Il Triskelion (o Triscele, nella sua forma italianizzata) è un simbolo formato da tre gambe unite tra loro per la coscia, disposte a spirale in triplice simmetria rotazionale. Il nome deriva dal greco ed è formato dal prefisso τρι- (tri-), derivato da τρεις, che significa "tre volte", e σκελος (skelos), che significa "gamba". Per estensione, il termine "triskelion" indica un qualsiasi simbolo che presenta le stesse caratteristiche di triplice simmetria, includendo il Triscele a spirale e la Triquetra.
Triscele a spirale |
Triscele a spirale (variante) |
Triscele-Triquetra |
Nelle sue varie forme, sono stati ritrovati esemplari di questo emblema appartenenti ad epoche e persino località molto diverse: lo troviamo su stoviglie micenee, sugli scudi dei guerrieri dipinti sul vasellame greco e sulle facce di monete di diverse città dell'Asia Minore, tra cui Aspendo in Panfilia, Olba in Cilicia, Berrito e Tebe nella Troade ed altre città della Licia, tutte datate dal VI al IV sec. a.C.. Secondo gli studiosi, l'origine del triskelion è orientale: sarebbe un simbolo religioso che incarnava la triplice natura del dio Baal, con valenza solare, nella triplice forma di dio dell'estate, della primavera e dell'inverno. Ad esempio, sul monumento del dio situato a Vaga (l'odierna Béja, in Tunisia), il triscele viene rappresentato al di sopra di una testa di toro.
Il Triplo Corno di Odino, una variante del Triskelion
In Europa, il triscele è presente soprattutto nelle regioni a più forte influenza celtica. In Irlanda, ad esempio, lo troviamo all'interno del primo calendario astronomico conosciuto in Occidente, che si trova presso la tomba megalitica di Newgrange, risalente al 3200 a.C..
Il triscele è diversamente utilizzato nel campo dell'araldica. Come emblema di famiglia, il simbolo è presente negli stemmi di diverse casate nobiliari europee, come gli Stuart d'Albany in Inghilterra (probabilmente in seguito all'estensione del loro dominio su alcune isole del mar d'Irlanda, tra cui quella di Man), i Rabensteiner di Francia, gli Schanke di Danimarca e i Drocomir di Polonia.
Nell'araldica civica, lo troviamo, invece, negli stemmi delle città tedesche di Füssen e Döhlau, situate in Baviera, ma soprattutto nella bandiera e nello stemma dell'Isola di Man, e in quello della regione Sicilia, anche se con caratteristiche leggermente diverse tra loro.
Stemma della cittą di Füssen |
Stemma della cittą di Döhlau |
L'Isola di Man costituisce un protettorato britannico, praticamente uno stato a sé che dipende dal governo britannico per la sola politica estera e per la difesa. Il Parlamento mannese, chiamato Tynwald, è il più antico d'Europa, essendo instaurato sin dal 979 d.C.
Lo stemma dell'Isola di Man
Il triskelion mannese è perfettamente simmetrico nei suoi tre assi radiali e le tre gambe che lo compongono, a differenza del triscele classico, sono provviste di armatura con tanto di sperone, molto spesso rappresentato sotto forma di stella a cinque punte. Esso rappresenta una versione grafica del motto latino dell'isola, "Quocunque Jeceris Stabit", cioè "comunque lo getterai, starà fermo", in riferimento al carattere forte e tenace del popolo mannese.
Il triscele è stato, sin dai tempi più antichi, anche il simbolo della regione Sicilia, dove esso viene chiamato, anche se più impropriamente, "Trinacria" (un altro termine derivato dal greco: il prefisso τρεις, "tre", e il termine ακρα, "estremità, lembo"). Lo storico Plinio il Vecchio fa derivare il simbolo dalla forma triangolare dell'isola, che in antichità era conosciuta, appunto, come "Trinacria", in riferimento ai suoi tre promontori che si chiamavano Pelorus, Pachynus, e Lilybæum (Peloro, Pachino e Lilibeo).
Stemma della regione Sicilia con il Triscele
Lo stemma presenta le tre gambe nude, piegate all'altezza del ginocchio. Al centro, vi era posta inizialmente la testa di Medusa, la mitologica Gorgone che venne decapitata dall'eroe Perseo. La Medusa, con dei serpenti al posto dei capelli, aveva la particolarità di pietrificare qualunque essere con la forza del suo sguardo, e in accordo al mito greco tale proprietà veniva mantenuta dalla testa anche dopo la decapitazione. Per i Siciliani, l'apposizione sullo stemma aveva una funzione apotropaica, serviva, cioè, a tenere lontano il Male "pietrificandolo", ossia invalidando il suo potere. Più tardi i Romani sostituirono i tre serpenti con delle spighe di grano, a simboleggiare la ricchezza e la fertilità della terra. Fu Gioacchino Murat, Re delle Due Sicilie dal 1808 al 1815, che introdusse ufficialmente il simbolo nello stemma del Regno.