Falvaterra è un ameno paesino della provincia di Frosinone, che sorge a ridosso della vallata in cui si ha la confluenza del fiume Liri con il Sacco. Nonostante sia un piccolo comune (la sua estensione supera di poco i 12 chilometri quadrati ed è abitato da circa 600 persone, da un censimento del 2010), esso presenta nel suo territorio molte attrattive. Tra queste vanno annoverati alcuni resti di mura poligonali, di origine pre-romana, ed un sistema di grotte carsiche ancora attive, incluse nel Monumento naturale regionale "Grotte di Falvaterra e Rio Obaco". Il sistema di gallerie venne scoperto nel luglio del 1964 da un gruppo di speleologi del Gruppo URRI di Roma, i quali scoprirono anche che esse sono direttamente collegate, attraverso un passaggio sotterraneo di circa 2,5 km, alle vicine Grotte di Pastena. Di fatto, mentre le Grotte di Pastena rappresentano un inghiottitoio naturale per tutte le acque per tutte le acque provenienti dai bacini carsici dei monti circostanti, le Grotte di Falvaterra costituiscono un punto per il loro riaffioro. Da allora è iniziato un piano di esplorazione e messa in sicurezza del luogo per renderlo fruibile ai visitatori, e dal 2007 il sito ha potuto fregiarsi del titolo di Monumento naturale della Regione Lazio. Due anni più tardi, nel maggio del 2009, è stato inaugurato il funzionale Centro Visitatori, ricavato non troppo distante sul sito di una vecchia cava abbandonata e riqualificata. Nel centro è possibile prenotare visite guidate e visite particolari, come quella, del tutto peculiare, per portatori di handicap. All'interno del centro è presente un punto vendita per prodotti artigianali, un centro conferenze, ed un museo della speleologia, curato dalla XVI Comunità Montana dei Monti Ausoni di Pico, e finanziata attraverso l'interessamento della Regione Lazio.
Dal 2013, il Centro Visitatori presenta un'attrazione in più: un grande labirinto in pietra, del diametro di circa 10 metri, che è stato realizzato con rocce, muschi e piante tipiche dell'area attorno a Falvaterra e provenienti dai vicini Monti Ausoni. L'ideazione del singolare manufatto è dovuta al ricercatore e scrittore Giancarlo Pavat, già autore di numerosi saggi sulla presenza di ordini monastico-militari nel territorio del Basso Lazio ("Valcento", Ed. Belvedere, 2° ed. 2010) e sul labirinto ("Fino all'ultimo labirinto", Ed. Youcanprint, 2013). La sua realizzazione pratica è stata fortemente voluta dal prof. Augusto Carè, geologo, speleologo nonché presidente della XVI Comunità Montana dei Monti Ausoni, che opera anche come responsabile volontario della Grotte di Falvaterra. Lo stesso si è anche occupato, insieme a Pavat ed a sua moglie Sonia, del reperimento, del trasporto e della messa in opera delle pietre sul terreno.
L'autore all'interno del labirinto
Il labirinto è stato realizzato in un'area della vecchia cava, esposta a nord, nei pressi del parcheggio per i visitatori. È un percorso di tipo unicursale, la cui forma è quella archetipica, chiamata "labirinto classico" oppure, specialmente nel mondo anglosassone, "Caerdroia". Questo particolare tipo di labirinto, raro in Italia, è molto frequente nei paesi del Nord Europa, come l'Inghilterra (su questo sito ne abbiamo analizzato uno in particolare, quello di Alkborough, nel North Lincolnshire) e, soprattutto, i paesi scandinavi. Una famosa sottocategoria di questi labirinti "classici" sono i cosiddetti "labirinti Baltici", così chiamati perché ampiamente diffusi sui paesi che si affacciano sul Mar Baltico, nell'Europa Settentrionale: dalla Svezia (famosissimi e particolarmente grandi sono quelli dell'Isola di Gotland), alla Finlandia, dalla Lapponia alla Germania del Nord, dalla Danimarca all'Estonia. In questi paesi essi vengono anche denominati Trojaborg, un nome che può essere tradotto come "Città di Troia", etimologicamente analogo a Caerdroia. Detti labirinti risalgono a varie epoche, e sono stati datati dall'età preistorica all'Età del Bronzo, e dal Medioevo fino all'Era Moderna.
Anche se non è ancora molto chiara, agli studiosi "tradizionali", la funzione specifica di tali realizzazioni, risulta abbastanza evidente che essi erano comunque connessi all'area sacrale, stante la costante presenza di leggende e miti popolari che relazioni tali labirinti a creature fantastiche come il Minotauro (nei miti greci), i folletti ed i troll (nei miti nordeuropei). Una tradizione particolarmente significativa, a questo proposito, è quella denominata "Danza della Fanciulla": in alcune celebrazioni rituali, una fanciulla (una vergine) veniva posta al centro del labirinto, mentre alcuni giovani, ideali "pretendenti", danzavano attraverso il labirinto percorrendone le spire, gareggiando affinché il primo di loro che riusciva a raggiungere il centro poteva "sposare" la ragazza. Sono antichi rituali (molto simili alla tradizione inglese della "Regina di Maggio", che ha ispirato la leggenda di Robin Hood e Marian) correlati alla propiziazione della fertilità. Dunque, in ultima analisi, sono anch'essi riconducibili alle cosiddette "energie della terra" di cui i labirinti dovrebbero essere marcatori, con il centro di essi posto in esatta corrispondenza del nodo.