La Basilica di Santa Maria Salome (o Salomè) è l'edificio religioso più importante della città di Veroli, innestato sull'antico oratorio degli "innocenti" subito dopo il rinvenimento del corpo della Santa, nel 1209. La basilica concattedrale, dedicata alla madre degli apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni Evangelista, testimone della morte in croce del Signore e della sua resurrezione, e venerata come patrona della città, fu parzialmente distrutta dal terremoto del 1350. Venne ricostruita da due vescovi toscani, i quali chiamarono a Veroli numerosi pittori per affrescare le pareti interne della chiesa. Sotto l'altare è visibile il sepolcro della Santa. La chiesa è famosa anche per ospitare la Scala Santa, fatta costruire dal vescovo Tartagni; per volere di papa Benedetto XIV essa offre gli stessi privilegi di quella più celebre situata nel Palazzo Lateranense, a Roma: il fedele che la percorre in ginocchio ottiene l'indulgenza plenaria. Alla sua sinistra, una scala semicircolare permette di scendere nella sottostante Cripta degli Innocenti, dove sotto un altare si cela uno stretto passaggio verso un locale sotterraneo ove si conserva una lastra testimone del ritrovamento del corpo della Santa.
Maria Salomè viene menzionata due volte nel Vangelo di Marco con il nome di "Salome" (Mc 15,40 e 16,1), ma grazie ad un confronto parallelo col testo di Matteo (Mt 27,56) la si può identificare come "la madre dei figli di Zebedèo", e quindi Giacomo il Maggiore (venerato a Compostela) e Giovanni, l'Evangelista. La tradizione la chiamerà, in seguito, "Maria Salomè" (con l'accento). Insieme all'altra Maria, la madre di Giacomo detto il Minore, o il Piccolo, per distinguerlo dal precedente, seguiva Gesù come discepola fin da quando era ancora in Galilea (Mc 15, 40-41). Secondo Matteo, Maria Salomè, sulla strada per Gerusalemme, si avvicinò a Gesù per chiedergli qualcosa: "Fa che questi miei figli siedano uno alla tua destra ed uno alla tua sinistra nel tuo regno", ma la risposta che ricevette da Gesù fu sconcertante (Mt 20, 20-24). È presente durante l'esecuzione di Gesù (Mc 15-40; Mt 27,56) insieme a Maria di Giacomo ed a Maria Maddalena: insieme verranno in seguito indicate dalla tradizione come "le Tre Marie". Esse "stavano ad osservare dove veniva deposto" (Mc 15,47) e trascorso il sabato "comprarono oli aromatici per andare ad imbalsamare Gesù" (Mc 16,1). Saranno le prime a ricevere l'annuncio della sua resurrezione e l'incarico di diffondere tale novella.
Da questo punto in poi non è possibile ricavare altre notizie dai Vangeli. Esiste però un'altra tradizione, secondo cui a causa delle persecuzioni contro i Cristiani seguite alla morte di Gesù, le tre Marie furono arrestate ed imbarcate su una nave priva di remi e di vele che, guidata dalla Provvidenza, raggiunse le rive della Provenza, in Francia. Il luogo dello sbarco è ancora oggi ricordato nel paesino di Les-Saintes-Maries-de-la-Mer, dove sorge una chiesa a loro dedicata. È comunque attestato storicamente che il Cristianesimo prese a diffondersi in Europa proprio dalla Gallia, che divenne quindi la porta d'ingresso della nuova religione in Europa.
Come è finita, dunque, Santa Maria di Salomè a Veroli? In realtà, si tratta di una tradizione paralella a quella francese, secondo una consuetudine tipica dei primi Cristiani. Durante i primi secoli di sviluppo della Cristianità, infatti, molte chiese o luoghi di pellegrinaggio hanno cercato di collegare la loro storia con quella di illustri fondatori risalenti all'epoca di Gesù. Quante diocesi, per fare un esempio, hanno sostenuto che il loro primo fondatore era stato mandato direttamente da San Pietro?
Secondo quest'altra tradizione, Santa Salomè giunse nel Lazio in un anno imprecisato dopo un lungo pellegrinaggio, insieme ai santi Demetrio e Biagio. Stanca del viaggio, trovò ospitalità presso un uomo pagano, che ella convertì e battezzò col nome di Mauro. Sei mesi dopo morì, il 3 luglio. Rispettosamente Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, racchiudendole in un'urna di pietra sulla quale incise le parole "Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis". Timoroso, però, di subire anch'egli il martirio, andò a nascondersi con l'urna nella grotta di Paterno, dove morì dopo tre giorni. Qualche tempo dopo alcuni pagani trovarono l'urna di pietra e ne informarono l'autorità. Questi, credendo di trovarvi un tesoro, se la fece portare ed ordinò di aprirla. Deluso di avervi trovato soltanto vecchie ossa, ed ignorandone l'apartenenza, ordinò che fossero gettate con disprezzo sulla piazza in mezzo al paese.
Un uomo greco, che era riuscito a leggere l'iscrizione sulla cassa, comprendendone l'importanza decise di salvare il prezioso tesoro, e nottetempo si recò sulla piazza a recuperare le ossa, che avvolse in un panno e racchiuse in una nuova urna, che andò a nascondere fuori città, presso una rupe, in attesa di portarle con sè al ritorno in patria. L'uomo, però, morì prima di poter attuare il suo piano, e le ossa rimasero nuovamente abbandonate.
Giungiamo finalmente all'anno 1029, quando un uomo di nome Tommaso s'imbatté nel corpo del greco. Grazie all'apparizione in sogno di San Pietro, prima, e della stessa Maria Salomè, dopo, comprese la storia e scoprì il luogo dove erano nascoste le reliquie. Il ritrovamento avvenne il 25 Maggio, e l'avvenimento fu celebrato dal Vescovo di Penne, dall'abate di Casamari e da quello di Sant'Anastasia a Roma. Mentre i due vescovi sollevarono in aria le ossa per mostrarle alla folla, da una tibia si vide sgorgare del sangue vivo, e tutti gridarono al miracolo. La testa e le braccia vennero legate in teche d'argento e conservate nella tesoreria della Cattedrale, mentre le altre ossa furono racchiuse in una piccola urna e custodite sotto l'altare del piccolo oratorio che venne edificato sul luogo del ritrovamento. Più tardi al posto dell'oratorio sorse l'attuale basilica. Durante il terremoto del 1350 la chiesa subì gravi danni e le reliquie furono traslocate nella Cattedrale, per tornare di nuovo alla basilica nel 1742.
Chiesa di Sant'Erasmo (XII sec.)
Chiesa di Santa Maria dei Franconi (XIII sec.)