Lungo il tracciato dell'antica Via Francigena, che attraversava l'Italia e l'Europa Occidentale convogliando i pellegrini verso la tomba di San Pietro, in Roma, ci si imbatte nel piccolo comune toscano di Altopascio, in provincia di Lucca. Il toponimo, originariamente Teupascio, deriverebbe da due termini longobardi: teu, che vuol dire "popolo", e passio, che vuol dire "torrente", e quindi individua un nucleo di abitanti che si era stabilito nei pressi di un corso d'acqua. In un'epoca in cui il viavai di pellegrini in cammino sulle strade evolveva di pari passo con quello dei briganti che li assaltavano e si arricchivano a loro danno, nacquero numerosi ordini religiosi e cavallereschi la cui missione era la tutela delle strade, la protezione e la cura dei viandanti. Nel XI sec. alcuni nobili di Lucca si riunirono ad Altopascio per fondare uno di questi gruppi, che riuscì ad imporsi rapidamente nel ricco panorama di ordini medievali e ad estendere il suo bacino d'influenza nei vicini paesi europei: l'"Ordine dei Frati di San Jacopo, Egidio e Cristoforo di Altopascio", noti anche come "Cavalieri del Tau" in riferimento alla croce taumata bianca che portavano come segno distintivo cucita sulla tonaca e sul mantello. Ancora oggi su una parete dell'alto campanile della Chiesa di San Jacopo, centro di potere e quartier generale dell'Ordine, spicca lo stemma con l'emblema del Tau.
Emblema del Tau sulla Torre campanaria
Altopascio sorgeva all'epoca in un territorio circondato da fitti boschi ove era facile che il pellegrino, sorpreso dalla sera o avventuratosi sprovvedutamente fuori dai sentieri battuti, potesse perdersi. Per queste evenienze, che evidentemente capitavano di frequente, la grande campana cittadina, chiamata per questo la "Smarrita", veniva fatta suonare ogni mezz'ora, durante il giorno, ed ogni ora durante la notte, affinché il malcapitato, udendo i rintocchi, potesse orientarsi verso il paese. Una volta giunto qui, veniva accolto dai frati della Magione, curato e rifocillato con un buon pasto caldo. L'immagine-simbolo di questa accoglienza era il "calderone" in cui veniva preparato il cibo, tanto da essere citato persino in una delle novelle del "Decamerone" di Giovanni Boccaccio. Si narra, infatti, di una certa fanciulla di nome Nuta, di cui si era innamorato il protagonista della storia, tanto bella quanto poco attenta all'igiene personale, tanto che il suo cappuccio «avrebbe condito il calderon d'Altopascio»! Oggi l'antica tradizione rivive attraverso le folcloristiche rievocazioni storiche, che animano il paese una volta l'anno, d'estate.
Veduta notturna di Piazza degli Ospitalieri |
Veduta notturna della Chiesa di S. Jacopo |
Le testimonianze storiche ed architettoniche di quei tempo sono concentrate all'interno dell'antico borgo, al centro del paese. Qui si trovano la già citata Chiesa di San Jacopo, con il vicino campanile; Piazza Garibaldi, con gli antichi palazzi che l'attorniano tra cui quello che oggi è sede municipale, ed infine la piccola ma suggestiva Piazza degli Ospitalieri, circondata da archi e con un antico pozzo al centro, che già nel nome testimonia la sede che qui aveva l'altro grande ordine ospitaliero dell'epoca, i Cavalieri di San Giovanni, o Gerosolimitani. Oltre che sul campanile e, come vedremo, all'interno della chiesa, il Tau dell'Ordine compare anche su un pannello di pietra che si può vedere salendo sulla terrazza dell'edificio comunale, tramite l'attigua scalinata pubblica. Il reperto doveva essere l'antico architrave di un portone andato distrutto.
Il bassorilievo con il fregio del Tau
La Chiesa di San Jacopo (XI sec.)