Contare tutte le pietre sulle quali, in almeno un paio di millenni, l’umanità ha inciso uno dei più popolari giochi di pedine può sembrare impossibile, ma basta cominciare e tutto diventa fattibile. Quest’opera presenta più di 2.500 esemplari censiti nel mondo, distribuiti in 20 nazioni extraeuropee e 23 in Europa, dove l’Italia detiene il primato assoluto. Questo inventario in continua evoluzione ha attraversato 2.000 anni di storia, ha vagliato migliaia di contesti, ha catalogato 100 modelli, ha sviluppato 11 grafici esplicativi, fornendo allo studioso e allo specialista del settore un indispensabile database. Ma è proprio dal grande lavoro di catalogazione che è emersa sempre più chiaramente la duplice valenza del soggetto, che si propone in taluni contesti con caratteristiche dall’inequivocabile significato simbolico, ma quale? La questione è meritevole di approfondimento per cercare di dare la risposta alle molte domande che sono emerse. Cosa ha a che fare, ad esempio, la Triplice Cinta con la morte di Gesù? Perché un cavaliere giovannita ne fece dipingere ottanta sulle pareti e sulla volta della propria cappella funeraria, per di più intercalate da un misterioso motto? Come mai il ciambellano del re di Francia fece murare in verticale un tris e una Triplice Cinta giganteschi, nel proprio castello in Sologna? Perché la troviamo, in verticale, sul trono dove furono incoronati trentadue sovrani del Sacro Romano Impero? Per quale ragione in Sri-Lanka è chiamata “il gioco perfetto di Dio”? Cosa c’è veramente nel Castello di Chinon? E quale ruolo riveste, oggi, la Triplice Cinta?
Questo ed altro attende di essere scoperto e chiarito tra le pagine di questo libro.
A quattro anni di distanza dal primo libro sulla Triplice Cinta, pubblicato insieme allo scrivente per la Eremon Edizioni, Marisa Uberti torna sull’argomento con un’opera notevole, per contenuti e per impegno realizzativo, pubblicata per conto proprio tramite "Il mio libro". In questa seconda fatica l’autrice, nostra collaboratrice e corrispondente, amplia il discorso cominciato nel primo libro e getta uno sguardo anche fuori dall’Italia, rivolgendosi ai paesi europei ed anche, ove possibile, extra-europei. Il risultato è un saggio gradevole, ricco di approfondimenti e di nuovi elementi che sono venuti fuori man mano nel proseguire della sua Ricerca, corredato da un considerevole numero di immagini. Piatto forte della nuova fatica è, sicuramente, il censimento mondiale, raccolto grazie alla incessante ricerca dell’autrice, alle segnalazioni dei lettori e dei visitatori del suo portale, "Due Passi nel Mistero", ed alla collaborazione di studiosi e ricercatori di altre nazioni, con un forte apparato iconografico ed una serie di grafici a chiusura del libro che mostrano una "statistica" della presenza della Triplice Cinta, e dei suoi simboli affini, in tutto il mondo.
Marisa Uberti è una ricercatrice indipendente, articolista e saggista per passione. Membro del Gruppo Archeologico Ambrosiano, ama i viaggi di scoperta e di conoscenza e lo studio del passato. Questo è il suo secondo libro; in precedenza ha pubblicato "I luoghi delle Triplici Cinte in Italia", con Giulio Coluzzi (Eremon Edizioni, 2008) e in contemporanea è in uscita un terzo libro ("Due Passi nel Mistero: il libro! – I volume: Antiche Civiltà"), destinato a diventare il primo di una serie, che raccoglie gli studi e le ricerche dell'autrice pubblicati nel corso degli anni attraverso il suo portale.
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