foto: MauC
Incastonata in un idilliaco paesaggio naturale, tra boschi di lecci e olivi secolari, l'Abbazia di Santa Croce in Sassovivo rappresenta uno dei più insigni monumenti nel territorio di Foligno. Fu fondata nella seconda metà del sec. XI sui resti di una preesistente residenza fortificata dei Monaldi. Le "Carte di Sassovivo" attestano sin dai primi anni di esistenza la presenza del monaco Mainardo, ricordato prima come eremita, poi, a partire dal 1082, come guida della sua congregazione che viene definita "Monasterium". Mainardo è considerato quindi il fondatore dell'abbazia e la sua comunità osservava la regola benedettina. L'Abbazia crebbe e prosperò in grande stima, accumulando nel tempo numerose donazioni e privilegi papali: nel 1138 erano alle sue dipendenze 34 chiese e 5 cappelle, in un territorio che andava da Roma a Spoleto, da Perugia a Camerino. Un secolo dopo i possedimenti ammontavano a 92 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Nel 1467 il papa Paolo II dispose la "Commenda", ed il vasto patrimonio abbaziale, già parzialmente disgregato per varie circostanze, finì per disperdersi definitivamente. A nulla valse neanche l'annessione ai monaci Olivetani, che nel 1484 subentrarono ai Benedettini. L'abbazia venne soppressa una prima volta durante la Rivoluzione Francese, restaurata nel 1814 e nuovamente soppressa, stavolta in modo definitivo, nel 1860. I suoi fabbricati furono divisi tra il demanio, la mensa vescovile e la famiglia Clarici, che tuttora risultano proprietari delle rispettive quote. Oggi è sede della Comunità Jesus Caritas del Padre Foucauld.
foto: MauC
Dal cortile superiore del complesso abbaziale si accede alla chiesa, ricostruita dopo il terremoto del 1832 ed ancora in corso di restauro per i danni subiti con il recente terremoto del 1997. Dall'atrio che precede la chiesa si accede invece al bellissimo chiostro romanico (XIII sec.), che costituisce il fiore all'occhiello di tutto il complesso. L'opera venne commissionata dall'abate Angelo al maestro Pietro De Maria, che lavorò i marmi a Roma, presso la scuola dei maestri marmorari della Basilica dei SS. Quattro Coronati, che all'epoca era alle dipendenze di Sassovivo. Le pietre risalirono il Tevere fino ad Orte e da qui furono portate a destinazione e montate dagli stessi marmorari romani. Il chiostro si compone di 128 colonnine binate o a spirale, che sorreggono 58 archi a pieno centro ed una solenne trabeazione classica con marmi colorati e due liste di mosaici decorati. In un punto del muretto di sostegno delle colonne compare graffito il simbolo del Fiore della Vita. La costruzione del chiostro terminò nel 1229, mentre nel 1340 fu ultimata la cisterna centrale, che venne pulita e restaurata successivamente, nel 1623, quando venne aggiunto l'attuale pozzo. Nel chiostro è anche presente un lodevole affresco del XIV sec. rappresentante la vergine Maria, da sempre molto venerata a Sassovivo, soprattutto per merito del beato Alano da Verona, che qui visse e morì il 18 Luglio 1313.
Dal chiostro si può accedere all'interno del Monastero dove rimangono avanzi della decorazione pittorica tra cui un'Ultima Cena, datata 1595. Al cortile si accede per uno scalone seicentesco o per una scaletta interna dove si trova una Loggia detta Del Paradiso, originariamente decorata con affreschi monocromi del primo Quattrocento, dell'ambito di Giovanni di Corraduccio, di cui si possono ancora vedere alcuni frammenti, come quello sottostante che ritrae una scena di battaglia con molti cavalieri.
Proseguendo si trova una loggia costruita nel 1442 utilizzando alcune strutture medievali per proteggere una Cripta del secolo XI, detta Cappella del beato Alano, residuo di S. Maria del Vecchio (o della Valle), che fu il primo nucleo di Sassovivo. Poco distante vi è un'antica fonte, e da lì alcuni sentieri si inoltrano nella lecceta secolare di circa 7 ettari che si stende sotto il complesso.