Pentacoli neri come questo accolgono i visitatori nell'abside della Cattedrale di St. Paul's...
L'opera di Sir Christopher Wren, il grande architetto di Londra del XVII sec.,
pullula di riferimenti simbolici di ogni tipo, e rispecchia la sua appartenenza alla Massoneria.
Proseguiamo il nostro giro negli aspetti occulti di Londra, che in questo contesto vanno intesi come aspetti prettamente simbolici che sono celati, ossia ignorati, da molti. Ci occupiamo di Massoneria, in particolare, descrivendo la sede della Grande Loggia d’Inghilterra, e dei capolavori di Sir Cristopher Wren, architetto ed artefice della ricostruzione dopo il disastroso incendio del 1666, nonché illustre esponente della suddetta società. Proseguiremo il nostro excursus dedicandoci agli aspetti "energetici" e "geomantici" della città, descrivendo le principali "ley lines" che sono state individuate nel centro della città. Infine, dedicheremo la nostra attenzione all’imponente Westminster Abbey, uno dei principali "simboli" della città e apprezzata meta turistica da tutto il mondo, svelando la verità che si cela dietro alle numerose segnalazioni di "Triplici Cinte" che vengono riportate a proposito del suo chiostro, senza prendersi la briga di verificare sul posto...
La Freemason's Hall, in Great Queen Street
La Freemason's Hall, che ospita il quartier generale della Grande Loggia Unita d'Inghilterra, la più antica loggia massonica del mondo, si trova in Great Queen Street, tra le fermate della metropolitana Holborn e Covent Garden. L’edificio è stato il punto d’incontro per oltre 1000 logge massoniche sin dal 1775. Tre diversi edifici massonici si sono avvicendati sullo stesso sito, l’ultimo dei quali, quello attuale, è stato costruito dal 1927 al 1933, su progetto degli architetti Henry Victor Ashley e F. Winton Newman. Ingegnosamente inserito nel sito di forma poligonale irregolare che lo ospita, la Freemason’s Hall è un edificio di stile classico, in pietra bianca di Portland. La torre d’angolo sul fianco occidentale corona l’ingresso principale dell’edificio, un portale che emula quello di un tempio, affiancato da due colonne gigantesche (allusione alle due colonne del tempio di Gerusalemme, Jachin e Boaz, che sono un importante simbolo massonico). Un pannello in marmo al di sopra della prima cornice riporta le date 1717-1967 tra due fregi ornati con il simbolo di un doppio compasso incrociato a guisa di losanga. Fu apposto, ovviamente, nel 250° anniversario della fondazione della Grande Loggia d’Inghilterra (il 24 Giugno, la notte di San Giovanni). Questo atto mise fine all’esistenza di una Massoneria puramente "operativa", che si fuse ed operò con un altro tipo di Massoneria, che fu detta "speculativa", la quale adoperava gli strumenti dell’intelletto, del simbolismo e della filosofia per la costruzione di un tempio spirituale, quell’uomo nuovo, pietra grezza e informe sgrossata della rozzezza delle vecchie e false condizioni limitanti e restituita alla sua forma originale, la forma cubica, affinché possa divenire testata d’angolo. Ancora più in alto, sulla torre dell’edificio, campeggia il motto della Massoneria: "Audi, Vide, Tace", cioè: "Ascolta, vedi, taci". L'interno dell’edificio è riccamente decorato con marmi, mosaici e preziosi stucchi. Le stanze principali sono, oltre alla Grande Sala del Tempio di Loggia, le stanze dei Grandi Ufficiali, la biblioteca e la sala di lettura. Essa ha fatto da set a molte produzioni cinematografiche, non ultimo il fortunato film Sherlock Holmes (1999), con Robert Downey Jr. e Jude Law. Al pianterreno si trova il fornito Museo della Massoneria e visite guidate all’intero complesso vengono regolarmente organizzate in giorni ed orari prestabiliti.
Si noti che l’ubicazione in Great Queen Street potrebbe non essere tanto casuale: il termine "Great Queen", infatti, che può essere tradotto come "Grande Regina", potrebbe far riferimento alla dea Iside e ai culti collegati della Grande Madre.
Il sito della Mitre Tavern e l'insegna della Ye Olde Cock Tavern
Prima della sua realizzazione, c’erano numerosi e rinomati locali e pub di Londra dove i
Massoni erano soliti riunirsi. Almeno due di essi si trovano su Fleet Street: uno, il "Mitre
Tavern", oggi non più esistente, è ricordato in una placca commemorativa di colore blu apposta dalla
Corporazione della City sul sito originario di costruzione. Un altro, tuttora esistente, è il "Ye
Olde Cock Tavern", risalente al 1549 ma qui ricostruito con parte della mobilia originale nel 1888, è
contraddistinto dall’insegna di un gallo (animale solare simbolo, tra le altre cose, del
risveglio iniziatico, presente anche nella simbologia associata al
culto di Mitra).
St. Paul's Cathedral
La Ludgate Hill, già citata a proposito dei domenicani di Blackfriars, era una delle tre sacre colline di Londra, che tradizionalmente deriva il suo nome dal mitico re del Galles Lud, dal quale a sua volta derivò il nome all’intera città. Nell’antichità era stato la sede di un antico tempio pagano dedicato alla dea Diana e tradizione vuole che nei suoi sotterranei si celi ancora il circolo di pietre che vi si trovava in origine. Dal tempio pagano, vi furono altre quattro chiese cristiane che si avvicendarono nel tempo, a cominciare dalla prima, in legno, originaria del VI sec., fino alla vecchia cattedrale normanna costruita in oltre duecento anni a partire dal 1087. Già abbandonata e gravemente danneggiata negli anni della Dissoluzione dei Monasteri di Enrico VIII, la vecchia cattedrale subì altre vicissitudini fino al Grande Incendio del 1666, che la distrusse quasi completamente.
La sua ricostruzione nella forma moderna che vediamo ancora oggi, che può essere considerata il capolavoro di Sir Christopher Wren, cominciò nell’anno 1675 e terminò nel 1708. La Cattedrale, che è il secondo edificio religioso più grande del mondo, dopo la Basilica di San Pietro a Roma, presenta una grande cupola centrale posta all’incrocio dei due transetti, ispirata proprio a quella del Vaticano.
L’intera costruzione, come attesta un’iscrizione che si può trovare al suo interno, può essere considerata la tomba del maestro e contiene al suo interno un ricco simbolismo che va al di là di quello religioso. Un esempio lampante lo si trova sul retro, nello spazio dietro l’abside, dove un memoriale dedicato alle vittime americane ed inglesi della Grande Guerra presenta nella decorazione pavimentale due sinistri pentacoli neri, ma l’occhio attento di un visitatore accorto ne farà individuare moltissimi altri.
Vista dall'alto di Paternoster Square e la colonna "fiammeggiante" al centro
Accanto alla Cattedrale si trova un’ampia piazza chiamata Paternoster Square, alla quale si accede passando per la Temple Bar. Questa piazza, simbolicamente progettata come un tributo al dio Sole, presenta al centro una colonna monumentale sormontata da una fiamma, molto simile al Monumento al Grande Incendio realizzato da Sir Christopher Wren, di cui parleremo più avanti, ma che introduce, a questo punto, la questione relativa agli obelischi. Per un approfondimento sulla simbologia di Paternoster Square, invece, si rimanda all'articolo specifico dedicato alla Temple Bar.
Il Cleopatra's Needle
Caratteristica fondamentale, quasi una firma, di ogni città inglese, dalla più importante alla più piccola, è la presenza di almeno un obelisco innalzato in un punto notevole della città. Lo troviamo spesso al centro del cimitero annesso alla chiesa parrocchiale, oppure al centro di un incrocio, nel bel mezzo della rotatoria, o ancora nell’immancabile parco o giardino pubblico che orna la città.
La City londinese, ovviamente, non è da meno, ed infatti ospita il più importante di tutti gli obelischi del Regno Unito: quello di Thutmose III, che si trova eretto in riva al Tamigi, lungo il Victoria Embankment, posto tra due Sfingi nere che lo sorvegliano. Questo obelisco viene soprannominato "Cleopatra’s Needle", ossia l’Ago di Cleopatra, ed aveva, nella sua collocazione originaria in Egitto, un obelisco gemello, che oggi si trova a New York, in Central Park.
L’obelisco è un importante presenza simbolica legata direttamente alle energie solari e a quelle generatrici maschili. Nell’antico Egitto, dove essi erano diffusi, l’obelisco, chiamato tekken, simboleggiava il dio Ra, ossia il sole, e nel periodo della riforma religiosa di Akhenaton si credeva che esso rappresentasse un raggio di sole pietrificato. Si riteneva, inoltre, che l’essenza stessa del dio albergasse all’interno della stele di pietra e che la sua erezione in un dato luogo ne assicurasse la fertilità e la prosperità. L’associazione ai poteri generatori maschili, sottolineate dalla forma fallica dell’obelisco, derivano ovviamente dal fatto che il Sole, in Egitto, regolava con l’andamento delle stagioni le piene del Nilo, dopo le quali veniva rilasciata sulla terra arida del deserto il nero limo che la rendeva feconda, fondamentale per l’agricoltura e per la sopravvivenza. Questa terra nera, chiamata kemya in lingua egiziana, ha dato poi il nome alla disciplina dell’Alchimia (con l’articolo preposto, al-kemya), che fa della Prima Materia (di colore nero) la base fondamentale della Grande Opera, nella prima fase chiamata Opera al Nero (nigredo).
Gli obelischi hanno un’altra importante funzione, di natura pratica, oltre che simbolica, ma occulta. Essendo essi piantati sul suolo, al contatto con la terra, e slanciati verso l’alto, in direzione del cielo, essi non fanno altro che mettere in contatto e far convergere le energie telluriche sotterranee con quelle sottili provenienti dal cielo. Questo garantisce lo sfogo e l’equilibrio energetico e fa sì che la positività che ne derivi si irradi intorno, come se provenisse da un’antenna, e protegga il luogo in cui tale unione viene realizzata. È lo stesso principio sfruttato nei luoghi di culto (si vedano i campanili delle chiese medievali, o le alte volte a cuspide dell’architettura gotica) e deriva da una pratica molto più antica, quella di innalzare menhir o rocce in luoghi isolati, rocce che poi acquisivano straordinarie proprietà taumaturgiche (in particolare quella di guarire i reumatismi) o di propiziazione della fertilità (le varie "rocce delle partorienti" segnalate in tutto il mondo ed in tutte le culture).
Questo aspetto interessante della sublimazione delle energie della terra verso il cielo, di far corrispondere ciò che è in alto con ciò che è in basso, e viceversa, come recita il primo principio ermetico sancito dalla Tavola di Smeraldo attribuita ad Ermete Trismegisto, è simboleggiata dal Caduceo, emblema di Mercurio. Esso, infatti, si compone di una staffa, che rappresenta l’elemento verticale di connessione (la "spina dorsale", nell’analogia tra Macrocosmo e Microcosmo); i serpenti che si avvolgono su di essa dal basso verso l’alto sono le energie che vanno, appunto, sublimate in tale direzione (assimilate al Serpente Cosmico, Kundalini) ed infine presenta, spesso, delle ali sulla sommità, a sottolineare l’ascesa verso l’alto che è lo scopo ultimo di raggiungimento dell’illuminazione.
Allo stesso scopo, molti dei moderni monumenti, soprattutto nelle grandi città, prendono la forma di alte colonne o comunque di figure slanciate e proiettate verso l’alto (come la Torre Eiffel, a Parigi). Spesso, per sottolinearne il significato simbolico e per ricordare il collegamento con gli antichi obelischi egizi dedicati al dio Sole, essi recano sulla sommità una fiamma viva, simbolo dell’illuminazione interiore, come avviene, a Londra, per la già vista colonna piantata al centro di Paternoster Square, e come accade per uno dei monumenti più importanti della City, così importante da non avere un nome particolare ma da essere conosciuto semplicemente per quello che è, The Monument.
The Monument
Il Grande Incendio di Londra, che ebbe luogo nel settembre dell’anno 1666 e che nel corso di quattro giorni distrusse circa l’80% della City e fece un imprecisato numero di vittime, stimato intorno al migliaio, è ricordato come una delle più gravi catastrofi che si abbatté sulla capitale britannica. La particolare data in cui esso avvenne, poi, che richiamava fortemente il Numero della Bestia profetizzata nell’Apocalisse, fece a molti credere di essere in prossimità della Fine del Mondo, o comunque diede alla maggioranza l’idea di un castigo di Dio per i peccati della città. C’è da dire che, simbolicamente parlando, la data del 1666 ha delle caratteristiche uniche, come quella, per fare un esempio, che scrivendola in cifre romane, MDCLXVI, vengono utilizzate esattamente tutte e le cifre della numerazione romana, una ed una sola volta, nel logico ordine decrescente del loro valore.
Troppe coincidenze simboliche puzzano di sospetto, ed infatti non mancarono tra le teorie di cospirazione quelle che affermavano che l’incendio fosse stato creato ad arte per scopi occulti. Di questo e di altri aspetti simbolici del Grande Incendio si parlerà, più in dettaglio, in un articolo apposito.
Dopo l’incendio vennero formate due commissioni per la ricostruzione della città distrutta, ciascuna formata da tre membri; una, nominata dal Re, comprendeva Sir Christopher Wren, mentre l’altra, nominata dalle autorità cittadine, comprendeva Robert Hooke. Sir Christopher Wren (1632-1723) era nato a Londra, e si era laureato presso la Oxford University. Oltre che in architettura, egli era profondamente versato in astronomia e in matematica, e fu uno dei fondatori della Royal Society, un’associazione di scienziati di ispirazione rosa-crociana, che egli stesso presiedette dal 1680 al 1682, e che ancora esiste ai giorni d’oggi. Wren fu ampiamente attivo dopo l’incendio e progettò 51 nuove chiese in tutta Londra, tra cui il suo monumento massimo, la Cattedrale di St. Paul, per rimpiazzare le 85 vecchie che andarono distrutte, e palazzi, come l’Osservatorio di Greenwich e il vicino ospedale.
Christopher Wren venne considerato l’ultimo grande esponente della Massoneria antica, nella quale entrò a far parte (secondo la testimonianza di John Aubrey, letterato, filosofo naturale ma soprattutto antiquario inglese del XVII sec. autore dei “Monumenta Britannica”, 1663-1693) nel 1691 e della quale fu gran maestro fino al 1702, prima del grande revival avviato con la fondazione, nell’anno 1717, della Grande Loggia di Londra. Sebbene non esistano prove certe della sua affiliazione all’Ordine, la simbologia massonica traspare ampiamente in ogni sua opera. The Monument, il monumento al Grande Incendio che Wren, in collaborazione con Robert Hooke, realizzò nell’arco di 6 anni, dal 1671 al 1677, ne è l’esempio più lampante. Esso sorge non molto distante dal luogo dove si sviluppò l’incendio, il forno del pane in Pudding Lane: la sua altezza di 202 piedi (61 metri) è, infatti, l’esatta distanza che intercorre tra il monumento e l’antico sito del forno.
L’interno della colonna, cavo, è occupato da una scala a chiocciola che si compone di 311 gradini, e che permette di accedere alla terrazza superiore dalla quale si gode una vista panoramica di tutta la città. La terrazza è sormontata da una struttura in rame dorato che riproduce un vaso pieno di fiamme. La torcia, o fiaccola, accesa è uno dei più noti e diffusi simboli massonici, presente nei logo di molte compagnie internazionali (vedi, ad esempio, il logo della casa di produzione cinematografica Columbia Pictures) e celebrata in molti monumenti famosi come la stessa Statua della Libertà (che riproduce, in verità, l’antica Dea Madre Cibele).
Il bassorilievo sul basamento del Monumento al Grande Incendio
Alla base del monumento, sul piedistallo, è collocata una scultura allegorica opera di Caius Gabriel Cibber. L’emblema centrale di questa allegoria è la figura di Mercurio che innalza il proprio caduceo alato verso due figure femminili, adagiate su delle nuvole. Sulla sommità del caduceo si trova una mano al centro della quale si apre un occhio, il famoso Terzo Occhio della Coscienza Superiore.
Veduta d'insieme delle tre Ley Lines principali di Londra
(© Google Earth, clicca sull'immagine per ingrandire)
Con la pubblicazione del saggio "The Old Straight Track", nel 1925, Alfred Watkins, archeologo e antiquario inglese (1855 –1935), pose le basi di tutta quella che diventerà, in seguito, la ricerca geomantica incentrata sulle cosiddette "linee di energia". Per descrivere i singolari allineamenti che occorrevano, in numerosi siti d’Inghilterra e poi riscontrati in tutto il mondo, tra caratteristiche naturali (come valichi, fiumi, colline o alberi particolari) e artificiali (come pozzi, colline artificiali o chiese erette su luoghi di culto precedenti), Watkins coniò il termine "Ley Line". Egli, infatti, nei suoi primi rilievi aveva notato molti dei luoghi interessati da questi allineamenti contenevano la sillaba "ley", e "ley lines" è diventato il modo comune di definire questo fenomeno. Successivamente i seguaci di Watkins, soprattutto grazie all’opera dello scrittore John Michell, cominciarono ad associare agli allineamenti di caratteristiche geografiche delle valenze addizionali, che coinvolgevano le energie della terra e derivavano dalle antiche tradizioni cinesi legate al feng shui e sui concetti base della geomanzia come lo "Yin e Yang" e il principio del C’hi.
Tra le decine e decine di allineamenti che Watkins annotò nel suo libro, e che i suoi seguaci ampliarono e verificarono senza sosta, comparivano sin dall’inizio quelle relative alla City londinese, diversi allineamenti che possono ancora oggi essere tracciati sulle mappe e verificati in loco, avendo cura di osservare la zona da punti di vista elevati.
Che l’area della City fosse sacra fin dai tempi più antichi l’abbiamo più e più volte sottolineato in questi articoli; non stupisce dunque che edifici ed altri elementi della sua architettura rispecchino dei particolari allineamenti retaggio di un tempo passato. In particolare, si pone l’attenzione su tre diversi allineamenti che coinvolgono l’area, un certo numero di chiese moderne (quasi tutte edificate da Sir Cristopher Wren in sostituzione di quelle andate distrutte durante il Grande Incendio) e la Temple Church dei Cavalieri Templari.
Il primo allineamento coinvolge le chiese di St. Martin-in-the-Fields, St. Mary-le-Strand, St. Clement-Danes (che fu per circa 150 anni gestita dai Cavalieri Templari, dal 1170 al 1312) e St. Dunstan-in-the-West (la chiesa con la Madonna Nera), su Fleet Street, passando anche vicino alla Temple Church. Proseguendo oltre, questa linea si congiunge con un’antica collinetta artificiale che sorge in prossimità dell’attuale Arnold Circus. Poiché parte di Pall Mall e dello Strand giacciono sullo stesso allineamento, Watkins era convinto che questa linea, dalla lunghezza approssimativa di 12 km, ricalcasse un’antica pista.
La Ley Line n. 1 (© Google Earth, clicca sull'immagine per ingrandire)
Un secondo allineamento collega la Temple Church con St. Bride’s Church, su Fleet Street, St. Martin-within-Ludgate, St. Lawrence Jerry presso la Guildhall e St. Botolph-without-Bishopgate, passando accanto alla Cattedrale di St. Paul, su Ludgate Hill. Da notare che gli edifici della Temple Church e di St. Bride’s sono allineate esattamente lungo questa linea immaginaria.
La Ley Line n. 2 (© Google Earth, clicca sull'immagine per ingrandire)
La terza ley line londinese coinvolge ancora la Temple Church e passa attraverso la Cattedrale di St. Paul, St. Helen’s Bishopgate e la chiesa di St. Dunstan’s, a Stepney. Alcuni autori successivi a Watkins, come Devereux e Thompson, sostenevano che questa linea includeva anche St. Clement Danes.
La Ley Line n. 3 (© Google Earth, clicca sull'immagine per ingrandire)
Ad ogni modo, osservando la disposizione delle tre ley-lines qui delineate, si nota che il Quartiere del Tempio (in particolare, la chiesa di St. Mary-le-Strand) è, curiosamente, originatrice di tutte e tre. Se le teorie di Watkins e le successive derivazioni geomantiche sono corrette, è lecito chiedersi se veramente i Cavalieri Templari fossero in possesso di conoscenze superiori in fatto di energie telluriche e di allineamenti geomantici...
Westminster Abbey al tramonto
Se la City è sempre stato il cuore finanziario e pulsante di Londra, l’area di Westminster ne ha caratterizzato il centro politico e religioso, immortalato dalla imponente Westminster Abbey. Dedicata a San Pietro, questa immensa cattedrale gotica venne costruita, nella forma attuale, dal re Enrico III, che la scelse come luogo per la sua sepoltura, nel 1245, al posto della vecchia cattedrale in stile romanico normanno, fatta edificare nel 1043 dal re Edoardo il Confessore. Dall’anno 1066, con poche eccezioni, la chiesa (che fu la più ricca d'Inghilterra durante il periodo medievale) è stato il luogo per l’incoronazione di tutti i Re d’Inghilterra e per questo ha ospitato al suo interno, fino al 1996, una delle più significative presenze simboliche del Regno Unito, la "Pietra del Destino". Restituita alla Scozia in quell’anno, è oggi conservata presso il Castello di Edimburgo ma si dice tornerà a Westminster per la nuova incoronazione. L’abbazia è ancora oggi la sede dei più importanti eventi legati alla Corona britannica, in primis i matrimoni reali, come quello, recente, del Principe William e Kate celebrato in gran solennità nel 2011.
Due degli schemi di gioco delle "Nove Fossette" nel Chiostro Grande di Westminster Abbey
All’interno della Cattedrale sono tante e varie le presenze simboliche, a partire dalla tomba di un grande scienziato, ma anche l’ultimo mago e alchimista dell’epoca pre-illuministica: Isaac Newton. Nel Grande Chiostro, che a differenza della chiesa è liberamente accessibile ai turisti anche dall’esterno, si trovano in diversi punti alcuni schemi del gioco delle "Nove Fossette", chiamati nella letteratura anglosassone "Nine Men’s Morris" e per questo erroneamente confusi con un altro ben noto schema di gioco, chiamato nello stesso modo, che ha anche una valenza simbolica oltre quella ludica, la Triplice Cinta. Molti autori e siti web che si occupano di Triplice Cinta o del gioco ad essa associato, infatti, riportano pedissequamente la sua presenza all’interno dell’Abbazia, senza darsi cura di verificare se sia davvero così oppure no. Nella letteratura inglese, infatti, con poche eccezioni, il termine "Nine Men’s Morris" viene usato indiscriminatamente per indicare il gioco del filetto, il tris (e il simbolo corrispondente, il Centro Sacro), l’alquerque (o Centro Sacro Multiplo) e le Nove Fossette, tutti aventi in comune il solo fatto di essere giocati con nove pedine. Le "Nove Fossette" (Nine Holes, in inglese) è un gioco molto diffuso, che troviamo in un gran numero di chiese e cattedrali inglesi. Come nel caso di altri schemi di gioco, spesso questi tavolieri sono tracciati in "miniatura", pur con tanta disposizione di spazio sulla pietra, e per di più sono posti in verticale, oppure su una superficie curva come quella di una colonna. Perché giocare una partita in condizioni così scomode quando si può facilmente fare di meglio? Si potrebbe, allora, ravvedere un senso simbolico, oltre che ludico, anche in questo tipo di rappresentazioni, così come avviene (ed è stato assodato) per la "Triplice Cinta"? Le attuali ricerche dell’autore in tal senso sembrerebbero dimostrare questa ipotesi, ma tante sono ancora le possibilità da vagliare e il materiale da analizzare, e la questione troverà più ampio respiro in un lavoro futuro.