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Il ROTAS di Aquincum


Museo di Aquincum, Óbuda (Budapest)



Il ROTAS di Aquincum



Uno dei reperti più significativi trovati negli scavi dell'antica Aquincum, la città romana che fu capitale della Pannonia Inferiore, oggi alla periferia settentrionale della moderna città di Budapest, è una tegola romana databile intorno al II sec. d.C. Questa tegola reca incise le cinque parole del famoso quadrato palindromo del SATOR, nella forma "ROTAS | OPERA | TENET | AREPO | SATOR". Immediatamente sopra al quadrato, si leggono altre parole: "Roma tibi sub", mentre un'altra coppia di lettere, "TA", affianca e precede la prima riga del latercolo.


Il ROTAS al tempo del suo ritrovamentoLa scoperta venne effettuata dall'archeologo ungherese János György Szylágyi, nel 1954, durante gli scavi del palazzo del governatore romano. La tegola presenta una serie di striature disposte a formare due fasce regolari che si incrociano ad "X", un motivo ornamentale che si può vedere su tante altre tegole simili esposte nel museo e nel Lapidario esterno. Lo scopritore asserì all'epoca che entrambe le frasi dovevano essere di matrice pagana, in quanto all'epoca stimata di appartenenza del reperto (107-108 d.C.) il Cristianesimo non si era ancora diffuso nelle regioni della Pannonia. Le lettere "TA" in apparente sovrannumero costituivano, per l'archeologo, un errore di scrittura: esse dovevano essere intese come "TO", ideale proseguimento di un altro celebre palindromo latino rimasto mutilo: "Roma tibi sub(i)to motibus ibit amor", che si può tradurre più o meno liberamente come "Roma, con dei movimenti letterari, diventerà Amor", oppure "Roma, per te l'amore arriverà immediatamente, e con passione".


Di tutt'altro parere lo scrittore Rino Cammilleri, che nel suo famoso saggio sul quadrato [1] contesta l'affermazione di Szylágyi sulla paganità della frase. Egli, infatti, afferma che poteva essere possibile che tra i legionari romani di stanza ad Aquincum qualcuno convertito al Cristianesimo poteva già esserci. Le bande striate inclinate, che formano il motivo ad "X", incrociate con una banda verticale potrebbero essere state interpretate come il monogramma greco "IX", Iesous Christos, quindi il suddetto soldato potrebbe aver inciso al suo interno la frase palindroma per ispirazione cristiana. La frase su Roma poteva essere un'aggiunta successiva, ma il suo autore aveva calcolato male lo spazio e non era riuscito a completarla. Le lettere "TA", infine, potevano essere state intenzionalmente "OTA", richiamando l'Alfa e l'Omega della traslitterazione cristiana del quadrato (la forma incrociata del Paternoster), frammezzate da una T, o Tau, la croce taumata di Cristo.


Un altro studioso, Jérôme Carcopino, sostiene l'interpretazione cristiana come Cammilleri, ma postdata il reperto al III sec. ed interpreta la prima frase non come l'inizio di un palindromo lasciato a metà, ma come "Roma tibi salus (i)ta", cioè "Roma, la salvezza ti verrà così" (cioè, per mezzo del Quadrato) [2].


L'epigrafista Margherita Guarducci, in un saggio del 1965 [3], conferma la datazione di Szylágyi e pone l'attenzione sulla differenza di calligrafia tra le parole sul bordo superiore "Roma tibi…" e le lettere del quadrato, confutando l'ipotesi di Cammilleri e rifiutando l'ipotesi cristiana, poiché non accettava l'interpretazione Alfa-Omega delle lettere rimanenti A ed O.


Abbiamo osservato dal vivo il reperto in una personale visita al sito archeologico di Aquincum, nel dicembre del 2014. Ciò che salta immediatamente all'occhio è che la lastra in materiale laterizio si presenta oggi in un aspetto decisamente lontano dalla lastra quadrata solcata da bande che si vede nelle riproduzioni diffuse. La lastra è ridotta in un frammento e non siamo riusciti a capire se essa si presentava già così oppure se si è spezzata dopo il suo ritrovamento. Così come la vediamo oggi, non è più possibile capire, ad esempio, se la frase superiore sia mutila oppure incompleta, oppure se le bande striate formino davvero una "X" con una "I" al centro, anche se per quest'ultimo aspetto un confronto con le molte altre tegole rimaste intere esposte presso il sito dimostrano chiaramente che si tratta di un motivo decorativo a forma di "X".





Note:


[1] Rino Cammilleri, "Il quadrato magico", Rizzoli, Milano, 1999.


[2] Jérôme Carcopino, "Le Christianisme secret du carré magique", Michel, Parigi, 1953.


[3] Margherita Guarducci, "Il misterioso Quadrato Magico, l'interpretazione di Jérome Carcopino e documenti nuovi", Rivista di archeologia classica, XVII, pp. 219–270, 1965.





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