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Un'esperienza sull'isola di Malta


Le Vergini Nere di Malta



Uno degli aspetti più interessanti emersi dal nostro tour maltese è la costatazione della particolare predilezione che avevano i Cavalieri di Malta per le effigi di Madonne Nere, per lo più icone, o copie di icone, conservate in diverse chiese o cappelle disseminate per tutta l'isola. Perché tanto proliferare di questo particolare tipo di effigi proprio in Malta? Vediamo di fare qualche ipotesi…


Figura di donnina grassaSin dal periodo Neolitico, in tutta Europa c'è stata una grande diffusione di culti verso la Dea Madre, come testimonia una grande varietà di ritrovamenti archeologici, per lo più statuine di pietra con le fattezze di donna dagli attributi femminili (in particolare, seno e ventre) molto prominenti. L'isola di Malta, situata al centro del Mediterraneo e culla delle civiltà che hanno prosperato in questo bacino, pullula di siti nei quali sono stati effettuati tali ritrovamenti, a cominciare dai templi megalitici di Hagar Qim e di Mnajdra, venuti alla luce nel XIX secolo. Queste strutture di forma circolare o semi-circolare sono costituite di massi squadrati e posti in opera, che ricordano i templi megalitici del Sud dell'Inghilterra: non a caso, infatti, il tempio di Hagar Qim è soprannominato, presso i locali, la "Stonehenge maltese".
Di notevole interesse anche il tempio ipogeo di Hal Saflieni, scoperto casualmente sotto un'abitazione privata ed oggi interessante meta turistica annoverata nel La Venere di Malta patrimonio dell'UNESCO. In questo caso, oltre alle già citate statuine, si è avuto un incredibile ritrovamento di tutta una serie di crani dolicocefali, ossia deformati sino ad assumere una forma innaturalmente allungata, tipica delle divinità ctonie, rappresentate con un volto serpentiforme. Sia i crani, sia le statuine dalle caratteristiche sopra descritte sono state ritrovate in questi siti in gran numero, e sono attualmente esposte presso il Museo Archeologico Nazionale della Valletta. Tra i ritrovamenti più caratteristici vi sono la cosiddetta "signora dormiente", che appare adagiata su un fianco con un braccio posto sotto la testa, e la figura detta "Venere di Malta", piccola statua di donna, priva del capo, dalle forme più che tondeggianti. Questi culti, progrediti nelle epoche successive con la venerazione di dee come Inanna per i Babilonesi, ed Astarthe, per i Fenici, culminarono nel periodo dell'Impero Romano con il culto di Iside, importato dall'Egitto e successivamente proliferato a Roma soprattutto nei primi secoli dell'era Cristiana. L'avvento del Cristianesimo cercò dapprima di rimuovere, poi di assorbire queste idolatrie "pagane", associando alla figura della Dea quella della Madonna, vergine e madre del Dio incarnato tra gli uomini. Molte delle effigi di Iside, una dea lunare dalla pelle scura, spesso raffigurata con in braccio oppure allattante il figlioletto Horus (il dio solare) vennero interpretate come prefigurazioni della Vergine e di Gesù Bambino, ed assunsero particolare devozione presso le comunità che detenevano queste rappresentazioni, in forma di statue o di icone, note come Madonne Nere.



L'icona di Nostra Signora di Philermos

Foto 1 - L'icona di Nostra Signora di Philermos



Di Vergini Nere a Malta se ne contano parecchie, soprattutto in forma di icone bizantine, o copie delle stesse, eseguite in diversi periodi storici e per diversi motivi. Al momento della consacrazione della nuova chiesa vescovile dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, la Co-Cattedrale di San Giovanni, era conservata con particolare devozione l'icona di Nostra Signora di Philermos, dal nome del santuario situato sull'omonimo monte di Rodi, possedu ta dai Cavalieri sin dai tempi in cui essi erano stanziati a Gerusalemme. Considerata come la loro reliquia più preziosa, l'icona venne portata via dall'isola dall'ultimo gran maestro del periodo maltese, Ferdinand von Hompesch, all'epoca della conquista napoleonica (1798). Dopo numerosi passaggi di mano e traversie (v. box relativo nella pagina della Co-Cattedrale), l'icona giunse in Montenegro, e lì tuttora è conservata, esposta presso il esposta presso il Museo dell'Arte di Cetinje. La copia che invece si trova a Malta è di recente fattura, ed è stata donata all'arcivescovo dai popoli di Russia e Jugoslavia, per mano dell'ambasciatore russo e dal gran maestro fra' Andrew Bertie nel 2001. Sempre nella cattedrale, sull'altare della Cappella della Lingua d'Italia, si trova una piccola icona che raffigura la Vergine con Bambino (foto 2), entrambi con il volto bruno, o comunque più scuro rispetto al colore delle mani. Si tratta di un'altra Vergine Nera o ci troviamo di fronte ad un caso di annerimento per ossidazione, invecchiamento o esposizione al fumo delle candele votive…?



Icona di Madonna Nera nella Cappella della Lingua d'Italia

Foto 2 - Piccola icona di Madonna Nera posta nella Cappella della Lingua d'Italia



Ancora, nella Valletta, si segnalano le due chiese di Santa Maria di Damasco e di San Lorenzo Burgo, che custodirebbero icone dipinte attribuite a San Luca, e la chiesa di Notre-Dame de Liesse, affacciata sul porto principale, che è intitolata ad una famosa Vergine Nera in terra di Francia.



L'icona di Nostra Signora di Damasco, a Vittoriosa

Foto 3 - L'icona di Nostra Signora di Damasco, a Vittoriosa



Spostandoci a Vittoriosa, una delle tre città che compongono il complesso urbano di Cottonera, ci siamo imbattuti in una piccola chiesa del centro, l'Oratorio di San Giuseppe, che conserva un gran numero di cimeli dell'Ordine ed in particolare del gran maestro Jean de la Vallette, tra cui il suo cappello e la spada. Qui, nella cappella interna, posta sopra l'altare di candido marmo, si trova una pregiata icona di Madonna Nera, detta "Nostra Signora di Damasco" (foto 3) , che stando a quanto riferito dal custode è la copia meglio conservata di un'altra esposta però nell'omonima chiesa della Valletta. L'originale viene attribuito all'apostolo Luca, cosa non infrequente nel caso di questo tipo di rappresentazioni. Sempre qui, a breve distanza dal porto e dal Museo della Marina, si trovano le due chiesette, normalmente chiuse al pubblico, della "Madonna di Montserrat" e della "Madonna di Loreto", che, come è noto, sono altri due illustri esempi di Vergini Nere.



Chiesa della Madonna tas-Samra, ad Hamrun

Foto 4 - Chiesa della Madonna tas-Samra, ad Hamrun



L'esemplare più noto, forse anche perché il più segnalato dalle varie fonti, si trova ad Hamrun, piccolo centro facilmente raggiungibile dalla capitale con un percorso in autobus di una decina di minuti. La piccola cappella, anticamente dedicata a San Nicola, si trova al centro del paese ed è nota ai locali come "Madonna tas-Sarma", che significa "Madonna di Samaria", ovvero "Madonna bruna" per il colore scuro della carnagione. Portata sull'isola da un mercante, nel 1630, l'icona è la raffigurazione di una statua di "Nostra Signora di Atocha", che si trova a Madrid. L'abbiamo raggiunta di buon mattino dopo aver ripetutamente chiesto indicazioni, per scoprire da una gentile signora che vi abita proprio a fianco che la chiesetta è normalmente chiusa, e che apre soltanto per l'unica messa del mercoledì, tra l'altro celebrata alle sei e mezzo del mattino: evidentemente una cosa soltanto per pochi intimi!



     

Foto 5 - Icona nella cripta della Chiesa di San Paolo, a Rabat

 
Foto 6 - Statua di San Luca nella cripta della Chiesa di San Paolo, a Rabat



Infine, spostandoci nell'antica capitale, Mdina, o più esattamente nel sobborgo adiacente di Rabat, s'incontra un'altra interessante rappresentazione nella cripta della Chiesa di San Paolo, ove è posta la grotta nella quale il Santo si rifugiò dopo il naufragio sull'isola, di cui si narra negli Atti degli Apostoli. Nella penombra dell'ambiente, non è francamente possibile affermare con chiarezza se si tratti di una Madonna Nera o di un'icona annerita dal tempo (foto 5), stante anche l'impossibilità di scattare fotografie con il flash. Va detto, però, che anche questa immagine è attribuita a San Luca, ed uno dei due gruppi statuari che ornano gli altari della cripta rappresenta proprio il Santo che poggia il piede su un toro sdraiato e che presenta un'icona della Madonna con Bambino (foto 6). Il toro, nella rappresentazione simbolica del Tetramorfo evangelico, identifica proprio San Luca e sin dall'antichità è stato assunto come emblema della forza fecondante e divina che si rinnova perennemente nei cicli della Natura. Il legame palese con i culti della fecondità e della Grande Madre, secondo molti, è la ragione principale per cui la stragrande maggioranza di Madonne Nere viene attribuita all'evangelista. Nel vicino sobborgo di Rabat, presso il Priorato Domenicano, si segnala, infine, il Santuario di "Nostra Signora della Grotta" (Madonna tal-Ghar), in cui è conservata una statua legata ad un evento miracoloso. L'immagine sacra, infatti, avrebbe versato alcune lacrime durante un terribile terremoto che avrebbe colpito l'isola. Secondo alcune tradizioni, la statua originale sarebbe stata nera.



Un proliferare di icone sacre dal volto scuro in un territorio relativamente piccolo come quello dell'isola di Malta, quindi, fa certamente pensare a più di una semplice circostanza, e costituisce un nuovo tassello di una ricerca su una tematica così affascinante e spesso controversa com'è quella delle Madonne Nere.




Contenuti della sezione


Introduzione: l'isola di Malta

La Valletta

La Co-Cattedrale di San Giovanni

Le altre località di rilievo: Mdina e Cottonera

Le altre località di rilievo: Mosta, Hagar Qim e Gozo