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Misteri d'Oltralpe


Amiens


Il ciclo di San Giovanni Battista


Il simbolismo esoterico delle sculture
sulle pareti del coro della Cattedrale di Amiens



La reliquia del capo di San Giovanni Battista

Il reliquiario con il capo di San Giovanni Battista esposto davanti il ciclo di sculture



Nella famosa "Bibbia di Pietra" che orna l'interno della Cattedrale di Amiens, il complesso delle più raffinate e per giunta rare opere scultoree medievali sopravvissute fino a noi alla furia iconoclasta dei Rivoluzionari francesi, spicca il cosiddetto "Ciclo di San Giovanni". Si tratta di una serie di due gruppi scultorei che ornano le pareti esterne del coro, e si trova nella navata sinistra della cattedrale.

Il culto di San Giovanni Battista, infatti, ha in Amiens un importante polo, dovuto alla presenza, all'interno della Cattedrale di Nôtre-Dame, della reliquia più importante legata al santo che ha battezzato il Cristo nel Giordano: il cranio.

Va precisato, ad onor del vero, che quello di Amiens non è l'unico cranio attribuito al Santo, oggetto di venerazione. A contendergli il ruolo di autenticità è soprattutto la reliquia conservata presso la Chiesa di San Silvestro in Capite, in pieno centro di Roma, che venne portata nella capitale italiana durante il pontificato di Innocenzo II (1130-1143).

Stabilire quale dei due abbia più diritto a definirsi il "vero" teschio di Giovanni Battista è impresa ardua per qualunque esperto, stante l'impossibilità di effettuare qualsiasi prova scientifica. Certo, le "credenziali" del cranio di Roma sono più "elevate" rispetto a quelle del cranio francese, ma se guardiamo soltanto al punto di vista puramente formale, si può notare che nella cattedrale gotica la reliquia è tenuta in gran considerazione, riposta pomposamente nel suo prezioso reliquario all'interno della navata sinistra di una delle più famose cattedrali gotiche di tutta la Francia, mentre nella piccola chiesa romana il cranio si trova custodito in una semplice teca di vetro all'interno di una cappella laterale [1].


Di fronte al reliquario, in Nôtre-Dame di Amiens, si estende la parete esterna del coro, sulla quale sono posizionati due gruppi scultorei del Ciclo di San Giovanni. Il primo gruppo, quello che si trova sulla destra, rappresenta le tradizioni relative alla vita del Santo, che partono dall'annuncio della gravidanza di Elisabetta da parte dell'angelo fino alla predicazione di Giovanni Battista nel deserto.

La seconda serie, invece, è quella che occupa il lato sinistro, e presenta gli eventi legati alla morte per decapitazione e alle successive ed alterne vicende che subirono i suoi resti mortali, fino all'arrivo del presunto cranio ad Amiens all'inizio del XIII secolo.

È curioso osservare che tutte le sculture del coro vanno lette da destra verso sinistra, nel rispetto dell'ordine cronologico degli eventi rappresentati, e dal basso verso l'alto. Questo singolare senso di lettura, più vicino alla cultura orientale che non a quella occidentale, è stato mantenuto nella numerazione delle illustrazioni che seguono, e merita un'attenzione particolare. Tenendo conto dell'alta preparazione delle maestranze che lavorarono alla cattedrale, è possibile che si tratti di un invito a leggere questa tradizione con altri occhi, travalicando il senso comune d'interpretazione e cercando altri significati, più nascosti?



Prima serie di sculture (lato destro)



Ciclo di San Giovanni (lato destro)

(Clicca sulle singole aree per una visione dettagliata)



Le quattro grandi sculture nella fascia superiore


I quattro bassorilievi che si trovano nella fascia superiore del gruppo scultoreo illustrano quattro momenti fondamentali della vita pubblica di Giovanni Battista, quando egli si rivela come "Colui che deve preparare la strada al Signore". Giovanni viene considerato come il "messia esoterico", l'uomo-chiave, posto a capo di una importante comunità di Esseni, che ha iniziato il Cristo ai misteri spirituali ed ha suggellato questa iniziazione con l'atto del battesimo (che era un rituale molto importante e diffuso all'interno della comunità essena) nel fiume Giordano. Da destra verso sinistra, abbiamo:


(A) La predicazione di Giovanni nel deserto
(B) Il Battesimo di Gesù nel Giordano
(C) Giovanni Battista rivela la sua missione
(D) Giovanni rende la sua testimonianza a Gesù


Una delle rappresentazioni più classiche nell'iconografia di Giovanni Battista lo vede con folti capelli e barba non curata, coperto di pelli intento nella sua predicazione in mezzo al deserto. Questo aspetto & quot;selvaggio" e "primitivo" del santo ha fatto sì che esotericamente lo si accomunasse al simbolismo del "Green Man" (l'Uomo Verde, rappresentante degli aspetti primordiali della Natura) che a sua volta è ispirato ai più antichi culti della fertilità. Per questo motivo, la celebrazione della sua natività è stata posta simbolicamente al 24 Giugno, a ridosso del Solstizio d'Estate, quando da ogni parte nel mondo si celebrano rituali (come la danza attorno ai fuochi accesi e il loro scavalcamento). Per approfondire questi particolari aspetti legati alla figura del Santo si veda quanto scritto in proposito nella pagina dedicata al simbolismo del Nodo di San Giovanni.



La serie di formelle nella fascia inferiore


La fascia inferiore delle sculture è occupata da una serie di dieci formelle che illustrano la storia personale di Giovanni Battista. Per quanto risulta dai Vangeli, sin dalla nascita Giovanni era destinato alla sua missione speciale.


1) Annuncio della nascita
2) Zaccaria, uscito dal tempio, perde la parola
3) Zaccaria riferisce ad Elisabetta l'annuncio dell'angelo
4) Visitazione della Vergine ad Elisabetta
5) Soggiorno di Maria da Elisabetta
6) Nascita di Giovanni
7) Circoncisione di Giovanni Battista
8) Elisabetta chiama il suo bambino Giovanni
9) Conferma del nome da parte di Zaccaria
10) Giovanni nel deserto


È opportuno focalizzare l'attenzione su uno in particolare di questi aspetti, quello legato alla circoncisione. È questo un tema che si trova raramente nelle rappresentazioni cristiane, a ragione del suo valore fortemente legato alla religione ebraica, ma dal punto di vista simbolico esso rappresenta un tema fondamentale: quello del patto con Dio e quindi il rinnovamento, una rinascita a nuova vita che per il Cristianesimo verrà suggellata con il rito del battesimo. Anche Gesù venne circonciso, otto giorni dopo la nascita come prevedeva allora la legge ebraica. È interessante notare che, avendo stabilito simbolicamente la data della nascita di Gesù al 25 Dicembre, otto giorni dopo ricorre esattamente il 1° Gennaio, primo giorno del nuovo anno, inizio simbolico di una nuova vita. Il tema della circoncisione, con particolare riferimento a quella di Gesù, anch'essa iconograficamente molto rara a vedersi, e il suo significato simbolico verrà approfondito nella scheda dedicata alle sculture degli stalli del coro della Cattedrale di Chartres, dove essa ha un ruolo prominente.



Seconda serie di sculture (lato sinistro)



Ciclo di San Giovanni (lato sinistro)

(Clicca sulle singole aree per una visione dettagliata)



Le quattro grandi sculture nella fascia superiore


Il ciclo di quattro sculture che orna la fascia superiore della parete esterna del coro racconta le circostanze del martirio di San Giovanni Battista. La tradizione, raccontata nei Vangeli e in altre cronache cristiane dei primi secoli, può essere così riassunta: Giovanni Battista era diventato un personaggio scomodo presso Erode, che riteneva particolarmente seccante il suo continuo richiamo alla moralità e al buon costume. Il motivo delle continue rampognate da parte del Battista, a parte la facilità di costumi presso la corte, era soprattutto il fatto che il re aveva voluto sposare la moglie di suo fratello Filippo, Erodiade, ripudiando la propria. Durante un fastoso ricevimento a corte, per il compleanno di Erode, la bellissima Salomè, figlia di Erodiade, esegue la famosa "danza dei sette veli", un sensuale spogliarello che estasia il re al punto tale da indurlo a lodare la ragazza ed a prometterle l'esaudimento di un suo qualsiasi desiderio. La ragazza, precedentemente istigata dalla madre, chiede al re la testa di Giovanni Battista, e il re provvede immediatamente ad accontentarla, servendo la testa del Santo in un vassoio.


(A) San Giovanni viene imprigionato


Giovanni accusava ripetutamente Erode di adulterio, perché aveva sposato Erodiade, la moglie di suo fratello Filippo. Ciò portò allo stremo il re, che alla fine lo fece catturare e rinchiudere in prigione, ma causò soprattutto l'ira di Erodiade, che preparerà per lui una terribile trappola.


(B) La Danza dei Sette Veli


La sontuosa festa di corte, organizzata per il compleanno del tetrarca Erode Antipa, durante la quale Salomè esegue la celebra danza, viene citata più o meno dettagliatamente nei tre Vangeli Sinottici (Matteo 14, 6-10; Marco 6, 17-28; un accenno in Luca 3, 19-20). Tuttavia in nessuno di essi si fa menzione della natura di tale danza, lasciando gli evangelisti intendere solamente che essa doveva essere molto sensuale, se Erode si sentì così estasiato da promettere alla fanciulla, che poi era sua nipote, qualsiasi cosa che ella avrebbe richiesto. Matteo, a proposito, dice: "la figlia di Erodiade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto". Marco aggiunge qualche particolare sulla festa, ma in relazione alla danza si limita a ripetere più o meno la frase di Matteo: "Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò»".

Il resoconto dei vangeli trova un riscontro in Giuseppe Flavio, lo storico ebraico che fu adottato dai Romani, il quale, nelle Antichità giudaiche menziona Erode Antipa, il matrimonio con sua cognata, e cita espressamente Salomè come figlia di Erodiade, nonché moglie del figlio di Erode, Filippo. Non fa alcuna menzione all'episodio della danza e del martirio di Giovanni Battista, e ciò appare ovvio sia perché Giuseppe, come storico, non intende certamente indulgere in pettegolezzi di corte, e sia perché Giovanni e lo stesso Gesù erano, per persone estranee al culto cristiano, personaggi di poco conto [2].


Da dove viene, dunque, la tradizione dei "Sette Veli"? Si tratta, evidentemente, di una rielaborazione successiva della mitologia cristiana, che ne ha arricchito il contenuto ed ha "inventato" un nome per la danza, come accadde per tanti altri miti.
Alcuni studiosi hanno affermato che la tradizione dei "Sette Veli" sia stata ispirata alla mitologia connessa con i culti della fertilità rivolti alla dea Ishtar (Astarte per i Fenici), di tradizione assiro-babilonese. Narra il mito che un giorno la dea volesse far visita alla sorella Ereshkigal, signora del mondo sotterraneo. Per arrivare al suo cospetto, ella è deve attraversare sette porte, ed in ciascuna di esse è costretta dal guardiano a lasciare un pezzo del suo abbigliamento. Quando alla fine ella attraversa la settima porta, è completamente nuda. La dea viene poi catturata e segregata da Ereshkigal, ma successivamente viene riscattata e liberata. Nel tornare indietro dal mondo sotterraneo, ella attraversa nuovamente i sette cancelli, ricevendo presso ognuno di essi un capo di vestiario. Così, alla fine, Ishtar varca l'ultima porta, tornando al mondo comune, completamente rivestita. È talmente palese il significato di carattere iniziatico che si cela sotto questo racconto, ulteriormente marcato dal numero di passaggi (sette) che la dea deve compiere, che non riteniamo di dover approfondire oltre...


(C) La decapitazione


Al contrario dell'episodio precedente, la decapitazione del santo e la presentazione della sua testa su un vassoio è attestata in tutti i Vangeli Sinottici: la troviamo citata in Matteo (14, 11), Marco (6, 28) e Luca (9, 9). Giovanni era stato fatto arrestare da Erode ed era tenuto prigioniero nella prigione del Palazzo. Il re avrebbe voluto farlo uccidere ma il personaggio era troppo noto e rispettato ed non intendeva irritare la suscettibilità dei suoi seguaci. Il desiderio di Salomè e la promessa a lei fatta davanti a tutti gli invitati gli fornì quindi il pretesto, e i suoi soldati eseguirono la condanna direttamente nel carcere.


La testa del Battista è una forte allegoria simbolica sotto la quale alcuni vedono una rappresentazione della Sophia, la saggezza mistica degli Gnostici. Ritroviamo questo senso occulto nel mito legato al misterioso Baphomet, l'idolo che i Cavalieri Templari confessarono di adorare negli interrogatori dell'Inquisizione, e che era collegato ad una testa. Secondo alcuni, esso rappresentava simbolicamente la testa del Battista ed abbiamo visto, nell'apposito articolo ad esso dedicato, che una possibile traslitterazione del termine Baphomet, usando il codice crittografico Atbash, è proprio "Sophia".


(D) La vendetta di Erodiade


Questo episodio non viene narrato in nessuno dei Vangeli ufficiali, ma viene menzionato nelle Cronache di San Girolamo, del IV sec. Erodiade, la moglie di Erode Antipa, non contenta di aver chiesto la decapitazione di Giovanni, si fa portare la testa al proprio tavolo, servita sul prezioso vassoio come richiesto, e per vendetta la incide con un coltello sopra la fronte, all'altezza dell'arcata sopraccigliare sinistra. Il cranio esposto nel reliquario in Nôtre-Dame d'Amiens presenta effettivamente un foro circolare nella zona citata, sebbene sembri troppo "perfettamente" rotondo per essere stato causato da un colpo di coltello, e troppo profondo per poter ammettere che una donna come Erodiade, per quanto robusta e forzuta possa essere stata, abbia potuto inciderlo. Di contro, il cranio del Battista esposto nella chiesa di San Silvestro in Capite, a Roma, non presenta evidenti fori sopra l'occhio sinistro, ma dal punto di osservazione concesso ai visitatori non è ben chiaro se risulti qualche scalfitura o cicatrice particolare.


È significativo, però, dal punto di vista simbolico, che oltre all'imponente mazzo di significati legati ai culti delle teste mozzate, di cui abbiamo solo accennato ma sui quali si potrebbe parlare a lungo, ritroviamo nelle tradizioni associate a Giovanni Battista anche quelle riferite al "cranio forato".


Numerosi miti fanno riferimento ad un teschio nel quale sia presente un foro; una delle più interessanti riguarda la vicenda di Hiram Abiff, l'architetto incaricato di costruire il Tempio di Salomone. Essendosi egli rifiutato di confidare i segreti della mirabile arte muratoria ai suoi assistenti, viene da loro assassinato. Ciascuno di loro [3] infierisce su Hiram con un colpo del proprio strumento, il colpo letale dato dall'ultimo di loro per mezzo di un maglietto, che apre un foro nella testa di Hiram. La mitologia legata ad Hiram è parte importante ed integrante dell'intera tradizione massonica, e viene fortemente richiamata all'interno della complessa cerimonia di iniziazione per l'accesso al terzo grado, quello di Maestro.


Ma ci sono numerosi altri "crani forati" nella storia e nella tradizione, come quello, presunto, che appare nel dipinto del Guercino, "Et In Arcadia Ego" (1618-1622) [4], e la strana vicenda, mai chiarita, del furto del cranio del papa Celestino V, successivamente ricomparso con un foro al centro. Non si dimentichino, poi, le teorie legate alla cosiddetta "trapanazione rituale" secondo cui aprendo un foro nel cranio nel punto giusto, esponendo la zona del cervello corrispondente al settimo chakra (la ghiandola pineale), si realizzerebbe anche fisicamente quella apertura del "Terzo Occhio" che è l'occhio della conoscenza iniziatica ed occulta fine ultimo di ogni processo di evoluzione spirituale.


L'atto di Erodiade, dunque, qui rappresentato, contiene molti più significati di quanti si pensi, e il fatto che l'episodio non faccia parte dei Vangeli e che sia stato comunque immortalato in un posto d'onore non va sottovalutato. Ricordiamo, infatti, che, per il particolare ordine inverso di collocazione delle sculture, di cui abbiamo accennato inizialmente, quella di Erodiade che fora il cranio è la prima immagine che il visitatore osserva quando gira attorno all'abside provenendo dalla navata destra, ma rappresenta di fatto il fine ultimo del processo spirituale che viene suggerito, tra le righe, dall'ignoto autore dei gruppi scultorei.



Le formelle nella fascia inferiore


Le cinque formelle quadrilobate nella fascia inferiore della scultura raccontano ciò che successe dopo la morte di San Giovanni e come la reliquia della sua testa giunse ad Amiens all'inizio del XIII sec. Ancora una volta, la numerazione che abbiamo adottato segue la successione cronologica degli eventi, che sono orientati da destra verso sinistra, contrari, dunque, al senso comune di lettura nella cultura occidentale.


(1) Sepoltura del corpo di San Giovanni


Secondo i Vangeli, i discepoli di Giovanni si recarono da Erode a reclamarne i resti dopo l'esecuzione, e provvidero a seppellirli degnamente in un sepolcro.


(2) Guarigioni sulla tomba di San Giovanni


Secondo quando riportato da alcune tradizioni narrate in antichi testi, la tomba di San Giovanni, a Sebastia, divenne luogo di pellegrinaggi dopo che alcune miracolose guarigioni si verificarono nei suoi pressi. Sebastia (l'odierna città palestinese di Sabastiya) venne fondata nel 25 a.C. da Erode il Grande sul sito della più antica città di Samaria, capitale del regno israelita del nord. Scavi archeologici hanno portato alla luce, nella zona dell'antica acropoli, interessanti vestigia dell'Impero Romano, come il foro, il teatro e i resti di una torre ellenistica e di un tempio dedicato ad Ottaviano Augusto.

Un prima chiesa venne costruita sul luogo di sepoltura del Battista durante il periodo bizantino (V sec.). Ricostruita nel XII sec., al tempo delle Crociate, la chiesa venne successivamente trasformata in moschea e dedicata al profeta Yahia, il nome musulmano di San Giovanni Battista.


(3) La tomba di San Giovanni Battista viene bruciata


Nel IV sec. d.C. l'imperatore Giuliano l'Apostata fa bruciare la tomba nella quale erano stati conservati i resti di Giovanni Battista.


(4) Dispersione delle ceneri e delle ossa


La tradizione racconta che alcuni monaci si industriarono per recuperare ciò che restava delle ceneri e delle ossa del Battista per poterle venerare come reliquie. Ciò spiegherebbe come mai si trovano resti e reliquie di San Giovanni Battista in diversi luoghi d'Europa. Ad esempio, una parte delle ceneri è conservata nel tesoro della Cattedrale di San Lorenzo a Genova, insieme al Piatto della Decapitazione. Altri luoghi italiani che custodiscono porzioni di ceneri di San Giovanni sono l'Oratorio di San Giovanni Battista a Loano (SV) e la chiesa Commendale dell'Ordine di Malta, presso Chiaramonte Gulfi (RG).

A quanto pare, anche numerose ossa si salvarono integre dall'incendio: il braccio destro, ad esempio, si trova nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Siena, mentre la mano destra è conservata a Rapagnano (FM) [5]. Ve ne sono numerose altre, naturalmente, che sarebbe troppo lungo listare in questa sede. Va inoltre citato, per la sua notevole importanza dal punto di vista simbolico, il dito indice del Santo, una delle reliquie più preziose della Cristianità appartenuta all'Ordine dei Cavalieri di Malta, a cui sarà dedicato un più ampio spazio in un lavoro futuro.


(5) Arrivo della testa ad Amiens


Il giorno 17 Dicembre 1206 la testa di San Giovanni Battista giunge con tutti gli onori ad Amiens. La reliquia era stata ritrovata a Costantinopoli dal chierico piccardo Walon, ed egli l'aveva successivamente donata al vescovo di Amiens, Richard de Gerberoy.





Note:


[1] Non si vuole intendere, con questo, che la pomposità dell'esposizione sia garanzia di autenticità, ma possibile che una reliquia così importante, patrona di importanti ordini quali il Sovrano Militare Ordine di Malta (in origine Ordine dei Cavalieri di San Giovanni degli Ospitalieri) e figura principale di venerazione presso i Cavalieri Templari, non abbia ricevuto nei secoli una trattazione più adeguata? Come mai, ad esempio, non la troviamo esposta in una delle grandi basiliche della Capitale, come ci si aspetterebbe?

[2] Lo stesso Gesù, all'interno delle "Antichità Giudaiche", è appena citato en-passant un paio di volte, e molti storici sospettano addirittura che si tratti di passi interpolati o in altro modo alterati, non esistendo, di fatto, nessuna prova accertata dell'esistenza storica di Gesù.

[3] Nel mito massonico, i tre personaggi hanno anche dei nomi, molto simili l'uno con l'altro: Jubela, Jubelo, e Jubelum. Alcuni riti della Massoneria assegnano un nome particolare al Grande Architetto dell'Universo, che è Jahbulon. Secondo alcune interpretazioni, questo nome deriverebbe dall'unione dei nomi tre grandi divinità del passato: JAH sarebbe Jahveh, il dio degli Ebrei, BUL rappresenta Bal, o Ba'al, il dio della fertilità cananeo, mentre ON, contrazione di Amen, o Amon, è il nome del dio supremo degli Egizi, meglio noto come Osiride

[4] Si tratta, in realtà, di un moscone dipinto con gran perizia sul cranio, proprio al di sopra del foro occipitale, ma a prima vista l'impressione che si ha osservando il quadro è che esso sia proprio un foro. Molti autori sostengono che la somiglianza non è causale, ma voluta, e questo per tutta una serie di circostanze che legherebbe il tema del quadro al mito dell'Arcadia, del Priorato di Sion e del mistero di Rennes-le-Château.

[5] Secondo alcune ipotesi, l'etimologia del toponimo "Rapagnano" deriverebbe alla preesistenza, nel territorio ove oggi sorge la città, di un antico tempio pagano dedicato al dio Giano. Come sappiamo, vi è un forte simbolismo che lega i due Santi chiamati Giovanni, il Battista e l'Evangelista, alle porte solstiziali, di cui Giano dalla doppia faccia era appunto il controllore. Le due facce di Giano sono i due Giovanni e l'etimologia sottolinea questa associazione tutta esoterica: Ianus (il dio Giano), Ioannes (il nome di Giovanni) e ianua (il termine latino che designa la "porta"), che ritroviamo anche nel nome della città di Genova.





Amiens: I segreti della Cattedrale di Nôtre-Dame


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