Quando si giunge ai piedi del massiccio del Montserrat, non si può che rimanere estasiati di fronte al superbo spettacolo che la natura offre. Le forme rotondeggianti delle rocce e dei picchi, cui la tradizione popolare accostato numerose rassomiglianze con figure di animali di persone, è il risultato della sedimentazione di conglomerati di ciottoli tenuti insieme da cemento calcareo, risultato dell'inabissamento del continente e del prosciugamento dell'enorme lago che si estendeva al centro dell'attuale regione della Catalogna. Il luogo deve a queste sue straordinarie formazioni rocciose il suo nome: mont-serrat, infatti, significa "Monte seghettato" e sin dal medioevo il suo emblema o simbolo è stato un monte stilizzato sormontato da una sega. Su questo ingente massiccio, che si eleva per un'altura massima di 1236 m, raggiunta dalla vetta denominata San Jeromi, sorge il complesso del monastero e delle annesse strutture ricettive logistiche, che coprono un'area complessiva di circa 45 km².
Numerosi ritrovamenti archeologici dimostrano che l'area venne frequentata fin dal periodo preistorico, con le numerose caverne usate come primitiva abitazioni. La storia del monastero, invece, è indissolubilmente legata a quella della Madonna Nera che qui viene venerata. Il documento più antico che narra la tradizione leggendaria del ritrovamento della statua della Mare de Deu risale al 1239, e la storia che si racconta presenta numerose analogie con tante altre che riguardano Madonne di questo tipo. Anche nel caso del Montserrat, infatti, protagonisti sono due pastorelli che, in un sabato dell'anno 880, verso il tramonto, furono attratti da una folgorante luce proveniente dal cielo, a cui si accompagnava una dolce melodia. Dopo alcuni sopralluoghi nei dintorni, i due giovani scoprirono una grotta aperta nel fianco della montagna, nella quale trovarono la statua della vergine. Il vescovo della vicina città di Mausera, avvertito del prodigio, organizzò il trasporto della statua con una processione fino alla città, ma essa venne reso impossibile dalla statua stessa, che era diventata improvvisamente inamovibile. Il prodigio venne interpretato come la ferma intenzione da parte della Madonna di essere venerata proprio lì, su quella montagna, ed è così che cominciò il culto della Mare de Deu de Monserrat.
Dalle primitive cappelle costruite in loco si passò, nel 945, alla fondazione di un primo monastero dedicato a Santa Cecilia. Nell'anno 1025 (o, come altre fonti riportano, intorno al 1011) Oliba, abate del monastero di Santa Maria di Ripoll, e vescovo di Vic, si recò sul Montserrat con l'intenzione di dirigere il monastero. Al rifiuto dei monaci di Santa Cecilia, Oliba fondò un monastero per proprio conto, chiamato Santa Maria di Montserrat. Il monastero fu inizialmente alle dipendenze di Ripoll ma a partire dal 1082 divenne eremo indipendente.
Questo monastero crebbe ben presto d'importanza e superò di gran lunga tutti gli altri nelle vicinanze, grazie anche alla venerata icona che lo rese di fatto un santuario, meta di visite di pellegrini e, di conseguenza, oggetto di numerose offerte e donazioni. Alla fine del XII sec. l'abate reggente convinse la autorità ecclesiastiche ad aumentare il numero dei monaci a dodici, spianando così la strada per il passo successivo: trasformare il monastero in abbazia. Nel XIII sec. i monaci di Montserrat iniziarono una lotta per rendersi completamente indipendenti da Ripoll. Con la definitiva trasformazione in abbazia, suggellata da una bolla papale di Benedetto I (1409), Monserrat si liberò di gran parte dei legami che ancora assoggettavano Montserrat da Ripoll, legami che tuttavia furono definitivamente sciolti da Eugenio IV con la bolla dell'11 marzo 1431.
L'abbazia subì altre vicissitudini nei secoli successivi: nel 1493 il re Ferdinando il Cattolico impose la presenza di quattordici monaci provenienti dalla città di Valladolid (Castiglia) e l'abbazia perse nuovamente l'indipendenza, giacché la giurisdizione passò di fatto alla congregazione di quella città. Le truppe napoleoniche incendiarono e saccheggiarono il complesso monastico in due occasioni, nel 1811 e nel 1812. Ancora, nel 1835, un atto pubblico emanato al fine di ridistribuire le terre incolte, che spesso appartenevano a ordini religiosi, espropriò il monastero e i monaci furono costretti ad andarsene. Fu solo nel 1844 che i monaci potettero reinserirsi a Montserrat e, non essendo più assoggettati a Valladolid, riacquistarono l'indipendenza. Nel 1862 l'abbazia aderì alla Congregazione Sublacense dei monaci Benedettini, alla quale appartiene ancora oggi.
Ascendere al Santuario con la teleferica è già di per sé un'esperienza elettrizzante, ma chi soffre di vertigini o chi preferisce salire a piedi, alla moda degli antichi pellegrini, può usufruire della tortuosa strada che vi si arrampica (ca.1h 45m). Lo spettacolo superbo che si trova sulla sommità è incomparabile. Il santuario si presenta adagiato su diverse piazze che servono da adattamento al territorio circostante. La maggiore di esse, progettata dall'architetto catalano Josep Puig i Cadafalch, è Piazza Santa Maria, sulla quale prospetta la facciata principale della basilica.
L'edificio, così come lo vediamo oggi, è il frutto della ricostruzione avvenuta nel XIX sec.; nulla, infatti, è rimasto dell'impianto originale medievale. La chiesa è ad un'unica navata, poggiante su una duplice fila di colonne centrali. Alla sua estremità si eleva il coro e l'altare maggiore. Al di sopra di quest'ultimo si apre la stanza nella quale è collocata la statua della Madonna Nera. Per arrivare ad essa il visitatore deve percorrere un corridoio laterale, separato dal resto della chiesa da una pesante cancellata in ferro. Alla sommità di una scalinata, si entra al cospetto della statua attraverso un portale di alabastro scolpito con scene tratte dalla Bibbia. La statua è protetta da una teca di vetro, che tuttavia lascia fuoriuscire la sfera sorretta dalla mano destra di Maria, per il contatto dei fedeli. Si tratta di una delle pochissime statue di Madonne Nere che si possono ammirare a distanza ravvicinata, senza essere collocate su alti piedistalli ed irraggiungibili basamenti.
È storicamente provato che qui si recò in visita, nel 1522, Ignazio di Loyola, che proprio al cospetto della Madonna Nera maturò la propria conversione abbandonando ai piedi della stessa la propria spada ed i propri paramenti militari. Dopo essersi ritirato presso il monastero di Manresa, praticando un rigido ascetismo, concepì quegli esercizi spirituali che saranno la base della regola sulla quale fonderà la Compagnia di Gesù, ovvero l'Ordine dei Gesuiti.
La scultura lignea oggi esposta risale al XII sec. ed è alta circa 95 cm.; si presenta interamente coperta di vernice dorata ad eccezione dei volti e delle mani, il cui colore scuro è valso alla statua il soprannome di "Moreneta". Il braccio sinistro della Madonna sorregge il bambino che è seduto sul grembo; quest'ultimo tiene la manina destra in un gesto benedicente, mentre con la sinistra sorregge una pigna (un simbolo della conoscenza ermetica, come il libro chiuso). La Vergine del Montserrat è stata dichiarata dal papa Leone XIII patrona ufficiale della Catalogna l'11 Settembre 1881, in occasione della festa nazionale della regione spagnola. Ad essa venne poi concessa una data di venerazione peculiare nel calendario, che fu fissata al 27 Aprile.
La Madonna Nera è venerata in tutta la Catalogna; a Barcellona, in particolare, le quattro chiese più importanti presentano una cappella ad essa dedicata in cui è riposta una copia della statua. Al di fuori della Spagna, troviamo molte tracce del culto della Moreneta; in Italia, ad esempio, viene venerata a Sassari, dove è patrona della città. Una copia della Moreneta è custodita presso la Chiesa di Santa Maria di Betlem, dove presiede all'annuale processione in onore del gremio dei sarti (eredità dell'antica gilda di mestiere). A Roma la Moreneta viene venerata presso la Chiesa di Santa Maria in Monserrato (XVI-XVII sec.), nel rione Regola, la chiesa nazionale di Spagna a Roma. Altre chiese dedicate alla Madonna Nera catalana sono la Cattedrale di Tratalias (CI, XIII sec.), le chiese campestri sarde di Vallermosa (CG, dedicata alla Vergine di Montserrat nel 1600) e di Serramanna (VS), la chiesa di Pompu (OR, 1500 ca.), una chiesa parrocchiale di Palermo (XVII sec.), la basilica-santuario di Vallelonga (VV, XVI sec.), la chiesa di Gerace (RC, 1636), il santuario di Scigliano (CZ), una chiesetta di Rende (CZ), oggi ridotta a poco più di un rudere, la chiesa che si trovava presso Piazza di Porto, a Napoli, costruita nel 1506 e demolita alla fine del XIX sec., una chiesetta a Piano di Sorrento (NA), oggi Chiesa della SS. Annunziata, una parrocchia isolata abbarbicata sul monte Castello, alle spalle di Porto Azzurro (Isola d'Elba, LI, inizio XVI sec.) e tante altre ancora.
Fuori dall'Europa, troviamo abbazie legate alla Madonna spagnola in Australia (New Norcia), nelle Filippine (Manila e Malaybalay) e in Colombia (Medellín e Guatapé).
La prima cappella laterale posta sulla sinistra per una persona che entra è denominata Cappella dell'Immacolata Concezione (Capilla de la Immaculada Conception). All'interno di questa cappella troviamo un maestoso sedile in pietra. All'epoca della nostra visita (fine Maggio 2009) abbiamo osservato un gruppetto di tre donne che stava celebrando un rito del tutto particolare (probabilmente a carattere "pagano") all'interno della cappella, nel quale a turno una di loro sedeva in meditazione sul trono, supportata dalle altre due. Col senno di poi, oggi potremmo azzardare l'ipotesi che quella cappella è collocata nel punto più energetico di tutta la chiesa, e che il trono potrebbe essere stato messo lì apposta. È altresì probabile che le donne conoscessero il suo segreto. Per coloro che ancora stentano a comprendere la straordinaria commistione, a più livelli di lettura stratificati, di simbolismo cristiano e simbolismo pagano, ricordiamo che il concetto stesso di "Madonna Nera" è tradizionalmente riferito al culto di Iside e, per estensione ed analogia, a tutti i culti della Grande Madre. Per questo è stato scelto di porre in quel punto particolare un trono di pietra: tanto per fare un raffronto, ricordiamo che presso gli antichi popoli fenici e cananei i templi dedicati alla Grande Madre Astarte, la mitica sposa di Adone che presiedeva alla fertilità, alla generazione ed alla guerra, avevano nel punto più sacro un sedile di pietra, dove la dea era supposta presenziare durante le cerimonie ad essa dedicate. Ne abbiamo fotografato uno ad Echmoun (Libano), a breve distanza da uno dei massimi centri di culto dedicati alla dea, Sidone.
La grotta in cui avvenne la prima "apparizione" della Vergine Nera, ovvero il ritrovamento della statua che vi era stata nascosta per timore delle invasioni saracene, è essa stessa un santuario, conosciuto come la "Santa Cova" (la Grotta Santa). Per accedervi tra il 1691 ed il 1704, grazie all'intercessione di Gertrudis di Camporrell, marchesa di Tamarit, è stato realizzato un percorso agevolato lungo il fianco della montagna, denominato il "Cammino della Santa Grotta" (Camí de la Santa Cova). A partire dalla fine del XIX sec. diverse sculture decorative sono state disseminate lungo il cammino, tutte opere ispirate al rosario ed ai suoi 15 misteri; tra queste sculture si trovano anche lavori di Antoni Gaudì e di Josep Puig i Cadafalch.
La grotta ospita una piccola cappella, costruita con pianta a croce latina, e provvista di una piccola lanterna per l'illuminazione interna. A lato della stessa è stato persino realizzato un piccolo chiostro, con al centro un pozzo per attingere acqua dal sottosuolo. Il tutto a sottolineare il simbolismo particolare (principio sacro femminile) legato alla figura della Madonna Nera. La cappella ospita, naturalmente, una copia fedele della statua della Vergine, deposta sull'altare. Le finestrelle circolari aperte sul perimetro della cappella presentano vetrate decorate che includono simboli noti: la stella a sei punte, che rappresenta l'Esagramma, il Sacro Cuore, la Croce di San Benedetto ed infine il simbolo peculiare di Montserrat, una montagna stilizzata sormontata da una sega.
Finestrella circolare |
Finestrella circolare |
Il simbolo di Montserrat |
Presso il monastero è conservato uno dei più famosi libri di canti liturgici del periodo medievale, il cosiddetto "Llibre Vermell de Montserrat", così chiamato per il colore rosso vermiglio della copertina con la quale venne rilegato durante il XIX sec. Si tratta di un libello anonimo che si componeva originariamente di 172 pagine (35 delle quali sono andate perdute) copiato verso la fine del XIV sec., anche se alcuni indizi fanno supporre che la sua composizione possa essere precedente. La sua caratteristica principale è che i dieci canti di cui si compone (tre canoni, due pezzi polifonici e cinque ballate, elencati nella tabella sottostante), pensati come pezzi di accompagnamento e di preparazione ai pellegrini in visita al santuario, sono l'espressione di una liturgia molto spinta, al limite dell'esoterismo. Il testo di accompagnamento alle partiture musicali, infatti, non solo spiega il senso delle liriche, ma descrive anche le modalità di esecuzione dei brani e delle danze ad essi associati, come parte integranti di un rituale che potremmo definire d'iniziazione.
O virgo splendens |
Cuncti simus concanentes |
Elenco dei canti del "Llibre Vermell", in ordine di esecuzione
Questo aspetto appare particolarmente vistoso se si considera l'ultimo dei canti, "Ad mortem festinamus", una danza che, come dice il titolo, incita ad andare velocemente incontro alla morte. Si tratta, in prima battuta, di una forma musicale di "memento mori", un antico monito per una condotta ligia e morigerata in previsione di una morte inevitabile a cui farà seguito il giudizio divino. Il saggio, però, sa che la morte a cui si deve giungere non è quella fisiologica, ma quella mistica, dalla quale il viandante, rigenerato dall'esperienza del pellegrinaggio, rinasce come uomo nuovo, con lo spirito illuminato. Due stanze particolarmente illuminanti a questo proposito sono la seconda e la terza, che riportiamo di seguito:
Vita brevis breviter in brevi finietur, |
La vita è breve, e brevemente finirà |
Numerose leggende circondano il Santuario di Montserrat, tra cui quella che nei suoi sotterranei si nasconda un grande segreto. Il monte sul quale sorge l'abbazia fu in passato ampiamente utilizzato dagli eremiti, grazie all'elevato numero di grotte e gallerie che si aprono al suo interno. Oggi non rimane più alcun accesso a questa rete sotterranea, se non dalle strutture stesse del monastero. Una nota leggenda è che ancora oggi, quando si verificano dei guasti all'impianto elettrico del monastero, i poveri elettricisti vengono fatti scendere nei locali sotterranei con gli occhi bendati, per poi riaprire gli occhi solo quando si trovano al cospetto della sala relè.
Ma cosa potrebbe nascondere di tanto importante il monastero catalano? Le ipotesi non sono poi tanto varie, perché tutti gli indizi puntano su un solo antico e potente manufatto: il Santo Graal. Per capire cosa c'entri il sacro calice dell'Ultima Cena con il santuario spagnolo, bisogna ricordare che Wolfram Von Eschenbach, nel "Parzival", dichiara che il luogo in cui i Cavalieri Templari custodivano la preziosa reliquia veniva chiamato Montsalvaesche, un nome che vuol dire "Monte Salvato".
L'ipotesi più comune vuole che questo termine indicasse Monségur, l'ultima roccaforte dei Catari, che in questa fortezza resistettero all'attacco delle truppe papali per svariati mesi, prima di capitolare. Una nota leggenda afferma che i Catari fossero custodi di un importante segreto legato al Graal e che poco prima della caduta della loro roccaforte alcuni Catari riuscirono a fuggire dalla fortezza portando in salvo il loro prezioso tesoro. Tuttavia, si potrebbe notare che il temine Montserrat, oltre che significare "monte seghettato", potrebbe anche tradursi come "monte serrato", cioè chiuso a chiave, e quindi "sicuro". Potrebbe essere dunque il monte spagnolo un altro dei già tanti luoghi designati per la custodia dei segreti legati al sacro calice?
Vera o falsa che sia questa ipotesi, è noto che i Nazisti avevano un forte interesse per tutte le leggende legate al Santo Graal e ad altre preziose reliquie. A tale scopo, essi crearono una divisione speciale delle SS, chiamata "Deutsches Ahnenerbe", facente capo ad Heinrich Himmler ed incaricata tra le altre cose, ad effettuare spedizioni e scavi archeologici di carattere esoterico. Un ufficiale di questa divisione, Otto Rahn, venne inviato in Francia ad indagare sui luoghi Catari, dopo aver destato l'interesse di Himmler con una pubblicazione intitolata "Crociata contro il Graal" (1934). Non desta troppo sorpresa, dunque, il fatto che anche Montserrat fu oggetto d'interesse dei Nazisti, se è vero che nel 1940 Himmler in persona si presentò in visita al Santuario, pur venendo trattato con sufficienza dai monaci Benedettini che gli negarono l'ingresso. Che cosa cercava il capo delle SS nel monastero catalano? Qualunque motivo che l'abbia portato lassù, si può escludere che sia stato di natura spirituale o contemplativo…
I luoghi simbolici della Spagna