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Il mitreo di Piazza Dante all'Esquilino


Roma



Statua di Mitra

Statua di Mitra che uccide il toro

III sec., marmo lunense (foto dell'autore, © Musei Capitolini)



Nel marzo del 1874, durante i lavori di sistemazione di una zona del colle Esquilino propedeutici alla realizzazione di Piazza Dante, vennero alla luce i resti di un antico mitreo. Della struttura si erano conservati due muri paralleli in mattoni di laterizio, lunghi all'incirca venti metri e distanti sei. Insieme ai resti dell'edificio furono ritrovati alcuni monumenti dai quali, tra l'altro, fu possibile risalire al nome del committente, un tale Primus che rivestiva il grado massimo, quello di Pater. I dettagli della scoperta sono stati riportati in una pubblicazione ufficiale, il "Bullettino della Comissione archeologica municipale", 1874, 224-243, a firma di C. L. Visconti.


Oltre ad uno splendido pavimento musivo a tessere bianche e nere, sul luogo dello scavo sono stati ritrovati un superbo gruppo scultoreo rappresentante la tauroctonia, ed alcuni bassorilievi, oggi conservati ed esposti presso la grande Esedra di Marco Aurelio all'interno dei Musei Capitolini.


L'uccisione del toro è rappresentata in una statua di marmo lunense, alta poco meno di un metro e chiaramente incompleta in alcune sue parti (ad es., il mantello di Mitra, che è rotto). La posa è quella classica, con il dio che affonda la lama nel collo dell'animale, voltando il capo dalla parte opposta. I tre animali che secondo il mito aiutano il dio nella sua impresa, sono ugualmente presenti: vediamo lo scorpione intento a pungere il toro ai genitali, il cane che beve il sangue che sgorga dal collo dell'animale ferito ed infine il serpente, adagiato sulla base orizzontale della statua, che si snoda flessuoso ai piedi del toro.


La tauroctonia Il bassorilievo principale rappresenta ancora una scena di tauroctonia. Il dio è incorniciato nell'ingresso della grotta in cui il sacrificio dell'animale è avvenuto. Il cane, lo scorpione ed il serpente fanno pure la loro comparsa, quest'ultimo esteso ed ondeggiante sotto l'intera scena, come lo troviamo spesso. Lo affiancano, a destra ed a sinistra, due alberi fronduti, sulle cime dei quali si trovano le due figure usuali del Sole (a sinistra) e della Luna (a destra). Sotto gli alberi troviamo le figure dei due Dadofori, riconoscibili dalle posizioni delle torce. In questo caso la collocazione delle due figure è antitetica rispetto a quella dei due astri negli angoli superiori: Cautes, con la fiaccola sollevata (luce, Equinozio di Primavera) è posto in corrispondenza della Luna (notte, principio femminile) mentre Cautopates, con la fiaccola abbassata (oscurità, Equinozio d'Autunno) si trova al disotto del Sole (giorno, principio maschile).


Sotto alla figura flessuosa del serpente troviamo la dedica del committente: "C.P. Primus Pater Fecit", cioè fatto costruire dal Pater Primo. Sulla stessa stele, nella fascia più bassa, troviamo altre due scene, più piccole, abbastanza inusuali e molto interessanti, perché attingono all'essenza primordiale del mito di Mitra, così come fu tramandato originariamente dal Medio Oriente, sui principi dello Zoroastrismo. Sulla sinistra abbiamo una divinità adulta, che indossa il berretto frigio, e che pone la sua mano sul capo di un bambino inginocchiato, quasi in segno di benedizione. Dal lato opposto, si vede ancora Mitra che stringe la mano ad un uomo barbuto, sopra di un'ara. Queste scene richiamano due degli eventi fondamentali della mitologia mitraica: uno, quando il dio Mitra concede l'iniziazione ai suoi misteri al Sole (il fanciullo inginocchiato), da cui è distinto ma è strettamente associato. La seconda scena rappresenta il momento del pactum, ovvero l'alleanza sancita tra Mitra e il Sole a cui fa seguito un lauto banchetto prima che i due salgano insieme al cielo sul carro solare. Questo patto sembra un elemento fondamentale del culto mitraico perché lo stesso nome del dio potrebbe essere derivato dal vedico mithra che significa, appunto, amicizia, patto, alleanza.



Bassorilievo del dio Sole

Bassorilievo con la nascita di Mitra

Bassorilievo del dio Sole

Bassorilievo con la nascita di Mitra



Altri due bassorilievi, più piccoli, erano sepolti nelle vicinanze, ma la locazione esatta è rimasta sconosciuta in quanto fu la conseguenza di uno scavo illegale. Quel che è certo è che non si trovavano nella zona esatta del mitreo, per cui si presume che non sia stato troppo distante da esso. Uno di essi mostra il dio Sole, riconoscibile per i raggi posti sul capo. L'altro rilievo, invece, mostra un altro evento fondamentale della mitologia mitraica, diffusa nella versione romanizzata del suo culto: la nascita del dio da una roccia. Secondo la leggenda, infatti, il dio Mitra nacque già fanciullo attraverso una roccia, la cosiddetta Petra Genitrix, recando in mano un coltello, simbolo del sacrificio che dovrà compiere, e da una fiaccola, simbolo dell'illuminazione interiore.


Busto di Commodo Nello stesso luogo vennero rinvenuti anche altri manufatti, tra cui una statua dell'imperatore Commodo ritratto come Ercole, che indossa la pelle del leone nemeo e tiene la clava sulle spalle. La statua deve essere stata realizzata durante l'ultimo anno di vita dell'imperatore, il 192 a.C., in concomitanza con un'emissione di monete che presentavano la stessa immagine. Oltre che un iniziato ai misteri di Mitra, Commodo era un seguace del culto di Ercole ed aveva ripetutamente cercato di farlo affermare durante il suo impero, presentandosi in pubblico realmente abbigliato come l'eroe delle Dodici Fatiche. Esposta, come gli altri manufatti, all'interno dei Musei Capitolini (Sala degli Arazzi), è affiancata da due busti di Tritone, interamente coperti da foglie acquatiche. Dalla stessa zona, infine, proveniva anche la celebre statua che fu inizialmente identificata come "Venere dell'Esquilino", anche se studi successivi farebbero optare per una rappresentazione di Cleopatra. (in particolare, vi sono alcuni elementi fondamentali che farebbero propendere gli studiosi verso questa ipotesi: il fatto che la donna calzasse dei sandali, elemento iconografico assente nelle rappresentazioni della dea, ed il serpente avvolto sul pilastro sul quale la donna si appoggia, che ricorda l'aspide con cui la regina d'Egitto si suicidò).


Curiosamente, l'area di Piazza Dante sulla quale era collocato il mitreo, venne successivamente occupata dalla Villa che Massimiliano di Palombara, marchese di Pietraforte (1614-1680), si fece costruire nel XVII sec. e della quale oggi non rimangono che i resti di una porta, interamente coperti di simboli e scritte a carattere ermetico: è la Porta Alchemica, ancora visibile entro un recinto all'interno dei giardini di Piazza Vittorio Emanuele. Sarà stato un caso che l'illustre avventuriero e alchimista italiano, abbia voluto scegliere come luogo di costruzione della propria villa un'area anticamente dedicata al culto del dio Sole (= Oro, ovvero la Conoscenza Ermetica, nel linguaggio degli Alchimisti)? Guardando oggi l'architettura di Piazza Dante, ci si accorge che la decorazione pavimentale raffigura un'enorme sole raggiato. Frutto del caso o di un'attenta delibera pianificata a tavolino? La straordinaria concomitanza di tanto simbolismo difficilmente farebbe protendere alla prima ipotesi.





I misteri di Mitra