Rispettando l'ordine cronologico delineato nella parte introduttiva, il primo mitreo che andremo a descrivere è quello detto "degli Animali" (Regio IV, Insula II). Esso si trova alla fine del Cardus Maximus, sul lato meridionale dell'insediamento, presso la Porta Laurentina. L'area su cui sorge è di per sé molto significativa: è stata denominata "Campo della Magna Mater", ossia della Grande Madre, perché in essa si trovano diversi templi dedicati al culto della Madre Terra, nelle sue diverse forme mitizzate, come Attis e Cibele.
Foto 1 La figura di Saturno |
Foto 2 Il gallo e il corvo |
Foto 3 Lo scorpione |
L'edificio, a pianta rettangolare, misura circa 20 x 5 m, e presenta una fascia centrale a mosaico bianco e nero, sul quale sono raffigurate alcune forme animali (da cui il nome), insieme alla figura di Saturno. A differenza di altri mitrei ostiensi, in questo le figura sono rivolte verso l'altare, così da risultare intellegibili soltanto da chi, lasciato l'altare, si rivolge verso l'ingresso, mentre appaiono capovolte per chi accede. Capita, così, che la figura di Saturno, in foggia di Dio agreste con falcetto e paletta, si trovi all'ingresso anziché vicino all'altare dove è solitamente posto, in quanto patrono dell'ultimo grado, quello del "Pater", che è anche il celebrante. A seguire, troviamo due aviformi: un gallo, simbolo del sorgere del sole che esso annuncia con il suo canto, attributo dell'araldo Cautes, che con la fiaccola alzata simboleggia l'Equinozio di Primavera, ed un corvo, simbolo del primo grado d'iniziazione ("Corax").
Foto 4 La figura del serpente |
Foto 5 La testa del toro |
Più avanti, troviamo uno scorpione, uno degli animali che intervengono nella tauroctonia pungendo il toro ai genitali, e poi un serpente flessuoso, che in una versione del mito interviene a bere il sangue del toro ucciso per impedire che esso fecondasse il terreno. L'ultima figura, di fronte all'altare, è una testa di toro, con una coda ed una lama di coltello. L'altare è oggi pressoché scomparso; rimane soltanto la struttura portante in muratura, di forma parallelepipeda, cava all'interno come si intravede dallo squarcio (opera di ignari cercatori di tesori del XIX sec.?). In questa cavità, probabilmente, trovava posto una lucerna che aveva il compito di irradiare dall'interno dell'altare una luce tenue e diffusa per dare maggiore suggestione al rituale. Vicino all'altare venne ritrovata una testa del dio Mitra, con berretto frigio e capelli a raggiera, in veste di Sol Invictus.