Itri è un piccolo comune della provincia di Latina, situato lungo la Via Appia, tra Fondi e Formia, nel territorio dominato dai Monti Aurunci. Abitato sin dall'epoca neolitica, fece parte del territorio degli Aurunci, prima della dominazione Romana. Durante questo periodo il sito non fu centro abitato, ma piuttosto punto di sosta, stazione di posta lungo il tragitto: per tale motivo molti ritengono che il toponimo non sia altro che la contrazione del termine latino iter, "cammino". Tuttavia, la presenza di un serpente nello stemma cittadino ha generato la leggenda, non verificata, che la fondazione della città avvenne da parte degli abitanti della città di Amyclae, sulla costa, fuggiti nell'entroterra per un'invasione di rettili. Secondo tale leggenda, quindi, il nome deriverebbe dalla figura mitologica dell'idra, il serpente a sette teste che venne ucciso da Ercole in una delle dodici fatiche. Le prime notizie certe del paese appaiono in un atto di vendita del 914. Tra il IX e l'XI sec. sorse il castello che ancora oggi domina il paesaggio della città (foto 1 e 2). Itri fece parte del ducato di Gaeta, poi passò in mano ai Dell'Aquila, signori di Fondi, quindi ai Caetani. In seguito, fino all'unità d'Italia, appartenne al Regno di Napoli. Nel 1771 diede i natali a Michele Pezza, divenuto noto come Fra' Diavolo, che fu brigante e poi colonnello dell'esercito borbonico di Ferdinando IV, e che si batté contro l'occupazione francese. Durante la seconda guerra mondiale, come tanti altri paesi nel territorio circostante, subì numerosi bombardamenti che ne distrussero buona parte dell'abitato e del patrimonio artistico.
Tra i personaggi a cui la città di Itri diede i natali, notevole fama riveste in tutto il mondo quello di Fra' Diavolo, al secolo Michele Pezza (Itri 1771, Napoli 1806). Il suo soprannome è dovuto al fatto che da piccolo era stato costretto dalla madre ad indossare un abito da frate come pegno per una grazia ricevuta, ma si contraddistingueva per la sua irruenza che faceva disperare il suo maestro: fu lui che lo apostrofò in questo modo. Inizialmente Fra' Diavolo fu un temibile brigante, che commise molti omicidi. Successivamente ottenne la grazia e fu arruolato nelle truppe borboniche di Ferdinando IV, distinguendosi per la lotta patriottica contro l'invasione dei Francesi. Catturato da questi ultimi nel 1806, venne imprigionato e poi impiccato pubblicamente in piazza del Mercato a Napoli: era l'11 Novembre. Alla sua figura sono state ispirate molte opere: si ricorda l'opera lirica "Fra' Diavolo", composta da Auber nel 1830, o l'omonima commedia del 1944, diretta da Hal Roach ed interpretata da due maestri del cinema comico americana: Stan Laurel e Oliver Hardy (noti in Italia come Stanlio e Ollio). In paese è possibile vedere la casa natale, all'interno del centro storico, e i resti della villa che abitò nel periodo successivo (foto 3), segno tangibile della ricchezza e della notorietà che il personaggio aveva raggiunto.
Passeggiando per il centro storico del paese, tra splendidi scorci panoramici e vicoli caratteristici, non è infrequente imbattersi in ben delineati esemplari di Triplice Cinta. Nel nostro breve itinerario di visita ai monumenti del centro storico, ne abbiamo rintracciati una mezza dozzina, ma sicuramente, visto la frequenza riscontrata, setacciando l'intero dedalo di viuzze e di vicoli ne spunterebbero degli altri. Gli esemplari mostrati nella galleria a lato, tra i più caratteristici, sono stati trovati in Via Santa Lucia, presso il civico n° 7 (foto 4), in Vico Staurenghi, presso il civico n° 75 (foto 5) ed in Via San Martino, presso i civici n° 47 (foto 6) e 120 (foto 7). Un'altra Triplice Cinta, poi, è presente sulla gradinata d'accesso dell'antica chiesa di San Michele Arcangelo. Perché questa massiccia presenza di simbolismi? Possiamo notare che l'abitato sorge a cavallo di un fiume, il torrente Pontone, o Rio Torto, che separa la pare bassa da quella alta del paese. I corsi d'acqua sono da sempre considerati ricettacoli di energie telluriche, elementi indispensabili per caratterizzare i "luoghi di energia" di cui la Triplice Cinta potrebbe esserne spia di segnalazione. Non lontano dal paese, sorge il Santuario di Maria Santissima della Civita, ove si venera un'icona bizantina attribuita a San Luca, che raffigura la Vergine con la carnagione scura. Anche le Madonne Nere sono legate agli antichi culti della Grande Madre e della fertilità. Presso il Santuario, a ulteriore conferma, abbiamo riscontrato un'altra Triplice Cinta. Tornando in paese, troviamo un'altra chiesa, quella di Santa Maria di Loreto: un'altra Vergine Nera! Non può sfuggire, dunque, la presenza simbolica del serpente sullo stemma cittadino, che è stato spesso utilizzato come emblema delle energie telluriche sotterranee. Si tratta di tante coincidenze messe insieme dal caso, o possiamo considerare il paese di Itri come un Centro Sacro?
Chiesa di San Michele Arcangelo (XI sec.)
Santuario di Maria Santissima della Civita (XIX sec.)