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Mostra: Raimondo Lullo e l'incontro tra culture


Chiesa di Sant'Antonio in Laterano, Roma


(22 Febbraio - 1° Aprile 2017)



Locandina della mostra



La mostra


Da mercoledì 22 Febbraio a sabato 1° Aprile 2017 si è tenuta a Roma l'esposizione "Raimundus Christianus Arabicus", incentrata sulla figura del filosofo, mistico e teologo catalano Raimondo Lullo (1232 – 1316) di cui, tra l'altro, nel 2016 è ricorso il settimo centenario della sua morte. Allestita originariamente in Spagna proprio in occasione della ricorrenza, la mostra si è spostata a fine Febbraio 2017 nella Capitale, con l'organizzazione della Pontificia Università Antonianum di Roma e la collaborazione dell'Instituto Europeo del Mediterráneo e dell'Università La Sapienza di Roma, con il supporto dell'Instituto Cervantes.


La mostra ripercorre per mezzo di pannelli illustrativi trilingue (spagnolo, catalano ed arabo, ma sono a disposizione dei visitatori dei fogli plastificati con la traduzione in italiano) la vita e le opere del filosofo catalano. Particolare enfasi viene data al suo incessante operato nel tentativo di conciliare due culture lontane e spesso in contrasto tra loro, quella cristiana e quella musulmana. Lullo seppe mantenere aperto e proficuo questo dialogo, ma non riuscì mai nell'intento della conciliazione. Egli individuò con lucida analisi la causa principale di questa impossibilità, il fatto, cioè, che entrambe le culture basano i propri dogmi su testi scritti i quali, essendo ritenuti ispirati direttamente dalla divinità, risultano inoppugnabili. Oggi la storia ci insegna quanto queste ostentate inoppugnabilità abbiano causato guerre, scontri, condanne al rogo e lapidazioni di tante persone colpevoli solo di avere una propria libera opinione, sfortunatamente diversa da coloro che detengono il potere e il controllo della dimensione spirituale.


Per questo il messaggio di Raimondo Lullo è quanto mai attuale, in relazione al medesimo tentativo che l'attuale papa Francesco cerca di realizzare da quando si è instaurato sul soglio pontificio. L'esposizione romana non capita a caso, in vista della futura canonizzazione di Lullo, il cui iter è ripreso dopo diversi ostacoli incontrati nei tentativi precedenti. Lullo era già stato beatificato, nel 1850, come martire da papa Pio IX, e la ragione di tanto ritardo rispetto alla sua morte va trovata nei diversi sospetti di eresia che sono stati insinuati in riguardo ai suoi scritti, nonché le presunte trattazioni su discipline esoteriche, prime fra tutti l'Alchimia, in seguito riconosciute apocrife. Nel corso del 2017, dunque, dovrebbe concludersi il lungo processo di canonizzazione che porterà Raimondo Lullo ad essere dichiarato non solo santo, ma anche 'Dottore della Chiesa', titolo che accomunerà il pensatore maiorchino ad esimi "colleghi" come Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d'Aquino, Gregorio Magno ed Anselmo d'Aosta, tanto per citarne alcuni.



La Basilica di Sant'Antonio all'Esquilino



Esterno della basilica di Sant'Antonio al Laterano

Interno della basilica di Sant'Antonio al Laterano



La mostra è stata allestita nella splendida cornice della cripta della Basilica di Sant'Antonio da Padova all'Esquilino, conosciuta anche come Sant'Antonio al Laterano, in quanto ubicata lungo il tratto finale di Via Merulana, a breve distanza della Basilica patriarcale di San Giovanni in Laterano. La chiesa venne fatta edificare in tempi abbastanza recenti, tra il 1884 ed il 1888, ad opera di Luca Carimini, per l'Ordine dei Frati Minori, i quali occupavano precedentemente un convento adiacente la chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, demolito per far posto al monumento dell'Altare della Patria. La chiesa, in stile neoclassico, presenta esternamente un maestoso portico sangallesco, nel quale è posta la statua di Sant'Antonio con il bambino. Una doppia scalinata permette di raggiungerla salendo dal piano stradale. Tra gli elementi architettonici di minore impatto artistico, ma rilevanti dal punto di vista simbolico, ricordiamo i sei tondi marmorei inserito nella prima campata superiore, che riportano i simboli dei quattro evangelisti (il Tetramorfo), l'Agnus Dei e l'Agnello dell'Apocalisse con i Sette Sigilli. L'interno è suddiviso in tre navate, separate da file di colonne di granito rosa, e presenta un matroneo rialzato. La decorazione interna venne affidata al padre Bonaventura Loffredo da Alghero, che eseguì una serie di pitture e decorazioni dal 1889 a tutto il 1890. La sua opera, molto discussa forse anche a causa di un'alterazione cromatica, venne successivamente rieseguita; di padre Loffredo rimane soltanto la grande decorazione absidale, che rappresenta l'apoteosi dell'Ordine Francescano. Le decorazioni delle cappelle laterali sono state eseguite da diversi artisti appartenenti all'Ordine e celebra santi e sante che hanno dato gloria allo stesso. Da segnalare la sobria ma interessante decorazione pavimentale, che rappresenta forme che richiamano la Geometria Sacra.



Raimondo Lullo: la vita


Raimondo LulloRaimondo Lullo nacque a Palma di Maiorca nel 1232. All'età di 15 anni è nominato paggio del Re e più tardi diventa siniscalco e maggiordomo dell'Infante. Egli fu quindi abituato fin da giovane ad una vita fatta di lussi e di piaceri. Nel 1257 sposa una donna chiamata Bianca Picany, dalla quale ebbe due figli, ma cinque anni più tardi cominciò ad avere una serie di visioni di Gesù che lo porteranno, con fasi alterne, all'abbandono della vita coniugale e ad inseguire la sua vocazione di missionario laico.


Convinto assertore della necessità di una conversione in massa di ebrei e musulmani, in virtù della credenza comune in un unico Dio, Lullo intraprese lo studio dell'arabo e viaggiò in tutta Europa, specialmente nei paesi affacciati sul Mediterraneo, che maggiormente avevano relazioni e scambi con le popolazioni musulmane. Ebbe contatti con i maggiori ordini monastico-cavallereschi del suo tempo, compresi l'Ordine Ospitaliero di San Giovanni, i Cavalieri Templari e i Cavalieri Teutonici.


Nel 1295 entra a far parte del Terz'Ordine Francescano, poi riprende i suoi viaggi che lo portano a Cipro, in Armenia, a Rodi, Malta, Napoli, Genova, Montpellier, Parigi e nord Africa. Espose frequentemente il suo pensiero, racchiuso nella sua opera principale, l'Ars Magna, nelle piazze e nelle università d'Europa, soprattutto a Parigi, dove ottenne il titolo di maestro delle Arti. Sostenne accese dispute contro i seguaci della filosofia di Averroè, che si risolsero, almeno a Parigi, in una persecuzione nei loro confronti. Nel 1311 partecipò al Concilio di Vienna, dove si adoperò soprattutto nel richiedere la ripresa delle Crociate e nella condanna dell'Averroismo, colpevole, a suo giudizio, di voler mantenere separate la filosofia dalla fede. Riprese a viaggiare, ma giunto a Tunisi durante una predicazione venne aggredito dalla folla e riuscì a scamparsela miracolosamente, riuscendo ad imbarcandosi, sia pure in gravi condizioni, su una nave genovese diretta in Spagna. Giunse infine a Maiorca dove morì poco dopo, nell'anno 1316.



Le opere


L'opera principale di Raimondo Lullo è l'"Ars compendiosa inveniendi veritatem seu ars magna et maior", più brevemente conosciuta come Ars Magna, composta nella sua prima versione nel 1274. In essa Lullo ipotizza la creazione di una scienza universale che racchiuda in sé i principi fondamentali di tutte le scienze. Scomponendo questi principi in termini linguistici elementari e supponendo di ricombinarne l'insieme con un diverso ordine, egli sosteneva di poter trovare altre verità ugualmente ed universalmente valide. L'arte combinatoria di Lullo si poteva esprimere graficamente, con una serie di schemi simbolici codificati, e persino attuare per mezzo di ausili meccanici, mediante ruote che combinassero tra loro gruppi di lettere (le famose 'camere lulliane'), che rappresentavano concetti e principi. In omaggio al metodo lulliano, i tre protagonisti del romanzo "Il pendolo di Focault" di Umberto Eco troveranno casualmente la prima verità importante nella loro ricostruzione del Piano grazie ad un meccanismo ispirato ai principi combinatori di Lullo.



Ruota di Lullo

Ruota di Lullo

Ruota di Lullo



La produzione di Lullo fu molto vasta: a lui sono state riconosciute 243 opere come autentiche, mentre altre 44 sono ritenute apocrife. Tra le prime, oltre all'Ars Magna, ricordiamo il De levitate et ponderositate elementorum, la Vita coetanea, l'Ars amativa, il Felix de les meravelles, il Libro dell'ordine di cavalleria, il Libro del pagano e dei tre savi, il Libro della contemplazione di Dio, Lo sconforto, la Logica nova, l'Ars generalis.



Raimondo Lullo e l'Alchimia


De Secretis Naturae Tra le opere riconosciute come apocrife vanno annoverati tutti i trattati di carattere alchemico, che sono stati pubblicati in realtà tra il XIV ed il XVI secolo, sfruttando il nome e la fama del filosofo catalano il quale, essendo già morto, non poteva smentire. Tra queste, una delle più rilevanti è il "Liber de secretis naturae seu de quinta essentia". Attorno al Lullo alchimista è fiorito poi un vero e proprio corpus di leggende, nate principalmente allo scopo di conciliare l'atteggiamento generalmente critico e negativo di Raimondo Lullo nei confronti delle discipline alchemiche, così come traspare in molti dei suoi scritti riconosciuti come autentici, ed il proliferare di un così alto numero di scritti sull'argomento a suo nome. La leggenda è solitamente articolata intorno a due eventi in particolare. Il primo sarebbe la conversione di Lullo alla pratica alchemica operata da Arnaldo da Villanova (1240 – 1312 o 1313), celebre alchimista catalano suo contemporaneo. L'altro elemento è un presunto viaggio di Lullo in Inghilterra, dove operò una trasmutazione al cospetto di re Edoardo. Secondo i racconti, il re l'avrebbe poi ingannato sul reale uso dell'oro ottenuto per via alchemica, e l'avrebbe addirittura fatto imprigionare. In nessuna delle opere scritte a nome di Lullo i due elementi compaiono insieme, e questo la dice già lunga sulla loro paternità. Anche autori successivi, che citarono la leggenda lulliana, non menzionarono mai i due fatti insieme, eccezion fatta per l'opera in forma di dialogo "De lapide philosophorum et de auro potabili", scritta da Guglielmo Fabri de Dya tra il 1439 ed il 1449. In questo caso, tuttavia, il re Edoardo non tradisce Raimondo ma addirittura lo ringrazia e lo beneficia.



L'eredità di Lullo


La sussistenza di tante opere falsamente attribuite a suo nome, anche a breve distanza dalla sua morte, denota già la portata e l'influenza che il pensiero del filosofo maiorchino ebbe sui suoi contemporanei e sui suoi seguaci. Il Lullismo cominciò ad essere applicato ad ogni disciplina: ne è un esempio l'Electorium Remundi, opera del 1325 di Tommaso de Myésier, seguace del maestro, che applica le sue metodologie di analisi alla cosmologia. Le sue tecniche di arte combinatoria, utilizzate anche come forma di mnemotecnica, torneranno molto in auge durante il Rinascimento, dove l'opera di Lullo ispirò quelle di notevoli pensatori dell'epoca, in primis Giordano Bruno, che descrisse le sue tecniche di memorizzazione (Ars Memoriae, arte della memoria) in opere come il De umbris idearum, il Cantus Circæus e il Sigillus sigillorum. Altri pensatori che si ispirarono al lullismo furono Nicola Cusano, Pico della Mirandola, Cartesio, Charles de Bovelles e Bartolomeo Fallamonica.





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