Nell'ambito del percorso esoterico che si snoda attraverso le strade del centro di Torino, una delle città magiche per antonomasia, un posto d'onore spetta sicuramente alla Fontana delle Quattro Stagioni, collocata al centro di Piazza Solferino. Il monumento, realizzato dallo scultore Giovanni Riva nell'anno 1929 fu voluta dall'allora sindaco Riccardo Cattaneo, e commissionata dal Grande Ufficiale Pietro Bajnotti, l'allora ministro. Bajnotti contribuì anche al finanziamento dell'opera e dedicò l'opera ai suoi genitori, il padre Tommaso Bajnotti e la madre Angelica Cugiani, dal cui nome deriva quello "non ufficiale" con il quale l'opera è ampiamente conosciuta, ovvero "Fontana Angelica".
Originariamente il lascito testamentario e pecuniario di Pietro Bajnotti prevedeva la realizzazione di un'opera in "stile gotico-medievale", da realizzarsi entro trenta mesi dalla sua morte, e che doveva essere collocata in Piazza San Giovanni (di fronte al Duomo). La commissione di approvazione mantenne il nome, ma deliberò che la statua sarebbe dovuta essere in "stile libero" e collocata in Piazza Solferino. Nel 1922 un concorso assegnò il compito di realizzare la statua al trentaduenne Giovanni Riva, uno scultore ebanista allora poco conosciuto. L'opera richiese ben sette anni per il suo completamento, più dei trenta mesi inizialmente previsti, ed alla fine, in data 28 Ottobre 1929, la fontana venne alloggiata nella sua attuale posizione.
Secondo alcune ipotesi la scelta di spostarne l'ubicazione inizialmente prevista fu motivata dal fatto che Piazza Solferino avrebbe costituito una collocazione più idonea. Secondo altre ipotesi, fu una decisione del Comune in conseguenza degli alti costi di realizzazione, che dalle 150,000 lire iniziali lievitò a più di 700,000 lire. C'è però una terza ipotesi, esposta dall'autrice Giuditta Dembech nella sua opera sulla Torino Magica, che per gli scopi di questo articolo merita l'attenzione: si dice che la Curia abbia volutamente rifiutato il posizionamento della fontana di fronte al Duomo in quanto aveva riconosciuto nel progetto dell'architetto alcune simbologie non proprio "cristiane" che avrebbero stonato con la sacralità religiosa del luogo.
La credenza che dietro alle figure decorative che decorano la fontana cominciò a diffondersi sin da subito, da quando, cioè venne decretato lo spostamento. Si disse che lo scultore dovette modificare il progetto originale, soprattutto l'orientamento delle statue e del loro sguardo, per adattarsi alla nuova collocazione e mantenere il suo presunto significato esoterico. Per anni dunque si ritenne che la statua avesse un significato nascosto, e nacquero persino delle leggende secondo cui entrare nella fontana ed attraversare l'arco immaginario formato dalle due statue maschili potesse condurre in un'altra dimensione, se non sul piano materiale, almeno sul quello spirituale. In realtà, sfruttando un poco di conoscenze nel campo del simbolismo, i "segreti arcani" della Fontana Angelica possono essere rivelati.
Foto 1 - Allegoria della Primavera |
Foto 2 - Allegoria dell'Estate |
Foto 3 - Allegoria dell'Autunno |
Foto 4 - Allegoria dell'Inverno |
In effetti, la concezione figurativa dell'opera, che ufficialmente rappresenta un'allegoria delle quattro stagioni, può essere interpretata ad un livello simbolico più profondo, che deriva dai rituali e dalle tradizioni della Massoneria. Se ci poniamo con le spalle rivolte verso Via Cernaia, ed osserviamo il gruppo scultoreo dal davanti, dove sono poste le prime due stagioni del ciclo, la Primavera e l'Estate, notiamo che esse sono rappresentate con figure femminili che tengono a bada dei bambini giocosi. Le due donne rappresentano simbolicamente i due diversi aspetti dell'amore, quello sacro e quello profano. La Primavera (foto 1), in particolare, è rappresentata come una giovane fanciulla, l'emblema della virtù: ella tiene in mano un nido con alcuni uccellini ed un bimbo che lancia in aria uno stormo di rondini (gli uccelli che si librano nell'aria danno l'idea di un moto spirituale). Di contro l'Estate, (foto 2) che rappresenta una donna più anziana, è l'emblema del vizio: ella tiene in grembo dei frutti e delle spighe, ed il bambino che è con lei sorregge a sua volta la ghirlanda di frutti, tutte cose legate al mondo materiale.
Allo stesso tempo, le due donne rappresentano le due diverse forme della Conoscenza: quella essoterica (intelligibile a chiunque) e quella esoterica (comprensibile solo agli iniziati). Queste due forme di sapere sono anche evidenziate nel gruppo scultoreo che rappresenta l'Estate, dove sono presenti due tipi di frutti: grappoli d'uva e melograni. Questi frutti hanno un preciso senso simbolico all'interno della tradizione massonica, perché rappresentano metaforicamente l'idea di fratellanza: un insieme di tanti individui (gli acini o i chicchi) uniti in una struttura unica. Come simbolo di conoscenza, però, hanno due valenze contrapposte: quella simboleggiata dall'uva è accessibile a tutti mentre quella rappresentata dal melograno, in virtù del fatto che prima di metterne a nudo i chicchi si deve eliminare la buccia, è accessibile solo a chi abbia i giusti strumenti.
Le altre due stagioni sono rappresentate con figure maschili, e sono posizionate in antitesi l'una rispetto all'altra. Per osservarle meglio, occorre girare attorno alla fontana per osservarla dall'altro lato. Da questa posizione l'Autunno (foto 3) ha lo sguardo rivolto verso Occidente (ovvero la zona "nera" di Piazza Statuto) mentre l'Inverno (foto 4) guarda verso Oriente (la zona "bianca", quella che ruota attorno a Piazza Castello ed alla Sacra Sindone). Simbolicamente, i due uomini simboleggiano Jachin e Boaz, i due giganti posti a guardia delle Colonne d'Ercole, che segnavano i confini del mondo, e contemporaneamente le due colonne del Tempio di Salomone. Replicate all'interno di tutte le logge massoniche, queste due colonne simboleggiano l'una la Stabilità (Jachin) e l'altra la Forza (Boaz). La giustapposizione dei due personaggi ricorda, ancora, la figura di Giano bifronte, il guardiano delle Porte Solstiziali.
Entrambi versano acqua da una brocca, che sta a simboleggiare la trasmissione per via iniziatica della sapienza. Essi generano dunque un arco ideale di forma rettangolare al centro della fontana che simboleggia l'immaginario passaggio verso una nuova dimensione spirituale, nel quale l'Uomo Primitivo ha subito la trasformazione in Uomo Nuovo, la Pietra Grezza è diventata Pietra Squadrata.
Foto 5 - L'Autunno dall'altro lato |
Foto 6 - L'Inverno dall'altro lato |
Ai piedi del personaggio che impersona l'Autunno, troviamo ancora dei frutti, stavolta delle pigne. La struttura a scaglie di questo ricettacolo fruttifero richiama ancora l'idea di fratellanza già espressa nella statua dell'Estate con l'uva e i melograni, ed in più, stante la natura raccolta e nascosta dei semi, essa rappresenta alla stregua del melograno la conoscenza esoterica, quella accessibile solo a pochi iniziati.
Foto 7 - Particolare del gruppo allegorico dei due puttini
L'allegoria più importante di tutti, e forse quella più controversa dal punto di vista della Chiesa, è quella che si osserva ai piedi dell'Inverno, che non a caso è l'unico personaggio che guarda verso Est, cioè verso la Luce (si ricorda che la Massoneria viene chiamata anche Grande Oriente). Ai piedi dell'uomo che distribuisce l'acqua (il sapere iniziatico) si trovano due putti (foto 7). Quello che si trova più in basso porge un grosso pesce all'altro, che invece regge sulle sue spalle un agnello e porta i capelli a raggiera come fossero una criniera leonina. In questo caso la figura richiamata del leone assume chiaramente una valenza solare (è noto che il periodo più caldo dell'anno, nell'emisfero boreale, corrisponde a quello in cui il sole attraversa lo Zodiaco entrando nella costellazione del Leone, 23 Luglio – 23 Agosto, da cui è stato coniato il termine solleone). Prima dell'avvento del Cristianesimo, i culti che erano più in voga tra i Romani erano quelli tributati alle divinità solari, il Sol Invictus, in particolare a Mitra, a sua volta derivato dallo Zoroastrismo persiano. Il bambino in basso, invece, porge a costui un pesce, che è simbolo cristico; dunque a tutti gli effetti sembra quasi un atto di sottomissione in cui la divinità cristiana asservisce quella che l'aveva preceduta. Nello stesso tempo, la stessa scena sembra sottolineare in qualche modo una continuità, per via dell'ovino che la prima sostiene: l'agnello, infatti, è un altro ben noto simbolo di Cristo.
Foto 8 - Particolare del mascherone con la testa della Medusa (© varaita18)
Un ultimo accenno merita, infine, la disposizione dei vari mascheroni dalle cui bocche fuoriesce l'acqua. Essi circondano la fontana ma sono tutti tra loro simili, eccetto una, che riproduce il volto della Medusa. Secondo la mitologia greca, questa creatura, unica mortale tra le tre Gorgoni, era figlia delle divinità marine Forco e Ceto. Come le altre due sorelle, Steno ed Euriale, aveva ali d'oro e mani di bronzo, con molti serpenti al posto dei capelli ed il potere di pietrificare qualunque creatura con il solo sguardo. Insieme alle tre Graie (altre creature disgraziate, ugualmente figlie di Forco e Ceto, tre donne nate già vecchie che condividevano tra loro un unico occhio ed un unico dente) venne posta da Persefone come custode degli Inferi. Secondo la maggior parte delle tradizioni, venne sconfitta dall'eroe Perseo, semidio figlio di Zeus e della mortale Danae, il quale riuscì grazie ad uno stratagemma ed all'aiuto di Hermes, a decapitarla. Dal suo corpo decapitato vennero alla luce il cavallo alato Pegaso ed il gigante Crisaore. La testa della Medusa venne poi donata ad Atena, che l'appose sul proprio scudo, l'Egida, il quale mantenne la proprietà di pietrificare chiunque avesse incrociato il suo sguardo.
Questo mito ha molti risvolti simbolici, ma forse quello che più è attinente al simbolismo della fontana è il ruolo della Medusa come Guardiano della Soglia, un giudice impassibile ed un implacabile custode posto al varco tra due mondi, che osserva e giudica e lascia entrare soltanto colui che è degno del passaggio. Di fatto, questo custode dei segreti dell'Arte è posto giusto nel mezzo della Fontana, che rappresenta, come è detto, una "porta di passaggio". Il rettangolo rosso nella figura in basso (foto 9) evidenzia questa porta simbolica e se misurate le sue proporzioni troverete, naturalmente, che si tratta di un rettangolo aureo.
Foto 9 - Particolare del rettangolo aureo che individua la "porta del passaggio"