Monte Mario visto da Ponte Milvio
La storia del Primo Meridiano d'Italia si intreccia con quella, avventurosa e straordinaria, del calcolo della longitudine, uno dei segreti più a lungo cercato, che fu risolto dopo secoli soltanto alla fine del XVIII secolo. La questione, infatti, rivestiva un'importanza strategica fondamentale in un'epoca in cui il progresso scientifico stava prendendo piede, le grandi potenze europee investivano enormi risorse per intraprendere campagne di esplorazione e di colonizzazione di nuove terre, oltre allo sviluppo di fiorenti commerci con quelle già scoperte. A quell'epoca era stato già individuato łun sistema di coordinate geografiche da applicare alla Terra, che consisteva fondamentalmente in due valori: la latitudine e la longitudine.
La latitudine, ossia l'altezza del polo celeste sull'orizzonte, misura l'angolo che la verticale condotta per un certo luogo forma con il piano equatoriale. Essa pertanto presenta dei valori che vanno da 0° (per una località posta sull'Equatore) a 90° (nei due Poli), in direzione Nord oppure Sud. Il calcolo della latitudine era noto già da molto tempo, e richiedeva soltanto la conoscenza di alcune banali formule trigonometriche. In pratica, era necessario calcolare l'altezza del Sole (o della Stella Polare, durante la notte) sull'orizzonte con strumenti molto semplici come il sestante.
Molto più complicata era invece la misura della longitudine, ossia della distanza angolare in senso longitudinale, appunto, da un meridiano fondamentale scelto come punto di riferimento. Assegnato a questo meridiano il valore di 0° (per questo detto, quindi, anche Meridiano Zero o Primo Meridiano), ogni altra località può essere riferita ad esso e, immaginando la Terra come una sfera ideale, i valori di longitudine andranno da 0° a 180°, in direzione Est oppure Ovest. I gradi 180 Est ed Ovest coincidono, ed è questa la famosa "Linea del Cambio di Data", ossia la linea ad Ovest della quale la data è quella del giorno dopo rispetto a quella delle località poste ad Est, che sono ancora nel giorno precedente.
Il calcolo della longitudine è molto più complicato di quello della latitudine, e rimase per secoli una sfida ed un segreto da difendere anche militarmente, se necessario. La sua straordinaria storia è stata narrata, in forma romanzesca, nel romanzo "L'isola del giorno prima" (1994), di Umberto Eco, e nel saggio "Longitudine" (1996), di Dava Sobel.
Quando la metodologia ormai affinata divenne di pubblico dominio, ogni stato o potenza di un certo rilievo si industriò per definire un proprio meridiano di riferimento, consultando o ingaggiando illustri scienziati, matematici ed astronomi, per definirne la posizione e marcarne il passaggio con opportuni punti di riferimento geodetici.
Meridiani famosi, oltre a quello di Greenwich che una commissione internazionale riunitasi a Washington nel 1885 decise di adottare universalmente, furono quelli di Parigi (che passa per la Chiesa di Saint-Sulpice ed ha un profondo significato anche dal punto di vista esoterico), quello dell'Isola di Ferro nelle Canarie, i meridiani di Rodi, di Gerusalemme, di Rio De Janeiro e di San Pietroburgo (Meridiano di Pulkovo).
È interessante scoprire che anche il neo-costituendo Stato Italiano decise di adottare, nel 1870, un proprio meridiano, e l'incarico venne affidato al gesuita Padre Angelo Secchi, che dal 1850 era stato posto a capo dell'Osservatorio Astronomico del Collegio Romano. Padre Secchi (1818 – 1878) era studioso ed astronomo di fama mondiale. Egli analizzò e studiò la luce del Sole e delle stelle con l'ausilio di un prisma ottico, proponendone una classificazione, e di fatto può essere considerato come un pioniere dell'astrofisica. Nella sua vita si occupò di fenomeni elettrici ed atmosferici, e rivolse la sua attenzione anche allo spazio, disegnando, nel 1858, una delle prime mappe del pianeta Marte. Nel campo della misurazione terrestre, egli nel 1855 tracciò e calcolò la Base Geodetica lungo la Via Appia Antica per uno studio sulla forma della Terra.
La prima questione fu, naturalmente, dove far passare questo meridiano, e si stabilì che esso doveva passare per la Basilica di San Pietro, a Roma, centro fondamentale di tutta la spiritualità e della Cristianità nel mondo. Il Primo Meridiano di Roma, quindi, attraversava la Città del Vaticano e cadeva esattamente sul sito della tomba dell'Apostolo Pietro, in corrispondenza della quale oggi si trova l'altare principale all'interno della Basilica, circondato dal superbo baldacchino opera di Gian Lorenzo Bernini tra il 1624 ed il 1633.
Geodeticamente, dunque, il Meridiano di Roma è situato a 12°27'8.4" a Est di Greenwich. Il punto di riferimento per la misura del Grado di Meridiano fu individuato da Padre Secchi presso la sommità di Monte Mario, uno dei punti più elevati di Roma, dove oggi si trovano un osservatorio astronomico, i ripetitori radio-televisivi più importanti ed un'installazione militare dell'Esercito. Questa installazione oggi racchiude al suo interno la torretta di riferimento che venne costruita appositamente sul punto segnalato da Secchi, con una lapide con iscrizione che ne riporta l'importanza.
Curiosamente, l'origine del nome dato a questo rilievo è incerta. Gli antichi Romani, infatti, chiamavano questo luogo "Mons Vaticanus", o "Clivus Cinnae", dal nome di un console. L'origine del nome attuale ha invece due ipotesi: la prima è che esso derivi dal termine "mare", in virtù del fatto che sulla sua sommità sono state ritrovate molte conchiglie fossili e che, quando il cielo è terso, dalla sua altezza è possibile vedere il mare. La seconda è che tale denominazione derivi dalla villa appartenuta all'umanista italiano Mario Mellini, vissuto nel XV secolo, oggi sede del Museo Astronomico e Copernicano di Roma. Questa teoria però è in contrasto col fatto che già nel Medioevo questo luogo veniva chiamato "Monte Malo", in seguito all'uccisione di Crescenzio Nomentano da parte di Ottone III nell'anno 998. Anche il poeta Dante Alighieri, riferendosi a Roma nel canto XV del Paradiso, usa il termine "Montemalo".
Il Meridiano di Roma in rapporto alla mappa della cittą
È sicuramente interessante notare, in campo simbolico, che nel periodo medievale Monte Mario era situato lungo il tragitto della Via Francigena, il percorso di pellegrinaggio che partiva dall'Inghilterra e, attraversando la Francia, conduceva fino a Roma, accompagnando i pellegrini al sepolcro dell'Apostolo Pietro, per poi proseguire nel sud verso le Puglie, dove essi potevano imbarcarsi per la Terrasanta. I pellegrini definivano quest'altura Mons Gaudii, cioè "Monte della Gioia" poiché, trattandosi della penultima sosta prima dell'ingresso a Roma, provavano gioia nell'essere finalmente giunti alla meta dopo tante peripezie, e potevano già ammirare Roma, e la sua imponente Basilica, dalle alture del rilievo. Il percorso della Via Francigena si dipartiva da Roma dal Borgo Leonino e proseguiva verso nord attraversando, dopo Monte Mario, le località note come "La Giustiniana" e "La Storta".
Tornando al Primo Meridiano, nell'ambito della città di Roma la linea attraversa lo stesso Collegio Romano e penetra all'interno del Foro, attraversando quello che era ritenuto il centro principale dell'antica Roma, nell'area cosiddetta del "Lapis Niger". Si tramanda che in quest'area anticamente era stata posta la famosa Pietra Nera (da cui il nome) sottratta dal Tempio di Cibele a Pessinunte, il principale centro di culto in Anatolia dedicato a questa dea. Dunque, una pietra di colore nero collegata ai culti della Grande Madre era stata posta come Omphalos al centro della Capitale del più grande impero allora conosciuto; si potrebbe ipotizzare, dunque, che la scelta di Secchi fosse più che simbolica e non dettata solamente da fervore religioso... Oggi, nei pressi di questa stessa area, sorgono i resti della Basilica Giulia, una delle più antiche realizzazioni cristiane a Roma (ca. I sec.), sui gradini della quale, in una zona non normalmente accessibile al pubblico dei visitatori dei Fori Romani, sono state trovate tracciate alcune Triplici Cinte. Una coincidenza che sembra avere ben poco di straordinario, considerando alcuni degli aspetti più esoterici che questo simbolo porta con sé...
Il Meridiano di Roma in rapporto all'Italia
(© Google Earth, 2013)
Nel resto d'Italia, la linea immaginaria risulta, a Sud, tangente alla costa occidentale della Sicilia e, a Nord, attraversa la Repubblica di San Marino e la laguna veneta.
Tornando a Roma, soltanto in tempi recenti, e cioè nel 2008, in occasione del 190° anno della nascita di padre Secchi, si è deciso di dare rilievo al Primo Meridiano d'Italia, contrassegnando con un opportuno simbolo alcuni dei luoghi principali, nel tessuto urbano della Capitale, in cui il Primo Meridiano idealmente passava. Questi simboli, chiamati ‘Medaglioni di Secchi', sono tracciati con vernice di colore giallo e riportano, all'interno di un cerchio, una lettera 'S' (iniziale di Secchi), ed una linea retta, che rappresenta la direzione del meridiano, con un pallino su una sua estremità che indica la direzione Nord.
Il primo Medaglione venne verniciato il 10 Giugno 2008 nei giardini dell'I.C. Parco della Vittoria, Scuola Primaria "G. Leopardi", proprio a ridosso di Monte Mario. Gli altri seguirono successivamente; nella tabella sottostante è riportato un elenco delle strade di Roma "marcate" con il Medaglione di Secchi suddivise per circoscrizione:
Municipio XX |
Municipio XVI |
La Via Francigena: Submansio II, Johannis VIIII