Veduta della chiesa e della Piazza di Saint-Sulpice
La Chiesa di Saint-Sulpice, a Parigi, sorge in Place Saint-Sulpice, all'interno del VI Arrondissement, e a pochi passi dall'omonima fermata della metropolitana. Le guide turistiche ci informano che esso è il secondo edificio religioso di Parigi per grandezza, dopo la Cattedrale di Nôtre-Dame. I lavori di costruzione della chiesa attuale risalgono al 1645, ma la chiesa sorge sicuramente sui resti di un edificio religioso precedente. Nel 1724, mentre erano ancora in corso i lavori, venne scoperta una lastra tombale risalente al X sec. che ha fatto supporre l'esistenza di una chiesa molto più antica o almeno di un cimitero già intorno a quell'epoca. Di certo è noto che una cappella preesistente venne abbattuta tra il XII ed il XIV sec. per far posto ad una chiesa vera e propria. La chiesa attuale sorse per volere dell'abate di Saint-Germain-des-Prés e del primo parroco Jean-Jacques Olier (1608-1657), che qui vi fondò la Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio. La costruzione si protrasse tra ritardi ed interruzioni per 130 anni. La chiesa è stata dedicata a San Sulpizio (o Sulpicio), detto il Pio, vescovo di Bourges dal 624, sebbene in tutto l'edificio non si trovi una statua o un dipinto che lo raffiguri. È questa una curiosa anomalia (una fra tante, come vedremo) che caratterizza la chiesa parigina. Non esiste una spiegazione ufficiale, ma potremmo provare a formulare un'ipotesi. San Sulpicio viene venerato dalla chiesa cattolica nel giorno del 17 Gennaio, una data che, come abbiamo spiegato in un altro articolo, è carica di significati simbolici inerenti alla misteriosa organizzazione segreta chiamata Priorato di Sion che, secondo alcune ipotesi che andremo a vagliare nel seguito, è strettamente collegata a questa chiesa parigina.
A partire dalla seconda metà degli anni '80, quando il saggio "Il Santo Graal" di Michael Baigent, Richard Leigh ed Henry Lincoln portò alla ribalta internazionale il caso di Rennes-le-Château, molte speculazioni cominciarono a fiorire attorno alla chiesa parigina. Il suo coinvolgimento nel fitto mistero che ruota attorno alle azioni del modesto parroco di campagna Bérenger Saunière è dovuto principalmente ai numerosi indizi disseminati all'interno di un testo criptico depositato presso la Bibliothèque Nationale de Paris nel 1967. Questo testo fece di Saint-Sulpice, insieme alla non troppo lontana Chiesa di Saint-Germain-des-Prés, uno degli edifici chiave legati al fantomatico ordine segreto del Priorato di Sion.
"Il Serpente Rosso - Note su Saint-Germain-des-Pres e Saint-Sulpice di Parigi" venne apparentemente pubblicato a Pontoise il 17 Gennaio 1967 e depositato presso la Biblioteca Nazionale il successivo 15 Febbraio. I tre presunti autori, Pierre Feugère, Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker, vennero tutti trovati morti impiccati tra il 6 ed il 7 Marzo in circostanze misteriose. In realtà, come è stato scoperto dopo, la data di deposizione del documento è stata falsificata e risale in realtà al 17 Marzo, ed inoltre si scoprirà che la macchina da scrivere utilizzata per la sua redazione è la stessa con la quale è stato scritto l'altro famoso apocrifo "Pierres gravées du Languedoc": un falso ben architettato per alimentare l'inganno del Priorato.
Il testo introduttivo comprende un serie di tredici strofe, ciascuna dedicata ad un segno zodiacale (i dodici classici più un tredicesimo, l'Ofiuco, o Serpentario, inserito tra lo Scorpione e il Sagittario). I versi in apparenza assurdi possono essere compresi se vengono riferiti a Rennes-le-Château (in particolare alla chiesa della Maddalena) ed al paesaggio circostante, e poi alle due chiese menzionate nel sottotitolo. In particolare, la strofa n. 10 (Scorpione) è zeppa di riferimenti alla chiesa parigina:
Visione celeste per colui che mi ricordano le quattro opere di Em. SIGNOL, intorno alla linea del Meridiano, nello stesso coro del santuario da dove irradia questa sorgente d'amore degli uni per gli altri. Io ruoto su me stesso passando con lo sguardo la rosa del P a quella dell'S, poi dall'S al P. E le spirali nel mio spirito diventano un polipo mostruoso che espelle il suo inchiostro. Le tenebre che assorbono la luce, ho un capogiro e porto la mia mano sulla mia bocca, mordendo istintivamente il palmo, forse come OLIER nel suo feretro. Maledizione, io comprendo la verità. È il passaggio, ma egli stesso facendo il bene, come xxxxxxxx QUELLO della tomba fiorita. Ma quanto hanno saccheggiato la casa, non lasciando che cadaveri imbalsamati e numeri di metallo che non avevano potuto importare? Quale strano mistero cela il nuovo Tempio di SALOMONE edificato dai bambini di Saint VINCENT?
La linea del Meridiano di cui si parla è quella dello gnomone, delineata lungo il transetto da una sottile striscia di rame. Idealmente a cavallo di questa linea immaginaria sono poste, lungo il transetto, le quattro tele di Emile Signol. Queste opere sono collegate ad un altro dei celebri misteri di Saint-Sulpice, di cui si parlerà più avanti: quello delle "N" inverse. Di questa caratteristica si fa espressa menzione in una delle pagine successive del "Serpente Rosso".
I riferimenti alla "P" ed alla "S" che seguono alludono ad alcune lettere impresse su due vetrate dello stesso transetto, una a nord ed una a sud. Ufficialmente esse rappresentano le iniziali dei due santi titolari della chiesa, Pietro e Sulpicio, ma gli autori del libello lasciano intendere che esse siano un altro dei tanti riferimenti occulti al Priorato di Sion. Come vedremo negli articoli che seguono, le ritroveremo anche in Saint-Germain-des-Prés ed in Saint-Severin.
Acquasantiera con il polpo |
Acquasantiera con il granchio |
Le spirali fanno riferimento ai tentacoli del polipo che si trova scolpito su una delle due acquasantiere poste all'ingresso (sull'altra, simmetricamente collocata rispetto a questa, troviamo invece un grosso granchio). Questo polipo richiamerebbe l'enigmatico emblema scolpito sulla lapide orizzontale della tomba dalla marchesa d'Hautpoul, sotto al quale è l'incisione "PS-Praecum". È un altro richiamo alla sigla PS, ma parimenti apocrifo: il disegno della lapide, infatti, compare soltanto in documenti artefatti facenti parte della mitologia, in particolare, il già citato "Pierres Gravées du Languedoc" (falsamente) attribuito ad Eugène Stublein. Infine, il testo cita espressamente i nomi dei due personaggi chiave di Saint-Sulpice: il parroco Olier, fondatore del seminario e della Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpicio, ed il suo mentore Vincenzo de' Paoli, santo della chiesa cattolica e fondatore di numerosi ordini tra cui quello dei Lazzaristi. Una statua di San Vincenzo si trova in una delle cappelle laterali, dove è raffigurato insieme a dei bambini.
Altri riferimenti a St. Sulpice si trovano nell'ottava strofa, quella identificata dal segno della Vergine. In questa strofa leggiamo:
Io ero come i pastori del celebre pittore Poussin, perplesso davanti l'enigma: "ET IN ARCADIA EGO!". La voce del sangue, vuole rendermi l'immagine di un passato ancestrale. Si, il lampo del genio attraversa il mio pensiero, rivedo, comprendo! Io conosco ora questo segreto favoloso. E meraviglia, al momento dei salti dei quattro cavalieri, gli zoccoli di un cavallo avevano lasciato quattro impronte sulla pietra, ecco il segno che DELACROIX aveva lasciato in uno dei tre dipinti della cappella degli Angeli. Ecco la settima sentenza che una mano aveva tracciato: ESTRAIMI DAL FANGO, PERCHE' IO NON VI RESTI AFFOSSATO. Due volte IS, imbalsamatrice e imbalsamata, vaso miracoloso dell'eterna Dama Bianca delle Leggende.
La "Cappella degli Angeli", la prima a destra per chi entra nella chiesa, contiene effettivamente tre dipinti attribuiti al celebre pittore francese Eugène Delacroix (1798 – 1863): "Giacobbe lotta con l'Angelo", sul lato sud, "La cacciata di Eliodoro dal Tempio", sul lato nord e "L'Arcangelo Michele sconfigge il Male" sulla volta. Nella piantina della chiesa inclusa a pagina 12 del manoscritto, gli autori hanno segnato una piccola croce. Essi probabilmente si riferiscono al primo dipinto, quello di Giacobbe. Questo dipinto, innanzi tutto, contiene alcuni dettagli un poco "strani". Vediamo, per cominciare, un cappello di foggia moderna posato su un mucchio di vesti, un drappo rosso, una lancia ed una borraccia (dettaglio n° 1, in basso). Cosa rappresentassero per il pittore non lo sappiamo, però potremmo vederci un riferimento ai soldati romani che si contesero le vesti di Gesù, gli diedero da bere l'aceto e trafissero il suo costato con la lancia. Un altro dettaglio curioso è rappresentato da una donna, posta sullo sfondo, che avanza con un vaso sulla testa (stessa immagine, in alto e sulla destra) una figura molto simile a quella che l'abate Saunière fece dipingere vicino al Monte Fiorito nell'affresco che si trova sopra l'acquasantiera della chiesa della Maddalena a Rennes-le-Château. Tra la donna sullo sfondo e la scena in primo piano della lotta, è frapposta una roccia coperta di piante a foglie verdi e rosse. In mezzo ad esse, troviamo due segni, o impronte, a forma di ferro di cavallo, che formano una "X". Lo troviamo ripetuto diverse volte (noi ne abbiamo individuati almeno tre, vedi dettagli n° 2 e 3, ma la qualità della fotografia lascia a desiderare). Un glifo simile lo troviamo in altri dipinti dello stesso autore, come lettera finale del suo cognome. In effetti, nulla toglie che il pittore usasse questo segno come ulteriore firma, palese o nascosta, apposta sulle sue opere: di fatto, il nome Delacroix si può leggere anche come "de la croix", ossia "della croce". Anche il riferimento alla "settima sentenza" è pertinente alla chiesa parigina di cui ci stiamo occupando: esso, infatti, si riferisce, come vedremo più avanti, ad una delle stazioni della Via Crucis.
Il mucchio di vesti e la donna con il vaso |
Le tre impronte a forma di X |
Le impronte in un'elaborazione |
Nel seguito cercheremo di approfondire ad una ad una queste tematiche, ma prima di tutto è bene inquadrare la chiesa nel suo contesto storico e capire qualcosa di più e conoscere meglio il suo fondatore spirituale, il padre Jean-Jacques Olier.
Jean-Jacques Olier de Verneuil nacque il 20 Settembre 1608 da un'agiata famiglia parigina. Dopo aver completato gli studi all'università della Sorbona, seguì la vocazione religiosa sotto la guida spirituale di San Vincenzo de' Paoli (1581-1660), e nel 1633 venne ordinato sacerdote. Sia San Vincenzo, sia Olier, erano membri di un'organizzazione chiamata Compagnia del Santissimo Sacramento, che era stata fondata nel 1630 presso il convento dell'Cappuccini in Rue Faubourg Saint-Honoré da Henri de Levis (1596-1651), Duca di Ventadour. Si trattava ufficialmente di un'associazione caritatevole, che al contempo militava in difesa della chiesa, combattendo gli abusi dei sacerdoti e nei monasteri. Oggi gli studiosi sono convinti che si trattasse di una vera e propria società segreta di stampo cattolico, sostenuta occultamente dal re Luigi XIII. Tra gli altri affiliati noti, risultano Francesco Luigi di Borbone-Conti, Gaston Jean Baptiste, barone di Renty, il magistrato Guillaume de Lamoignon, il beato Alano di Solminihac ed il vescovo Jacques Bénigne Bossuet. Secondo alcuni autori la Compagnia era una delle tante società di facciata create per celare o per essere strumentalizzate ad alto livello dai membri del Priorato di Sion (cfr. "Il Santo Graal", cap. VII, del trio Baigent-Leigh-Lincoln). In seguito ad alcuni incidenti scoppiati a Caen nel 1660, dietro ai quali fu riconosciuta l'attività occulta della società, la Compagnia venne denunciata al cardinale Mazarino che si adoperò per la sua abolizione. Divenuta oggetto di satira nella commedia "Il Tartuffo" di Molière, venne definitivamente soppressa nel 1666 da Luigi XIV, dopo la morte della regina madre, Anna d'Austria, che era stata aperta sostenitrice e simpatizzante della Compagnia. Nonostante la cancellazione della società, che dallo stesso Mazarino e dai suoi denigratori veniva chiamata, spregiativamente, una "cabala di devoti", alcuni suoi appannaggi continuarono ad esistere e ad operare: l'Ospedale generale e la Società delle Missioni Straniere (Séminaire des Missions Étrangères), un'associazione nata per promuovere e sostenere l'evangelizzazione dei paesi non cattolici fondata nel 1663 da due membri della Compagnia, François Pallu e Pierre Lambert de la Motte.
Mentre era parroco di Saint-Sulpice, Olier ebbe modo di notare la scarsa preparazione e lo stato di abbattimento morale dei sacerdoti francesi. Deciso a riorganizzare il sistema di formazione sacerdotale, nel 1641 fondò il suo primo seminario a Vaugirard. Deciso a dare un inquadramento ed un'organizzazione sistematica al suo sistema di formazione, quattro anni più tardi fondò una compagnia apposita, chiamata "Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio", o dei Sulpiziani. La Compagnia aveva un simbolo distintivo, una variante del noto monogramma mariano "AM", che sta per l'invocazione "Auspice Maria" (Sotto la protezione di Maria), e non "Ave Maria" come alcuni ritengono. È stato fatto osservare che il simbolo può essere interpretato ambiguamente anche come la giustapposizione di due "M", una dritta ed una rovesciata, che alluderebbero a Maria Maddalena (e, forse, proprio in questa veste l'abate Saunière la fece riprodurre sulla volta absidale della chiesa della Maddalena a Rennes-le-Château). Inoltre, anche la sigla della compagnia, "P.S.S." richiamerebbe in modo occulto la "Prioratus Sionis Societas", la Società del Priorato di Sion la cui base operativa risiederebbe proprio nella chiesa parigina.
All'interno della chiesa, nella zona del transetto, corre una lunga linea di rame incastonata nel pavimento, che diparte da un obelisco verticale addossato alla parete nord del transetto chiesa. Si tratta di una meridiana astronomica, di cui l'obelisco costituisce lo gnomone; l'opera venne realizzata a partire dal 1727 su commissione dell'allora parroco Jean-Baptiste Languet de Gergy (1675-1750), che intendeva fornire la chiesa di uno strumento che fosse d'ausilio per il calcolo esatto degli equinozi e quindi della data della Pasqua. Una delle vetrate della chiesa presenta una fenditura che lascia passare un raggio di sole; ogni giorno, a mezzogiorno in punto, il raggio di sole colpisce un punto preciso della linea di rame, determinando così il giorno corrispondente. Ad un'estremità della linea vi è una lastra di marmo quadrata, che viene colpita dal raggio nel punto della massima elevazione del sole, al solstizio d'estate. La sommità dell'obelisco viene invece colpita quando il sole raggiunge l'elevazione minima, al solstizio d'inverno. Più o meno al centro della linea un disco di rame marca la posizione del sole alla data esatta dell'equinozio di primavera. La realizzazione dello gnomone venne affidata all'orologiaio inglese Henry Sully (1680-1728), e la costruzione si dovette concludere nel 1747, secondo la data scolpita sopra l'obelisco.
Molte speculazioni sono state fatte attorno a questa meridiana, alcune fondate, altre meno. Tuttavia, mentre prima del 2003 queste informazioni erano appannaggio soltanto di poche persone, e diffuse attraverso pubblicazioni specialistiche, dopo tale data sono diventate di dominio pubblico grazie al forte impatto mediatico del romanzo di Dan Brown "Il Codice Da Vinci", imperniato sulle vicende del Priorato di Sion. I curatori della chiesa parigina si sono dovuti prendere la briga di apporre accanto alla meridiana un foglio esplicativo, nel quale chiarivano gli aspetti della meridiana smentendo in gran parte le affermazioni dello scrittore. Vediamone i temi principali.
La Chiesa di Saint-Sulpice in relazione al Meridiano di Parigi (© Google Earth)
Innanzitutto, è stato affermato che lo gnomone serve simbolicamente a delimitare il Meridiano di Parigi, che ha un'importanza fondamentale nella geometria sacra dei paesaggi attorno a Rennes-le-Château. Il Primo Meridiano di Francia venne definito nel 1667 dall'astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini, primo direttore del futuro Osservatorio di Parigi. La sua longitudine esatta è 2° 20' 13,82" ad Est di Greenwich. Si può facilmente verificare (ad es. attraverso l'utilizzo del programma Google Earth, v. immagine sopra) che la longitudine del meridiano di Saint-Sulpice, presa in corrispondenza del punto d'incrocio tra il transetto e la navata, si discosta di pochi secondi di grado da quella del Meridiano di Parigi, il che si traduce sul terreno come una distanza di circa 100 m più ad Est. Quindi è vero che la corrispondenza non è esatta, ma non bisogna dimenticare che la corrispondenza è simbolica, non fisica, per cui 100m di differenza non cambiano le cose. Come vedremo più avanti, la singolare posizione delle tele di Signol con le "N" inverse nella firma dell'autore rispetto alla linea dello gnomone pongono l'evidenza sulla linea stessa, che così risulta avere davvero un significato simbolico [*].
Nel romanzo si afferma anche che il meridiano zero di Francia veniva denominato "Linea della Rosa", una locuzione che, passando per l'equivalente inglese "rose-line", ricorda Santa Rosalina da Villeneuve, la cui festività ricorre sempre il 17 Gennaio. Tuttavia non si ha traccia documentata di questa denominazione alternativa del meridiano di Parigi, e perciò tutte le speculazioni che ne derivano, dai sensi simbolici della rosa all'improbabile parallelo con la Rosslyn Chapel (che si trova in Scozia, nel villaggio di Roslin, un toponimo che si pronuncia come Roseline) sono da prendere con le dovute cautele.
Molte speculazioni sono sorte, infine, a riguardo di alcune vistose abrasioni presenti sul basamento dell'obelisco: un intero paragrafo nella metà destra, appena sotto l'immagine di un agnello crucifero, e due tondi circolari, che presumibilmente rappresentavano dei simboli, appaiono palesemente cancellati. Per eliminare ogni dubbio, tuttavia, sempre dopo il citato caso letterario del 2003, le autorità ecclesiastiche hanno provveduto ad esporre accanto ad esso un foglio illustrato nel quale si riproduce l'intero testo prima della martellatura. Si scopre così che il testo cancellato conteneva una dedica a Jean-Frédéric Phélypeaux, conte di Maurepas, ed a Philibert Orry, due uomini politici francesi che, a causa dei contrasti con Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV, caddero in disgrazia e furono costretti, l'uno all'esilio da Parigi, nel 1749, e l'altro a dimettersi, nel 1745. Un probabile buon motivo per cancellarne la memoria dall'iscrizione in St. Sulpice? I due simboli cancellati sono invece un poco più emblematici. Quello di sinistra era un semplice cerchietto nel quale era iscritto il simbolo astrologico dello Scorpione; l'altro era un esagono, parzialmente sovrapposto ad un cerchio, nel quale era posto il simbolo dei Pesci. Una riproduzione dello stesso pannello, comunque, senza le abrasioni, è presente tra le immagini di cui è farcito il libello del "Serpente Rosso". Si noti anche che alla base dell'obelisco, sui bordi del basamento, sono presenti alcune salamandre di bronzo, un simbolo alchemico del fuoco. Alcune salamandre sono poste anche sul basamento della statua degli angeli che sovrastano l'acquasantiera di Rennes-le-Château, quella con il demone-guardiano Asmodeo.
Un altro famoso mistero legato alla chiesa parigina è quello riferito alle tele di Signol. Émile Signol (1804–1892) è stato un pittore francese che, pur vivendo nel periodo Romantico, si distinse per uno stile fortemente impregnato di classicismo. Nella chiesa di Saint-Sulpice si conservano quattro opere del pittore, una per ogni lato del transetto. Con riferimento alla figura sottostante, i quattro dipinti rappresentano, nell'ordine: 1) "La Resurrezione" (angolo sud-est); 2) "L'Ascensione" (angolo sud-ovest); 3) "La Crocifissione" (angolo nord-est); 4) "Il tradimento di Giuda" (angolo nord-ovest).
Pianta della chiesa di St. Sulpice con, in evidenza, i dipinti di Signol, la posizione
delle 'N' inverse nelle firme del pittore e la linea del Meridiano di Parigi
Firma di Signol sul dipinto della "Resurrezione" |
Firma di Signol sul dipinto del "Tradimento di Giuda" |
Firma di Signol sul dipinto della "Crocifissione" |
Tutti i dipinti portano in calce la firma di Signol, ma in due di questi la N del nome è rovesciata, mentre negli altri è diritta. I quadri in cui compare la N inversa sono: il primo ("La Resurrezione") e il quarto ("Il tradimento di Giuda"). Se osserviamo la loro disposizione sulla pianta della chiesa, ed aggiungiamo ad essa il tracciato del meridiano di Parigi, osserviamo che i dipinti con la N inversa si trovano in posizioni speculari rispetto alla linea del meridiano, e che quindi ne sottolineano l'importanza simbolica.
Va osservato anche che nel quadro della crocifissione il cartiglio che si trova sulla croce di Gesù (il "Titulus Crucis") appare tutto invertito, come se fosse davanti ad uno specchio, e di conseguenza anche tutte le N al suo interno sono invertite.
Anche se questi indizi non costituiscono una prova del Priorato di Sion, o dell'appartenenza di Signol ad esso, per i profondi sensi simbolici attribuibili alla N inversa, resta pur sempre plausibile che il pittore possa essere appartenuto a qualche gruppo di carattere iniziatico, oppure che egli stesse semplicemente segnalando uno stato di conoscenze superiori. Vi è anche chi ha ipotizzato che la N invertita all'interno del suo cognome, "Signol", stesse ad indicare l'inversione dell'intera parola, che diventa così "Longis", ovvero Longino, il centurione romano che ferì Gesù al costato con la propria lancia. Sono solo ipotesi, ovviamente, che non possono essere provate con argomenti più solidi, ma che aggiungono indubbiamente ulteriore fascino e mistero non solo alla chiesa di Saint-Sulpice, che già di per sé ne contiene in abbondanza di misteri, ma a tutta la vicenda di Rennes-le-Château alla quale essa è stata, a torto o a ragione, collegata.
Lungo il perimetro della chiesa sono esposte le 14 stazioni della Via Crucis e, se si controlla attentamente, si scopre che il verso che procede dall'una all'altra è antiorario, proprio come avviene nella Chiesa della Maddalena di Rennes-le-Châetau. Questa anomalia è stata additata come ulteriore prova del controllo della chiesa da parte dell'Ordine del Priorato di Sion. I suoi membri, proprio come facevano i Cavalieri Templari, ponevano le stazioni della Via Crucis nel senso opposto a quello comune per indicare, segretamente, che le cose non erano andate così come raccontano i Vangeli, ma in ben diverso modo. In realtà, quello che si può dire, è che l'anomalia è soltanto presunta. Non esiste una regola precisa per la disposizione delle stazioni, a meno del rispetto di un senso estetico, con le stazioni il più possibile equidistanziate. Si può facilmente costatare che si trovano entrambe le disposizioni in chiese e parrocchie di ogni epoca.
La Via Crucis - Stazione VI |
La Via Crucis - Stazione VII |
Quello che può fare la differenza, invece, sono le rappresentazioni delle stazioni. A Rennes-le-Château, come sappiamo, in una delle stazioni compare un fanciullo con il gonnellino scozzese, che non trova corrispondenza nella narrazione evangelica. È innegabilmente un'anomalia, a prescindere da quello che possa aver significato per l'artista che le ha realizzate. A Saint-Sulpice ciascuna stazione non è figurativa, ma consta di un pannello in cui appaiono il numero della stazione, un breve testo esplicativo ed un passo della Bibbia come commento. È stato notato che almeno due delle stazioni presentano delle anomalie: la sesta e la settima. Nella sesta stazione, che solitamente contempla la Veronica che asciuga il volto di Gesù, è riportato "JESUS LA SPLENDEUR DE SA FACE", ovvero "Gesù lo splendore del suo volto". Nessun passo evangelico cita esplicitamente lo splendore del volto di Gesù. La citazione di commento proviene dal Vangelo di Matteo: "VOICI MON FILS BIEN-AIME IL A TOUT MON AMOUR ECOUTEZ-LE. MATHIEU XVI", tradotto: "Ecco il mio figlio diletto, egli ha tutto il mio amore, ascoltatelo. Matteo XVI". In realtà, la frase non proviene dal capitolo XVI, ma dal XVII: un richiamo occulto al numero 17, che è un numero ricorrente nella mitologia del Priorato, o un più banale errore di trascrizione? Nella settima stazione ("Gesù che cade per la seconda volta") sta scritto: "JESUS EPUISE RETOMBE - RETIRE MOI DE LA BOUE QUE JE N'Y RESTE PAS ENFONCE - PS LXVIII", cioè "Gesù sfinito ricade - Tirami fuori dal fango affinché non vi resti infossato. Salmi 68". Questa frase viene citata per ben due volte nel "Serpente Rosso". La prima è nella strofa della Vergine, dove sta scritto: "Voila la septieme sentence, qu'une main avait tracee: retire moi de la boue, que je n'y reste pas enfonce", che si traduce come "Ecco la settima sentenza che una mano aveva tracciato: Tirami fuori dal fango, affinché non vi resti infossato". La settima sentenza è quella della stazione corrispondente, e ciò non ci stupisce più di tanto, perché il Serpente è stato giustamente "costruito" per contenere indizi sulla chiesa di Saint-Sulpice. La stessa frase è citata anche nel segno del Capricorno: "mon emotion fut grande, ritire moi de la boue…", cioè "La mia emozione fu grande, tirami fuori dal fango…". La citazione dai Salmi, poi, va sempre bene, perché l'abbreviazione comunemente utilizzata in francese per questi libro biblicoè "PS", che torna ancora una volta…
[*] Marisa Uberti, nell'articolo specificatamente dedicato a questo argomento e pubblicato sulle pagine del suo sito "Due Passi nel Mistero", presenta un'attenta disamina della questione delle "N" inverse nei dipinti di Signol. Dalle sue ricerche, emerge che l'artista francese adottasse solitamente un'altra grafia per firmare le sue tele, in particolare che usasse il minuscolo corsivo anziché il maiuscolo stampatello come troviamo sui dipinti di Saint-Sulpice. L'autrice si chiede dunque se fu veramente l'autore a firmare le sue tele, oppure se qualcun altro abbia voluto falsificare la firma di Signol per mettere in evidenza il meridiano di Parigi e ricollegarsi, così, alla figura presente nel "Serpente Rosso". Premesso che l'utilizzo di diverse grafie per la firma di opere pittoriche non è una questione così infrequente (abbiamo verificato, per curiosità, che anche Delacroix ha usato diverse grafie per opere dipinte in periodi diversi della sua vita), l'interrogativo, più che chiudere una questione, ne apre di nuove. Infatti, se le firme sono autentiche, vuol dire che Signol tentò deliberatamente di occultare un'informazione in codice all'interno delle sue tele, e resterebbe da capire per conto di chi e perché. Ma se fu qualcun altro ad alterare le firme, la questione sarebbe ancora più losca, perché vorrebbe dire che c'è stato qualcuno abbastanza potente o con agganci molto forti da poter agire indisturbato a Saint-Sulpice per alterare opere d'arte sotto gli occhi di tutti e lasciare quel messaggio criptico. Sinceramente, tra le due possibilità, non rimane molto da affidare alla casualità ed alla coincidenza…
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