Le origini di questa chiesa, che in origine era chiamata Sancta Maria de Aventino risalgono all'anno 939, quando il principe Alberico II convertì il suo palazzo sull'Aventino in un monastero benedettino, affidandolo ad Oddone da Cluny. Alla metà del XII sec. il complesso divenne proprietà dei Cavalieri Templari, che lo mantennero fino al 1312. In questa data, a seguito della condanna dell'Ordine da parte della Chiesa nella persona di papa Clemente V, l'ordine passò ai Cavalieri Ospitalieri. Divenuti successivamente Cavalieri di Malta, a partire dalla fine del XIV sec. stabilirono in questo luogo il loro Priorato, da cui la cui la chiesa prese il nuovo nome. Nel 1764 il Cardinale Rezzonico, appena divenuto Gran Maestro dell'Ordine, affidò a Giovan Battista Piranesi il compito di ristrutturare l'intera chiesa, incarico che porterà a termine realizzando così l'unica opera architettonica completa che si conosce, vero testamento spirituale dell'artista nel quale infuse tutta la conoscenza esoterica e il simbolismo che la sua appartenenza alle logge della Massoneria gli avevano conferito.
L'artista in due anni trasforma letteralmente l'antica chiesa medievale e gli edifici adiacenti, realizzando anche la suggestiva visione prospettica del giardino antistante la Villa Magistrale, che ogni giorno molti turisti sbirciano incantati dal famoso buco della serratura in Piazza dei Cavalieri di Malta.
La facciata della chiesa venne completamente rifatta dall'artista, che la ricoprì di elaborati stucchi, che mescolano insieme elementi cristiani e pagani, e si ispirano alla mitologia classica così come al simbolismo esoterico. Con questa mistione, l'autore ha donato alla sua opera diverse chiavi di lettura, stratificate in livelli sovrapposti di comprensione, da quello puramente figurativo, per i profani, fino a livelli simbolici via via più complessi, per quei pochi intenditori capaci di fruire appieno di ogni sfaccettatura.
Vediamo ora più in dettaglio la facciata della chiesa. Dalla base dell'edificio, alle due estremità, s'innalzano due coppie di lesene scanalate. Verso la sommità, ognuna di esse reca un pannello in bassorilievo con una spada corta, sul modello del gladio romano, ornata di immagini simboliche. Ciascuna lesena termina infine con un capitello, costituito da una coppia di sfingi alate contrapposte, fra le quali si interpone una torre quadrata.
Tra le lesene ed il portale d'ingresso s'inseriscono due fasce verticali in bassorilievo che riproducono una serie di elementi impilati. Alla base della pila troviamo uno strigile, lo strumento anticamente utilizzato dagli atleti per tergersi. Sopra abbiamo un disco solare, sormontato da una specie di doppia pigna legata al centro. Segue un cartiglio, che riporta l'iscrizione "FERT": questa sigla, adottata dai Savoia come motto di famiglia, costituisce tuttora una curiosità, giacché sul suo reale significato esistono molte ipotesi ma nessuna certezza. Il motto è sovrastato da una figura femminile alata, recante nella mano sinistra una fronda di palma, e reggente con la destra una catena. Agganciata al suo fianco, e passandole sul petto, questa catena va a congiungersi ad un globo retto sulla sua testa, sul quale è inciso il Labaro di Costantino. La catena, sdoppiata, prosegue anche oltre il globo, andando ad incatenare tra loro una coppia di falci di luna, opposte, sulle quali poggia una torre. Conclude la pila un'insegna romana sormontata da una corona e da una croce greca.
Particolare del timpano con l'oculo
Sopra il timpano di ingresso, si evidenzia un oculo circolare, incorniciato da un serto di alloro. Il Piranesi lo inserisce al centro di un'originale struttura che richiama un sarcofago egizio: questa trovata gli permette così di evidenziare in facciata il significato della chiesa come luogo di sepoltura dei priori dell'Ordine di Malta. Ai due lati, come mensole, si addossano due giganteschi serpenti, con il capo posto in corrispondenza di occhielli forati di forma floreale. C'è una sottile differenza tra i due rettili: mentre quello di sinistra volge il capo all'esterno del foro centrale, quasi allontanandosene, il serpente di destra vi penetra e sparisce al suo interno. L'iconografia rimanda all'antico nome del colle Aventino, cioè “Mons Serpentarius”, il Monte dei Serpenti, epiteto che si dice fosse stato affibbiato dalla dea Giunone in persona.
La fascia superiore è decorata a greche con motivo a svastica, e si può notare, curiosamente, che le svastiche sono ovunque sinistrorse, eccetto in un punto, nella parte sinistra, tra le lesene e l'oculo, dove sono destrorse. Il motivo s'interrompe nella parte centrale, quella sopra l'oculo, che è liscia ed è invece sormontata da una fascia decorativa che riprende il motivo classico dell'alternanza di uovo e punta di lancia (simboli, rispettivamente, degli elementi fecondanti femminile e maschile). Poco più sotto, corre lungo tutta la facciata un altro motivo non meno interessante, a dentelli cubici, dove ciascun cubetto in posizione angolare viene sostituito da una pigna. All'interno del timpano, invece, tra scudi, insegne e fasce si trova la Croce di Malta, emblema dell'Ordine, sormontata da una croce greca posta all'interno di una conchiglia. La croce posta in cima al timpano, infine, è ancora una Croce delle Beatitudini. Per una descrizione più dettagliata del simbolismo presente su questa facciata, segui il link sottostante.
Non meno ricco e sfolgorante è l'interno, impreziosito da stucchi ed intonaci. Esso si sviluppa in un'unica navata, provvista di cappelle laterali, e culmina nella nicchia absidale, dove un'enorme conchiglia racchiude un elaborato scudo sul quale sono poste le armi ed il blasone dell'Ordine.
Altare barocco con la statua di San Basilio
Completa l'impatto scenografico della chiesa l'elaborato altare barocco, realizzato da Tommaso Righi, allievo del Piranesi, su disegno del maestro. La composizione presenta tre sarcofagi, dei quali il primo costituisce la mensa, sopra il quale s'innalza la statua di San Basilio in gloria, circondato dagli angeli. Accanto all'altare si trova il trono del Gran Maestro, mentre le nicchie laterali accolgono i sepolcri di alcuni importanti personaggi legati all'Ordine.
Il cenotafio di G.B. Piranesi
Nella seconda cappella della navata destra si trova il cenotafio dell'architetto, realizzato da Giuseppe Angelini nel 1779, un anno dopo la sua scomparsa. L'artista vi viene rappresentato intento a progettare la sua chiesa, appoggiato ad un'erma sulla quale sono raffigurati degli attrezzi da incisore. Egli è vestito di una imponente toga romana ed il suo volto è stato reso vagamente assomigliante a quello del famoso filosofo ed oratore romano Cicerone.
Il reliquiario del XIII sec.
In quella sinistra, invece, si conserva l'unico reperto di origine medievale, uno splendido reliquiario in pietra, scolpito in forma di tempio, che reca nell'incorniciatura del timpano un'iscrizione che riporta la descrizione delle reliquie che vi erano contenute.
Una vista della Villa del Priorato |
La vera da pozzo |
La chiesa del Priorato è inserita in un complesso più vasto che comprende anche la Villa e i Giardini, al quale si accede dal famoso portale di Piazza dei Cavalieri di Malta. Accanto alla Villa si trova una vera da pozzo originale, unica testimonianza rimasta dell'epoca templare, sulla quale è posta un'iscrizione, datata del 1244, che dice: "In nomine Christi, Anno eiusdem MCCXLIIII, fr[ater] Petrus Ianue[n]sis, Magister Domor[um] Militie Te[m]pli Rome et Tuscie fec...".
Alcune vedute del Giardino nella Villa del Priorato dell'Ordine di Malta
Anche i Giardini del Priorato sono un capolavoro di maestria. Nella selva di siepi conformate a labirinto (un noto simbolo del cammino iniziatico interiore), troviamo ancora una volta l'emblema della Croce di Malta, "scolpita" nella forma dei cespugli. Ma la parte più mirabile è senza dubbio il viale alberato prospiciente il portale d'ingresso, nel quale gli alberi sono sapientemente tagliati a formare una galleria va restringendosi mano a mano che si procede dall'ingresso verso l'interno. Questo gioco prospettico fa sì che chi entra veda immediatamente alla fine della galleria l'inconfondibile cupola della Basilica di San Pietro, in Vaticano, come se fosse molto più vicina. L'effetto è amplificato se si osserva il viale alberato dal buco della serratura del portone, all'esterno del complesso: un "rituale" ben noto ai Romani e segnalato da molte guide turistiche, che dà al luogo, già di per sé molto affascinante, quel tocco di magia in più…
Il viale alberato con la vista del Cupolone
Il simbolismo della Chiesa di Santa Maria del Priorato