All'ombra del castello dei Templari
mi seggo a riposar dal mio Cammino
si staglia avanti a me un alto pino
e destànsi ricordi millenari…
Foto 1 - Panoramica di Foncebadón
La prima meta di oggi è uno dei punti più significativi del Cammino, ed anche uno dei più alti: è la Cruz de Hierro (Croce di Ferro), che si trova a circa 2 km dal centro abitato di Foncebadón. La strada per raggiungerla è una piccola carreggiata di montagna che affianca un ampio tratto del Cammino a piedi. Mentre salgo verso il paese con la macchina, invidio un poco i pellegrini che avanzano a piedi sui sentieri marcati dai "pilastrini" e dalla conchiglia. Per questo, una volta arrivato al centro abitato (in realtà, quattro casette, una taberna, una chiesetta ed un chiosco di ristoro), decido di lasciare lì l'auto e di arrivare alla Croce a piedi, inerpicandomi su per la carreggiata. A circa metà strada incontro un sentiero che devia attraverso l'interno di un bosco: lo credo un tratto del Cammino, e lo prendo, attirato dalla bellezza della natura, l'aria finissima e pura e il leggero venticello che stormisce tra le fronde degli alberi. Dopo un lungo camminare, spunto nuovamente sulla strada, ed incrocio il vero sentiero del Cammino, marcato nel segno della conchiglia. Proseguo a camminare ancora un po', ma alla fine comincia a sorgermi un dubbio. Chiedo conferma ad una coppia di pellegrini e scopro che, in realtà, avevo già superato la Cruz de Hierro di circa un chilometro! Avevo imboccato il "Sentiero delle Vanità e delle Illusioni", perdendo la vera meta del Cammino!
Foto 2 - Foncebadón: la Cruz de Hierro
Torno indietro sui miei passi, e stavolta seguo il sentiero marcato, raggiungendo poco dopo, finalmente, la Croce di Ferro, eretta su di un palo al di sopra di una montagnola di pietre. È tradizione che ogni pellegrino porti fin qui una pietra dal proprio luogo d'origine, e la lasci lì, ai piedi della croce. Io avevo con me un sasso che avevo raccolto appositamente una settimana prima, nel bosco del Sacro Speco benedettino di Subiaco, e che mi aveva colpito per la sua strana forma che ricordava la testa di un cane. L'abbandono in mezzo alle altre, e mi fermo a contemplare il singolare monumento. Secondo una tradizione esoterica, le pietre sono come dei "registratori" che memorizzano le "impronte energetiche" dell'ambiente che le circonda, e delle persone che le toccano. Se questa leggenda fosse vera, si comprende appieno l'importanza e la potenza di questo luogo, dove da circa due millenni si sono accumulate le pietre recate da pellegrini di ogni luogo e di ogni tempo: è un vero "patrimonio energetico" dell'Umanità!
Foto 3: Le nuvole (in basso, al centro della foto) sembrano assumere la forma di un cigno… |
Foto 4: Ora in cielo si staglia un'aquila che allarga le sue ali imponente… |
Prima di andare via, torno a cercare con lo sguardo la "mia" pietra, ma ogni sforzo è vano. Non c'è più, confusa tra le altre. Capisco che è proprio questo lo scopo, lasciare sul posto un fardello che rappresenta le esperienze passate, e che vanno dimenticate per affrontare serenamente quelle future. Torno a Foncebadón seguendo il Cammino al contrario; qualche pellegrino, scherzando, mi dice che ho sbagliato strada e che la direzione giusta è quella opposta. Sorrido e vado avanti. Nel cielo limpido, le nuvole davanti a me hanno preso la forma di un'aquila con le ali aperte; mi torna allora in mente che poco prima, mentre imboccavo il sentiero sbagliato, avevo notato che le nuvole davanti a me formavano la figura di un cigno: uno dei sensi simbolici di questo animale è l'ipocrisia mentre l'aquila è, tra l'altro, un simbolo di elevazione spirituale…
Foto 5 - Ponferrada: la Basilica de Encina
Raggiungo la mia auto, poi riparto verso la tappa successiva: Molinaseca. Dopo un'ardua ricerca dell'hotel, posso finalmente riposare un po' e prepararmi alle visite pomeridiane. Mi dirigo subito a Ponferrada, che dista circa 7 km, città molto importante legata ai Cavalieri Templari. Qui, infatti, sorge il maestoso Castello dei Cavalieri, che domina tutta la città, ma non solo:anche la Basilica de Encina, al centro del paese, ha qualcosa di molto importante che ha a che fare con l'Ordine dei monaci-guerrieri. Nel piazzale davanti la chiesa, infatti, si trova un monumento esemplare: rappresenta una Cavaliere Templare nell'atto di innalzare al cielo una statua della Madonna. Narra la leggenda che un Cavaliere, recatosi nel bosco a tagliar legna per la costruzione del castello, avesse ritrovato all'interno di una grossa quercia (encina, in spagnolo) una statua lignea della Madonna, evidentemente lì nascosta in tempi precedenti, per sottrarla alla furia iconoclasta delle invasioni saracene. Naturalmente, non poteva che trattarsi di una Madonna Nera!
Foto 6 - Ponferrada: il monumento ai Cavalieri Templari |
Foto 7 - Ponferrada: Nuestra Señora de Encina (Madonna Nera) |
Oggi questa statua lignea, detta "Nuestra Señora de Encina", è custodita in bella vista nel retablo dell'altare maggiore. È importante sottolineare che questa statua costituisce un prezioso collegamento diretto tra il culto delle Vergini Nere ed i Cavalieri Templari. La Basilica presenta anche altre pale d'altare di pregevole fattura, ma è abbastanza piccola, e si gira in poco tempo. Nessun altro monumento aprirà prima delle 16:30, e in città non c'è altro: l'attesa è lunga, ma mi dà l'occasione di riposare un po' all'ombra e di riflettere su quanto visto finora…
Foto 8 - Ponferrada: il Castello dei Templari |
Foto 9 - Ponferrada: l'emblema del TAU |
Il Castello di Ponferrada è un monumento eccezionale, molto vasto, che mi sono affrettato a visitare non appena ha aperto i battenti per le visite. Ho anche scoperto che il mercoledì l'ingresso è gratuito: meglio di così! All'interno si possono visitare alcune torri, delle sale ed i vari camminamenti di ronda, superiori ed inferiori. Spiccano, sopra un torrione e poi in uno stemma sopra l'ingresso principale, due grosse Tau che però, come recitano alcuni cartelli esplicativi, non appartengono al periodo templare ma al XV sec., come stemma della famiglia de Castro, in particolare dei Conti di Lemos.
Foto 10: Ponferrada: mostra "Templum Libri" "Splendor Solis" (manoscritto alchemico XVI sec.) |
Foto 11: Ponferrada: mostra "Templum Libri" "El Libro de las Suertes" (XV sec.) |
All'interno del castello è allestita una mostra permanente di codici minati medioevali, ammirabili in splendide e fedeli riproduzioni, chiamata "Templum Libri". Tra essi abbiamo potuto ammirare bibbie, salteri, saggi di Gioacchino da Fiore, Tolomeo, Avicenna ed Alfonso X, così come un famoso trattato di alchimia rinascimentale, lo "Splendor Solis".
Foto 12 - Molinaseca: uno splendido scorcio |
Foto 13 - Molinaseca: il Ponte Romano |
Dopo la lunga visita, durata circa due ore, abbandono la città di Ponferrada e faccio ritorno a Molinaseca, dove mi aspettano ancora alcuni monumenti da visitare. Due chiese, in particolare, che si trovano l'una al di fuori e l'altra all'interno del Ponte Romano a sette arcate, che oltrepassa il fiume Meruelo disegnando uno splendido quadretto con la sua spiaggia fluviale, gremita di bagnanti. Il Ponte segna l'ingresso del Cammino nella città, ed immette direttamente su quella che era l'antica via dei pellegrini, oggi chiamata Calle Reàl.
Foto 14 - Molinaseca: Chiesa di San Nicola di Bari |
Foto 15 - Molinaseca: splendido retablo della Passione, ricco di simbologie a più livelli… |
Dentro il paese, si trova la medievale chiesa di San Nicola di Bari, sicuro rifugio dei pellegrini. All'interno, non mi sfugge una splendida pala d'altare dedicata alla Passione di Cristo, piena zeppa di simbolismi che mi fa tornare in mente più certe allegorie alchemiche che le classiche iconografie di chiesa. Ma forse è solo suggestione…!
Foto 16 - Molinaseca: Santuario di Nuestra Señora de las Angustias
All'esterno del ponte, invece, sorge il Santuario de Nuestra Señora de las Angustias, di stile barocco ma risultante dalla trasformazione di un edificio già esistente nell'XI sec. La statua che dà il nome al sito è una rappresentazione della Pietà, ma tutto l'interno è un tripudio policromo di statue e di bassorilievi, dai molti sensi che possono essere interpretati a più d'un livello.
Foto 17 - Questa è la statua di Nuestra Señora de las Angustias… |
Foto 18 - ...e questo personaggio così oscuro, invece, chi è? |
È tempo di terminare la visita e rientriamo nel centro storico dal'ameno ponte sul fiume. Lo scatto di una fotografia è l'occasione per fare conoscenza di tre belle e simpatiche pellegrine da poco giunte in paese, due di origine marchigiana che facevano il Cammino insieme ed una terza che si era aggiunta a loro in un secondo tempo, una siciliana tutto pepe. La mia "dimora" si affaccia proprio sulla Calle Reàl: è una "casa rural", una pensione dal sapore antico, con mobili e pavimenti di legno e copriletto con trine. Consumo la cena in uno dei ristoranti locali, riuscendo finalmente ad assaggiare il (giustamente) famoso "pulpo a feira" (altrove indicato come "pulpo a la gallega"), una ricetta a base di polpo bollito, olio, paprika e patate, e poi vado a dormire, dimenticando presto anche l'orologio della chiesa locale che batte ogni ora per tutta la notte. Il percorso di domani, il più impegnativo, mi porterà finalmente a Santiago de Compostela.
Il Cammino di Santiago di Compostela