Camminando per i centri storici di molti dei nostri paesi più antichi, è frequente imbattersi in un simbolo molto caratteristico, formato dall'unione delle tre lettere I H S, maiuscole o minuscole, ma quasi sempre sormontate da una croce, che sovrasta oppure si unisce direttamente alla H centrale. Spesso questo monogramma si presenta accompagnato, al disotto, di un glifo che rappresenta l'insieme di tre chiodi disposti a ventaglio. Questo simbolo, la cui valenza è generalmente apotropaica, ovvero serve ad invocare sulla casa benedizione e protezione dagli influssi o spiriti negativi, trae la sua origine dal nome di Gesù, ed è per questo conosciuto come Cristogramma, o monogramma Cristico. Nelle due immagini in alto, sotto il titolo, sono rappresentate alcune forme tipiche del monogramma; a sinistra, in lettere maiuscole, a destra, in lettere minuscole.
Esso si ricava, infatti, prendendo le prime due lettere e l'ultima del nome greco di Gesù, Iesous (ΙΗΣΟΥΣ), e translitterandole in lettere dell'alfabeto latino, dove H prende il posto di eta ed S prende il posto di sigma. A volte, nelle iscrizioni, la sigla è seguita da una analoga, XPS, che translittera con lo stesso principio le prime due lettere e l'ultima del nome greco di Cristo, Christos (ΧΡΙΣΤΟΣ).
La sigla prevede anche alcune varianti. Spesso, infatti, poiché la iota greca può essere trascritta in alfabeto latino sia come "I", sia come "J", troviamo la varante JHS. Inoltre, poiché a volte la lettera greca sigma poteva essere tracciata nella forma "lunata", cioè molto simile una mezzaluna, essa veniva trascritta con la lettera latina che più vi assomigliava, ovvero la "C", dando origine alle varianti tardo-antiche IHC o JHC. Talvolta, confondendo la Y con la I, sono state adottate le varianti YHS e YHC.
La sigla cominciò a diffondersi come elemento decorativo in manoscritti, monete ed altri oggetti artistici; si pensi ad esempio ad alcune monete bizantine coniate sotto il regno di Giustiniano II, che riportano l'iscrizione "DN IHS XPS REX REGNANTIUM", ovvero "Signore Gesù Cristo Re dei Re". Agli ultimi anni del VII secolo risale invece l'iscrizione riportata sulla tomba di San Cutberto, che si può oggi ammirare all'interno della cattedrale di Durham, nel nord-est dell'Inghilterra.
Il Chi-Rho, o Chrismon, il monogramma di Cristo
Solo successivamente la sigla cominciò ad essere interpretata anche come acronimo, che costituiscono comunque delle letture alternative, del concetto iniziale di abbreviazione del nome di Gesù. Tra queste riletture, la più comune è certamente "Iesus Hominum Salvator", cioè Gesù Salvatore degli Uomini (ovvero dell'Umanità). Un'altra interpretazione è quella relativa alle iniziali del famoso motto costantiniano "In Hoc Signo [Vinces]", cioè "Con questo segno vincerai", con il quale Costantino incitò le sue truppe nella battaglia di Ponte Milvio (312), contro le armate di Massenzio. Il segno a cui si riferisce è quello che sarebbe apparso in sogno a Costantino prima della fatidica battaglia, un simbolo formato dall'intersezione delle prime due lettere del nome greco di Cristo, chi e rho, che venne impresso sul labaro imperiale. Tale simbolo verrà anch'esso assunto come monogramma di Cristo, e conosciuto con diverse denominazioni tra cui labaro di Costantino, Croce di Costantino, Chrismon o Chi-Rho.
Il Cristogramma cominciò a guadagnare popolarità in seguito alla diffusione del culto del Santissimo Nome di Gesù, il cui primo promotore fu San Bernardo di Chiaravalle. La sigla venne poi adottata dal beato Giovanni Colombini da Siena, fondatore, nel 1360 circa, della fraternità laica dei Gesuati, i quali portavano questa sigla cucita sul petto. La sigla venne poi ripresa da San Vincenzo Ferrer, ma l'apice della sua diffusione si deve all'opera di predicazione di San Bernardino da Siena, al quale rimane strettamente legata.
San Bernardino, Vincenzo Foppa, 1450 (Palazzo Blu, Pisa)
Bernardino inserì il trigramma all'interno di un disco solare a dodici raggi, a simboleggiare il Cristo circondato dai suoi apostoli, riprendendo un'iconografia già precedentemente creata dal predicatore Ubertino da Casale. In seguito alla cattiva nomea di quest'ultimo, e temendo che una devozione ed un'ostensione troppo vistosa del monogramma potesse generare una deviazione idolatrica, papa Martino V impose nel 1427 l'aggiunta di una croce alla sigla, che doveva essere tracciata sopra l'astina orizzontale dell'acca, se in caratteri maiuscoli, oppure deposta a taglio sull'astina verticale dell'acca, se scritta in forma minuscola, assumendo così la forma con la quale la conosciamo oggi.
Il simbolo della Compagnia di Gesù
Dopo la Controriforma, sulla scia del successo che il simbolo aveva già avuto con Bernardino da Siena, esso venne adottato come sigillo personale da Sant'Ignazio da Loyola, nel 1541. Più tardi, la Compagnia di Gesù, ovvero la congregazione religiosa da lui fondata, con alcuni compagni, a Parigi nel 1534, lo adottò come emblema. Oltre agli elementi già noti, ossia il trigramma, il sole raggiato e la croce, essi aggiunsero al disotto della sigla i tre chiodi della Passione, che completavano il quadro simbolico sottolineando così il legame particolare con la persona di Gesù. Per lo stesso motivo Sant'Ignazio decise di chiamare la sua confraternita "Compagnia di Gesù", o Gesuiti, e non, come era stato proposto, Ignazisti o Ignaziani. Il simbolo venne apposto sul frontespizio della prima edizione degli "Esercizi Spirituali" (1548).
Frontespizio della prima edizione degli Esercizi Spirituali (1549)
Circa mezzo secolo dopo, nel 1606, la già menzionata fraternità laica dei Gesuati, già convertitasi nel 1499 in ordine mendicante con la mediazione di papa Alessandro VI (il quale gli diede l'appellativo di 'Frati Gesuati di san Girolamo') fu trasformata in congregazione clericale, guadagnando così l'accesso al sacerdozio. La regola costitutiva dell'Ordine, redatta nel 1640 sotto la benedizione di papa Urbano VIII, riportava analogamente nel frontespizio la precedente versione del Cristogramma, senza i tre chiodi posti in ventaglio.
Frontespizio della Regola dell'Ordine dei Gesuati emanata da papa Urbano VIII (1641)
In alcuni ambienti occultistici o comunque di carattere esoterico, è diffusa un'altra derivazione della sigla IHS di carattere più peculiare, ispirata ai principi dell'antica Cabala ebraica. Il punto di partenza, secondo questa interpretazione, è il Tetragrammaton, ovvero il sacro nome di Dio: YHVH, ovvero le quattro lettere dell'alfabeto ebraico yod-he-wav-he. Questo nome nei testi dell'Antico Testamento è stato translitterato come Yahvè, o anche Geova, in quanto la scrittura ebraica non prevede l'esplicitazione delle vocali. Tuttavia, l'esatta pronuncia del nome di Dio era appannaggio di pochissimi eletti, e con il passare del tempo essa è andata perduta, anche perché gli Ebrei, sin dall'antichità, hanno considerato il tetragramma troppo sacro per essere pronunciato ad alta voce. Ad ogni modo, se volessimo scrivere il tetragramma dovremmo tracciare quattro consonanti (vedi figura sottostante, ricordando che l'ebraico si scrive e si legge da destra a sinistra):
Il Tetragrammaton giudaico, YHVH
Secondo la dottrina cristiana, Dio si è incarnato attraverso lo Spirito Santo in una donna, Maria, facendosi uomo, col nome di Gesù. Nella cabala ebraica, la lettera Shin, che corrisponde al suono della nostra s come nella parola 'sciarpa', simboleggia lo "Spirito di Elohim". Se, dunque, apriamo a metà il tetragramma e vi inseriamo al centro la lettera Shin, il risultato ottenuto è yod-he-shin-wav-he (YHShVH), che si legge Yeshua. In ebraico la parola yeshua significa "Dio salva", e quindi "salvezza"; esso corrisponde al nome ebraico di Gesù. I cabalisti danno la seguente spiegazione teogonica: in principio Dio è uno, e contiene in sé entrambi i principi, maschile e femminile. In seguito alla caduta dovuta al peccato di Adamo, il principio viene scisso nelle due componenti; solo lo spirito (il Fuoco Sacro degli Alchimisti) può farsi mediatore tra il principio femminile e quello maschile per riunirli nuovamente nel fondamento di salvezza. L'analogia con il fuoco non è casuale: lo Spirito Santo è stato, infatti, spesso rappresentato come una fiammella che discende sul capo degli uomini. In ebraico fuoco si scrive Esh, una parola che è composta da due sole lettere, alef e shin, e che è ovviamente radice di sé stessa.
La derivazione cabalistica del nome di Gesù dal Tetragrammaton
Il concetto di radice, nella pratica della cabala, è fondamentale. La maggior parte delle parole ebraiche, secondo i dettami di questa disciplina, possono essere ridotte alla loro vera essenza considerandone soltanto la radice, ossia le prime tre lettere. Per la parola Yeshua la radice è yod-he-shin, ossia il nostro cristogramma IHS. In più, se dalla sequenza yod-he-shin-wav-he si toglie la he finale, unica lettera ripetuta e quindi ridondante, e ricordando che wav si legge U oppure V a seconda delle lettere a cui è vicina, ciò che rimane è IHSV, ovvero le iniziali del ben noto motto costantiniano: In Hoc Signo Vinces, sottolineandone ancora una volta la stretta connessione.
Variante YHS con sole raggiante (Abbazia di Morimondo, MI) |
IHS su soffitto a bassorilievo (Basilica di San Bernardino, AQ) |
IHS su chiave di volta (Centro storico dell'Aquila) |
Una variante alquanto insolita: IHI
Via della Civita, centro storico di Castro dei Volsci (FR)