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L'Acropoli di Alatri


Lettura di un passato che vive


Articolo di Ornello Tofani



L'Acropoli di Alatri



Don Giuseppe Capone, nel 1982, all’interno del libro "La progenie Hetea", per la prima volta ha introdotto il termine "archeoastronomia" relativamente alla struttura dell'Acropoli di Alatri e alla pianta della città.


I suoi studi hanno suscitato in me la volontà di continuare sulle orme da lui tracciate, convinto della validità della tesi centrale delle sue ricerche: l'origine di Alatri da popoli provenienti dal mondo orientale, al confine tra il regno degli Hittiti e la realtà mesopotamica.

Ornello Tofani e Gianni Boezi

Dal 2009 ho speso tutte le mie energie per offrire il personale contributo a una ricerca volta a dimostrare l'origine preromana ed orientale di Alatri, suscitando l'interesse dei media.


Citando la conduttrice televisiva Syusy Blady: "Sicuramente tra le cose sorprendenti e piene di interrogativi, le mura di Alatri sono fra le prime nel mondo… altro che mura romane, qui si deve riscrivere la Storia come la conosciamo".


Diverse scoperte attendono l'approfondimento degli esperti e di quanti amano la conoscenza. In ordine di tempo, mi piace far menzione di quanto avvenne oltre quattro anni fa.


La Triplice CintaAl sorgere del sole del 28 agosto 2008, insieme al prof. Gianni Boezi (foto in alto), sullo spigolo sud-est dell'Acropoli, ho rinvenuto un "graffito" di cui non si era avuta mai notizia; analizzandolo, ne è emerso un disegno geometrico simile ad una Triplice Cinta (foto a sinistra), orientato perfettamente con gli assi Est-Ovest e Nord-Sud. Inoltre, il graffito presenta due "frecce": queste, con azimut di 139°, puntano in direzione sud-est, verso l'abbazia di Montecassino, il Vesuvio e, continuano oltre fin sull'oasi di Siwa, in Egitto, dove si trova il tempio di Amon.


L'Acropoli di Alatri riesce, ancora, a donare elementi riconducibili a quel mondo orientale che trasse sempre ispirazione del cielo, dal sole, in particolar modo dalla costellazione dei Gemelli, per dirigere le forme dell'esistenza sulla Terra.

La Porta Minore

In merito, ho individuato il carattere probabilmente più distintivo della Porta Minore. Il suo corridoio in opera poligonale (lungo 17 m), nelle giornate degli equinozi di primavera e d'autunno, viene attraversato completamente dal fascio di luce solare: i raggi lo penetrano dalla sommità dell'ingresso sull'Acropoli sino all'apertura di Via Gregoriana (foto in basso). Certamente tale simbiosi della Porta Minore col sole, allude a simbologie antichissime che vincolano il Cielo e la Terra nel rapporto sacro della fertilità; ad esso rimanda indubitabilmente anche e soprattutto il bassorilievo, sull'architrave, rappresentante tre falli (foto a destra); ad esso allude il sole che, negli equinozi, tramonta nella sella tra Fumone e Montelungo (foto in basso).


L'Acropoli di Alatri, dunque, sta facendo riaffiorare frammenti di un discorso che la qualificano come il locus di un'intelligenza antica che la volle, citando Don Capone, "quale pezzo di Cielo proiettato sulla Terra". Non solo. Analizzando la posizione di Alatri, in rapporto agli allineamenti equinoziali e solstiziali, ho evidenziato nelle mie ricerche come l'Acropoli sia posta al centro di un crocevia di luoghi singolari e di risonanza mondiale, per la presenza di opere megalitiche: Hattusa (capitale dell'impero Hittita), Visoko in Bosnia, Xi'an in Cina, Giza in Egitto e Carnac in Francia (foto sotto).



Mappa degli allineamenti di Alatri



Il mio obiettivo di ricerca è difficile e arduo, soprattutto per la non accettazione, da parte dell'archeologia "ufficiale", dell'origine preromana ed orientale; ma persevero nei miei studi.


Gradisco concludere con le parole di Adriano Forgione, direttore della rivista Fenix: "Le mura di Alatri non sono romane, ma ben più antiche, ci parlano di altre genti, di altri culti, di altre civiltà, di altro sapere".

L'eco della voce che dal passato più lontano riemerge, sa ancora insegnare a chi abbia la volontà di ascoltarlo.



Il Tempio Solare di Alatri, costruito intorno al sole seguendo le stelle


La Porta Maggiore e il Polo NordContinuando i miei studi sull'Acropoli di Alatri, ho scoperto che il Polo Nord celeste è ubicato all'interno della Porta Maggiore (foto a sinistra). Nel 10.798 a.C. il Polo Nord era rappresentato dalla stella Vega, distante dal polo celeste solo 5° (circa). Il polo celeste rimane fisso, è la stella che lo rappresenta che, nel corso dei millenni, cambia a causa della precessione degli equinozi: un movimento della Terra su di un asse inclinato che fa cambiare, in modo lento ma continuo, l'orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse.


Alcuni altri luoghi sacri sono allineati con il sole con la luna per gli equinozi, i solstizi e i lunistizi. Ad esempio, per l'equinozio di primavera, il sole entra dall'ingresso superiore della Porta della Fertilità del Tempio Solare di Alatri e, attraversando i 17 m dell'angusto corridoio, ne esce dalla parte inferiore, come nel tempio di Abu Simbel (1264 a.C.) sul Nilo, dove entrava per illuminare la statua del faraone; sull'Acropoli di Lindos (Rodi, in Grecia), una grotta sacra è colpita dai raggi del sole all'alba dell'equinozio di primavera. Nel pozzo nuragico di Santa Cristina, in Sardegna, (XI sec. a.C.) la luna arriva a riflettersi nell'acqua, sul fondo dello stesso pozzo, solo nel lunistizio superiore; l'ombra del serpente Kukulkan di Chichen Itzà, in Messico (XI sec. a.C. circa) striscia lungo la scalinata in corrispondenza degli equinozi; ancora per gli equinozi, l’Intihuatana del Machu Picchu in Perù (1460 a.C.), con le sue ombre segnala due particolari giorni dell'anno. Nel solstizio d'inverno si illumina, per soli 15 minuti, la pietra scolpita in fondo al corridoio di Newgrange in Irlanda (3200 a.C.); a Stonehenge (2400 a.C.) si celebra il solstizio d'estate. I fenomeni legati alla Porta Minore (della fertilità), alla Porta Maggiore e luoghi su citati ci parlano di altre genti, di altri culti, di altro sapere, insomma di altre civiltà e non di quella "romana".


Ho studiato a fondo la pianta dell'Acropoli nella ricostruzione dell'architetto Giovenale; l'ho confrontata con quella del Tempio Solare di Neuserra ed ho constatato quanto siano simili nella concezione.

La struttura di ambedue i monumenti, che si sviluppano sull'asse est-ovest, consiste in: a) una cinta di mura invalicabili; b) una rampa di ascensione, con lo stesso angolo di penetrazione, che porta alla piattaforma superiore (dove si ergeva il Tempio, su cui sorgeva, presumibilmente, un tozzo obelisco costruito in blocchi di pietra, il simbolo del dio Sole).



La Porta della Fertilità


Sull'architrave, il bassorilievo riproduce tre falli; i gradoni rovesci sono nove come le lunazioni di una gravidanza; la terra viene "penetrata" dal sole negli equinozi e, al tramonto di quegli stessi giorni, da quel lato del Tempio Solare di Alatri, il sole tramonta nella sella tra Fumone e Montelungo. Tutti questi indizi fanno riferimento ai culti della fertilità, ed esprimono con la pietra quella che è nota come "regola universale della maternità".


Essa può essere così espressa, facendo riferimento all’Acropoli: i bambini concepiti nei solstizi, quando il sole illumina solo il primo gradone della scala rovescia (figura in basso, a sinistra) nasceranno negli equinozi, quando il sole attraversa tutto l'intero corridoio di 17 m della Porta Minore (figura in basso, a destra), mentre i bambini concepiti negli equinozi nasceranno nei solstizi.



La Porta ai solstizi
     
La Porta agli equinozi

La Porta dell'Acropoli ai solstizi

 

La Porta dell'Acropoli agli equinozi



Per concludere, riporto il parere di archeologi, dal 1500 ad oggi, riguardo l'età delle città con mura in opera poligonale.


L'archeologo François Petit-Radel, nel XVIII secolo scrive: "La fondazione di Alatri non può avere una data posteriore alla Seconda Colonia Pelasgica, risalente al 1539 a.C.".


L'archeologo Cesare Antonio De Cara, agli albori del XIX secolo, sostiene con energia: "Le Città Pelasgiche dell'Italia meridionale e centrale devono appartenere ad età di molto anteriori all'età storiche degli Elleni, essendo l'architettura loro del tutto diversa, sia per la qualità delle pietre, generalmente più grandi, e talora anche enormi, sia per la forma… Da questa sola considerazione si può argomentare quanta sia l'insipienza e l'ignoranza di coloro, i quali affermano le città del Lazio dette Pelasgiche essere state fabbricate da’ Romani".


Il professor Giulio Magli afferma (2009): "L'Acropoli di Alatri è abitualmente attribuita ai Romani con la fretta tipica di una certa archeologia "ufficiale", di fatto però non se ne conoscono con certezza nell'età, nello scopo, né gli artefici".


Infine, in molte città etrusche, dove sono presenti mura poligonali (Fiesole, Cosa, Saturnia), gli storici ne attribuiscono l'origine alla civiltà Pelasgica; citando Filippo Cluviero (1580-1622): "Le città di Fiesole, Cosa, Saturnia furono sempre degli Etruschi, dopo che dai Pelasgi furono loro cedute, assai prima che i Lidii, col nome d'Etruria, abitassero la Toscana". In generale ai Pelasgi subentrarono gli Etruschi intorno al 1320 a.C.


Ornello Tofani




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