Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator

Cronistoria


Cerca nel sito…



In libreria


I luoghi delle Triplici Cinte in Italia


Accademia Platonica


Accademia Platonica


Privacy e Cookie Policy


Cambia le impostazioni sulla Privacy


Il Bethel


Terribilis est locus iste!

Haec domus Dei est et Porta Coeli"

(Genesi 28, 17)



Il sogno di Giacobbe



«Or Giacobbe partì da Beer-Sceba e se ne andò verso Haran. Giunse in un certo luogo e vi passò la notte, perché il sole era già tramontato. Allora prese una delle pietre del luogo, la pose sotto la sua testa e in quel luogo si coricò. E sognò di vedere una scala appoggiata sulla terra, la cui cima toccava il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ed ecco l'Eterno stava in cima ad essa e gli disse: "Io sono l'Eterno, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco; la terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza; e la tua discendenza sarà come la polvere della terra, e tu ti estenderai a ovest e a est, a nord e a sud; e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza. Ed ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai, e ti ricondurrò in questo paese; poiché non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto".

Allora Giacobbe si svegliò dal suo sonno e disse: "Certamente l'Eterno è in questo luogo, e io non lo sapevo". Ed ebbe paura e disse: "Questo luogo è terribile! Qui è la casa di Dio, e la Porta del Cielo!". Così Giacobbe si alzò al mattino presto prese la pietra che aveva posta sotto la sua testa, la eresse come stele e versò dell'olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Bethel, mentre prima il nome della città era Luz. Poi Giacobbe fece un voto dicendo: "Se Dio sarà con me e mi proteggerà durante questo viaggio che faccio, se mi darà pane da mangiare e vesti da coprirmi, e ritornerò alla casa di mio padre in pace, allora l'Eterno sarà il mio Dio; e questa pietra che ho eretta come stele, sarà la casa di Dio; e di tutto quello che tu mi darai io ti darò la decima.»

[Genesi 28, 10-22]



Questo celebre passaggio tratto dal libro della Genesi, nella Bibbia, è straordinariamente ricco di riferimenti simbolici, e in esso possiamo riscontrare molti elementi fondamentali per la ricerca simbolica, che compaiono sotto forma di simboli all'interno delle opere architettoniche ma anche figurative, come statue e dipinti. L'esoterista francese René Guénon ha dedicato molte pagine a questo argomento e riferimenti al Bethel sono presenti in alcune delle sue opere principali, come i "Simboli fondamentali della Scienza Sacra" e il "Il Re del Mondo".



Il potere delle pietre: i betili


Cominciamo proprio dalla Pietra, che Giacobbe ha utilizzato come cuscino, e che in seguito al sogno profetico è stata chiamata "Beth-El", che significa "Casa di Dio", un nome che poi verrà esteso all'intera località nella quale egli aveva pernottato. La pietra viene unta con l'olio sacro, "consacrata" dunque, così come si fa con un re, ed eretta come stele. Dal termine "beth-el" è derivato poi il greco "betylos", il latino "betilus" e il nostro "betilo".

Non c'è dubbio che questo betilo possa essere considerato come un omphalos, una pietra sacra posta ad indicare un luogo ben preciso, carico di sacralità come conseguenza di una manifestazione divina. Giacobbe dichiara alla fine di questo passaggio che la pietra stessa è la "Casa di Dio"; questo significa che il potere divino alberga all'interno della pietra, rendendola del tutto speciale.



Omphalos a Lamoli di Borgo Pace (PU)

Omphalos presso L'Oasi di Lamoli, Borgo Pace (PU)



In tutto il mondo esistono tradizioni riguardo ai poteri di guarigione di alcune pietre, siano esse monoliti naturali o artificiali dalle forme particolari, oppure collocate in luoghi dalle caratteristiche energetiche particolari, di solito luoghi ritenuti sacri fin dall'antichità e sedi di luoghi di culto che si sono susseguiti e stratificati da una religione all'altra. In alcuni casi, queste pietre sono in grado di guarire da alcuni mali, come quelli derivanti dai reumatismi. È sufficiente sdraiarsi su di esse o strofinarvi sopra la parte dolente per avere un sollievo immediato. In altri casi, le pietre sono in grado di assicurare la procreazione ("pietre della fertilità"), e in questo caso sono principalmente le donne a trarne benefici, sedendosi sopra di esse per garantire la fecondità. Spesso queste pietre sono scolpite o si presentano in una forma strettamente legata a questo scopo: pietre allungate e arrotondate sulla cima, che ricordano il fallo maschile, oppure arrotondate o di forma ovoidale, che ricordano il gamete femminile.


Lo stesso potere è attribuito simbolicamente all'obelisco, e non a caso anche presso gli antichi Egizi si riteneva che all'interno di questi blocchi monolitici di pietra albergasse un dio, in questo caso Ra, che essendo nello specifico legato al Sole, rafforza l'idea della fecondazione allo stesso modo in cui il sole, regolando le piene del Nilo, permetteva il rilascio sulla terra del fertile limo che garantiva le coltivazioni e quindi la vita della comunità.


Secondo le teorie sulle "energie della Terra", esistono luoghi sul nostro pianeta che sono punti nodali di un reticolo energetico che ricopre tutta la superficie. Gli influssi generalmente negativi di queste particolari energie, che, ribadiamo, sono "energie sottili", cioè di natura diversa da quelle che la scienza moderna caratterizza come tali (ossia campi di forza osservabili e misurabili attraverso un opportuno strumento), possono essere non solo contrastati, ma anche volti al beneficio con opportuni accorgimenti. Tra questo, il più elementare è certamente quello di innalzare in questo centro nodale una stele, elemento verticale che connetta idealmente la terra e il cielo, e ricongiunga le energie della terra con quelle del cielo.


Stiamo parlando, ovviamente, sempre a livello simbolico: se la terra, umida e fredda, e buia nelle sua cavità sotterranee, è metaforicamente il grembo, o l'utero, della Madre Terra (elemento orizzontale, principio femminile, Materia), la stele di pietra, infilata al suo interno e svettante verso il cielo rappresenta ovviamente il fallo e l'energia fecondante (elemento verticale, principio maschile, Spirito). Il benessere è ovviamente quello derivante dalla fecondazione, che genera nuova vita e ne garantisce la rigenerazione e la continuazione. È questo un principio fondamentale su cui si basa la maggior parte del simbolismo oggi conosciuto.



Le pietre nere


Il termine "betilo", soprattutto presso i popoli semiti, indicava specificamente gli aeroliti, cioè le pietre meteoritiche, cadute dal cielo; a queste pietre, generalmente di colore molto scuro, venivano attribuiti poteri divini e venivano collocate nei templi per l'adorazione.

Oltre al celebre caso della Pietra Nera della Mecca, incassata nella Kaaba e punto focale della religione musulmana, si ricorda la pietra conica di Pessinunte, massimo centro del culto di Cibele, la Dea Madre, che fu poi deportata a Roma, e posta nel Foro. Il ricordo di questa pietra sussiste ancora nel sito chiamato "Lapis Niger", che si trova proprio al centro del Foro e che era un punto di specifica sacralità. La forma conica della pietra, come quella di tanti altri onfali, una forma conica, che stava a rappresentare la Montagna Sacra, o l'Asse del Mondo. In accoppiamento con la caverna, nel quale venivano celebrati i rituali alla dea, siamo nuovamente di fronte al vecchio archetipo del simbolismo della Lama e del Calice.



Il Masso di Eusebio, Santuario di  Oropa

Il "Masso di S. Eusebio", Santuario di Oropa (BI)

A questa enorme pietra di colore nero, parzialmente inglobata
nel Santuario dove si venera una rinomata Madonna Nera,
venivano attribuiti in passato poteri di guarigione e in grado di
assicurare la fertilità delle donne che vi si strofinassero contro.



Secondo le più antiche tradizioni di origine celtica, la pietra di Giacobbe, anch'essa di colore nero, verrà portata dal profeta Geremia in Irlanda, e lì diventerà la Pietra del Destino, sulla quale verranno incoronati generazioni di re irlandesi, poi scozzesi e infine britannici in una tradizione che perdura ancora oggi (si veda l'articolo relativo).



«Terribilis est locus iste»



Iscrizione sulla Pieve di Bibbona

L'iscrizione "Terribilis est locus iste" sulla Pieve di Bibbona



La frase pronunciata da Giacobbe ("Questo è un luogo terribile") e, talvolta, anche la sua continuazione, espressa in lingua latina, «Terribilis est locus iste», «Haec Domus Dei est et Porta Coeli», costituisce un'importante presenza simbolica che si trova sovente sulle architravi di chiese cristiane. In Italia, ad es,. la troviamo nella Chiesa di S. Andrea apostolo a Mioglia (SV), nella Pieve di Santa Maria della Pietà a Bibbona (LI) e nel Santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo (FG), ex luogo di culto mitraico dove è presente anche il simbolo della Triplice Cinta, che ha molto a che fare con i significati simbolici di cui sopra.

All'estero non possiamo mancare di citare il caso più noto ed eclatante, la Chiesa della Maddalena che si trova a Rennes-le-Château, nell'Aude, dove il parroco Berengér Sauniére la fece incidere sul portale d'ingresso.



Iscrizione sulla Chiesa di Rennes-le-Château

L'iscrizione sulla Chiesa della Maddalena a Rennes-le-Château



Secondo alcune interpretazioni, la presenza di tale frase in un luogo di culto è legata ad alcuni avvenimenti oscuri riguardanti il passato della chiesa, che per qualche periodo magari è stata sconsacrata oppure profanata. Ma se leggiamo bene il passo biblico della Genesi, ci sorge il dubbio che il termine "terribile" è volutamente esagerato, o male interpretato. Giacobbe si risveglia, è vero, spaventato, ma è soprattutto scosso e meravigliato dalla potenza di Dio che gli si è manifestata in sogno. In realtà quel luogo, che è stato scelto da Dio come segno dell'Alleanza con Giacobbe, garantendo a lui ed alla sua discendenza vita lunga e prospera, non doveva essere tanto terribile e, anzi, era un luogo dalle caratteristiche molto particolari, di carattere sacro. Si ritiene, pertanto, che la frase, qualora usata come presenza simbolica, sia da collegare al concetto di Centro Sacro e di luogo energetico nel senso specificato nel paragrafo precedente.



La Scala di Giacobbe


La scala che compare nel sogno profetico di Giacobbe, posta tra terra e cielo, e sulla quale gli angeli continuano a salire e a scendere, è anch'essa un'interessantissima presenza simbolica che può fornire numerosi spunti di riflessione e che compare in innumerevoli fonti e versioni nel simbolismo delle immagini, dei dipinti o anche in forma di graffito.

Nel sogno di Giacobbe viene rappresentato il principio dell'unione tra energie terrestri ed energie celesti: un elemento verticale posto tra Terra e Cielo sul quale salgono e scendono gli angeli... Infatti, Giacobbe al suo risveglio capisce, e consacra la pietra, che prima giaceva in posizione orizzontale (l'aveva usata come cuscino), innalzandola a mo' di stele verso il cielo, in posizione verticale. Simbolicamente, Giacobbe ha trasceso il livello materiale (elemento orizzontale) raggiungendo l'elevazione spirituale (elemento verticale).



Affresco presso il Santuario del Crocifisso, Bassiano

Affresco presso il Santuario del Crocifisso, a Bassiano (LT)



La scala è l'elemento o il mezzo per raggiungere questa elevazione: è la metafora del cammino spirituale, dove ciascun gradino rappresenta un diverso livello di iniziazione. Nei dipinti e negli affreschi a livello più elevato di sapienza, questa scala è rappresentata con sette gradini, e spesso l'ultimo è appena accennato, o è semi nascosto: si intuisce che c'è ma non è mostrato al profano. Questo simbolo è stato osservato spesso in contesti che hanno a che fare con i Cavalieri Templari. Ad esempio, abbiamo trovato una scala di questo tipo tra gli affreschi della grotta che si trova nel Santuario del Crocifisso di Bassiano (LT), e che furono attribuiti ai Templari che ivi si nascosero per sfuggire alla cattura. Su questa scala, a sette pioli, staziona un personaggio che ha un fianco trafitto da una freccia, e che vacilla rischiando di cadere se non fosse per un angelo che sopraggiunge alla sua sinistra per sorreggerlo. Troviamo scale a sette pioli anche tra gli affreschi della sacrestia della Chiesa di Santa Maria di Sovereto, a Terlizzi (BA), che fu domus templare ed è legata ad una Madonna Nera, e, all'estero, tra i graffiti delle celle di prigionia nel Castello di Newark, in Nottinghamshire, ove alcuni Templari furono rinchiusi prima del processo, accanto ad altri graffiti come la Triplice Cinta ed il Centro Sacro, rigorosamente in verticale.



Graffito di una scala presso Newark Castle

Graffito di una scala a sette pioli

Prigione del Castello di Newark, Nottinghamshire, Regno Unito



Sette sono i gradi di iniziazione nel culto di Mitra, e il più significativo esempio di questo simbolismo si trova nel mosaico pavimentale che orna il Mitreo di Felicissimo, all'interno degli scavi di Ostia Antica (RM). Tra ciascuna coppia di gradini vi sono rappresentati degli oggetti legati al simbolismo del grado corrispondente, e ciò rappresenta una testimonianza molto preziosa da questo punto di vista perché, essendo il culto di Mitra a carattere misterico, nessuno scritto è stato mai lasciato sulla sua dottrina e tutto ciò che sappiamo, e che non proviene dall'osservazione diretta degli scavi, deriva da ciò che ne dissero i primi scrittori cristiani, che erano suoi detrattori, e quindi sono giudizi spesso non molto obiettivi.


Il culto di Mitra era di carattere ipogeo, come quelli dedicati alla Grande Madre. Non è raro, infatti, trovare statue di Cibele o altre dee tipiche di questi culti all'interno di templi mitraici (vedi, ad es., il Mitreo di Carrawburgh, qui nel sito), a sottolineare la connessione tra queste professioni. È un elemento sul quale invitiamo a riflettere, e che riporta al tema iniziale del betilo, delle pietre di fertilità (secondo il mito, Mitra fu generato attraverso una pietra, la cosiddetta Petra Genitrix, che spesso è rappresentata in forma di uovo) e delle energie della Terra.



Luz, il soggiorno dell'immortalità


Tradizioni su luoghi o culti sotterranei esistono nella maggior parte delle civiltà, e molto spesso l'idea della caverna si ricollega a quella dell'io interiore, quello in cui bisogna discendere prima di aspirare all'evoluzione spirituale. Tale principio era espresso dagli antichi alchimisti con l'acronimo V.I.T.R.I.O.L.: "Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultam Lapidem" (Visita l'interno della terra e rettificando troverai la pietra nascosta).


La mandorlaOra, le tradizioni giudaiche ci parlano di una misteriosa città chiamata "Luz", dove persino l'Angelo della Morte non ha potere e non può entrare. Significa che chi soggiorna in Luz non può morire, cioè ottiene l'immortalità. Vicino Luz, prosegue la tradizione, esisteva un mandorlo (che si chiama anch'esso "luz", in lingua ebraica) vicino al quale si trovava l'accesso ad una cavità sotterranea, che conduce alla vera città, completamente nascosta sotto terra. Lo stesso termine designava, oltre all'albero, anche il suo frutto, la mandorla, e significava anche "nocciolo", nel senso di nucleo duro e nascosto. Questo nome veniva dato anche ad una particolare particella corporea indistruttibile, rappresentata simbolicamente come un osso durissimo, alla quale si aggrappava l'anima nel momento del decesso. Questa particella veniva generalmente localizzata alla base della colonna vertebrale, all'interno del coccige (che non a caso è chiamato anche "osso sacro"), e che è anche la sede del primo chakra. In questa zona risiede, nella tradizione induista, il Kundalini, il serpente arrotolato su se stesso che giace dormiente in attesa di essere risvegliato con particolari azioni di elevazione interiore (ad es., lo yoga) o attraverso un'iniziazione. I Cavalieri Templari, nel loro rituale di iniziazione, praticavano l'osculum sub cauda, il bacio sull'osso sacro (letteralmente, "bacio sotto la coda"), che venne usato dall'Inquisizione come prova delle loro pratiche sodomite ma che in realtà aveva uno scopo ben più elevato, quello di risvegliare simbolicamente l'energia Kundalini. Una volta attivato, il serpente cosmico si svolgerà e comincerà a risalire attraverso la colonna vertebrale passando per il resto dei chakra (che sono in numero di sette: si noti come ritorna il simbolismo, già visto, della scala mitraica) e giungendo fino all'ultimo di essi, situato all'interno del cranio in corrispondenza della ghiandola pineale, aprendo il Terzo Occhio e causando l'Illuminazione interiore. Come, dunque, il nocciolo, o seme, contiene in sé potenzialmente tutto il necessario per dare origine alla pianta che genererà altri semi, così il "luz", l'osso di cui abbiamo parlato, contiene in sé tutti i germi per la ricostituzione del corpo dopo la resurrezione: esso costituisce il nocciolo dell'immortalità.


Nel racconto della Genesi si afferma che il luogo nel quale Giacobbe aveva soggiornato, e che egli aveva poi chiamato "Beth-El", casa di Dio, era in precedenza chiamato Luz. Questo accenno che sembra così casuale e inessenziale, assume invece ora tutto un altro aspetto, di natura fondamentale. In pochi ed essenziali versetti biblici, come abbiamo visto, sono poste le chiavi di un sapere fondamentale che costituisce uno dei più grandi segreti dell'Universo, e che esprime in simboli non solo la via, ma anche i mezzi per raggiungere quella elevazione spirituale fine ultimo di qualsiasi disciplina iniziatica.




Torna all'indice principale