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I misteri di Matilde e dei Canossa


Articolo di Alberto Cavazzoli





Le origini della Famiglia


I misteri di Matilde e dei Canossa iniziano con le loro origini che affondano nelle nebbie della storia.


Sebbene la maggior parte degli studiosi riconduca l'origine dei Canossa ad una stirpe Longobarda, esistono teorie secondo le quali la famiglia sarebbe di discendenza Franca, se pur indiretta.


I Canossa quindi potrebbero avere le loro origini nella stirpe Longobarda dei "Gonzingorum" o "Gongingorum" che scesero in Italia dal Nord Europa (la terra di origine dei Longobardi era la Scania, l'attuale Scandinavia, da qui si spostarono per raggiungere la Germania e nel IV secolo scesero in Boemia, si stanziarono in Ungheria, l'antica Pannonia, e da lì nel 568 invasero l'Italia) e occuparono la Lucchesia. Sembra che i Canossa, infatti, discendessero da Agione, Re dei Longobardi.


Il primo rappresentante della famiglia è Sigifrido, signore di Lucca.


L'origine della discendenza Franca, invece potrebbe aver avuto inizio con Ugo di Provenza, Re d'Italia nel 926. Sua nipote Willa (figlia di Uberto o Sigifredo, Marchese di Toscana e figlio di Ugo) sposò Tedaldo di Canossa, secondo Marchese di Mantova, nonno di Matilde.





Vita Mathildis

Matilde di Canossa in trono, da "Vita Mathildis" di Donizone

(clicca l'immagine per ingrandire)



I Gonzaga ed i Canossa: un'unica famiglia


I genealogisti del XVII e del XVIII secolo sostenevano che il capostipite dei Canossa fosse Sigifrido (Sigifridus Hubertus, morto nel 975 d.C.), il quale portava il "cognome" di Gonzaga poiché era fratello di Ugo, considerato il vero capostipite della nobile famiglia mantovana. Solo dopo che il figlio di Sigifrido, Attone (Albertus Atto) detto Azzo, fece edificare la ben nota rocca nel Reggiano, i Gonzaga vennero chiamati Canossa.


In un albero genealogico dei Gonzaga del XVIII sec., i Canossa, inseriti nell'albero come ramo collaterale, risultano provenire dalla stessa nobile stirpe da cui provengono i Gonzaga, poiché un loro antenato, Oberto, era fratello di Ugo, Re d'Italia, ritenuto secondo alcuni il progenitore della stirpe Gonzaghesca.


Dopo aver esaminato diversi testi del XVII e XVIII sec. riportanti gli alberi genealogici delle famiglie nobili più importanti d'Italia, sono giunto alla conclusione che i Canossa, i Gonzaga e gli Este provengono dallo stesso ceppo famigliare, quasi sicuramente di origine longobarda.


Un testo del XVIII sec. intitolato "Difesa dell'antica umana tradizione del Lateral Sangue del Redentore" edito a Mantova, inoltre, cita: "…se non si fosse manifestato con prodigioso avvenimento ai tempi di Bonifacio Gonzaga, detto il Canossa, terzo Marchese di Mantova…". Il Bonifacio richiamato è senza dubbio il marito di Beatrice di Lorena e padre di Matilde e l'estratto del libro fa riferimento al ritrovamento del Sangue di Cristo a Mantova da parte di Bonifacio e Beatrice. Ciò proverebbe che Gonzaga era il vero "cognome" dei Canossa (così chiamati solo dopo la costruzione dell'omonima rocca).



Vita Mathildis

Tomba di Matilde di Canossa del Bernini, nella Basilica di San Pietro in Vaticano

(foto di A. Cavazzoli, su licenza dell'autore. Clicca l'immagine per ingrandire)



Le ricchezze



Le ricchezze dei Canossa erano così ingenti e leggendarie che si potevano paragonare a quelle degli imperatori e dei re dell'epoca.


In particolare il nonno di Matilde, Tedaldo, e il padre Bonifacio possedevano enormi fortune in oro e argento. Quando Tedaldo morì, il figlio Bonifacio trovò 12 sacchi d'oro nella sua stanza.


Matilde ereditò una immensa fortuna in terre fra cui le città di Mantova, Brescia, Parma, Reggio, Modena, Ferrara e la Toscana e una grande quantità di oro.


La leggenda narra che la stessa fece seppellire un enorme tesoro sulle colline di Crespellano nel Bolognese. A soli sei chilometri da Crespellano si trova la Rocca di Monteveglio, il principale e più imponente avamposto di una rete di castelli canossiani posti al confine fra le terre della Grancontessa e l'Impero. Proprio qui, nel 1092, Matilde e i suoi guerrieri sconfissero le truppe dell'Imperatore Enrico IV che assediavano la rocca matildica e negli scontri morì il figlio del sovrano. Il tesoro nascosto potrebbe essere il bottino di guerra preso agli imperiali. Ciò giustificherebbe il suo occultamento in una terra di confine. Nei pressi di Crespellano, in cima a un colle, si trova anche "Villa Stagni di Matilde di Canossa". Le cronache di questo edificio arrivano fino al XV secolo, ma il nome dato alla villa ci fa pensare a un'origine molto più antica. Vista la posizione potrebbe essere stata in epoca matildica una struttura con funzione difensiva (lo si descrive come una fortezza merlata con fosse d'acqua tutt'intorno), proprio qui Matilde potrebbe aver nascosto il suo tesoro.



Mantova e il Sangue di Cristo



Sulla sinistra dell'affresco nella Cappella di San Longino in Sant'Andrea a Mantova rappresentante il ritrovamento del Sangue di Cristo da parte di Beatrice di Lorena, è raffigurata un'ancella che tiene in braccio una bambina. Quella bambina è Matilde.


Ci sarà sempre un legame speciale fra i Canossa, i Lorena e Mantova. Quel legame era probabilmente costituito dal Preziosissimo Lateral Sangue di Cristo ritrovato dalla madre della Grancontessa nel cuore di Mantova. Sepolto nel giardino dell'Ospedale della Maddalena, Beatrice e Matilde faranno costruire in quel luogo la Rotonda di San Lorenzo, che diventerà la chiesa palatina collegata direttamente al palazzo dove i Canossa dimoravano a Mantova, la città che consideravano la loro capitale nella Pianura Padana.


Il Sangue di Cristo fu ritrovato dalla madre Beatrice di Lorena nel 1048 nel luogo che le venne indicato dal mendicante tedesco cieco Adalberto dopo che a questi era apparso in sogno Sant'Andrea, per indicargli dove la reliquia era stata nascosta.


La preziosissima reliquia ritrovata potrebbe essere il motivo per cui Matilde volle tenere Mantova fra i suoi possedimenti a tutti i costi. Ciò, nonostante le rivolte della popolazione, come quella del 1114, quando i mantovani insorsero e occuparono la città. Matilde si presentò alle porte di Mantova con un poderoso esercito e la rioccupò.


Quando nel 1115 si ammalò e poi morì si trovava a Bondeno di Roncore, nel mantovano, e si fece seppellire nell'Abbazia di Polirone a San Benedetto Po, fondata dal nonno Tedaldo, una delle abbazie più potenti del nord Italia.


Matilde e la Prima Crociata



Ma il più grande mistero che avvolge la figura di Matilde tuttavia riguarda la sua mancata partecipazione alle Crociate. Peraltro le fu più volte chiesto dai Papi di mettersi alla testa dell'esercito crociato per la riconquista della Terra Santa.


Papa Gregorio VII le invierà una lettera accorata per chiederle di guidare un esercito in Terrasanta, chiedendole di "scrivergli prestissimo". Non esistono documenti che testimoniano la risposta di Matilde. Sicuramente rifiutò la proposta fattale. Anche i motivi dell'eventuale rifiuto non si sapranno mai. Forse l'età oramai avanzata (aveva superato i 50 anni) non l'ha spinta affrontare i sacrifici di un lungo viaggio verso la Terra Santa; forse non voleva abbandonare le sue terre e lasciarle indifese; forse aveva deciso che alla testa della crociata dovesse andare il nipote Goffredo di Buglione, un discendente dei Lorena, quella stirpe a cui anche lei apparteneva e che secondo le teorie del Priorato di Sion e le antiche genealogie era l'unica legittimata a sedere sul trono di Gerusalemme.


Matilde diede tuttavia un contributo determinante alla Crociata. È nelle sue terre infatti che si tengono i due concili in cui si parlerà per la prima volta delle crociate. Nella primavera del 1095 presso la Basilica della Pieve di Guastalla si tiene un concilio alla presenza di Papa Urbano II in cui si discute per la prima volta di crociate e dove viene decisa la "divisa" che dovranno vestire i cavalieri che partiranno per la conquista di Gerusalemme: una tunica bianca con una croce rossa di panno apposta sul petto o sulla spalla destra. Un secondo concilio si tiene a Piacenza dove il Papa proclamò la necessità di una crociata in Terra Santa, per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli.


In contributo dato dalla Grancontessa alla crociata in termini di uomini fu determinante, dalle sue terre partirono 7.000 uomini e Pisa armò 50 navi.


Matilde sarebbe diventata Regina di Gerusalemme se avesse guidato la Prima Crociata? Forse.



Fontana di Matilde (Orval)

Fontana di Matilde nell'Abbazia di Orval



Orval e la leggenda dell'anello d'oro



A meno di 25 chilometri a nord di Stenay, si penetra nel cuore delle Ardenne, nella foresta di Merlanvaux (la valle di Merlino?). Qui si trovano i resti dell'Abbazia di Orval.


La leggenda relativa alla fondazione dell'abbazia narra che Matilde di Canossa era andata a cercare consolazione presso alcuni eremiti che si trovavano in quel territorio, poiché aveva perso l'unico figlio e il marito. Indossava un anello d'oro con rubino, regalo del marito nel giorno delle nozze, quando si sedette sul bordo di una fontana e l'anello le cadde nell'acqua. Dopo aver pregato la Vergine per tornare in possesso dell'anello, un pesce apparve sulla superficie dell'acqua con l'anello in bocca. La contessa esclamò "Questa è davvero una Valle d'Oro!", da cui deriverebbe il nome "Orval". Una leggenda che sembra riprendere la leggenda dell'anello d'oro di Salomone, ritrovato nel ventre di un pesce dallo stesso re, e grazie al quale poté provare che egli era il Re legittimo di Gerusalemme.


Certo l'abbazia di Orval rimane un grande mistero. Sembra che gli eremiti a cui la Grancontessa aveva donato le terre di Orval fossero i monaci provenienti dalla Calabria e fra di loro ci fosse Pietro l'Eremita, colui che parteciperà alla Prima Crociata e sarà uno dei grandi elettori a "Re di Gerusalemme" di Goffredo di Buglione, nipote di Matilde.




Leggende, misteri, tesori, discendenze favolose circondano i Canossa e colei che è stata l'incarnazione stessa della potenza della famiglia: Matilde.



Alberto Cavazzoli





Bibliografia:


Si veda, per approfondimenti, il saggio dell'autore, Alberto Cavazzoli, recensito su questo stesso sito: "Alla ricerca del Santo Graal nelle terre dei Gonzaga", Aliberti Editore, 2008.




Lo scrigno di pietra del "Sang Real"


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