Sir George Ripley (ca. 1415–1490) fu un alchimista ed autore inglese del XV secolo. Per approfondire i suoi studi, Ripley viaggiò molto in Germania e in Francia, ma risedette soprattutto in Italia, per venti anni, divenendo un gran favorito di papa Innocenzo VIII. Al suo ritorno in Inghilterra, nel 1477, egli compose la sua opera principale, quel "Liber Duodecim Portarum" che fu altamente apprezzato dal re Edoardo IV al quale era dedicato. Si ritiene che egli sia riuscito nella difficile arte della trasmutazione dei metalli, ed è attestato che egli devolvesse annualmente l'ingente somma di centomila sterline ai Cavalieri di Malta in supporto della loro guerra contro i Turchi. L'intera opera di Ripley, che comprende tra l'altro la "Cantilena Riplaei", componimento poetico sull'alchimia modellata su quella di Raimondo Lullo, al quale Ripley è sempre stato ispirato, è stata integralmente pubblicata a Cassel nel 1649 mentre le "Dodici Porte" è uno dei trattati inseriti da Jean-Jacques Manget nella sua "Bibliotheca Chemica Curiosa" del 1702.
Il Rotolo di Ripley (in inglese antico, "The Ripley Scrowle") è una delle opere più enigmatiche attribuite all'autore inglese. Si tratta di un lungo rotolo di pergamena dipinto con scene allegoriche che rappresenterebbero, in figure, l'intero processo di creazione della Pietra Filosofale. Si ritiene che gli fosse stato commissionato da un ricco privato appassionato di Alchimia. Oggi l'opera originale di Ripley è andata perduta, e in tutto il mondo se ne conservano solo 23 copie, eseguite in epoche successive, quattro delle quali sono custodite al British Museum mentre l'ultima che è stata scoperta, risalente al XVIII secolo, si trova negli archivi del Museo delle Scienze di Londra ed è stata oggetto di un'esposizione speciale allestita nel museo stesso dal 27 Aprile 2012 al 27 Aprile 2013.
L'apparato immaginifico del Rotolo è suddiviso in sezioni che possono essere lette dall'alto verso il basso. In cima a tutto, dunque, abbiamo una figura barbuta che sorregge un apparato sottostante. La figura è stata identificata come quella di Ermete Trismegisto, il mitico fondatore della Scienza Ermetica, ritenuto autore del "Corpus Hermeticum" e della "Tabula Smaragdina", o "Tavola di Smeraldo". Personaggio leggendario, è stato identificato con il dio Toth egizio (colui che insegnò al popolo i segreti della natura e che inventò l'alfabeto) e successivamente assimilato all'Hermes greco e al Mercurio romano. "Trismegisto" è un appellativo di origine greca che significa "tre volte grandissimo". |
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Ermete Trismegisto sorregge una grande fiasca all'interno della quale è rappresentato un piccolo microcosmo della scienza delle trasmutazioni. In un tondo centrale vediamo un filosofo che spiega la sua scienza ad un apprendista. Nelle sue mani vi è un libro chiuso (la Conoscenza Esoterica) sul quale sono apposti sette sigilli. Ciascuno di essi è collegato ad un circolo esterno che rappresenta una determinata fase della Grande Opera alchemica. In ciascuno dei tondi è presente una grande fiasca riscaldata al di sopra di una fornace (l'Athanor). |
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Un ottavo tondo non collegato al libro mostra i due principi fondamentali, rappresentati come un uomo ed una donna sul cui capo sono posti, rispettivamente, la figura del Sole e della Luna. Il maschio rappresenta il Sole, ovvero l'Oro, ed ha i piedi saldamente incassati nel terreno, all'interno di una cinta di forma quadrata. Si tratta, ovviamente, di un principio fisso. La femmina, invece, rappresenta la Luna, ovvero l'Argento, e corrisponde ad un principio volatile, ossia mutevole. Sopra di loro, da un nido in fumo, si eleva un uccello: è la Fenice, mitico volatile capace di rinascere dalle proprie ceneri, un simbolo universale di rigenerazione. Diverse figure, sia umane (armate di lancia e di spada), sia animali, sono in procinto di attaccare la coppia. Tra esse distinguiamo un leone verde, alato, che cerca di attaccare il Sole/Oro: è il Mercurio, unica sostanza in grado di penetrare nell'oro, liquefacendolo, ovvero assimilandolo (in linguaggio alchemico diremmo "divorandolo"). È la fase fondamentale della fabbricazione della Pietra Filosofale, il "Solve" del motto "Solve et Coagula" (cioè, lo Scioglimento dei due principi di base, il Maschio e la Femmina, per la generazione di un terzo elemento, un procedimento che spesso viene anche appellato come "Nozze chimiche"). |
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L'intero processo è mostrato nei sette tondi successivi, quelli con la fiasca, che seguono il primo in senso orario. Il processo inizia con il Sole e la Luna del primo tondo che sono morti e giacciono insieme nella fiasca. L'Opera prosegue poi nei tondi successivi, e si compie nell'ultimo tondo, dove gli esseri iniziali non ci sono più e si è formato un terzo essere, risultato dalla fusione dei due elementi contrapposti. Esso ha acquisito le caratteristiche di entrambi: è diventato, cioè, l'Androgino, o Rebis (una parola che deriva dal latino e che significa, letteralmente, "cosa-due", ovvero due principi fusi in uno solo). |
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Il grande rospo di colore scuro che sovrasta l'intera raffigurazione, circondato da foglie e gocce di sangue rappresenta la Prima Materia, il materiale di partenza che deve essere disciolto, "putrefatto" e "circolato" all'interno della fiasca. Il colore scuro è tipico, in quanto alla "Prima Materia" è solitamente associato il colore nero (questa fase dell'Opera è chiamata anche Nigredo). Si tratta di un principio universale: ad esso sono ispirati, ad esempio, il primo grado di "Corvo" dell'iniziazione mitraica, la "Melencholia I" di Albrecht Dürer, le Madonne Nere, la bara nella cerimonia di passaggio al grado di Maestro nelle Logge Massoniche e la cosiddetta "morte mistica" di molte tradizioni esoteriche. |
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Sotto la grande fornace sulla quale è posta la fiasca retta da Ermete, troviamo un'altra raffigurazione allegorica, che illustra e approfondisce i principi esposti sopra. Troviamo nuovamente le due figure iniziali del Sole e della Luna che stavolta sono immersi in una fonte di acqua limpida. L'allegoria alchemica si è arricchita di elementi tratti dalla tradizione cristiana: qui Sole e Luna sono rappresentati come Adamo ed Eva posti nel giardino dell'Eden, ma al posto dell'albero con le mele troviamo una vite carica di grappoli d'uva doppiamente intrecciata attorno ad un albero centrale (emblema che allude il Caduceo di Mercurio o anche al tirso delle Baccanti) e al posto del serpente troviamo una donna dalla coda di serpente. La fontana è circondata da sette filosofi posti su altrettante colonnine, che riversano i contenuti delle loro fiasche nel'acqua della vasca. Questa scena richiama le sette "imbibizioni", ovvero l'umidificazione della materia richiesta in questa fase dell'Opera. L'acqua di colore chiaro rappresenta la fase successiva della Nigredo, ossia l'Albedo, o "fase al bianco". |
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Più sotto troviamo la stessa vasca, dove l'acqua è diventata di colore rosso. All'interno troviamo tre figure che rappresentano il corpo (la figura maschile più grande e robusta), lo spirito (figura androgina, in quanto presenta genitali maschili e mammelle pronunciate) e l'anima (figura femminile alata). Gli alchimisti chiamavano i metalli "corpi", i quali possono essere disciolti con l'aiuto di uno "spirito", ovvero un agente androgino come il mercurio. Il vapore volatile che si eleva dalla fiasca in seguito al discioglimento rappresenta invece l'anima, che per questo è raffigurata munita di ali. Questa fase dell'Opera è chiamata dagli alchimisti "fase al rosso", o Rubedo, ed è per questo che troviamo l'acqua della vasca colorata di questo colore. |
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Sotto la vasca troviamo un dragone mostrato nell'atto di divorare un rospo. Il rospo è, ovviamente, lo stesso di prima, e cioè rappresenta la materia prima. Il dragone, dunque, non è altri che il solvente utilizzato per disciogliere la materia iniziale. Sotto ancora stanno due leoni affrontati, uno di colore rosso e l'altro di colore verde. Entrambi rappresentano alcuni elementi chimici che sono maggiormente impiegati per le operazioni alchemiche. Il "leone rosso" viene utilizzato spesso per indicare l'antimonio, chiamato anche "piombo rosso", un ingrediente chiave della preparazione della Pietra Filosofale al quale Basilio Valentino dedicò un intero trattato (il "Carro trionfale dell'Antimonio"). Il "leone verde", invece, rappresenta il vetriolo, usato per la fabbricazione di un potente acido in grado di dissolvere i metalli (il cosiddetto "olio di vetriolo", ossia l'acido solforico). |
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La figura sottostante appare ancora più enigmatica: un grande uccello di colore giallo è posto appollaiato sopra il globo del mondo ed è mostrato nell'atto di divorare le proprie ali. Si tratta dell'Uccello di Mercurio, e l'azione di rimuovere le penne dalle proprie ali significa inibire la propria capacità di volo. Esso rappresenta dunque il "volatile" (sostanza vaporosa e fugace) che è diventato "fisso" (ossia residuo solido). Questa fase rappresenta l'altra metà del motto alchemico "Solve et Coagula", ovvero la Coagulazione. |
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L'Opera è finalmente compiuta, e l'Alchimista ha ottenuto la Pietra Filosofale. L'emblema successivo, un grande sole radiante, mostra le sue mirabili proprietà sotto forma di tre sfere di colore bianco, nero e rosso legate tra di loro. La Pietra, infatti, possiede le mirabili capacità di trasformare i metalli vili in argento (il "Piccolo Magistero"), o in oro (il "Grande Magistero") ed ha altresì l'abilità di donare salute e longevità al suo possessore (gli altri due famosi prodotti delle operazioni alchemiche, tanto ricercate dai filosofi: la Panacea Universale e l'Elisir di Lunga Vita). Notiamo anche che è nuovamente riprodotto il codice a colori delle tre principali fasi alchemiche: nigredo, albedo e rubedo. |
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Al di sotto del Sole si trova un dragone, che sta mordendo la propria coda. Questa figura, che troviamo più spesso rappresentata sotto forma di un serpente che si avvolge in circolo, è chiamato "Ouroboros" e rappresenta l'eterna ciclicità della vita. Le ali del dragone sono state distaccate dal suo corpo ed attaccate al globo sottostante, il mondo conosciuto (la fascia a forma di "T", o "Tau", richiama la concezione del tempo del mondo, diviso in tre regioni principali, v. il paragrafo "Il Mappamondo a T" nella pagina dedicata al simbolo del Tau). Il drago, come già detto, rappresenta l'agente dissolvente delle due sostanze di partenza, il Sole e la Luna, e il prodotto dello scioglimento è una nuova sostanza, rappresentata in forma di sangue che cola in gocce da una ferita sul suo ventre irrorando il mondo sottostante. |
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L'ultima figura in basso, che chiude il ciclo, è un uomo intabarrato che cammina, sottile figura umana in contrapposizione all'enorme figura di Ermete rappresentata in apertura. Si potrebbe trattare dell'Apprendista, che ha finalmente compreso l'insegnamento del Maestro, o una rappresentazione figurata dell'autore del Rotolo, giacché esso regge un curioso bastone formato da una penna sulla quale è arrotolata una pergamena ed è chiusa da un ferro di cavallo. Il suo incedere, però, con tanto di borsa al seguito, rappresenta anche il Saggio errante, sempre in movimento a simboleggiare la costante ricerca della Conoscenza, e per proteggere i segreti che ha appreso dai curiosi che se ne vogliono appropriare senza la necessaria pratica. |
Le diverse versioni del Rotolo, che si sono susseguite anche in epoche e secoli diversi, rappresentano tutte, in modi e stili più o meno variati, gli stessi elementi di base, alcune di esse riportano anche un testo accanto o al di sotto delle immagini. Si tratta comunque di un'opera straordinaria, densa di significati esoterici, che va valutata e studiata e che racchiude, nella potenza immaginifica delle sue sezioni, la summa ideologica e sapienziale della grande scienza del passato chiamata Alchimia.
Signs, Symbols, Secrets: an illustrated guide to Alchemy