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BOLOGNA, la "Dotta"


Guida ai misteri della Bologna esoterica e simbolica



Palazzo del Podestà



Introduzione


Che la città di Bologna, capoluogo della regione Emilia-Romagna, sia ricca di fascino e di mistero non dovrebbe stupire affatto. Sin dal Medioevo, infatti, la città era conosciuta anche col soprannome di "Dotta", nel senso di istruita, essendo la sede della più antica università di tutta l'Europa Occidentale: l'Archiginnasio, fondato nell'anno 1088. Dotta ma, potremmo aggiungere, anche sapiente, tanti sono gli spunti per la riflessione sui temi trattati in questo sito che la città offre al ricercatore. Com'è nostra consuetudine, esporremo in questo articolo solo una rapida carrellata sugli spunti principali, approfondendo a mano a mano i vari temi in articoli specifici.


Quando si parla di "città magiche" alla maggior parte della gente potrebbe venire in mente quella di Torino, che ha questa nomea da sempre. Ma, come si può vedere agevolmente sfogliando le pagine di questo sito, ogni città ha il suo itinerario "magico", e alcune di esse tra le più importanti, come i capoluoghi e le province, dispongono di una vera e propria mappa dei misteri che si possono seguire in un preciso itinerario. Apriamo dunque il nostro occhio interiore e cominciamo a esplorare i luoghi felsinei smettendo gli abiti del semplice turista e indossando quelli del simbolista…



I "Sette Segreti" di Bologna


Cominciamo con una serie di elementi curiosi, sette per la precisione, tramandati nel folklore cittadino: si dice che la città presenti "Sette Segreti" nascosti agli occhi dei profani ma accessibili a chi sa dove cercare e cosa guardare. Vediamoli nell'ordine.



La Fontana del Nettuno

Il Voltone del Podestà

[1] La Fontana del Nettuno

[2] Il Voltone del Podestà



1. La Fontana del Nettuno


Simbolo della città e collocata in una delle piazze più "esoteriche" di Bologna, la Fontana del Nettuno è una mirabile opera scultorea che rappresenta il dio del mare con il suo tridente che domina sulla piazza omonima . La statua, chiamata confidenzialmente il "Gigante", venne commissionata nel 1566 per volere di papa Pio IV, e venne realizzata su progetto del Giambologna. Si dice che l'artista volesse dotare il dio di attributi virili in proporzione alla sua magnificenza, ma che in ciò venne osteggiato dalla Chiesa che trattava la commissione. A questo punto ideò un mirabile stratagemma: progettò la scultura in modo che il pollice della mano sinistra del dio, solamente se guardato da una certa angolazione, apparisse come un enorme fallo eretto. Il punto ideale di osservazione di questa illusione ottica si trova in prossimità della scalinata della Biblioteca Sala Borsa ed è segnalato anonimamente da una lastra di pietra di grandezza differente da tutte le altre e contrassegnata con un cerchio. Come a dire: chi possiede la Conoscenza, possiede la Verità!


2. Il "telefono sena fili" del Podestà


Il secondo segreto si trova in Piazza Maggiore, dove si affaccia il magnifico Palazzo del Podestà. Il Voltone del Podestà che si trova al lato del palazzo tra questo e il vicino Palazzo del Re Enzo, presenza una singolare caratteristica acustica. Se ci si posizione in uno qualsiasi dei quattro angoli, con la faccia rivolta al pilastro, per un incredibile gioco di acustica si riesce a sentire tutto quello che viene detto in prossimità degli altri tre angoli! L'effetto non è casuale: sembra che sia nato come espediente durante il Medioevo per permettere ai lebbrosi di confessarsi senza accostarsi al prete.


3. Pane, vino e… cannabis!



Portici di Via Indipendenza

La Corte Isolani

[3] Portici di Via Indipendenza

[4] La Corte Isolani



Bologna è nota ai turisti per i numerosi portici decorati sotto i quali camminare, sui quali si affacciano negozi, abitazioni e palazzi pubblici. Le volte e i pavimenti di questi portici sono riccamente decorati e può capitare che qualcuno meno distratto di altri noti una decorazione alquanto singolare. Stiamo parlando del portico che si trova su Via Indipendenza, all'incrocio con Via Rizzoli, sotto la Torre Scappi. Sul pavimento si può notare una decorazione che riporta una frase in latino che recita così: "Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia", ossia: "Il pane è vita, la cannabis protezione e il vino è allegria". A dimostrazione del fatto che la città di Bologna è sempre stata non solo "Dotta", "Grassa" e "Rossa", ma anche piuttosto "Godereccia"! In realtà, sulla frase sono state fatte diverse ipotesi, ma secondo la più comune pare che nel passato la prosperità di Bologna sia stata ottenuta anche grazie al commercio della canapa indiana.


4. Tre frecce sul soffitto


Questa curiosità è legata ad un'antica tradizione popolare legata alla Corte Isolani, ovvero l'androne d'ingresso del Palazzo omonimo, in Strada Maggiore. Se si guarda attentamente al di sopra dell'ingresso principale, si possono notare tre frecce conficcate nel soffitto di legno. Secondo la tradizione, un giorno tre briganti si presentarono al palazzo per colpire a morte un signorotto locale. I tre furono però distratti da un'avvenente fanciulla che si mostrò loro dalla finestra completamente nuda, e per la sorpresa sbagliarono la mira mandando le frecce, appunto, a colpire il soffitto anziché la vittima designata.



La Piccola "Venezia"

[5] La "Piccola Venezia"



5. La piccola Venezia


Passeggiando lungo Via Piella, si arriva a un certo punto in prossimità di un alto muro nel quale si trova una finestrella anonima chiusa da un'anta di legno. Aprendo lo sportello, si può godere di un bellissimo scorcio su un canale che ricorda un po' i tanti romantici scorci più o meno noti che fanno la gioia degli innamorati a Venezia. Si tratta del Canale delle Moline, che rappresenta un prolungamento del Canale Reno. La città di Bologna, in realtà, anticamente era attraversata da molti canali che venivano usati per scopi industriali ma soprattutto per il trasporto di merci e rifornimenti. Successivamente, a partire dal XIX sec., molti di questi canali vennero chiusi e sostituiti con delle strade, altri invece vennero instradati sotto terra. La città quindi è attraversata da un labirinto di corsi d'acqua sotterranei e ci sono persino visite guidate organizzate per la loro esplorazione.


6. Il vaso rotto sulla Torre degli Asinelli


Altro simbolo della città, la Torre degli Asinelli è depositaria di numerose leggende, sinistre tradizioni e tradizioni scaramantiche che verranno analizzate nei paragrafi successivi. Per quanto riguarda i sette segreti, mentre i primi cinque sono tuttora presenti ed osservabili da tutti, sul sesto e sul settimo permane ancora oggi il mistero. Secondo una tradizione, sulla cima della torre dovrebbe trovarsi un vaso rotto che simboleggia la capacità dei bolognesi di risolvere ogni difficoltà e conflitto, motivo per cui nel tempo è diventata una città così prosperosa. Tra tutti coloro che, oggi, affrontano l'impegnativa scalata per arrivare sulla cima, nessuno è mai riuscito a localizzare questo vaso… La vista panoramica, quantomeno, ripaga per la fatica affrontata!


7. "Panum Resis"


L'ultimo segreto di Bologna, per il momento, è rimasto tale… Si tramanda, infatti, che da qualche parte dell'Università, si dice sotto uno degli antichi banchi, si trovi l'iscrizione latina "Panum Resis", che si può tradurre come "La Conoscenza è il fondamento di ogni decisione". Al di là del significato iniziatico di tale frase, comunque, non è tanto nel concetto espresso bensì nella sua ubicazione, perché ancora oggi nessuno sembra aver trovato ove si trovi questa fantomatica iscrizione!



Le torri della città



La Garisenda e la Torre degli Asinelli

La Garisenda e la Torre degli Asinelli (vista notturna)



Sono uno dei simboli più caratteristici della città, che si identificano immediatamente con essa: le torri di avvistamento che svettano nel centro storico: la Garisenda, alta 48 m ma in origine ancora più alta (60 m), e la Torre degli Asinelli (97,2 m), entrambi fatte edificare dai nobili Ghibellini nel corso del XII sec., ed entrambi pendenti come la più celebre Torre di Pisa. Sono due delle diciassette torri gentilizie ancora rimaste in piedi delle oltre cento che secondo una stima svettavano nella città durante il Medioevo. Tante torri, lo sappiamo, sono come tanti "spinotti" che inseriti nei punti "critici" della città ne manipolano, convogliando, deviando o concentrando opportunamente le correnti telluriche sotterranee, oppure creando connessioni con quelle celesti, l'assetto energetico: sarà questo il segreto di tanta sapienza?


Tornando alle due torri più famose, bisogna anche dire che esse sono da sempre circondate da una fama un po' sinistra: a incominciare dalla tradizione secondo cui esse vennero edificate in una sola notte con l'ausilio del diavolo… Oggi la fama delle torri si autoalimenta con il crescente numero di suicidi che scelgono di buttarsi dalle cime delle stesse. A parte questi casi più estremi, è utile ricordare anche la superstizione diffusa tra gli studenti universitari bolognesi secondo cui non si deve mai salire in cima alla Torre degli Asinelli prima del conseguimento della laurea, o si corre il rischio di non terminare mai i propri studi.



Le "Sette Chiese"



Il complesso delle Sette Chiese

Il complesso delle Sette Chiese



Una delle strutture religiose più interessanti dal punto di vista simbolico è certamente il complesso della Basilica di Santo Stefano, detto anche delle "<p align="center"><a href="Settechiese.html">Il Complesso delle &quot;Sette Chiese&quot;</a></p>", perché risulta appunto dall'agglomerato di sette differenti luoghi di culto riuniti in un'unica struttura: la Chiesa del Crocifisso, con la relativa cripta sotterranea, la Basilica del Sepolcro, la Basilica dei SS. Vitale e Agricola, il Cortile di Pilato, la Chiesa della Trinità o del Martyrium, con l'esposizione del presepe artistico più antico del mondo, costituito da statue a tutto tondo, il Chiostro su due livelli e la Chiesa della Benda con l'annesso Museo. Come si potrebbe anche intuire dalle denominazioni, tutto il complesso è stato modellato a imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e la corrispondenza non si ferma al solo complesso di Santo Stefano. È noto, infatti, che la distanza tra il centro del Cortile di Pilato e quello della vicina Chiesa di San Giovanni in Monte è esattamente la stessa che intercorre, a Gerusalemme, tra il Santo Sepolcro e il Monte Calvario. Dunque, si può ravvedere in questo progetto un principio di Geometria Sacra, ma il simbolismo non si ferma qui.


Il luogo in cui il complesso di Santo Stefano è stato edificato era originariamente occupato da un tempio pagano dedicato alla dea Iside, e i vecchi lettori sanno bene cosa significhi ciò (analogie con le città di Benevento, Torino e Parigi, la "culla di Iside" per antonomasia). Il nuovo culto si è semplicemente sovrapposto, mantenendo le caratteristiche principali: quella che, ad es., era l'antica fonte lustrale della dea, è diventata la "Fonte del Giordano", emblema del corso d'acqua in cui il Signore ricevette il battesimo.


Chi si occupa di simbolismo ritrova perfettamente tutti i classici "elementi" a corredo. Al centro della Basilica del Sepolcro vi fu effettivamente un sepolcro, nel quale venne riposto il corpo di San Petronio, patrono della città. Un tempo era possibile strisciare attraverso la stretta porta d'accesso per tributare gli onori alle sante reliquie, e sicuramente se ne sarebbe ottenuto un gran beneficio. Esisteva persino una tradizione secondo cui le prostitute bolognesi, al mattino del giorno di Pasqua, seguendo la tradizione di Maria Maddalena, si recavano alla Basilica per recitare davanti al sepolcro una misteriosa preghiera che nessuna ha mai voluto rivelare. Un'altra tradizione, che richiama gli antichi culti della fertilità, riguardava le donne incinte che dovevano girare attorno al sepolcro per 33 volte, e poi andare a venerare l'icona della Madonna Incinta, nella vicina Chiesa del Martyrium, per propiziarsi una gravidanza senza problemi.


Rimandando a un apposito approfondimento ulteriori dettagli simbolici, è doveroso sottolineare la presenza in questo luogo di almeno due Triplici Cinte. Una la si può vedere sul pavimento della Chiesa dei SS. Vitale e Agricola, che all'epoca della nostra visita (dicembre 2009) risultava evidenziata in un vivace color rosso. L'altra è rintracciabile presso il Chiostro, sotto una delle arcate, nei pressi dell'entrata al museo.



L'Archiginnasio



L'Archiginnasio: il Teatro Anatomico

L'Archiginnasio: il Teatro Anatomico



Il Palazzo dell'Archiginnasio, in peno centro storico, ospitò dal 1563 la sede dell'antica e prestigiosa Università di Bologna, la più antica dell'Europa occidentale, precedendo, con la sua data di fondazione stimata attorno al 1088, le celebri università di Parigi (ca. 1096), Oxford (ca. 1096), Montpelier (1150) e Cambridge (1209). Tra i suoi studenti spiccarono personaggi del calibro di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Thomas Becket, san Raimondo di Peñafort, re Enzo di Sardegna, fra' Salimbene da Parma, Guido Guinizelli, Cecco d'Ascoli, Cino da Pistoia, papa Niccolò V, Leon Battista Alberti, Pico della Mirandola, Erasmo da Rotterdam, Albrecht Dürer, Niccolò Copernico, Paracelso, san Carlo Borromeo, Torquato Tasso, Carlo Goldoni. Tra coloro che insegnarono all'Archiginnasio, ricordiamo Girolamo Cardano, matematico, medico e alchimista; Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli e, in tempi più recenti, Umberto Eco.


In questo luogo, che fu vero ricettacolo del sapere, troviamo una collezione unica al mondo di quasi seimila stemmi araldici studenteschi, un vero compendio di simboli e di emblemi. Aperto al pubblico per le visite, colpisce per la presenza, tra i suoi ambienti, del Teatro Anatomico, progettato da Antonio Levanti nel 1636. Questa sala, destinata agli studi di anatomia, è sviluppata in forma di anfiteatro, con gradinate di sedili scolpiti in legno d'abete, e presenta un pregevole soffitto a cassettoni e una cattedra a baldacchino, sorretto dalle statue di due uomini nudi privati dell'epidermide (chiamanti, appunto, gli "spellati"). Al centro della sala si trova l'enorme tavolo sagomato sul quale si effettuavano le dissezioni dei cadaveri, a scopo didattico.



La Madonna di San Luca



Il Santuario della Madonna di San Luca

Il Santuario della Madonna di San Luca



Situato sul "Colle della Guardia", un'altura che si eleva dal centro storico di Bologna, il Santuario della Madonna di San Luca è uno dei principali luoghi di culto mariani della città. La sua fama è dovuta alla venerazione di un'icona bizantina, la Madonna con Bambino, originaria del XII-XIII sec., un'ennesima copia della famosa immagine Odigitria la cui realizzazione venne attribuita all'apostolo Luca. Si tratta, in sostanza, di una Madonna Nera, che in una città anticamente dedicata al culto di Iside non poteva certo mancare…


Come abbiamo già anticipato, il percorso pedonale che conduce dal centro della città fino all'ingresso del Santuario è interamente costituito da portici ad arcate, che in totale risultano 666. Tale numero, secondo alcune ipotesi, non sarebbe casuale: il percorso, infatti, è un cammino di penitenza che serve all'espiazione dei peccati prima dell'ingresso al luogo sacro, ben 3,796 km che lo classificano come il percorso porticato più lungo del mondo. La sua forma flessuosa lo fa assomigliare a un sinuoso serpente che s'inerpica lungo l'altura e giunge ai piedi del santuario: esso richiama, in tale maniera, la figura del serpente biblico che, secondo le parole di Dio, insidierà il calcagno della donna ma finirà schiacciato sotto il tallone di Maria.



Conservazione prodigiosa



Santa Caterina de' Vigri

Il corpo incorrotto di Santa Caterina de' Vigri



Rimanendo in tema religioso, è opportuno ricordare la figura di Caterina De' Vigri (1413 – 1463), religiosa italiana, dell'ordine delle Clarisse, che fu la prima badessa del Monastero del Corpus Domini. La suora venne canonizzata nel 1712 da papa Clemente XI e da allora divenne nota come Santa Caterina da Bologna, compatrona della città insieme a San Petronio.


All'interno della Chiesa del Corpus Domini è possibile ammirare il corpo incorrotto della Santa, accuratamente abbigliata nell'abito monastico e sistemata su una specie di trono dorato. Secondo la tradizione, la donna venne seppellita nel giorno stesso della sua morte sotto la nuda terra, come da lei richiesto. Tuttavia, a seguito di eventi miracolosi e guarigioni prodigiose, si decise di riesumare il suo corpo dopo 18 giorni. Con gran sorpresa delle suore, il suo corpo fu trovato incorrotto, non ancora irrigidito ed emanante un soave profumo. Un misterioso liquido trasparente, che trasudava dal suo corpo, impregnando le bende e gli abiti, è stato raccolto in apposite ampolline, come la più famosa manna di San Nicola. Si racconta pure che i capelli e le unghie della santa avessero continuato a crescere, e che le suore erano state costrette a tagliarli a intervalli regolari. Questi fenomeni, precisano al suo santuario, si sono protratti per alcuni mesi successivamente alla riesumazione, dopodiché cessarono. Nel 1475 si decise di esporre La salma incorrotta di Caterina alla venerazione dei fedeli, e fu in questa occasione che il suo corpo si irrigidì definitivamente. Allora la badessa "comandò" che la santa donna fosse collocata seduta e questa fu l'ultima posizione che il corpo assunse di spontanea volontà.



I Templari a Bologna



La Strada Maggiore

La Strada Maggiore, all'incrocio con Via Torleone



I Cavalieri Templari avevano stabilito una forte presenza nel capoluogo emiliano sin dal 1161, con diverse chiese, palazzi e terreni. Ciò era dovuto al fatto che Bologna era il capoluogo della provincia di Lombardia, una delle due aree amministrative templari in cui era anticamente divisa l'Italia. Secondo quanto emerse dai documenti processuali, i Templari possedevano quattro chiese in città, di cui tre erano ubicate lungo la Strada Maggiore: Santa Maria Maddalena de Turlionibis, San Giovanni Battista e Santa Maria del Tempio. La Strada Maggiore era l'asse viario che collegava l'entrata est della città e conduceva diritta al centro storico, a ridosso delle Due Torri (oggi Piazza di Porta Ravegnana). L'entrata principale alla sede del Tempio corrispondeva all'attuale Palazzo Scaroli, accanto al Monastero di Santa Caterina, in corrispondenza dell'incrocio con Via Torleone.


La Chiesa di Santa Maria del Tempio, quella che si trovava più vicina al centro, a breve distanza dalle Due Torri, venne rasa al suolo nel 1805, durante l'età napoleonica, per via delle dicerie secondo cui qui poteva essere stata nascosta una parte del tesoro mai ritrovato appartenente all'Ordine. Lo stesso destino toccò alla Torre del Tempio, che venne fatta abbattere nel 1825 da Luigi Aldini, per lo stesso sospetto.


Il quarto edificio templare, chiamato Chiesa di Santa Croce, si trovava invece in Via dei Pignattari, nei pressi della Basilica di San Petronio. Anche questa chiesa venne abbattuta, alla fine del XIV sec., per far posto all'imponente Basilica dedicata al santo patrono, una tra le più grandi basiliche europee. I possedimenti del Tempio si estendevano per un'ampia area fino ai pressi dell'attuale Chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini.


Infine, poco fuori Bologna, i Templari possedevano una delle più belle commanderie del Nord Italia, il Cenobio di San Vittore, ex sede dei Canonici Lateranensi nel 1117, poi diventata sede della commanderia fino alla soppressione dell'Ordine, all'inizio del XIV sec.



L'enigma della "Pietra di Bologna"



La Pietra di Bologna

La Pietra di Bologna (Museo Civico Medievale)



Legato ad un altro famoso ordine cavalleresco, quello dei Frati Gaudenti, è un enigma di carattere esoterico che da secoli fa arrovellare le menti di tanti studiosi, tra cui personaggi del calibro di Walter Scott e Gérard De Nerval. L'Ordine dei Cavalieri di Maria Gloriosa, in seguito conosciuti col nome di Frati Gaudenti, venne fondato nel 1261 e approvato nel dicembre dello stesso anno da papa Urbano IV. Essi possedevano alla periferia di Bologna una commenda, il Priorato di Santa Maria di Casaralta. Secondo le fonti a noi pervenute, almeno dal 1567 esisteva all'ingresso del palazzo una lapide funeraria, dedicata dal Gran Maestro Achille Volta a una certa Elia Lelia Crispi. Quello che sconcerta è che il testo dell'epitaffio è alquanto oscuro, un susseguirsi di continue negazioni che vengono smentite poco dopo: "Elia Lelia Crispi, né uomo né donna né androgino, né fanciulla né giovane né vecchia, né casta né meretrice né pudica, ma tutto ciò...", e così via.


Per molti l'enigmatico testo costituisce non più di un gioco elegante, un divertissement dotto alla stregua degli indovinelli del Parco dei Mostri, di Bomarzo (VT). Per altri, invece, esso costituisce un testo cifrato, comprensibile solo a pochi eletti, dal contenuto esoterico: un principio d'arte ermetica (come il testo della celebre Tabula Smaragdina di Ermete Trismegisto) oppure le indicazioni per il conseguimento della Grande Opera alchemica. La pietra si trova oggi esposta presso il Museo Civico Medievale, che ha sede nello storico Palazzo Ghisilardi.



Rituali scaramantici


Abbiamo già accennato, nei paragrafi precedenti, ad alcuni ben noti "rituali scaramantici" noti agli abitanti ma anche ai visitatori più smaliziati della città. Li riassumiamo tutti di seguito, in congiunzione con altri che non sono stati ancora menzionati.


  • Torre degli Asinelli. Uno studente laureando non dovrebbe mai salire sulla Torre prima del conseguimento dell'agognato "pezzo di carta", pena la possibilità di non laurearsi più…


  • Santuario della Madonna di San Luca. Non raggiungere mai il Santuario passando a piedi sotto tutti i portici, perché se ne dovrebbero attraversare esattamente 666, ovvero il Numero di Satana per eccellenza!


  • Fontana del Nettuno. Si dice che girare tre volte attorno alla fontana in senso antiorario sia di buon auspicio per ogni impresa che si stia per compire. Si tramanda che lo steso Giambologna fece così mentre rifletteva sul progetto da realizzare, dando così inizio alla sua fortuna.


  • Piazza Maggiore. Si dice che attraversare questa piazza in diagonale porti sfortuna [1], soprattutto agli studenti che potrebbero non laurearsi più, quindi meglio optare per un angolo retto o una linea spezzata! La stessa diceria pare sia applicabile anche a Piazza Scaravilli.


  • Università di Bologna. Quest'ultima superstizione, invece, riguarda soltanto i futuri ingegneri… Per loro, ahimè, esiste il divieto di leggere per intero la frase posta sul muro dell'entrata della facoltà, perché sembri che il farlo possa trasformare una "semplice" laurea triennale in una laurea quinquennale con tanto di master e dottorato!





Note:


[1] Questa caratteristica non è prerogativa della sola città di Bologna. Per esempio, abbiamo riscontrato una credenza simile sulla Place des Terraux a Lione, ove è installata la famosa fontana Bartholdi. La città di Lione, come si può leggere nell'articolo dedicato, è una delle tre città che fanno parte del cosiddetto "Triangolo Magico" d'Europa (con Torino e Praga) ed è stata anch'essa un importante centro di culto per la Grande Madre, in questo caso Cibele.





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