Il secondo dei due grandi simposi che la Società Saunière tiene ogni anno (di solito uno in Aprile ed uno in Novembre) ha preso inizio venerdì 8 Novembre 2013 per concludersi domenica 10 con l'ultimo ciclo di conferenze. Come le altre volte, il lunedì successivo, è stato riservato per quei pochi reduci che non devono tornare al lavoro, alla visita della Rosslyn Chapel con la guida eccezionale di John Ritchie, che ha dedicato alla cappella anni di studi e diversi saggi. L'evento autunnale di quest'anno, svoltosi come sempre nella idilliaca cornice della ex abbazia cistercense di Newbattle Abbey, è stato dedicato alla memoria di John Millar, storico segretario e chairman della Società, tristemente deceduto nel Giugno del 2012. Tra le altre iniziative che la Società ha portato avanti per onorarne la memoria, va segnalata quella di aver finanziato una delle nuove panchine adiacenti la cappella di Rosslyn. Una targa sulla stessa riporta la dedica della Società a John Millar, "filosofo e ricercatore della Verità": un'operazione che certamente denota i forti legami tra la Società e la famiglia Sinclair che detiene i diritti sulla proprietà di Rosslyn e su tutto ciò che ad essa è correlato. Crogiolo di menti brillanti e di teorie espresse nella più totale libertà di pensiero, il simposio costituisce l'imperdibile occasione per conoscere i più proficui scrittori e ricercatori su argomenti che ruotano più o meno ampiamente intorno alle tematiche legate al mistero di Rennes-le-Château (d'ora in avanti abbreviato come "RLC"), di scambiare idee ed ipotesi, di verificare le novità sulla questione.
Una grande novità di quest'anno è stata la pubblicazione della rivista, il "Saunière Society Journal", di cui è recentemente uscito il secondo numero. Prima della rivista cartacea vera e propria, infatti, la circolare interna della società girava tra gli iscritti sotto forma di newsletter, la cui redazione era a totale cura del compianto John Millar. Dopo la sua dipartita, tuttavia, è stato deciso di trasformare la mail in giornale, e la sua redazione è stata affidata a Stefan Hager. La rivista è disponibile per tutti coloro che ne facciano richiesta, tramite il sito web o partecipando a uno dei numerosi incontri della Società, previa una sottoscrizione annuale. L'altra grande novità è stato l'annuncio della costituzione di un archivio digitale contenente tutto il materiale di studio e di analisi raccolto in tanti anni di ricerche da parte di Henry Lincoln. Questa impresa titanica, che è partita dalla scannerizzazione ad alta risoluzione dell'enorme mole di documenti messi insieme dall'autore inglese, e che proseguirà con la sua trasformazione in testi indicizzati (tramite tecnologia OCR) e digitalizzati, rimarrà a disposizione dei ricercatori che vorranno seguire le orme di Henry.
L'evento si è aperto nel tardo pomeriggio di venerdì con l'usuale brindisi di benvenuto.
Gli ospiti arrivati alla spicciolata nell'arco della giornata hanno preso accomodamento presso una delle stanze del centro congressuale del
college. Lo scrivente è arrivato alla stazione centrale di Edimburgo dopo un viaggio in treno di tre ore, cui è seguito un
ulteriore tragitto di 40 minuti sul comodo autobus X95 della linea First, che ferma a pochi passi dall'ingresso del centro.
Dopo la cena, l'apertura del simposio è stata caratterizzata dalla prima parte di una presentazione in tre atti
intitolata "The Road To Hastings 1066" ad opera dello storico e ricercatore Chas
Jones. Autore del saggio "The Forgotten Battle of Fulford 1066" (Giugno 2007) e fautore
della realizzazione dell'arazzo di Fulford (Fulford Tapestry), in questo primo intervento Chas ha presentato
e descritto in dettaglio le scene in esso rappresentate. L'arazzo è stato realizzato, seguendo le antiche tecniche di tessitura ed
utilizzandone gli stessi materiali e colori, per celebrare la memoria della battaglia di Fulford, la seconda
delle tre grandi battaglie con le quali gli Inglesi hanno respinto l'avanzamento dell'invasione normanna agli inizi dell'XI secolo. Jones
ha sostenuto di aver individuato il sito dell'antico scontro ed ha affermato che negli interventi successivi avrebbe raccontato la propria
personale battaglia con le istituzioni, ancora in corso, condotta al fine di far riconoscere il merito della sua scoperta.
La serata si è conclusa con la proiezione del video-documentario "Treasury!", avente
per tema il Santo Graal e la presunta scoperta di manufatti romani e medievali nelle
regioni settentrionali del Canada, che dimostrerebbero ancora una volta che Cristoforo Colombo non fu il primo Europeo che mise piede nel
nuovo continente ma che altri prima di lui arrivarono in queste terre secoli prima.
La prima serie di
conferenze è stata aperta dall'intervento del Prof. Emeritus Geoff Palmer, autore di
"The Enlightenment Abolished - Citizens of Britishness", dal titolo "Chattel
Slavery - The horrors of human Exploitation". Partendo dalla costatazione della forte incidenza di cognomi di origine scozzese
ed inglese nella popolazione di colore originaria della Giamaica (di cui la famosa modella Naomi Campbell è solo uno dei tanti esempi),
Geoff ha ricostruito l'incredibile storia di un secolo di schiavitù legalizzata che numerose e importanti
famiglie originarie della terra britannica hanno alimentato e sostenuto nei possedimenti coloniali. Intorno al 1800, ha sottolineato il
professore nel suo intervento pieno di verve, esistevano in Giamaica circa 10,000 residenti di origine scozzese, ed altrettanti di origine
inglese, a fronte di circa 300,000 schiavi. Sono cifre che, confrontate con le dimensioni ridotte dell'isola (circa 240 km per 80), significa
15 schiavi per persona e altrettanti per chilometro quadrato!
L'effettiva legalizzazione della schiavitù avvenne con la firma
del Trattato dell'Unione del 1707, susseguente all'annessione della Scozia al Regno Unito di Inghilterra. I
numerosi articoli di questo trattato vennero ratificati e firmati separatamente in un processo abbastanza lungo. Alcuni non incontrarono
eccessivi problemi, e furono firmati quasi immediatamente, come l'art. 4. Altri incontrarono notevoli resistenze, e furono firmati solo dopo
estenuanti trattative, come l'art. 13, il più contestato, che venne firmato per ultimo. È significativo costatare che l'art. 13,
quello più controverso, riguardava la cosiddetta "malt tax", una tassa sulla coltivazione e il
commercio del malto che avrebbe certamente inciso molto sulla produzione e la consumazione della birra. L'art. 4, il primo ad essere firmato
senza battere ciglio, era invece quello che regolava e, di fatto, istituzionalizzava, il possesso di schiavi di colore nelle piantagioni delle
colonie... Questa situazione durò per circa un secolo, ed ebbe una battuta d'arresto solo nel 1807, data in cui venne stabilita
l'abolizione del commercio degli schiavi. L'ultimo atto, del 1833, sanciva la definitiva emancipazione della popolazione nera presso i domini
del Regno Britannico. Liberando gli schiavi, il governo britannico garantì comunque un risarcimento a tutti i loro proprietari, un
indennizzo pari ad una cospicua somma elargita per ciascun schiavo posseduto. Alcune di queste persone, avendo fiutato prima la
possibilità dell'indennizzo, avevano addirittura incrementato l'acquisto di schiavi per ottenere un rimborso maggiore. La cosiddetta
"Compensation List", l'atto legale che registrò l'effettiva distribuzione dei risarcimenti,
è diventata oggi un prezioso documento di denuncia che non solo registra quanti schiavi fossero all'epoca presenti nei territori
coloniali, ma ne mostra anche i proprietari, con nomi, cognomi ed indirizzi di residenza, rivelando che spesso i maggiori possidenti di
schiavi erano esponenti di illustri ed importanti famiglie, scozzesi o inglesi, che godevano (e ancora oggi i suoi discendenti godono) di
una stimata rispettabilità...
Il secondo intervento della mattinata è stato tenuto da Chas Jones, che ha proseguito la narrazione delle vicende legate alla localizzazione del sito della battaglia di Fulford. Dopo aver portato all'attenzione delle autorità competenti i risultati delle sue ricerche, basati su un'accurata documentazione, sui risultati degli scavi archeologici e su una cospicua attività sul campo, Jones ha avuto i primi segni di riconoscimento quando l'English Heritage, la più importante istituzione inglese sulla conservazione del patrimonio storico ed artistico e dei siti di riconosciuta rilevanza storica, ha accettato di includere Fulford nell'elenco dei siti da proteggere. Qualcosa, però, dopo questa prima apertura, è cambiato e Jones si è visto negare ogni riconoscimento. Jones è ancora oggi impegnato in questa sua battaglia legale con l'EH e ne denuncia lo strano voltafaccia che ha tutto il sapore di un'ennesima, inspiegata, ipotesi di complotto...
Dopo la pausa pranzo, la conferenza è stata riaperta da Barry Dunford, autore del saggio "Vision of Albion - The key to the Holy Grail" (Dicembre 2008), che ha proposto un intervento dal titolo "Were Jesus & Magdalene on the Island of Iona?" L'autore si riferisce all'antica tradizione dei Celti scozzesi, tramandata oralmente da secoli, che afferma che Gesù abbia visitato un tempo le isole Ebridi, al nord della Scozia. Una di queste isole, quella chiamata Skye, era anticamente chiamata "Eilean Isa", che nell'antico gaelico significa "Isola di Gesù" (Isa, scritto anche come Issa o Essa, era il nome con cui tradizionalmente le tradizioni medio-orientali chiamavano Gesù). Visto che sull'isola non esistono edifici di culto dedicati a Gesù, l'unica spiegazione è che Gesù stesso possa aver visitato l'isola. Ma la tradizione è ancora più forte nell'isola di Iona, che l'antico toponimo designa come "Isola di John", ossia di Giovanni. A quale Giovanni ci stiamo riferendo? Durante i primissimi secoli del Cristianesimo, prima che esso venisse ufficialmente istituzionalizzato (quindi, sostanzialmente, durante il II-III sec.) esisteva la tradizione secondo cui l'ultimo nato da Gesù e Maria Maddalena fosse chiamato John Martinus (Giovanni Martino). Questa figura diventerà poi importante nelle teorie sulla stirpe perché da esso origineranno diverse famiglie, soprattutto scozzesi, legate alla linea di sangue di Gesù, come, ad esempio, quella dei Sinclair. La lastra tombale di Anna MacLean, ultima abbadessa del priorato femminile di Iona (m. nel 1543) , riporta, accanto al ritratto della donna, quello di un'altra donna seduta in trono, con una tiara papale in testa, che regge tra le mani un bambino [1]. L'iscrizione riporta una dedica a S. Maria, per cui si è generalmente pensato che l'immagine rappresentasse Maria, la madre di Gesù. Tuttavia la figura mostra capelli molto lunghi ed è affiancata da due torri gemelle molto alte, che sono tutti attributi della Maddalena. Chi è dunque il bambino in grembo e che cosa sapeva della stirpe l'abbadessa MacLean? Esistono molti toponimi sull'isola e anche in altre regioni della Scozia che fanno riferimento ad un santo di nome "Martino". San Martino di Tours (l'unico santo ufficialmente noto con questo nome) non ha mai visitato la Scozia, che si sappia, per cui difficilmente potrebbe avere una dedicazione in così tanti posti diversi. D'altronde, il dubbio deriva alche da molti antichi cognomi scozzesi di origine ecclesiastica, come Giliosa, McGiliosa, Gillemartin, McGilchrist. "Mac-" (o "Mc-") è il prefisso scozzese che indica il patronimico (cioè la relazione "essere figlio di..."), mentre "Gil-" significa "devoto servo di..." o anche "discendente di...". Quindi i nomi suddetti (che sono solo alcune delle tante varianti) significano, rispettivamente, "figlio di Gesù", "discendente del figlio di Gesù", "discendente di Martino", "figlio del discendente di Cristo". Numerosi altri indizi portano alla medesima conclusione: una delle croci celtiche trovate sull'isola e di origini antichissime risalenti alla prima chiesa celtico-cristiana è stata tramandata col nome di "Crois Mhartuinn", che significa "Croce di Martino" (e non di San Martino). Viene generalmente attribuita al santo di Tours, ma come già detto il suo culto attecchì scarsamente in Scozia [2] mentre è più probabile che fosse riferita a John Martinus, stante anche il bassorilievo, al centro della stessa croce, che raffigura Maria e il Bambino, forse a sottolineare un legame con la discendenza di Cristo. Un'iscrizione sulla stessa croce indica il nome dello scultore, un certo "Gilchrist" (gaelico: "discendente di Cristo"). Un'altra allusione alla stirpe?
L'ultimo intervento
della giornata è dovuto a Guy Patton, autore dei noti saggi "Web of Gold"
e "The Masters of Deception", e fervente esponente del cosiddetto "ramo scettico" nei
riguardi di tutto il mito sorto attorno alla vicenda di RLC. Nel suo intervento intitolato "Poussin and
Rennes-le-Château" l'autore mette in evidenza il fatto che ogni coinvolgimento del pittore Nicolas
Poussin con l'affaire che ruota attorno all'abate Saunière ed alla sua parrocchia è frutto della mistificazione
operata da Pierre Plantard e dal suo socio Philippe De Cherisey tra gli anni '60 e gli anni '80.
La prima volta che il nome del pittore
compare nella storia è nell'opera di Gerard De Sede, dove si riporta il testo del messaggio decifrato da
una delle supposte pergamene che l'abate Saunière avrebbe ritrovato nell'altare della chiesa di Maria Maddalena. Allora ancora non
era noto come il suddetto messaggio si poteva dedurre dalla pergamena (lo avrebbe rivelato lo stesso De Cherisey nel suo
romanzo Circuit del 1968). Nella versione raccontata da De Sede il parroco, dopo aver decifrato il messaggio,
si recò al museo del Louvre per acquistare la riproduzione di tre quadri, tra cui il famoso "Bergers
d'Arcadie" di Poussin. Le ricerche hanno portato a scoprire che non esiste alcuna prova che Saunière abbia veramente
fatto tale viaggio a Parigi, che il paesaggio rappresentato nel quadro ricorda sì vagamente quello attorno a RLC, ma è simile
a tanti altri, e che inoltre la famosa tomba di Arques somigliante a quella del dipinto fu costruita dopo la realizzazione del quadro. Il
nome del pittore compare esplicitamente all'interno del messaggio decifrato dalla seconda pergamena, che poi è un anagramma
dell'iscrizione della lapide tombale di Marie de Negre d'Hautpoul, assieme a quello del pittore Teniers. Entrambi, secondo il messaggio,
"possiedono la chiave". In realtà, come poi si scoprirà, le pergamene furono un'invenzione
di De Cherisey, come le supposte riproduzioni della lapide, che tra l'altro differiscono da versione a versione. Anche della famosa
"Dalle des Coumesorde", la pietra con il tracciato simbolico che suggerisce di cercare la geometria
nascosta nella prima pergamena, non esistono che riproduzioni e la fonte di esse, il trattato di Eugène Stublein,
"Les pierres gravées du Languedoc", è solo un altro dei tanti falsi messi in
circolazione da Plantard e socio. La geometria ricavabile dalla pergamena è la stessa che si può trovare nel dipinto di
Poussin. In realtà, come fa notare Guy Patton, essa deborda dal quadro e presuppone che la tela debba essere rimossa dalla cornice
per poter essere apprezzata. Inoltre, alcuni dei punti del pentagono non sono univocamente determinati sul dipinto, e questo ne mette in
dubbio l'effettiva presenza.
Tuttavia, dopo questa serie di smentite, Guy sorprende affermando che, se anche Poussin fu probabilmente
estraneo a tutta la vicenda di RLC, ciò non toglie che i suoi quadri (non solo, dunque, quello dei "Pastori d'Arcadia")
contengano delle geometrie nascoste, fatto, tra l'altro, non inusuale alla sua epoca. Egli ritiene, infatti, di
aver identificato nel dipinto un'altra complessa geometria, basata sull'eptagramma (stella a sette punte
ricavabile dall'eptagono) i cui punti sono tutti univocamente determinati e che non dipende dalla presenza o meno della cornice. Questo
complesso diagramma, spiega Guy, poteva richiamare, come in una sorta di messaggio "subliminale" nascosto nella tela, un pattern
di meditazione ricavato alla stregua delle metodologie collegate alla cosiddetta "Arte della Memoria".
Questa pratica, già nota agli antichi oratori greci che usavano diversi artifizi per imparare a memoria i lunghi discorsi dei loro
interventi, venne riscoperta durante il Rinascimento con risvolti molto più legati all'esoterismo ed all'evoluzione interiore.
La serie di
interventi della domenica si apre con l'interessante esposizione di Robert Feather, autore di
"The Clash of Steel" e "The Copper Scroll", che ha presentato
un sommario dei risultati della sua ricerca recentemente esposti nell'ultimo libro, "Black Holes in the Dead Sea
Scrolls". I Rotoli del Mar Morto, scoperti a partire dal 1947 in una serie di grotte attorno
a Qumran, hanno praticamente rivoluzionato gli studi sulle fonti bibliche fino ad allora stabilizzati.
La serie di rotoli, papiri e frammenti costituisce, di fatto, il più antico materiale biblico finora scoperto, risalente ad un periodo
attorno al IV-I sec. a.C. (prima di essi, la fonte più antica era quella dei "Septuaginta", o
"Bibbia dei Settanta", databile attorno al III sec. a.C.). Da allora l'esistenza di questa comunità straordinaria che viveva
in quella zona, gli Esseni, ha cominciato a diffondersi ed a dare informazioni agli studiosi attraverso il materiale
da loro meticolosamente raccolto e nascosto. È emerso che Giovanni Battista, che predicava nel deserto e praticava il rito del battesimo
con l'acqua (un rito sostanzialmente esseno), faceva sicuramente parte di questa comunità e che probabilmente anche Gesù non era
estraneo. Tale possibilità, esclusa categoricamente dalla Chiesa fino diverso tempo fa, è stata esternata ufficialmente per la
prima volta in un discorso pubblico di papa Benedetto XVI, che ha scioccato la comunità degli studiosi. La ricostruzione della storia
di questa comunità derivata dai documenti del Mar Morto ha posto innanzi tutto l'attenzione su alcuni dei tanti "buchi neri"
(per usare il gergo dell'autore) rintracciabili nel testo biblico. Ci sono alcuni passi della Bibbia, infatti, che fanno sorgere alcuni
interrogativi: 1) perché Isaia parla dell'Esodo descrivendo gli "espulsi che sono in terra d'Egitto", usando il verbo al
presente e non al passato? 2) Chi è veramente il "servo sofferente" descritto da Isaia? 3) Perché Ezechiele menziona
un "enorme tempio" situato vicino ad un "fiume molto ampio" che non ha riscontro in terra d'Israele? 4) Perché la
datazione dell'Esodo è così contraddittoria? 5) Dove è situato veramente il monte Sinai? 6) Come può il
"gigante" Golia essere alto "sei cubiti e una spanna"?
Quando Isaia parla dello stanziamento della comunità
di Ebrei liberati dal Mosè e condotti attraverso il deserto, dice che essi stabilirono una comunità nella città del
"sole e della distruzione". Questa espressione biblica rimasta oscura per tanto tempo, poté essere decifrata soltanto dopo
che i geroglifici egizi venissero compresi e decodificati a partire dal lavoro di Champollion. Esiste un luogo, in Egitto, il cui nome in
lingua ieratica è formato dall'accostamento di due geroglifici che rappresentano il sole e la
distruzione: El-Amarna, e la comunità è quella di Akhenaton. Questo
principe egizio divenuto Faraone è colui che tentò di imporre il culto monoteistico preso gli Egizi, suggerendo loro di
abbandonare la pletora di divinità lasciandone una sola, da adorare come principio unico: Aton (rappresentato
con il simbolo del Sole ma che non era il dio del Sole). E il nome "Aton", poiché in lingua egizia la "T" e
la "D" sono spesso intercambiabili, risulta molto simile ad "Adon", ossia "Adonay", il Signore (Dio) della
lingua ebraica. Secondo molte teorie il principe Akhenaton, deposto come Farone, ha liberato la comunità di Ebrei schiavi del Faraone
e li ha condotti via: Akhenaton sarà conosciuto tra gli Ebrei col nome di Mosè. Gli scavi archeologici
condotti sull'Isola di Elefantina (un'isoletta situata nel bel mezzo del Nilo, all'altezza di Assuan, ed era la sede
della comunità di Amarna) hanno portato alla luce i resti di un tempio enorme la cui fattura non era conforme agli usuali templi egizi,
ma piuttosto a quelli di Israele. È possibile, dunque, che la comunità di Elefantina, che visse e fiorì verso il IV-III
sec. a.C., parlava e scriveva in aramaico, e adorava un unico Dio che chiamavano "Iahvo" fosse quella
degli ebrei guidati da Akhenaton/Mosè? Essi, quindi, non avrebbero mai lasciato effettivamente l'Egitto, confermando così
l'affermazione altrimenti dubbia di Isaia. I Rotoli del Mar Morto hanno permesso anche di risolvere dei "piccoli misteri", come
quello relativo a Golia. Questo personaggio, che nella Bibbia viene descritto come un gigante alto "sei cubiti ed una spanna",
risulterebbe più che altro mitologico, togliendo credibilità al racconto biblico. La versione più antica trovata nei
Rotoli conferma invece che l'equivoco è nato da un errore di trascrizione del numero, che invece appare corretto nel frammento biblico
trovato in una delle grotte attorno a Qumran. In esso, infatti, si afferma che Golia era alto "quattro cubiti ed una spanna", il
che fa di lui un uomo straordinariamente alto ma non un gigante. Robert Feather prosegue il suo discorso passando a quelli che invece sono
e rimangono i grandi "buchi neri" sollevati dall'interpretazione dei Rotoli stessi, come, ad esempio: 1) chi è il "Maestro
di Giustizia" tanto citato nei testi esseni? 2) Chi è veramente Melchisedek? Tuttavia, nel frattempo, il tempo a sua disposizione
è inesorabilmente scaduto e Robert saluta lasciando le risposte ad un intervento futuro.
Terry
Boardman, intervenuto dopo di lui nella conferenza conclusiva della mattinata, tuffa invece la platea nell'oscuro mondo delle teorie di
complotto e delle cospirazioni ordite da un elite che da secoli, in un piano minuzioso e senza preoccupazione dei tempi di attuazione,
prepara la realizzazione di un governo centralizzato mondiale. L'autore del saggio "Mapping The Millennium - Behind
the New World Order" racconta dei tentativi effettuati nella storia da parte del Governo Britannico di ottenere il dominio sul
mondo conosciuto, puntando dapprincipio alla realizzazione degli "Stati Uniti d'Europa", un mito già
precorso e teorizzato da John Dee, il primo "007" della storia (si dice che questo numero era il nome in codice che Dee usava quando
lavorava come spia al servizio della regina Elisabetta, ed è noto che egli era particolarmente affezionato al numero sette e a tutta la
sua simbologia). Terry inizia presentando una strana statistica: dal 1066 ad oggi la Gran Bretagna ha praticamente attaccato o invaso quasi
ogni paese conosciuto sulla faccia della Terra, con pochissime eccezioni (sono solo 22 i paesi che non sono stati mai stati nelle mire degli
Inglesi, tra questi è compreso pure la Città del Vaticano). L'unico "buco" in questa serie mai terminata (che dura
ancora oggi) è quello dei 49 anni (7x7, secondo Terry un numero fortemente ricorrente in questa teoria) dal 1558 al 1607 anche se in
quegli anni, a ben vedere, si ebbe la diffusione del fenomeno della pirateria che, finanziata segretamente dal governo britannico, opprimeva
i mari a danno delle navi spagnole e portoghesi...
L'autore prosegue nel corso della storia arrivando al Natale del 1890. In questo anno
un numero speciale del giornale chiamato "Truth" (un mezzo di propaganda di questa elite occulta allora
diretto da Henry Du Pre Labouchere) presenta una copertina in cui è raffigurato il Kaiser di Germania ed una cartina volta a rappresentare
le sue mire espansionistiche. Terry aggiunge che all'epoca non vi era praticamente nessun libro o rivista che non avesse pubblicato in prima
pagina almeno un'immagine che rimandasse all'Impero Prussiano, al Kaiser o al soldato col tipico elmetto a punta. Un segno che l'elite stava
già programmando da tempo una guerra contro il nemico di sempre, la Germania. L'attentato di Sarajevo, che
sancì ufficialmente l'inizio della Prima Guerra Mondiale, venne programmato ad arte. Terry pone l'attenzione sul complesso simbolismo
che si deduce da come andarono i fatti. L'assassino era un serbo, tale Gavrielo Princeps (un nome che sembra indicare il Principe Gabriele,
ossia l'Arcangelo dell'Annunciazione) e venne reso possibile da un complice che riuscì a fermare un poliziotto, che si era accorto delle
sue intenzioni e stava a sua volta per impedirgli di sparare), chiamato Mikhail Rushada (l'Arcangelo Michele, il guerriero). Gli schemi con i
quali la storia è stata via via controllata rispondono ad un rigido simbolismo esoterico, basato sul numero sette e sulle schiere
angeliche, così come delineati in tanti trattati antichi (come il "De Septem Secundeis" dell'abate
Tritemio, pubblicato nel 1508). Terry prosegue dimostrando come molti piani dell'Elite sono stati anticipati da un'opportuna propaganda occulta
operata sui media che si è poi rivelata tristemente verificata. Conclude il suo discorso specificando che questo piano continua
imperturbato ancora oggi. George W. Bush, nel suo discorso pubblico dell'11 Settembre 1990 (esattamente 11 anni prima dell'attentato alle
Torri Gemelle di New York) sciocca il pubblico dichiarando che un Nuovo Ordine Mondiale deve essere costituito
(usando l'odiata terminologia attribuita dai cospirazionisti ad uno dei più occulti di questi ordini eltiari, quello degli Illuminati).
Il nuovo giornale di propaganda dell'Elite è "The Economist"; nel settembre del 1990 (in
concomitanza con il discorso di Bush) pubblica un articolo sulla visione futura del mondo titolandolo "A New
Flag". All'interno, un'illustrazione simbolica mostra la bandiera americana a stelle e strisce nel cui riquadro blu, al posto
delle usuali 50 stellette, si trova il logo europeo con le 12 stelle. Lo stesso giornale, nel numero doppio di Dicembre '92 – Gennaio
'93 teorizza la possibilità di un'alleanza cinese-musulmana ai danni della Russia che prima dovrà essere smembrata e poi
annichilata come entità nazionale. Queste pubblicazioni, conclude l'autore, non sono altro che le puntualizzazioni pubbliche di
un'agenda pianificata da lungo tempo che mira, con tappe prefissate e rigorosamente prefissate, alla creazione di un regime totalitario
mondiale governato dalla stessa elite di personaggi che, grazie alla manipolazione della storia e degli eventi, sta cercando di ottenere.
Dopo la pausa pranzo, i toni si fanno più "rilassati", per così dire, con l'intervento di Jackie Beecham. Jackie, traduttrice professionale dal francese e appassionata dei misteri di RLC, ha presentato i risultati della sua ultima fatica: la prima traduzione integrale in inglese del romanzo "Circuit", scritto da Philippe De Cherisey nel 1968 e mai pubblicato ufficialmente: il suo autore, infatti, depositò semplicemente il suo romanzo presso la Bibliothèque Nationale tre anni dopo. Il romanzo, che narra la storia della ricerca del fantomatico tesoro da parte dei due protagonisti, Marie Madeleine e Charlot è di fondamentale importanza nel mito di RLC perché in esso per la prima volta De Cherisey rivelò, in dettaglio e quasi completamente, il complicato metodo di decifrazione del messaggio nascosto nella seconda pergamena. Quando, in seguito, ammetterà di esserne stato lui stesso il creatore, si comprenderà come egli allora potesse avere informazioni tanto dettagliate. L'intervento di Jackie, in particolare, si sofferma sulla figura di Victor Hugo e prova a ricostruire come mai un tale personaggio ebbe una così forte influenza su Pierre Plantard. Plantard, infattì, inserì il suo nome nella famosa lista di Gran Maestri del Priorato di Sion, al 24° posto. Dato per scontato che egli mirava a presentarsi come l'attuale Gran Maestro, Plantard voleva così assicurarsi una lista di precedenti illustri. Perché, dunque, scelse Victor Hugo? Indagando nella vita e nelle opere di Hugo, Jackie ha scoperto molti lati poco noti del grande scrittore francesi, insieme ad uno spiccato interesse per l'occulto e per il simbolismo. Hugo aveva viaggiato molto attraverso la Francia, spostandosi in diversi luoghi. Ogni volta era attratto dagli antichi monumenti, ne studiava le forme, e i bassorilievi che riproduceva nei suoi disegni. Nel 1873 si stabilì nella città francese di Luz; nei suoi appunti dirà che era estremamente significativo il fatto che il nome di questo paese era esattamente lo stesso di quello in cui Giacobbe si addormentò ed in cui ebbe il famoso sogno profetico della scala, e che al suo risveglio decise di chiamare "Bethel". Il nome Luz è assolutamente significativo in termini di simbolismo (ne abbiamo parlato a lungo nel nostro articolo sul Bethel). Hugo fu personalmente legato al mondo dell'occulto. Ne sono testimoni le storie sulle sedute spiritiche in cui lui, i figli Charles e Adèle ed alcuni amici tra cui l'amica e scrittrice Delphine Gay Du Girardin, conosciuta al circolo romantico che si riuniva attorno a Charles Nodier, parteciparono a partire dal 1853. Victor si era avvicinato al mondo dello spiritismo in seguito alla morte, per lui molto traumatica, dell'amata figlia Leopoldine. Si narra che, grazie alle doti medianiche del figlio Charles, essi riuscirono a contattare numerosi personaggi illustri del passato, come William Shakespeare, Leonardo Da Vinci e Isaac Newton, fino a personaggi biblici come Mosè e persino Gesù [3]! Molte delle sue convinzioni sono state inserite tra le righe dei suoi romanzi, principalmente "Nôtre-Dame de Paris" (1831) e "I Miserabili" (1862), ma è sostanzialmente nell'opera poetica "Dieu" (ossia, "Dio"), pubblicata postuma nel 1891, che vengono espresse le sue idee più filosofiche, tra cui, curiosamente, la possibilità di una creazione dei famigerati Stati Uniti d'Europa!
Dopo l'intervento di Jackie lo scrivente ha dovuto abbandonare la platea per far ritorno. Il convegno è proseguito ancora avendo in scaletta ancora l'intervento di John Ritchie, l'autore di "Rosslyn Revealed - A Library in Stone" (2006) che ha presentato un intervento sul tema, e l'ultima parte della vicenda di Chas Jones e del suo tentativo di far riconoscere ufficialmente le sue scoperte circa la battaglia di Fulford.
Le teorie ed i pensieri scambiati con i relatori, sia durante i loro interventi, sia privatamente nei momenti più conviviali dei pasti e degli intervalli, costituiscono sempre una miniera preziosa di stimoli per approfondire, indipendentemente dalle posizioni più o meno estreme o dalla condivisione o meno delle idee esposte. La platea ha applaudito compostamente ed educatamente al termine di ogni intervento, anche se molti di loro non credevano o non condividevano quanto veniva riferito. Eppure ognuno ha avuto la possibilità di esprimere le proprie idee, e di confrontarsi con quelle degli altri. Questa è la Società Saunière. Riponendo in un luogo sicuro la tessera associativa per l'anno 2014, lo scrivente ha attraversato il centro di Edimburgo per raggiungere la Stazione Centrale di Waverley immerso nell'aria frizzante e (stranamente) non gelida e contornato dal fascino dei suoi palazzi illuminati nel buio pomeridiano. L'ultimo sguardo e l'ultima foto notturna al famoso "Royal Mile" sono stati il giusto commiato ad un week-end così interessante e ricco di spunti per la riflessione e la ricerca. Un addio, o forse solo un arrivederci, per i prossimi appuntamenti del 2014!
[1] La figura ricorda in modo straordinario la carta n. II dei Tarocchi,
la Papessa, che secondo molti teorici della Stirpe codifica nel simbolismo dei Tarocchi proprio la figura di
Maria Maddalena.
[2] Principalmente ad opera del suo discepolo San Ninian.
[3] Leonardo Da Vinci, Isaac Newton e Charles Nodier furono tutti, secondo la lista prodotta
da Pierre Plantard, Gran Maestri del Priorato di Sion.
Sauniere Society Symposium (13-16 Aprile 2012)