituzione della Pietra del Destino alla Scozia. La Pietra venne così definitivamente rimossa dal Trono dell’Incoronazione di Westminster e portata nella capitale scozzese, dove oggi è conservata all’interno del Castello di Edimburgo, ben visibile ai turisti (sebbene sia proibito fotografarla, più che altro perché insieme ad essa sono conservati i Gioielli della Corona scozzese). La cerimonia della traslazione è stata effettuata nel giorno di S. Andrea, protettore della Scozia, alla presenza del Principe Andrew inviato come rappresentante della Regina. L’accordo prevede che la pietra torni temporaneamente a Westminster in occasione delle future incoronazioni.
Dal punto di vista simbolico, oltre ad essere vessillo dell’orgoglio nazionalistico scozzese, la Pietra del Destino ha molti altri significati più occulti. Del suo ruolo come omphalos abbiamo già parlato in occasione delle sue origini leggendarie come "cuscino di Giacobbe", il che la collega anche ai betili sacri ed alle "energie della Terra".
Scavando ulteriormente nelle antiche tradizioni dell’Irlanda, si scopre che i mitici Tuatha De Danaan, divinità irlandesi giunte da occidente e rappresentanti ultraterrene del "piccolo popolo" dei folletti, fecero dono agli uomini di quattro oggetti sacri, dotati di poteri particolari. Essi erano: la Spada di Nuada, che una volta sfoderata non mancava mai la sua vittima, il Calderone di Dagda, che come una cornucopia offriva cibo in continuazione senza mai svuotarsi, la Lancia di Lugh, terribile arma che sprizzava scintille e sangue capace di dare l’invulnerabilità a chi la impugnasse, e la Lia Fàil, la Pietra dell’Incoronazione, che legittimava le incoronazioni regali emettendo un grido ogni volta che un re degno di questa carica vi salisse sopra.
Il ricordo di questi quattro oggetti, sicuramente simbolici, venne trasfuso nei cicli di romanzi nella letteratura del Graal. Quando Perceval assiste alla processione che si svolge nel Castello del Graal davanti al Re Pescatore, quattro oggetti, detti "reliquie" del Graal, sfilano davanti a lui: sono una spada, una coppa, un piatto ed una lancia, e ricordano chiaramente i doni dei Tuatha De Danaan. Nel Medioevo questi stessi quattro oggetti vennero codificati nei semi delle carte dei Tarocchi, precisamente negli Arcani Minori. Il simbolismo si mantenne anche quando gli Arcani Minori divennero carte da gioco comuni, e fu mantenuto quando da queste derivarono le carte da poker francesi. Per approfondire questo passaggio e per addentrarsi nel simbolismo delle Carte da Gioco, si rimanda il lettore all’articolo apposito presente nella sezione del Simbolismo.
[1] Da segnalare che in Irlanda esiste un’altra pietra, posta sulla cima della collina di Tara (Tara Hill) dove un tempo venivano incoronati i re irlandesi. Questa pietra, che oggi è chiamata Pietra di Tara, è un betilo di forma allungata, diremmo fallica, che può essere considerato come un omphalos, data la sacralità del luogo. Secondo le leggende irlandesi, che in questo si distaccano da quelle scozzesi, è questa la vera Pietra del Destino (Lia Fàil) ed è uno dei quattro doni che i Tuatha De Danaan fecero agli uomini. Questi quattro oggetti sacri, come vedremo più avanti, verranno "riciclati" nei romanzi del Graal come le quattro reliquie del Graal e il loro simbolismo si perpetuerà nei semi dei mazzi di Tarocchi e delle moderne carte da gioco.
[2] Nulla rimane oggi di questa antica abbazia, della quale non si conosce neanche il sito originario. Nel 2007 un gruppo di archeologi, utilizzando una tecnica di rilevamento sul terreno a risonanza magnetica hanno individuato un potenziale candidato come sito dell’antica abbazia. Dalle cronache dell’epoca si deduce, comunque, che doveva trattarsi di un imponente edificio in stile romanico, con un’alta torre centrale coronata da un campanile. Nelle terre che furono dell’abbazia, presso Scone, oggi si trova il Palazzo di Scone (Scone Palace), un edificio storico costruito all’inizio del XIX sec. da William Atkinson per i Conti di Mansfield. All’interno dei suoi giardini, tra i vari monumenti che comprendono anche un labirinto di siepi ed una statua commemorativa dell’incoronazione di Robert Bruce, anch’essa avvenuta nell’abbazia di Scone, si trova una replica della Pietra di Scone, posizionata sulla cima di una collinetta artificiale chiamata Moot Hill.
[3] Karen Ralls-MacLeod, Ian Robertson, "The Quest for the Celtic Key" (2002), Luath Press ltd., Edimburgo.
[4] La scelta di questo luogo (e anche della data) è tutt’altro che casuale, ma ha connotazioni politiche. L’abbazia di Arbroath è il luogo in cui venne siglata la "Dichiarazione di Indipendenza" scozzese, sotto forma di una lettera scritta da Bernardo di Kilwinning, abate di Arbroath, siglata da 51 nobili e magnati scozzesi e spedita all’attenzione del papa Giovanni XXII, in data 6 Aprile 1320. La copia originale della dichiarazione, che si trovava ad Avignone, nel Palazzo dei Papi, è andata perduta; ciò che oggi sopravvive è una copia che si trova custodita nell’Archivio di Stato Scozzese presso Edimburgo.