Il simbolo raffigurato in alto è costituito da un quadrato regolare, nel quale sono iscritti otto raggi, che formano al suo interno due croci greche. Una sua variante è costituita da quattro quadrati semplici, con gli otto radiali all'interno, sovrapposti in modo da formare un altro quadrato. Si tratta di un simbolo molto antico, affine a quello della Triplice Cinta, che come questa trae le sue origini dalla tradizione celtica. Louis Charbonneau-Lassay, in uno scritto sui graffiti templari della torre di Chinon (fig. 1, [1]), ne dà una dettagliata descrizione, insieme ad una sua interpretazione esoterica [2], mentre René Guénon, citando lo stesso articolo, fa notare che questo simbolo era stato già ritrovato graffito sulla pietra sacra di Kermaria, ed era stato studiato da M. J. Loth. [3] Una sua variante in forma circolare (Ruota ad Otto Raggi) è nota in diverse tradizioni orientali come "Ruota dei Chakra" o "Ruota della Vita".
Fig. 1 - Particolare dei graffiti templari trovati nella fortezza di Chinon
È utile citare un passaggio dell'articolo di Guénon[4], in cui l'esoterista francese spiega l'essenza di questo importante simbolo: «Un notevole esempio della rappresentazione dell'Omphalos è la pietra sacra di Kermaria, vicino Pont‘Abbé (Finistère), la cui forma generale è quella di un cono regolare, arrotondato sulla punta. Nella parte inferiore si trova una linea sinuosa, che non potrebbe essere altro che la forma stilizzata di un serpente (...); la sommità è circondata da un motivo a greca. Su una delle due facce è presente una svastica; e la presenza di questo segno, di cui, incidentalmente, la greca è una derivazione, dovrebbe bastare a confermare, nel modo più chiaro possibile, il significato di questo particolare monumento. Su un'altro lato è presente un altro simbolo, non meno interessante; si tratta della figura di otto radiali circondati da un quadrato invece di un cerchio come nella figura della ruota; questa figura è così confrontabile con la bandiera Britannica, che deve similmente avere origini celtiche. Ciò che è più strano è che questo segno della pietra sacra di Kermaria è stato ritrovato esattamente riprodotto in molti esemplari tra i graffiti della fortezza di Chinon (...) e, negli stessi graffiti, la figura ad otto raggi è presente ancora su uno scudo ovale retto da una persona inginocchiata. (...) Questo segno deve avere avuto un ruolo abbastanza determinante nel simbolismo dei Templari. (Nota: Per di più, la stessa figura è rimasta ancora oggi presente nella moderna Massoneria, ma in questo ambito vi si riferisce soltanto come ‘chiave dei numeri,’ ed è dimostrato che è possibile, infatti, scomporla in modo tale da ottenere tutte le cifre arabe in una forma più o meno schematizzata). Infatti, è stato anche trovato nelle antiche Commanderie del Tempio; è stato ugualmente visto sull'insegna araldica sopra un grande blasone in cima ad una statua funeraria di un Templare del tredicesimo secolo della Commanderia di Roche-en-Cloué (Vienne) e su una pietra incisa nella Commanderia di Mauleon, vicino Châtillon-sur-Sèvre (Deux-Sèvres) (...) Quest'ultimo diagramma raffigura, propriamente parlando, una ruota; e questo non è che un altro esempio tra molti altri, della continuità delle tradizioni Celtiche attraverso l'intero periodo Medievale. Abbiamo omesso di dire precedentemente in relazione a questo simbolo che uno dei principali significati del numero 8 è "giustizia" o "equilibrio" i cui concetti, come abbiamo visto, si riferiscono direttamente a quello del Centro (è anche nota quale importanza i Pitagorici attribuivano all'Ottoade.»
Fig. 2 - Antica raffigurazione del gioco dell'Alquerque
Così come è accaduto per Triplice Cinta, il cui schema simbolico deriva da quello di un popolare gioco da tavolo, il filetto, così il Centro Sacro riproduce lo schema di un gioco altrettanto antico e diffuso, chiamato Alquerque. L'origine del gioco si perde letteralmente nella notte dei tempi: il tracciato di un tavoliere di Alquerque è inciso sulle pietre di copertura del tempio di Kurna, nell'antica Tebe egiziana del XIII secolo a.C. Il gioco fu portato in Spagna dagli Arabi, che lo chiamavano "el - qirkat": ne parla il "Libro de Juegos" di Alfonso il Saggio del 1283, che ne mostra una splendida illustrazione (fig. 2). Nel suo schema più diffuso, l'Alquerque ha un tavoliere formato da un griglia di quadrati che sono collegati fra loro da linee diagonali, creando così 25 incroci. I due giocatori hanno 12 pedine a testa, bianche o nere, e devono piazzarle ciascuno su una metà diagonale del tavoliere, lasciando libera la casella centrale. Muove per primo il Bianco. L'obiettivo di un giocatore è nel catturare o immobilizzare tutte le pedine dell'avversario. Il movimento consiste nello spostare un pedina su una casella libera: se questa salta una pedina avversaria, la "mangia", cioè la toglie dal tavoliere. Ovviamente una pedina può realizzare, in un solo movimento, diversi salti successivi, mangiando diverse pedine avversarie. Se un giocatore dimentica di mangiare un pedina dell'avversario, questi gli può "soffiare" la pedina ed eliminarla dal gioco. Vince chi prende per primo tutte le pedine dell'avversario. Gioco di calcolo e di rapido colpo d'occhio, l'Alquerque ha regole semplici che rimandano a quelle della Dama. [Fonte: In-Game, Enciclopedia dei Giochi on-line]
[1] Fonte: http://www.freemasonrytoday.com/issue21-chinon.shtml.
[2] Louis Charbonneau-Lassay, "Le Coeur rayonnant du donjon de Chinon attribué aux Templiers", Secrétariat des Oeuvres du Sacré-Coeur, Beaux-Livres, Fontenay-Le-Comte 1922.
[3] M.J. Loth, "L'Omphalos chez les Celtes", in «Revue des Études anciennes», Luglio-Settembre 1915.
[4] René Guénon, "L’idee du Centre dans les Traditions antiques", in «Regnabit», 5° anno, n° 12, vol. X, maggio 1926.