La Ruota della Fortuna è un simbolo molto diffuso e tra i più noti associati alla Ruota, solitamente associato con la natura capricciosa ed incontrollabile del Fato. Il concetto è molto antico: la ruota era uno degli attributi della dea romana Fortuna, il cui nome sembra derivare dalla locuzione "Vortumna", «colei che rivolge l'anno». Ancora oggi, infatti, nei proverbi e nei detti popolari si dice che la Fortuna è una ruota che gira. Come tanti altri simboli, anche la Ruota della Fortuna venne successivamente cristianizzata. Durante il Medioevo la sua raffigurazione passò dalle miniature all'architettura, soprattutto adattata alle forme circolari dei rosoni delle chiese. Solitamente, essa sipresenta suddivisa in quattro settori, che rappresentano i differenti stati dell'esistenza. Si vedono quattro figure umane, accanto alle quali sono spesso riportate le seguenti didascalie: a sinistra, "regnabo" (= io regnerò); sulla parte superiore, dove si trova una figura coronata ed assisa in trono, "regno" (= io regno); ridiscendendo in senso orario, "regnavi" (= io regnavo) e, nella parte inferiore, "sum sine regno" (= io sono senza regno). Questa immagine simbolica, che richiama la Ruota ad Otto Raggi, non è che la raffigurazione di quello che schemi più semplici, come la "Ruota del Samsara" buddista, esprimono con un simbolo grafico.
La Ruota della Fortuna, in una forma leggermente modificata, costituisce anche uno dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi, quello contrassegnato dal numero romano "X" (10). La lama presenta alcune variazioni da mazzo a mazzo, ma il senso generale è sempre lo stesso. Ad esempio, nel Tarocco Pierpont-Morgan la ruota presenta gli stessi quattro personaggi che "parlano" per mezzo di alcuni nastri posti accanto alle loro bocche, e che riportano le stesse didascalie sopra menzionate. Nel Tarocco Marsigliese, che è uno dei più diffusi e conosciuti (v. immagine di apertura) troviamo all’apice della ruota una Sfinge coronata, che reca in mano una spada. Le alterne vicende sono raffigurate da due animali, uno che sale e l’altro che scende dalla ruota. La ruota presenta sei raggi (e non otto), uniti dal perno centrale che è sempre di colore rosso (si noti il gioco di parole, nella lingua francese, tra "roue", ruota, e "roux", rosso). Nel Tarocco di Marsiglia abbiamo un ulteriore indizio: "Ruota" è scritto "Roux" anziché "Roue", e la "X" sottolinea l’idea di centralismo ispirata dalla Ruota, e richiama nel contempo il numero romano della carta. Un manubrio è collegato al mozzo, ma la mano che lo fa ruotare è, ovviamente, invisibile (è il Destino). Anche il basamento ha la sua importanza: la sua forma a scala, infatti, testimonia la possibilità di ascesi che non è negata a nessuno che sappia meritarla. In alcuni mazzi di Tarocchi, questa carta è l’unica, oltre quella dell’Appeso (Arcano n. XII), a presentare nella didascalia una 'N' inversa.