Cattedrala di Santa Maria Assunta
Chiesa di San Michele Arcangelo
Chiesa ed ex convento di San Francesco
Le notizie storiche sulle origini di Sermoneta sono oggi ancora frammentarie e confuse. Secondo la tesi più diffusa, ricavata principalmente dagli scritti di Plinio, all'attuale città corrispondeva l'antica Sulmo, una delle città laziali di epoca pre-romana, abitata dai Latini, edificata in posizione strategica su uno dei colli dei Monti Lepini. Nonostante ciò, verso la fine del VI sec. la città venne completamente distrutta, a seguito delle invasioni da parte dei Volsci. Furono poi gli stessi Volsci a ricostruire e ripopolare la città, alla quale diedero il nome di Sora. Il nome Sermoneta sembra invece derivare da una successiva guerra contro i Romani, che dopo la conquista rinominarono la città "Sora Moneta", per ricordare la vittoria ottenuta grazie ai favori della dea Giunone Moneta e per distinguerla dall'altra Sora, oggi in provincia di Frosinone. Da questo momento in poi la città divenne colonia romana, centro strategico di notevole importanza trovandosi a ridosso della via Appia. La città subì altre vicissitudini negli anni successivi, ma le notizie storiche su questo periodo si fanno ancora più scarse e frammentarie. A partire dal Basso Medioevo, la città subì un processo di ripopolamento e di inurbamento, a seguito delle invasioni barbariche che spinsero molte popolazioni a riunirsi e ad arroccarsi su luoghi elevati. Nel XII sec. la città diviene proprietà della ricca signoria degli Annibaldi, che vi edificò un possente castello. Il loro dominio, però, non durò molto; al loro declino furono soppiantati dai Caetani, che avevano raggiunto l'apice della potenza dopo l'elezione di un loro membro al soglio pontificio, col nome di Bonifacio VIII. Sotto il dominio dei Caetani la città crebbe e raggiunse il massimo dello splendore. All'inizio del Seicento, quando i tempi iniziarono a cambiare e Sermoneta non ebbe più quel peso strategico del passato, i Caetani cominciarono ad abbandonarla. Da allora la città iniziò pian piano a perdere quello splendore che aveva acquistato secoli prima.
Camminando all'interno delle caratteristiche e suggestive vie del paese, che salendo culminano verso l'antico castello medievale dei Caetani, ancora oggi ben conservato e visitabile, non è infrequente imbattersi in qualche Triplice Cinta graffita sui gradini, soprattutto sulle case più antiche. L'esempio più eclatante è questo gradino di una casa privata in Via Marconi, a pochi passi dalla Sinagoga Ebraica (XIII sec.), dove si trovano addirittura due simboli graffiti, si faccia attenzione, in verticale (il che escluderebbe lo scopo ludico ma non l'ipotesi dell'utilizzo di materiale di reimpiego):
D'altronde, molte testimonianze come queste sono destinate a scomparire. Prima o poi, infatti, qualcuno decide di sostituire la caratteristica pietra calcarea locale con liscio e freddo marmo, se non additrittura orribile cemento. Così, può capitare d'imbettrsi in cumuli di pietre antiche appena divelte per lavori di questo tipo, sulle quali spicca visibile il nostro simbolo, che muto subisce il suo destino di scomparire e di essere dimenticato per sempre:
Abbazia di Valvisciolo (XIV sec.)
Cattedrale di Santa Maria Assunta (XII sec.)
Chiesa ed ex convento di San Francesco (XII sec.)
Chiesa di San Michele Arcangelo (XII sec.)