Il Big Ben, un altro degli immancabili simboli di Londra...
Londra, una delle più vaste e popolose capitali europee, vero melting pot di etnie e di culture, ha veramente tanto da offrire al visitatore. Dopo averne analizzato gli aspetti più "simbolici" ed esoterici, ne vedremo in questa ultima sezione alcuni dei più insoliti, quelle altre caratteristiche più o meno note, ma non meno intriganti, che affascinano le menti curiose e desiderose di conoscere.
Come ogni città inglese che si rispetti, Londra ha le sue storie di fantasmi, che si aggirerebbero, secondo le tradizioni, durante la notte soprattutto in corrispondenza di alcuni punti ben precisi della città. Scorrazzando per i vicoli più sordidi, faremo la conoscenza di alcuni dei più noti (e pittoreschi) rappresentanti della Londra criminale: Jack the Ripper, il serial killer di prostitute conosciuto in Italia come Jack lo Squartatore, e il folle barbiere Sweeney Todd.
A grandi criminali, si contrappone un grande detective, anzi, il più grande di tutti: Sherlock Holmes, protagonista della finzione letteraria creata da Sir Arthur Conan Doyle, che a Londra ha il suo centro iconico al numero civico 221B di Baker Street. Parleremo, poi, del London Royal Hospital e di uno dei suoi ospiti più caratteristici, l’Uomo Elefante. Infine daremo uno sguardo alle curiosità meno legate a due dei luoghi più caratteristici della capitale britannica: la Torre di Londra e il British Museum.
Chiunque decida di visitare Londra spostandosi in metropolitana, anziché sui caratteristici autobus panoramici a doppio piano, sperimenta il fascino arcano degli ambienti ipogei, che specialmente nei tratti di raccordo tra una linea e l'altra possono diventare molto suggestivi: per esempio può capitare di scendere di svariati livelli nel sottosuolo percorrendo una torre circolare con scala a chiocciola, oppure ritrovarsi solitari in uno dei tratti più antichi, scarsamente illuminato, circondati da sinistri tubi sibilanti di vapore... Come ogni luogo ‘magico’ che si rispetti, anche la metropolitana di Londra ha le sue leggende di fantasmi, e vi sono molte stazioni nelle quali sono stati fatti strani avvistamenti o sono successi fenomeni inspiegabili (porte che si aprivano o chiudevano da sole, rumori di passi nei corridoi solitari, scale mobili che si mettevano in funzione da sole pur dopo che gli operai ne avevano staccato gli interruttori, ombre e figure riprese dalle telecamere di sorveglianza che non avrebbero dovuto esserci, e così via).
Di tutte queste leggende, ne ricordiamo almeno qualcuna, come la storia della suora nera di Bank Station, che di notte si aggira spettrale nella stazione alla ricerca del fratello, un cassiere di banca che nel 1811 venne giustiziato per falso. Oppure lo "spettro urlante" di Farringdon, lo spettro di una giovane tredicenne apprendista di un cappellaio, Anne Naylor, che nel 1758 è stata assassinata dal suo maestro e dalla figlia.
Ma lo spettro, forse, più famoso della metropolitana di Londra è quello che si aggirerebbe nella stazione abbandonata del British Museum, chiusa nel 1933, che si dice infestata dallo spirito di una mummia egizia collegata alla maledizione inscritta sulla tomba di Amen-Ra, esposta nel museo vicino. Si dice anche che vi sia un tunnel segreto che da questa stazione porti direttamente dentro al museo, ma ovviamente nessuno l’ha mai scoperto e le istituzioni ne negano convintamene l’esistenza!
Anche la Torre di Londra, di cui parleremo più avanti, ha la sua bella pletora di fantasmi che la infestano, principalmente quello di Anna Bolena che sarebbe stata vista aggirarsi di notte tra le sue mura tenendo in mano la propria testa.
Passeggiando per Fleet Street (una delle arterie principali che attraversano la City e che abbiamo incontrato a più riprese in questo nostro viaggio nei segreti di Londra) ci si può imbattere in una curiosa targa, apposta dalla Corporation della City. Essa segna il luogo dove una volta sorgeva la "Devil’s Tavern", o Taverna del Diavolo, che venne demolita nel 1787. La Taverna era famosa per essere frequentata dai criminali e dagli assassini più feroci del tempo.
Sito della "Taverna del Diavolo", demolita nel 1787
Di storie a tinte fosche Londra ne ha tante da raccontare, ma forse la più nota è quella relativa al serial killer che nell’autunno del 1888 uccise cinque donne, tutte prostitute, lanciando il guanto di sfida a Scotland Yard, premurandosi di avvertire gli ispettori con dei messaggi prima di colpire. Stiamo parlando, ovviamente, di Jack lo Squartatore, ovvero Jack the Ripper, come la stampa dell’epoca lo appellò. L’assassino si aggirava nella zona di Whitechapel, oggi ridente e tranquillo centro residenziale, ma all’epoca una delle più sordide e malfamate zone di Londra.
Ancora oggi la sua identità rimane un mistero, anche se ormai molte teorie moderne lo hanno identificato con un nobile, che compì gli efferati delitti per coprire uno scandalo di corte, o con il pittore Walter Sickert, mentre recenti indagini compiute analizzando il DNA contenuto nella saliva che sigillò alcune delle lettere originali che giunsero alla polizia dimostrerebbero che questo non sia compatibile con quello di un uomo e che, quindi, Jack lo Squartatore potesse essere stato una donna. Oggi per certi versi il personaggio di Jack è diventato una specie di icona, di attrazione folkloristica: sono almeno un paio i tour guidati che partendo da una certa zona di Londra, sul fare del tramonto, conducono il turista attraverso il lato oscuro della città, sul tipico calessino vittoriano, passando accanto a quei luoghi legati a fatti foschi e sanguinosi, come, ad es., la Old Bailey, l’antico sito per le impiccagioni pubbliche, oppure il n. 186 di Fleet Street, dove si trovava la bottega di Sweeney Todd, il "Barbiere Demonio".
Sweeney Todd (1756 – 1802) è forse l’assassino più bizzarro e brutale che l’Inghilterra abbia mai avuto, al quale furono imputati almeno 160 omicidi, anche se la sua reale esistenza non è stata mai provata con certezza. Dopo un’infanzia difficile trascorsa nella miseria, negli orfanotrofi e nei maltrattamenti, Todd imparò a maneggiare il rasoio in prigione, da un compagno di cella che faceva il barbiere. Decise, dunque, che quella sarebbe stata la sua strada. Una volta uscito da prigione, egli commise il suo primo omicidio in un parco, per un raptus di gelosia verso un uomo che gli aveva descritto la propria fidanzata in modo molto somigliante a quella che lui aveva avuto. Eccitato dal sangue e dal maneggiare il rasoio, Sweeney aprì la sua bottega di barbiere su Fleet Street, allora molto malfamata (era l’anno 1786).
Sweeney attirava le sue vittime nel negozio allettandole con un prezzo irrisorio per la barba; una volta all’interno le faceva accomodare sulla sedia e tagliava loro la gola. La sedia aveva un meccanismo che la faceva ruotare sottosopra. Quando il barbiere tirava la leva, la sedia con il cadavere si rovesciava gettando il cadavere attraverso una botola, nella cantina del negozio, mentre una sedia nuova e pulita, attaccata sotto la botola, appariva al posto dell’altra sporca di sangue. Sweeney spogliava in seguito le sue vittime, tagliava loro tutti i capelli con i quali realizzava delle parrucche che rivendeva nel suo negozio. Aveva una complice, Margery Lovett, che aveva un negozio di panetteria poco distante. Con il suo aiuto, egli scarnificava i cadaveri e con i loro brandelli lei preparava delle torte salate che vendeva nel suo negozio, apprezzate da tutti. I resti delle vittime venivano poi abbandonati nelle catacombe della chiesa di St. Dunstan, a cui Todd poteva accedere tramite un cunicolo che aveva scavato personalmente sotto il negozio e che conduceva anche alla panetteria di Margery.
La diabolica coppia venne smascherata dal terribile fetore che dopo un certo tempo cominciò a sollevarsi dal di sotto della chiesa di St. Dunstan, e dalle voci sempre più frequenti sui clienti di quella barberia che sparivano misteriosamente una volta entrati. La polizia avviò le indagini e presto arrivò ai due responsabili. Margery venne arrestata e nel 1801 si avvelenò in cella; Sweeney invece venne processato, fu trovato colpevole di almeno 160 omicidi (numero stimato attraverso gli indumenti che trovarono ammassati nei sotterranei del suo locale) e condannato a morte per impiccagione il 25 Gennaio 1802.
Il sito di Tyburn Tree, luogo di esecuzione pubblica
Oltre alla già citata Old Bailey, nel cuore della City, dove oggi sorge la moderna Corte di Giustizia, Londra aveva altri posti divenuti famosi per le pubbliche esecuzioni. Uno dei più famosi è stato, senza dubbio, Tyburn, allora villaggio nella contea del Middlesex sorto alla confluenza dell’omonimo torrente tributario del fiume Tamigi. Oggi Tyburn è una località che si trova a ridosso di Hyde Park, a breve distanza dal celebre Marble Arch, e il torrente di Tyburn scorre sotterraneo, uno dei tanti "corsi d'acqua nascosti" che percorrono silenziosi le viscere sotterranee della cittą. Il supposto sito della forca (Tyburn Tree), che è rimasta in uso per le impiccagioni pubbliche fino al tardo XVIII secolo, è ancora oggi marcato da una pietra segnaletica inserita nella pavimentazione di un’isola pedonale, costruita all’incrocio tra Edgware Road ed Oxford Street.
Nei tour sponsorizzati della Londra del Mistero, il solito calessino vittoriano, passando per Whitechapel, non mancherà di fare una sosta davanti al Royal London Hospital, dove la guida vi racconterà un’altra delle storie fosche che tanto piacciono ai londinesi, quella delle sfortunate vicende di Joseph Merrick.
Joseph Carey Merrick (1862 – 1890) divenne famoso nella Londra Vittoriana a causa della sua evidente deformità per la quale era stato soprannominato l’Uomo Elefante (The Elephant Man). Merrick soffriva di quella che oggi è chiamata neurofibromatosi, un'anomalia genetica nota anche come morbo di von Recklinghausen. Cacciato di casa per volere della matrigna che rifiutava di tenerlo con lei, Merrick si adattò a vivere vendendo lucido da scarpe per la strada. Disoccupato per la maggior parte della sua giovinezza, trovò alfine il modo di guadagnare del denaro esibendosi in un freak show, come fenomeno da baraccone. Dopo che questo tipo di attrazioni furono dichiarate illegali nel 1886, Merrick si trasferì in Belgio, per trovare un’occupazione simile, ma non fu altrettanto fortunato: il nuovo padrone, infatti, lo sfruttava e lo malmenava, e alla fine lo abbandonò, per cui Merrick decise di tornare a Londra.
Qui strinse amicizia con il dottor Frederick Treves, che gli offrì un letto permanente presso l’ospedale in cui lavorava, a Whitechapel, quello che oggi è diventato il Royal London Hospital. Merrick trascorse nell’ospedale gli ultimi anni della sua vita, morendo infine l’11 Aprile del 1890 per un soffocamento durante il sonno, apparentemente accidentale.
Il London Hospital Medical College venne fondato nel 1785, e fu il primo del suo genere in tutta l’Inghilterra e il Galles. Nel 1995 si è fuso con il St. Bartholomews Hospital Medical College, un istituto accademico per l’insegnamento della Medicina e dell’Odontoiatria. La vecchia chiesa del College, la St. Bartholomew’s Church, è stata così annessa alla struttura e all’interno della sua cripta sotterranea è stato allestito un piccolo museo, che conserva reperti legati alla storia della medicina e dell’ospedale stesso. Tra questi, è possibile oggi ammirare lo scheletro di Joseph Merrick, che è stato conservato per motivi di studio.
La statua di Sherlock Holmes presso la stazione di Baker Street
e l'ingresso dello Sherlock Holmes Museum, al civico 221B
Con tutte queste storie a tinte fosche, non sorprende che la città di Londra sia stata anche la patria di uno dei detective più conosciuti nella storia della letteratura: Sherlock Holmes, nato dalla penna dello scrittore Sir Arthur Conan Doyle (1859 - 1930). Doyle cominciò a pubblicare le sue storie sul giornale, principalmente lo Strand Magazine, ed ebbe subito un notevole successo. Holmes era un detective molto particolare: freddo, misogino e calcolatore, dotato da un’acutissima logica deduttiva con la quale risolveva i casi più intricati. Il suo collaboratore e fidato amico e biografo era il dottor John Watson, un personaggio nel quale lo stesso Doyle si era immedesimato. Conan Doyle scrisse un totale di 56 racconti e 4 romanzi ispirati al suo personaggio, una mole letteraria che i fan definiscono il "Canone", per distinguerlo dagli innumerevoli apocrifi che immancabilmente fiorirono sia negli autori contemporanei (alcuni racconti vennero scritti da Adrian Conan Doyle, figlio di Arthur), sia in quelli di ogni tempo, continuando a generare storie ancora oggi [1].
Ad un certo punto della sua storia Conan Doyle, temendo di legare troppo la propria carriera di scrittore al personaggio che aveva creato, decise di far morire il suo personaggio, in una stregua lotta presso le cascate di Reichenbach, in Svizzera, con l’arci-nemico che era la sua esatta nemesi, il prof. James Moriarty (il racconto è "L’ultima avventura", 1894). Dovette, suo malgrado, per accontentare i lettori, riprendere il suo personaggio otto anni dopo, nel romanzo "Il mastino dei Baskerville" (1902), che però era ambientato in un tempo precedente la morte del detective, e poi, a furor di popolo, "resuscitare" il suo personaggio in un nuovo racconto, intitolato "L’avventura della casa vuota" (1905). In esso quale Holmes faceva la sua riapparizione ad uno sbigottito Dr. Watson spiegando come aveva fatto a sopravvivere alla caduta nelle cascate gelate e come aveva dovuto nascondersi per smembrare la fitta rete criminale creata dal suo nemico, sfuggendo nel contempo al tentativo di omicidio da parte di uno dei più stretti collaboratori del professor Moriarty, il colonnello Sebastian Moran.
Interno dello Sherlock Holmes Museum
Il personaggio di Sherlock Holmes è diventato talmente iconico che oggi i suoi fan più sfegatati praticano il "gioco" di ritenerlo realmente vissuto, essendo "Arthur Conan Doyle" soltanto uno pseudonimo del dottor John Watson. L’appartamento situato al memorabile indirizzo dello studio del detective, il 221B di Baker Street, è stato acquisito dall’associazione non profit Sherlock Holmes International Society e trasformato in museo, lo Sherlock Holmes Museum. A dire la verità, quando Conan Doyle scrisse i suoi racconti, Baker Street era più corta, e terminava al numero civico 100. Durante gli anni ’30 il riassetto urbanistico previde il prolungamento della strada e il n. 221B venne assegnato alla sede di una società chiamata Abbey Road Building Society, che cominciò a ricevere lettere da tutto il mondo indirizzate a Sherlock Holmes. La società pensò bene di approfittarne aprendo una Segreteria di Sherlock Holmes, apponendo una targa di bronzo commemorativa al di fuori dell’edificio e sponsorizzando la costruzione di una statua del celebre detective a pochi passi dall’uscita della fermata della metropolitana di "Baker Street". Lo Sherlock Holmes Museum, invece, occupa il numero 239 ma grazie ad un permesso speciale del Westminster City Council è stato rinumerato come "221B" ed oggi è detenuto a ricevere tutta la posta indirizzata a Sherlock Holmes.
Lo Sherlock Holmes Pub & Restaurant presso Charing Cross
Il museo raccoglie oggetti e testimonianze legate ai racconti del "Canone", nonché statue a grandezza naturale che riproducono personaggi e scene chiave dei racconti più noti, nonché la ricostruzione fedele dello studio del detective così come è descritta nel libro ed è apparsa in numerosi film. Un’altra ricostruzione fedele dello studio, insieme ad una notevole collezione di memorabilia provenienti dai set dei vari film si trova nello "Sherlock Holmes Pub", altro iconico locale londinese che si trova in Northumberland Street a pochi passi dalla fermata della metropolitana di "Charing Cross".
La White Tower, edificio principale nel complesso della Torre di Londra
Tra i tanti luoghi-simbolo della città londinese, la Torre di Londra merita certamente un posto d’onore. Concepita nel 1078, in pieno Medioevo, come torre fortificata per la difesa della City, l’originaria Torre Bianca (White Tower) è stata successivamente circondata di altre mura ed edifici per assumere l’aspetto attuale. Nel corso dei secoli la Torre è servita anche come residenza reale, deposito di polveri e munizioni ed infine come austera prigione destinata ai prigionieri più illustri ed ai dissidenti religiosi.
La Torre è protetta da un gruppo speciale di guardie scelte chiamate Yeoman Wardens, ma da sempre soprannominati Beefeaters (letteralmente, "i mangiatori di manzo"). Incuriosiscono i visitatori per i loro costumi pittoreschi, e l’alto cappello di pelliccia nera, ma sono una vera e propria istituzione, e la loro costituzione risale almeno al 1509.
Uno dei Beefeaters è appositamente designato per la cura e la protezione dei corvi che alloggiano all’interno della Torre. C’è una curiosa leggenda che riguarda questi corvi: si dice che quando essi spariranno dalla torre la monarchia cadrà. La leggenda risale all’epoca del re Carlo II, che aveva deciso di rimuovere tutti i corvi dalla Torre su suggerimento dell’astronomo reale John Flamsteed, che lamentava di non poter fare accuratamente le sue osservazioni del cielo a causa degli uccelli. Il re fu però dissolto dal suo intento quando gli riferirono la succitata profezia, e preferì delocalizzare l’astronomo, facendo ricostruire l’Osservatorio Reale a Greenwich. Da allora, non meno di sei corvi alloggiano regolarmente all’interno della Torre Bianca.
La caratteristica per cui la Torre è più nota è il fatto che in essa si conservano tutt’oggi i Gioielli della Corona, ossia la corona, gli scettri e gli altri paramenti reali che i regnanti d’Inghilterra indossano durante la cerimonia dell’incoronazione o altre cerimonie di stato. La tradizione perdura dal 1303, anno in cui i gioielli vi furono trasferiti rimuovendoli dall’Abbazia di Westminster, dove erano originariamente conservati, a causa di un tentativo di furto.
Tra i prigionieri illustri che popolarono le celle di detenzione della Torre, si ricordano John Balliol e Davide II, re di Scozia, Enrico VI d’Inghilterra, Sir Thomas More, Sir Walter Raleigh, Anna Bolena, Lady Jane Grey, Maria Stuarda, Guy Fawkes e Rudolf Hess. Molti di costoro hanno lasciato delle firme all’interno della Torre. Tra i tanti e curiosi graffiti che affollano le pareti della Torre, c’è anche una straordinaria ruota magica; il suo autore, un certo Hew Draper di Brystow, era probabilmente un detenuto di alto rango che era stato accusato di stregoneria. La rotula riporta la data del 30 Maggio 1561 ed appare circondata da una fascia anulare nel quale sono iscritti i segni dello Zodiaco. La tabella sulla sinistra riporta invece le influenze planetarie per ciascuna ora di ciascun giorno della settimana.
L'ingresso principale del British Museum
La caccia alle curiosità ed ai segreti di Londra non può che concludersi al British Museum, il monumentale museo delle antichità che si trova nel quartiere di Bloomsbury, a breve distanza dalle fermate "Tottingham Court Road" e "Holborn" della metropolitana. Nelle sue immense sale si possono trovare testimonianze di tutte le civiltà, più o meno antiche, una collezione veramente mirabile di reperti provenienti dall’Antico Egitto, tra cui la famosa Stele di Rosetta che fu la "pietra miliare" che permise l’interpretazione dei geroglifici egizi, presentando lo stesso testo scritto in tre lingue: geroglifico, greco e antico copto. Tra i reperti più curiosi, troviamo addirittura un autentico Moai dell’Isola di Pasqua, e il Teschio di Cristallo, che la leggenda vuole sia uno dei 13 che una volta riuniti tutti vedrebbero l’avvento di un evento straordinario per tutta l’umanità [2] (vedi foto qui).
Per gli appassionati di magia ed alchimia segnaliamo alcuni reperti esposti presso una della due enormi sale al pianterreno, chiamata "Illuminations" (l’altra, dal lato opposto, raccoglie i maggiori monumenti egizi, come tombe, statue ed obelischi). Si tratta della vetrina dedicata alla Magia, in cui troviamo amuleti e sigilli magici, un coltello da alchimista insieme ad alcune pepite di "oro filosofale", talismani e statuine legate ai culti fallici del dio Priapo. In un angolo, so trovano alcuni oggetti appartenuti al dottor John Dee, uno dei più famosi filosofi, studiosi, maghi e alchimisti inglesi che fu astrologo personale e protetto della regina Elisabetta. Vi si trova una sfera di cristallo, uno dei suoi "specchi magici", una laminetta coperta di simboli "enochiani" e due pietre circolari con intricati simboli magici incisi sopra di essa. Una di queste pietre riproduce il famoso Sigillum Dei Aemeth che Dee descrisse in una delle sue opere ("Mysteriorum Libri Quinque") e che era apparso per la prima volta nel Liber Iuratus, un grimorio medievale attribuito ad Onorio di Tebe. La storia e il simbolismo di questo sigillo ha delle caratteristiche così particolari che ad esso è stata dedicata una pagina particolare nella sezione dei simbolismi.
[1] Anche l'autore di questo sito ha scritto alcuni apocrifi in chiave semi-parodistica sul celebre detective. Uno di questi racconti, "Il caso del samurai fantasma", è stato pubblicato nel primo numero di una raccolta di apocrifi pubblicata dalla Delos Books nel 2005 ("Sherlock Magazine n. 1 - Indagine a Baker Street"). Vedi la sezione "Pubblicazioni".
[2] Studi recenti hanno dimostrato l’esistenza di alcuni segni circolari attorno alle orbite degli occhi ed altri punti più delicati, che fanno pensare all’uso di una mola da gioielliere piuttosto che ad una scultura interamente manufatta. Questo ha indotto gli studiosi a concludere che almeno l’esemplare esposto al British Museum non sia un reale teschio di cristallo di origine azteca ma un’abile contraffazione.