Roma oggi risulta la città che ha il maggior numero di obelischi al mondo, esattamente 18, dislocati in punti particolari del territorio urbano. Di questi, 9 sono originari dell'antico Egitto, trasportati a Roma nel periodo imperiale, in seguito alle campagne di conquista nella terra dei Faraoni. Costituiti di basalto monolitico, erano considerati simboli solari, e collocati in coppia davanti alle entrate dei templi con incisioni commemorative sui lati. Altri vennero costruiti come imitazione, o, in tempi più moderni, per semplice decorazione, come la stele Marconi dell'EUR. Molti di essi furono interrati nel corso della storia, e riportati alla luce tra il Cinquecento e il Settecento. In questo caso vennero tutti spostati e disposti in punti strategici della città, spesso innalzandoli su monumenti creati appositamente da grandi scultori come Gian Lorenzo Bernini. Viene effettuato, di seguito, un censimento fotografico con delle note esplicative per ciascuno di questi monumenti.
(Piazza San Pietro)
Posto al centro della famosa piazza progettata dal Bernini, l'obelisco Vaticano è un monolito a fasce lisce, di granito rosso, alto più di 25,367 metri, che con il basamento e la croce posta alla sua sommità raggiunge i 40,285 m. Proveniente da Heliopolis, fu portato a Roma per volere di Caligola nel 37 d.C., per decorare il Circo di Nerone, situato nell'area dell'attuale sagrestia della Basilica. Restò eretto a lato della basilica finché Sisto V, nel 1586, lo fece spostare da Domenico Fontana dove è ora. È coronato da monti e stelle, presenti nello stemma della famiglia Chigi, alla quale apparteneva Alessandro VII. La base è decorata da quattro leoni, motivo araldico dello stemma di Sisto V, e da aquile bronzee fatte aggiungere nel 1713 da Innocenzo XIII, come memoria degli elementi araldici della sua famiglia Conti. Sulla sommità della guglia sono conservate le reliquie della Santa Croce; in precedenza vi era posta una palla di bronzo che conteneva, secondo la tradizione, le ceneri di Giulio Cesare: Sisto V la donò al Comune di Roma e fu posta nel Palazzo dei Conservatori. Sulla superficie della palla si notano le tracce dei colpi di cannone sparati dai Lanzichenecchi durante il sacco del 1527. Sul pavimento fu posta nel 1817 una meridiana con la Rosa dei Venti, opera dell'astronomo L. G. Gilij, per la quale l'obelisco funziona da gnomone. "Sul selciato una fascia di granito rosso - come scrive Luigi Lotti - va in linea retta da un punto situato a destra della base dell'obelisco fino al di là della fontana del Maderno. I due dischi marmorei estremi della fascia stanno a indicare i luoghi dove, a mezzogiorno vero, l'ombra della croce cade nei due giorni solstiziali dell'anno: 22 giugno e 22 dicembre. Il primo disco di marmo indica il solstizio in Cancro, il secondo il solstizio in Capricorno. Fra questi due estremi altri cinque dischi indicano il passaggio del Sole nei segni zodiacali accoppiati: Leone-Gemelli, Vergine-Toro, Bilancia-Ariete, Scorpione-Pesci e Sagittario-Acquario. I dischi, dopo il 1817, furono cambiati una volta nel 1852, quando vennero posti sulla piazza i primi lampadari a gas (l'opera fu fatta dallo scalpellino Danesi che otteneva i dischi segando normalmente una colonna di marmo di 60 cm di diametro), un'altra volta nel 1878 o 1880 al tempo di Leone XIII (1878-1903), ed un'ultima volta nel 1924". Le due fontane sono in linea con l'obelisco ed equidistanti dal colonnato: quella di sinistra è di Gian Lorenzo Bernini, eretta nel 1677, l'altra è di Carlo Maderno, eretta nel 161i in perfetta simmetria, sono entrambe caratterizzate dai catini decorati a scaglie, sorretti da uno stelo.
(Piazza San Giovanni in Laterano)
È il più antico obelisco egizio esistente a Roma, nonché il più alto: misura, infatti, m 32,185 che arrivano con il basamento a m 45,70. È in granito rosso e proviene da Tebe, dove era dedicato al faraone Tutmosi III e posto davanti al Tempio di Amon. Venne fatto portare a Roma da Costanzo II nel 357 d.C., per collocarlo come 'spina' all'interno del Circo Massimo. Questo obelisco ha un "gemello" che, al pari di questo, venne utilizzato come 'spina' nell'Ippodromo di Costantinopoli e da allora non fu mai spostato: ancora oggi lo possiamo ammirare al centro di Piazza Sultanhamet, nel cuore della città di Istanbul. Come l'obelisco Flaminio, fu in seguito abbandonato e rimase sotterrato per secoli finché non venne rinvenuto, spezzato in tre tronconi, nel 1587 sotto papa Sisto V. Per volere del papa, venne restaurato dall'architetto Domenico Fontana ed innalzato, l'anno dopo, in Piazza San Giovanni in Laterano, davanti l'ingresso posteriore dell'omonima Basilica.
(Piazza del Popolo)
Proviene da Heliopolis, dove fu innalzato davanti al Tempio del Sole dai Faraoni Seti I e Ramsete II poco prima del 1200 a.C. Fu uno dei primi ad essere trasportato a Roma da Augusto nel 10 a.C., per celebrare la vittoria sull'Egitto, e fu inizialmente utilizzato come spina nel Circo Massimo. Nel 1589 il papa Sisto V lo fece collocare nella posizione attuale, utilizzando per il piedistallo dei blocchi tolti al Settizonio demolito. È alto 23,914 metri, ma con il basamento raggiunge m 36,430. Nei geroglifici è scritto: «Il cielo degli dei è soddisfatto per quello che fece il figlio del Sole Seti I dagli spiriti di Eliopoli amato come il sole». Sulle facce del basamento vi sono quattro iscrizioni: in quella verso il Pincio, quasi illeggibile a causa di un fulmine che lo colpì il 13 Agosto 1983, l'obelisco stesso si dice lieto di innalzarsi davanti al sacro tempio di Colei dal cui seno virginale durante l'impero di Augusto nacque il Sole di giustizia (si riferisce alla chiesa di Santa Maria del Popolo). Il lato opposto, verso il fiume, ricorda Sisto V che volle trasferire l'obelisco dedicandolo alla Santissima Croce. Quella verso la Porta del Popolo rievoca la vittoria di Augusto sull'Egitto mentre quella opposta, rivolta verso il noto Tridente (la divergenza a ventaglio dalla piazza delle tre strade più famose del centro di Roma: via di Ripetta, via del Corso e Via del Babuino) risulta danneggiata ed intraducibile.
(Piazza di Montecitorio)
Venne costruito nel VI sec. a.C. per il faraone Psammetico II, e proviene da Heliopolis, dove venne fatto prelevare per volere di Augusto nel 10 a.C. L'imperatore decise di utilizzarlo come gnomone per l'enorme meridiana che aveva fatto realizzare in Campo Marzio, a nord dell'attuale piazza del Parlamento. Fu estratto in cinque pezzi nel 1748 dall'architetto Giovanni Antinori per volere di Benedetto XIV e restaurato con i frammenti di granito rosso provenienti dalla Colonna Antonina. Fu eretto tra il 1790 ed il 1792, ed in ricordo della sua antica funzione, vi fu collocato un globo forato, dal quale a mezzogiorno dovrebbe passare un raggio di sole convogliato a terra. Anche se oggi ha perso quasi del tutto la sua efficienza, è l'unico obelisco, insieme a quello Vaticano, ad aver fatto le funzioni di indicatore solare. È alto m 21,791, ma con basamento e puntale arriva a m 33,272.
(Piazza Navona)
L'obelisco si trova al centro della piazza, sopra la Fontana dei Quattro Fiumi, realizzata nel 1651 dal Bernini, con le colossali statue del Nilo, Gange, Danubio e Rio de la Plata, scolpite rispettivamente da Giacomo Antonio Fancelli, Claude Poussin, Antonio Raggi e Francesco Baratta. Si dice che il Bernini abbia concepito il soggetto dietro l'interpretazione esoterica che dei geroglifici dell'obelisco gli dette il gesuita Athanasius Kircher. L'obelisco proveniva dal Circo di Massenzio situato sulla Via Appia. Sulla sua sommità è stata posta una colomba, simbolo dei Pamphili, ed assunta ad emblema dello Spirito Santo che si diffonde nelle quattro regioni dell'universo (simboleggiate dai quattro lati dell'obelisco) e nei quattro continenti (rappresentati dai quattro fiumi). È alto 16,539 m ma con il basamento, la fontana e la colomba raggiunge m 30,172.
(Via delle Terme di Diocleziano)
Eretto ad Heliopolis da Ramsete II e portato a Roma nel tempio di Iside, venne rinvenuto nel 1883 in Via di Sant'Ignazio, presso la tribuna di Santa Maria sopra Minerva. Venne restaurato ed utilizzato, quattro anni dopo, per il monumento commemorativo dei caduti della battaglia di Dogali, in Etiopia (1887). Venne posto su un basamento realizzato da Francesco Azzurri, così che raggiunse l'altezza di m 6,34 e fu collocato inizialmente davanti l'ingresso della stazione Termini, principale snodo ferroviario della Capitale. Nel 1925 venne dislocato nella posizione attuale. Nel 1937 venne decorato alla base con il Leone di Giuda in bronzo dorato (simbolo araldico dell'Etiopia) conquistato ad Addis Abeba durante la campagna di Abissinia, ma dopo la seconda guerra mondiale il simulacro bronzeo venne restituito all'Etiopia.
(Piazza della Rotonda)
Questo obelisco di granito rosso venne fatto erigere ad Heliopolis nel 1200 a.C. circa, e venne portato a Roma in epoca imprecisata per abbellire il tempio dedicato ad Iside e Serapide eretto in Campo Marzio. Si erge al centro di una fontana fatta costruire nel 1578 da Gregorio XIII a Giacomo Della Porta con quattro mascheroni zampillanti su un catino. Nel 1711 la fontana venne fatta modificare da Clemente XI: al posto del catino venne realizzata una scogliera con dei delfini ed al centro fu posto l'obelisco. Alto m 6,34 è originario dell'Iseo Campense, ma dalla fine del Trecento era stato rialzato nella vicina Piazza San Macuto; lo eresse qui l'architetto Barigiani con una croce, così che con il basamento e la fontana raggiunge un'altezza di m 14,527.
(Piazza della Minerva)
La Piazza della Minerva prende il nome dal Tempio di Minerva Chalcidica, di età domizianea, che sorgeva allo sbocco di via del Piè di Marmo su Piazza del Collegio Romano, perché a esso si credeva appartenessero i ruderi sul quale è stata costruita la chiesa di Santa Maria sopra Minerva che prospetta sulla piazza. Al centro si erge l'obelisco ritrovato nel 1665 nell'area del vicino Tempio di Iside, detto Iseo Campense, cioè del Campo Marzio. Si tratta del più piccolo obelisco di Roma: è alto appena m 5,47, ma con il basamento, l'elefante e la croce terminale raggiunge l'altezza di m 12,69; venne eretto nel VI sec. a.C. a Sais dal faraone Aprie. Venne innalzato nel 1667 su un curioso basamento disegnato da Gian Lorenzo Bernini e realizzato da Ercole Ferrata. Il piccolo monolito poggia, infatti, sulla groppa di un elefantino, che volge le spalle all'ex convento dei Domenicani. Fu il papa stesso, Alessandro VII Chigi (1655-67), che consigliò Bernini di poggiare il monolito direttamente sulla groppa dell'elefantino, come fu anche il papa a volere che fosse incisa, oltre all'epigrafe di memoria storica, la seguente di carattere filosofico:
SAPIENTIS AEGYPTI
INSCVLTAS OBELISCO FIGURAS
AB ELEPHANTO
BELLVARVM FORTISSIMA
GESTARI QVISQVE HIC VIDES
DOCVMENTVM INTELLIGE
ROBVSTAE MENTIS ESSE
SOLIDAM SAPIENTIAM SVSTINERE
Ovvero: "Chiunque tu sia, puoi qui vedere che le figure (cioè, i geroglifici) del sapiente Egitto scolpite sull'obelisco sono sostenute da un elefante, il più forte degli animali: capisci l'ammonimento, che è proprio di una robusta mente sostenere un solida sapienza".
Del monumento dette poi una raffigurazione simbolica il gesuita Athanasius Kircher, studioso di geroglifici in modo piuttosto fantasioso, che aiutò il Bernini nell'interpretazione dell'obelisco collocato nella Fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona. Così il geroglifico, oggi noto per essere il nome del faraone Psammetico, era da lui interpretato in questi termini: «La protezione di Osiride contro la violenza del nemico Tifone deve essere attirata secondo i riti appropriati e le cerimonie con sacrifici e mediante l'appello al Genio tutelare del triplice mondo, per assicurare il godimento della prosperità tradizionalmente concessa dal Nilo contro la violenza del nemico Tifone". E sulla collocazione in piazza della Minerva commentava con un distico in latino che in italiano suona così:
Sei sapiente, elefante, sei sapiente Minerva,
dunque custodite bene insieme questa piazza!
(Villa Celimontana, Via della Navicella)
Villa Celimontana, antica residenza della famiglia Mattei, duchi di Giove, è diventata parco pubblico nel 1925, ma nel casino al suo interno risiede la Società Geografica Italiana. L'obelisco Mattei, noto anche come "Obelisco Capitolino" visto che fino al 1952 si trovava in Campidoglio, proviene da Heliopolis, dove era dedicato al Sole dal faraone Ramsete II. Fu trasportato a Roma in epoca imperiale e posto nel Tempio di Iside Capitolina, e successivamente ai piedi dell'Aracoeli. Fu donato al duca Ciriaco Mattei nel 1528 dal senato di Roma per le sue benemerenze. L'obelisco misura m 2,682 ma con il basamento ed un'aggiunta di granito arriva a m 12,236. Rimasto a lungo "ingabbiato" da impalcature e circondato da flora selvatica per via di opere di restauro, nel 2009 è tornato visibile in una nuova disposizione, sempre all'interno del parco. Si tratta della piazzetta all'estremità occidentale di Viale Spellman, anch'essa rimasta per quindici anni chiusa al pubblico per via di un cedimento del terreno. Oggi piazzetta ed obelisco sono tornati in tutto il loro splendore al termine di un lungo restauro durato un anno e condotto, nel rispetto dell'originario progetto ottocentesco, con la collaborazione della Sopraintendenza Comunale, l'Assessorato all'Ambiente, l'Ufficio Ediliza Monumentale e l'Ufficio Ville e Parchi Storici di Roma.