Conosciuto precedentemente come Chiesa di Santa Maria Nova, è soltanto dal 2002 che questo splendido luogo di culto, che sorge in pieno centro storico a Tolentino (MC), ha acquisito lo stato di Santuario, grazie ad una dichiarazione del vescovo Conti. Il sito era originariamente occupato da un tempio romano, sul quale venne edificata la prima chiesa medievale (XIII sec.), dedicata a Santa Maria. Meta di pellegrinaggi fin dal Medioevo, la chiesa venne successivamente trasformata in pieve, poi ottenne lo status di cattedrale, che fu mantenuto fino al 1653, anno in cui dovette essere abbandonata perché pericolante.
L'edificio attuale, edificato nel 1740-46, è il frutto dell'opera combinata di Pietro Perugini, Pietro Severini e Carlo Maggi.
Il Santuario comprende al suo interno interessanti opere d'arte, come gli affreschi raffiguranti la "Madonna col Bambino e Santi", opera del Maestro della Dormitio di Terni (sec. XIV), e la "Madonna delle Grazie" (XVI sec.), i quadri dell'Immacolata e delle Anime Purganti, e la massiccia statua in legno policromo del "Cristo morto" (sec. XVII). Tuttavia, la reliquia più importante e venerata è la statua lignea della Madonna della Tempesta, alla quale la chiesa è ovviamente dedicata.
Oggetto di culto sin dal XIV sec., la Madonna della Tempesta di Tolentino è così denominata perché veniva invocata durante le tempeste e, in senso lato, in tutte le situazioni più difficili della città, allo scopo di ottenere protezione e conforto. Essa si trovava inizialmente nella chiesa originaria di Santa Maria Nova. Dopo che questa fu abbandonata, nel 1653, la statua venne momentaneamente alloggiata all'interno del seminario vescovile, per tornare nel nuovo santuario dopo la ricostruzione del XVIII sec.
Particolare della statua della Madonna
La statua, collocata in posizione privilegiata al di sopra dell'altare principale, è un'effigie scolpita in legno durissimo, e ricoperta di un sottile strato di gesso policromo. Essa raffigura la Madonna assisa in trono, che indossa un manto di colore azzurro ricoperto di stelle. Il Bambino è seduto sulle sue ginocchia, vestito di una veste di colore rosso che ne sottolinea simbolicamente l'aspetto regale. Il Bambino tiene alzata la mano destra in un gesto di benedizione, mentre Maria lo regge affettuosamente con una mano sulle spalle e l'altra sulle gambe. Lo sguardo della Madonna è distaccato e fisso in lontananza, come quello di tante altre rappresentazioni di Madonne Nere del periodo medievale.
Qui, però, giunge il nocciolo della questione, perché i numerosi censimenti esistenti (cfr. Ean Begg, "Il misterioso culto delle Madonne Nere") e le tante pagine Internet che ne parlano continuano a classificare la statua di Tolentino come Madonna Nera, mentre risulta chiaro dalle foto che abbiamo pubblicato (risalenti alla data del nostro sopralluogo, Maggio 2010) che la carnagione di Maria, per quanto leggermente brunita dal tempo, appare di un bel colorito roseo. Dove sta, dunque, l'inghippo? Si tratta un errore all'origine delle fonti, che si è perpetuato di citazione in citazione, oppure la statua è stata in qualche modo modificata nel tempo? Un'indagine mirata ha portato alla luce la verità: la statua è stata sottoposta in tempi recenti a restauro da parte della Soprintendenza, la quale ha pensato bene di "sbiancare" il viso e di eliminare ogni riferimento alla Madonne Nere.
Si tratta, sfortunatamente, dell'ennesimo tentativo di coprire o censurare in qualche modo un aspetto peculiare della religione cristiana, che si vuole o si cerca di dimenticare. Le Madonne Nere, per chi se ne intende, rappresentano un insieme di caratteristiche simboliche senza pari, che la letteratura specializzata comincia a divulgare sempre più diffusamente. Si tratta di ipotesi affascinanti, intriganti e magari a volte non sempre rigorose: a cominciare dai rapporti con gli antichi culti pagani della Dea Madre, passando per la tradizione alchemica e finendo in alcune ipotesi piuttosto "eretiche" che coinvolgono un'eventuale discendenza di Gesù da Maria Maddalena. Per coloro che non si occupano di certe tematiche, rappresenta solo un fenomeno curioso, sul quale, al massimo, interrogarsi. Queste domande, in genere, suscitano un certo imbarazzo nei rappresentanti della Chiesa, che notoriamente snocciolano la solita esilarante serie di giustificazioni: improbabili annerimenti localizzati del fumo delle candele, ossidazione delle vernici, invecchiamento del materiale e quant'altro.
Fin qui non ci sarebbe alcun problema: infatti, chi sa, non ha bisogno di chiedere o di avere conferme; chi non sa, può decidere se informarsi e saperne di più oppure se rimanere nella curiosità generale. Ma gli atti di censura sono subdoli, perché limitano questa possibilità di scelta: se la Madonna Nera "sparisce", nessuno si farà più domande sul suo significato. Oltre al caso di Tolentino, sono noti altri esempi di "censura": Madonne Nere misteriosamente decapitate ad opera di ignoti (come quella di Limoux, in Francia), oppure malauguratamente "sparite" in un incendio (come quella di Fontechiari, nel Lazio), o ancora statue originariamente nere sostituite con repliche bianche (come la Virgen del Puy di Estella, in Spagna).