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La Via Francigena


Submansio II: Johannis VIIII


(2) San Giovanni in Nono




Dopo essersi trattenuto per tre giorni a Roma, Sigerico riprese il cammino verso la sua terra nativa, in direzione di Canterbury. La prima tappa (submansio) che egli, seguendo scrupolosamente il consiglio datogli dal papa, annota sul suo diario dopo l'uscita dall'Urbe è denominata "Johannis VIIII", un'espressione che potremmo tradurre come "San Giovanni in Nono". All'inizio della loro lunga giornata di cammino, il vescovo e il suo seguito uscirono dalla città di Roma passando per Monte Mario, percorrendo l'antica Via Triumphalis, oggi Via Trionfale, e raggiungendo la Via Cassia. La località posta in corrispondenza dell'incrocio delle due vie è oggi chiamata "La Giustiniana". La stazione di posta presso la quale si fermarono per passare la notte era denominata San Giovanni in Nono, in quanto situata al nono miglio della strada consolare. Oggi questa località viene comunemente chiamata "La Storta".



Monte Mario



Monte Mario

Una vista di Monte Mario da Ponte Milvio



L'accesso dei pellegrini e dei viandanti alla città di Roma passava per il confine nord-occidentale, dove giungeva una grande via di comunicazione già costruita dagli antichi Romani, al tempo del console Gaio Cassio Longino (171 a.C.), e per questo denominata Via Cassia.


Questa zona è il punto più alto di Roma ed oggi è conosciuta come Monte Mario, ma al tempo dei pellegrinaggi medievali la sua denominazione era Mons Gaudii, cioè "Monte della Gioia". Infatti, qui arrivavano i pellegrini da ogni parte del mondo cristiano, dopo giorni se non mesi di arduo cammino costellato da fatica, deprivazioni, malanni, ostacoli naturali (come le avversità meteorologiche) e non (come il pericolo dell'assalto dei briganti). Vedere davanti a sé la città di Roma, ormai alla loro portata, che si estendeva ai loro occhi in tutto il suo splendore da quel punto di vista elevato doveva causare nei loro cuori una grande gioia.


Questo monte era chiamato anche Mons Triumphalis perché veniva percorso dai trionfatori che si recavano in Campidoglio per cingersi del lauro, e quindi dai pellegrini che, come abbiamo già detto, avevano trionfato sulle avversità del cammino per giungere al cospetto della tomba di Pietro. Il toponimo rimase nella strada che congiungeva Monte Mario alla Via consolare Cassia, e che tuttora è chiamata Via Trionfale.


Il toponimo "Mario" è invece una variazione successiva: secondo le ipotesi più accreditate esso gli sarebbe stato dato in onore a Mario Mellini, umanista italiano vissuto durante il pontificato di Sisto IV (1471-1484), che aveva fatto costruire sul posto una grande villa, oggi divenuta sede del Museo Astronomico e Copernicano di Roma.


Intorno a questo sito, che dunque aveva importanza strategica fondamentale, si addensavano chiese ed ospedali per l'assistenza e il ricovero: troviamo infatti lo "spedale" di Sant'Agata, favorito da papa Onorio III, e quelli di San Lazzaro e San Pellegrino, insieme alle annesse chiese omonime, lungo la Via Trionfale. La sua importanza dal punto di vista simbolico è sottolineata dalla presenza di una famosa icona bizantina datata al VII-VIII sec., oggi custodita presso la Chiesa della Madonna del Rosario (XVII-XVIII sec.). Detta icona, attribuita a San Luca come tante altre del suo genere, è una delle Madonne Nere di Roma tra le più venerate.


Il gesuita padre Angelo Secchi nel 1870 scelse Monte Mario come punto di riferimento per far passare il Meridiano Zero d'Italia, sulla longitudine corrispondente al sepolcro di Pietro in Vaticano.



La Giustiniana


Laddove la Via Trionfale si innesta sulla Cassia, si trova oggi una località della periferia di Roma chiamata "La Giustiniana". Il toponimo deriva dal fatto che in origine qui si trovava la residenza estiva dell'imperatore Giustiniano, come attesta un'iscrizione situata all'altezza del civico 14 di Via della Cappelletta della Giustiniana.



La Storta



La Cappella di Sant'Ignazio in località "La Storta"



Proseguendo oltre, si giunge nella località detta "La Storta", un appellativo dovuto al fatto che in questa zona la Via Cassia si piega lievemente verso Est, distaccandosi da essa un'altra strada consolare, la Via Clodia. Sin dal IV sec. sorgeva in questo luogo un'osteria ed una stazione di posta e di riposo affinché, come recita un'iscrizione posta sul luogo, "non si abbia più a deplorare il deperimento dei cavalli del corso pubblico per la fatica del percorso troppo lungo". Per il sostegno spirituale del pellegrino, sorgeva nel luogo anche una piccola chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, detta "San Giovanni in Nono" in quanto situata sul nono miglio della strada consolare: è la chiesa annotata da Sigerico nel suo diario.


Dell'antica costruzione medievale oggi, nel largo spiazzo denominato Piazza della Visione, non rimane nulla, ma il sito è ancora occupato da un luogo di culto: la Cappella di Sant'Ignazio. Il nome della Piazza è strettamente legato al grande Santo di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, o Gesuiti.


Lapide che ricorda la Visione di Sant'IgnazioSecondo la tradizione, infatti, nell'anno 1537, un dì di Novembre, Ignazio di Loyola, insieme al savoiardo Pietro Fabro da Villaret e al castigliano Giacomo Lainez da Almazàn, si trovavano in viaggio verso Roma, lungo la Via Cassia. Ritiratosi a pregare nella piccola chiesa, Ignazio ebbe la visione di Gesù che guardandolo benignamente gli diceva: "Io a Roma vi sarò favorevole". Fu così che Ignazio ebbe la certezza che la Compagnia che stava per fondare (alla quale darà vita, ufficialmente, tre anni dopo, nel 1540) doveva avere il nome di Gesù. Sant'Ignazio non era "nuovo" a queste visioni profetiche: ricordiamo che una delle più importanti, la prima, avvenne nel Santuario della Madonna Nera di Montserrat (25 marzo 1522). Qui Ignazio ebbe la sua conversione, depose la sua spada ai piedi della Vergine di Montserrat ed affrontò un periodo di severo ascetismo presso il Monastero di Manresa, in Catalogna [1]. L'apparizione della Storta è ricordata nella lapide marmorea appesa all'esterno dell'edificio, sopra la porta d'ingresso:



D. O. M.
In Hoc Sacello
DEVS PATER
S. IGNATIO Romam petenti
Ad Societatem IESV institvendam
Anno MDXXXVII
Apparvit
Ipsvm Hivsque Socios
CHRISTO FILIO Crvcem Baivlanti
Benigne Commendans
Qvi sereno vvltv IGNATIUM intvens
His verbis affatvs est
EGO VOBIS ROMAE PROPITIVS ERO
Thyrsvs Gonzalez
Praepostvs Generalis Societatis
Sacello refecto et ornato
Sancto Parenti
P.
Anno MDCC


L'iscrizione può essere così tradotta: "A Dio Ottimo Massimo. In questo santuario Dio Padre a S. Ignazio che andava a Roma per fondare la Compagnia di Gesù nel 1537 apparve, e lui e i suoi compagni a Cristo suo Figlio carico della croce benignamente raccomandò e con sguardo sereno guardando Ignazio disse queste parole: Io in Roma vi sarò favorevole. Tirso Gonzales, Preposito Generale della Compagnia, restaurò e ornò il sacello, e al Padre Santo Pose. Anno 1700".


Da allora la cappella divenne luogo di venerazione e di pellegrinaggio, soprattutto da parte degli stessi Gesuiti, fin dai primi anni della loro fondazione. La lapide, apposta nell'anno 1700, registra anche la data in cui Tirso Gonzales di Santalla, tredicesimo Preposito Generale della Compagnia [2], fece restaurare ed abbellire l'edificio, che rimase sostanzialmente immutato nei due secoli successivi.


Negli anni Venti del XX secolo vi era in progetto un santuario ignaziano da costruirsi presso la Cappella della Visione a La Storta, ma lo spazio insufficiente fece abbandonare il proposito, in favore di una nuova chiesa costruita sulla collina vicina (l'attuale Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria). Nel 1944, nel corso dei bombardamenti occorsi durante la Seconda Guerra Mondiale, la chiesetta fu abbattuta, ma venne ricostruita nello stesso anno dal Padre Norbert de Boynes, Vicario Generale della Compagnia. L'ultimo intervento risale al 1983, quando Pedro Arrupe, ventottesimo Preposito Generale, restaurò e fece nuovamente abbellire la piccola Cappella. Anche questo intervento è registrato da un lapide iscritta che si trova appesa all'interno dell'edificio.


Il mosaico della "Mater Domini"Tra le opere che decorano l'interno, oltre la grandiosa pala d'altare in ceramica, opera del gesuita catalano Cinto Casanovas, che rappresenta il Santo vestito da pellegrino che incontra Gesù con la sua croce sulle spalle, troviamo il mosaico della "Mater Domini", copia di quello presente nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, del XII sec., davanti al quale Ignazio e i suoi compagni fecero i primi voti ufficiali, da Gesuiti. L'iconografia ispirata alle opere bizantine segue il modello della Madonna "Odighitria", cioè colei "che indica la via": sono quelle Madonne che indicano il Bambino che hanno seduto in braccio, quale futura "Via" da seguire (Gesù stesso dirà, secondo quanto tramandato dai Vangeli, "Io sono la Via"). La Madonna è vestita di blu, mentre il bambino, in veste color porpora, regge con la mano sinistra un rotolo e tiene la destra in atto di benedizione.





Note:


[1] Il Monastero del Montserrat è uno dei luoghi "energetici" più potenti della Terra (ad esso, si ricorda, erano interessati anche i Nazisti, che facevano dell'esoterismo una ragione di Stato) e non a caso è "marcato" da una delle Madonne Nere più antiche e venerate di ogni tempo. Possono le visioni di S. Ignazio avere un rapporto con queste energie? Se sì, può la sperduta cappella della Storta, adibita a stazione di sosta e tappa dei pellegrini sulla futura Via Francigena, essere concepita come "marcatore" di luogo "energetico"?

[2] Il Preposito Generale della Compagnia di Gesù rappresenta la massima autorità in seno all'Ordine dei Gesuiti, ed è conosciuto anche come "Generale" o "Papa Nero", per il colore della veste che, in contrasto a quella del Papa vero e proprio, di un bianco candido, è nera come l'uniforme stessa dell'Ordine.





L'itinerario di Sigerico



I Urbs Roma - II Johannis VIIII - III Bacane - IV Suteria - V Furcari - VI Sce Valentine - VII Sce Flaviane - VIII Sca Cristina - IX Aqua Pendente - X Sce Petir in Pail - XI Abricula - XII Sce Quiric - XIII Turreiner - XIV Arbia - XV Seocine - XVI Burgenove - XVII Aelse - XVIII Sce Martin in Fosse - XIX Sce Gemiane - XX Sce Maria Glan - XXI Sce Peter Currant - XXII Sce Dionisii - XXIII Arne Blanca - XXIII Aqua Nigra - XXV Forcri - XXVI Luca - XXVII Campmaior - XXVIII Luna - XXIX Sce Stephane - XXX Aguilla - XXXI Puntremel - XXXII Sce Benedicte - XXXIII Sce Moderanne - XXXIV Philemangenur - XXXV Metane - XXXVI Sce Domnine - XXXVII Floricum - XXXVIII Placentia - XXXIX Sce Andrea - XL Sce Cristine - XLI Pamphica - XLII Tremel - XLIII Vercel - XLIV Sca Agath - XLV Everi - XLVI Publei - XLVII Agusta - XLVIII Sce Remei - XLIX Petrecastel - L Ursiores - LI Sce Maurici - LII Burbulei - LIII Vivaec - LIV Losanna - LV Urba - LVI Antifern - LVII Punterlin - LVIII Nos - LIX Bysiceon - LX Cuscei - LXI Sefui - LXII Grenant - LXIII Oisma - LXIV Blaecuile - LXV Bar - LXVI Breone - LXVII Domaniant - LXVIII Funtaine - LXIX Chateluns - LXX Rems - LXXI Corbunei - LXXII Mundlothuin - LXXIII Martinwaeth - LXXIV Duin - LXXV Atherats - LXXVI Bruwaei - LXXVII Teranburh - LXXVIII Gisne - LXXIX ??? - LXXX Sumeran