Durante il XIII sec. e per buona parte del Quattrocento la pace e la sicurezza delle città italiane era talmente incerta ed allo stesso tempo desiderata che vennero fondate numerose istituzioni con lo scopo di mediare e mettere pace tra i vari contendenti, spesso casate familiari contrapposte. Il caso più noto è quello della lotta tra Guelfi e Ghibellini a Firenze, ma molte altre città si trovavano nella stessa situazione. A Bologna, nel 1261, venne istituito l'Ordine dei Cavalieri di Maria Gloriosa (Ordo Militiae Mariae Gloriosae), in seguito meglio conosciuti come Frati Gaudenti, in riferimento ad uno dei principali attributi spirituali della Vergine, che comparve nel loro titolo ufficiale fin dall'inizio. Come i Cavalieri Templari, con i quali essi avevano più di qualche affinità, si trattava di una milizia religiosa (monaci guerrieri), dedita alle preghiere ed alle opere benefiche. L'Ordine venne approvato da papa Urbano IV con la bolla "Sol ille verus", del 23 Dicembre 1261, ed il frate francescano Rufino Gorgone, che era stato padre provinciale dei Minori in Bologna, fu incaricato di scriverne la Regola. Fra Rufino organizzò la Milizia in due tipi di frati: quelli che vivevano in comunità e quelli che restavano presso la propria casa. I primi seguivano la regola agostiniana, portavano armi per la difesa personale e perseguitavano l'eresia. Non potevano partecipare a feste e banchetti, né ricoprire cariche pubbliche oppure assistere ai consigli cittadini. Per i frati che continuavano a vivere in casa, invece, la regola era meno severa: erano ammessi anche i coniugati, anche se era loro imposta l'astinenza sessuale, erano tenuti a digiuni e preghiere in determinate ricorrenze e dovevano evitare la vita pubblica ed amministrativa. I cavalieri indossavano un abito bianco con mantello di colore grigio; nel loro stemma era raffigurata una croce rossa con due stelle su campo bianco. L'ordine crebbe e si diffuse principalmente nell'Italia Settentrionale: da Bologna a Mantova, da Modena a Treviso. Con il passare del tempo, però, l'ordine cominciò a godere di un permissivismo sempre più largo, ottenne numerose donazioni e privilegi, divenne sempre più ricco e incurante della Regola, fino a divenire un vero e proprio organo di potere. L'episodio più famoso legato a questo ordine fu quello della fallita mediazione tra Guelfi e Ghibellini, episodio ricordato anche da Dante Alighieri nella "Divina Commedia". A quel tempo due eminenti cavalieri bolognesi, Loderigo degli Andalò e Catalano dei Malavolti, due dei fondatori dell'Ordine, vennero chiamati a Firenze per mediare e porre fine alla sanguinosa guerra tra le due famiglie. Catalano era Guelfo, mentre Loderigo Ghibellino, ma entrambi affiliati ai Cavalieri Gaudenti, per cui avrebbero dovuto agire con imparzialità. Invece i due fecero tutt'altro: seguendo segretamente le direttive di papa Clemente IV favorirono i Guelfi al punto che questi riuscirono a cacciare i Ghibellini. Ma il furore popolare per la loro condotta ebbe la meglio ed i due vennero presto scacciati dalla città. Catalano morì nel 1285, Loderigo nel 1293, entrambi furono sepolti nel convento di Ronzano, presso Bologna, uno dei più importanti edifici religiosi di loro proprietà. Dante Alighieri, nella Divina Commedia, ricorda questo episodio nel XXIII canto dell'Inferno. In esso Dante incontra i due Frati Gaudenti nella sesta bolgia dell'ottavo cerchio, dove sono puniti gli ipocriti, condannati a camminare tutti in fila lentamente, rivestiti di una pesante cappa di piombo ricoperta di una sottile lamina d'oro, ad indicare per contrappasso che dietro la loro apparenza benevola si nasconde la vera natura malevola. L'episodio di Firenze finì per nuocere gravemente all'immagine dell'ordine, tanto che da allora in poi ebbe un drastico mutamento: da confraternita di frati guerrieri divenne una pia unione dedita a preghiere e devozioni varie, fino a ridursi ad un semplice sodalizio di nobili che godevano di particolari privilegi e di beni. L'ultimo Maestro Generale dell'ordine fu il bolognese Camillo Volta; alla sua morte, avvenuta nel 1589, l'Ordine dei Cavalieri di Maria Gloriosa cessò praticamente di esistere. Date le numerose affinità con l'Ordine dei Cavalieri Templari, c'è chi ha avanzato l'ipotesi che gli stessi Cavalieri Gaudenti abbiano condiviso con loro alcune conoscenze esoteriche. Naturalmente non esistono prove certe di ciò, ma è bene ricordare che alla confraternita dei Gaudenti è legato uno dei più grandi misteri esoterici di Bologna, l'enigma della pietra di "Aelia Laelia Crispis".
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Per realizzare questo articolo sono state consultate le seguenti fonti:
[1] Paolo Cortesi, "Manoscritti segreti", © 2003, Newton & Compton editori.
[2] Umberto Cordier, "Guida ai luoghi misteriosi d'Italia", scheda n° 249, © 2002 ed. Piemme Pocket.
Fonti delle immagini:
Sigilli e croci simboliche sono state prese dal sito ufficiale dell'Eremo di Ronzano.
L'immagine del frate gaudente è stata trovata nella pagina dell'archivio delle mostre del comune di Bologna.
L'enigma della pietra di Bologna