L'antica città fenicia di Baalbek era consacrata a Baal, il dio Sole, che assieme alla dea Astarte ed al dio Aliyan formano la triade locale. Successivamente alla conquista di Alessandro Magno, nel IV sec. a.C., la città venne chiamata "Heliopolis", ovvero la "Città del Sole", ed al culto del dio Baal e del resto della triade si sovrappose quello di Zeus, Afrodite ed Hermes, ed in seguito quello dei loro equivalenti romani: Giove, Venere e Mercurio. Oggi, nella valle monumentale, si possono ammirare i resti degli enormi templi fatti edificare dagli imperatori romani durante la loro dominazione dal I al III sec. a.C.. Ciò che più stupisce lo spettatore è la grandiosità delle costruzioni: l'edificio maggiore, il Tempio di Giove (foto 4), è a uno dei più grandi del mondo, con i suoi 88 x 48 m di dimensioni, e le sue colonne alte 20 metri.
Foto 4 - Baalbeck: il Tempio di Giove/Baal |
Foto 5 - Il Monolito di Baalbeck |
Costeggiando la cinta muraria del Tempio, si incontra un insieme di tre blocchi monolitici di circa 19 x 4,5 x 4 metri, il cosiddetto Trilithon. Non troppo distante dal sito archeologico, ai piedi di una collina situata a Sud-Ovest della città moderna, si trovano i resti delle antiche cave di pietre: in una di queste giace ancora nella sua posizione originale, in attesa di essere trasportato fino alla valle dei templi, un gigantesco monolito chiamato Hajjar el-Houble, o "Roccia della Partoriente" (foto 5), perché si credeva avesse la proprietà di favorire la fertilità nelle donne che vi fossero venute a contatto. Di fatto si tratta del più grande monolito del mondo lavorato dall'uomo, con le sue ben 2000 tonnellate di peso, e rappresenta ancora oggi un mistero per gli studiosi, che non riescono a capacitarsi come gli antichi potessero lavorare, sollevare, trasportare e posizionare blocchi di siffatta grandezza e peso, non disponendo dei moderni mezzi di costruzione. Nella foto 5 ci si può fare un'idea delle dimensioni di questo portentoso monolito: quello in basso, appoggiato sulla parete, sono io...
La città di Byblos (l'odierna Jbail) sorge ad una quarantina di km a Nord da Beirut, ed è una delle città più antiche del mondo, essendo stata abitata ininterrottamente per più di settemila anni. Furono i Greci a darle questo nome, perché nel suo porto facevano scalo le navi che trasportavano il papiro egiziano (byblos, in greco) verso il mondo classico. Come molte altre città libanesi, soprattutto quelle costiere, Byblos conobbe un periodo di dominazione crociata tra il XII ed il XIII sec. Il possente Castello dei Crociati (foto 6) è una fortezza che ancora oggi domina la città, costruita nel XII sec. probabilmente sulle fondamenta di un edificio arabo del IX sec. Dai suoi bastioni è possibile dominare tutto il paesaggio circostante, in particolare il sito archeologico sottostante. Situato a Sud-Est della città, esso comprende tra i vari monumenti due edifici sacri risalenti al III millennio a.C.: il Tempio degli Obelischi (foto 7), dedicato al dio fenicio Rashef e così denominato per i numerosi obelischi ancora presenti, offerti al dio come ex-voto, ed il cosiddetto Tempio ad "L", per la sua forma particolare.
Foto 6 - Byblos: resto del Castello dei Crociati |
Foto 7 - Byblos: il Tempio degli Obelischi |
A Sud-Ovest del Castello, invece, sorgono il Tempio di Baalat Gebal (2800 a.C.), dedicato alla Dea Madre Baalat Gebal, in seguito assimilata alle varie Iside-Hathor, Afrodite, Venere, ecc., e che ha dato origine ad un vivissimo culto millenario. Nella stessa zona si ammirano le vestigia del teatro romano e le Tombe dei Re fenici del II millennio a.C. In queste sepolture venne ritrovato il sarcofago del Re Ahiram, riccamente decorato e la cui iscrizione costituisce il più antico esempio di scrittura fenicia ritrovato. Il sarcofago è oggi conservato ed esposto nel museo archeologico nazionale di Beirut. Nella città medievale, alle spalle del porto, sorge magnifica la Chiesa di San Giovanni Battista (foto 8), la cui costruzione ad opera dei Crociati iniziò nel 1115. L'edificio, in stile romanico, presenta dei pregevoli mosaici bizantini ed è caratterizzato da un battistero esterno sormontato da una cupola (foto 9), che denota un'influenza italiana dovuta al fatto che la città, agli inizi del XII sec., fu per qualche anno dominio genovese. La chiesa, suddivisa in tre navate e tre absidi, è passata all'Ordine Maronita Libanese nel XVIII sec. ed oggi è nota come San Giovanni Marco.
Foto 8 - Byblos: la Chiesa di San Giovanni Battista |
Foto 9 - Byblos: il Battistero di San Giovanni Battista |
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