Il Duomo di Santa Maria Assunta, a Siena, è una delle più riuscite creazioni dell'architettura romanica-gotica italiana. Iniziato nel 1229, venne portato a termine solo alla fine del secolo successivo; tra il 1258 e 1285 la direzione dei lavori fu affidata ai monaci Cistercensi di San Galgano che chiamarono a Siena Nicola Pisano e suo figlio Giovanni. All'inizio del secolo XIV, Siena era al massimo della sua prosperità e le proporzioni della Cattedrale non apparvero più degne dello splendore della Repubblica. Si decise quindi di ricostruire una nuova e grandiosa Cattedrale, di cui l'attuale chiesa non sarebbe stata che un transetto. Il progetto fu affidato a Lando di Pietro nel 1339. Ma la peste del 1348 ed alcune guerre con gli Stati confinanti fecero precipitare la situazione che da prosperosa divenne critica e l'ambizioso progetto venne definitivamente abbandonato (ancora oggi rimane la testimonianza di questa opera incompiuta, in fondo alla fiancata destra del Duomo).
Si tornò, quindi, a lavorare sul duomo originario e nel 1376 fu affidata la costruzione della facciata superiore a Giovanni di Cecco; nel frattempo la cupola e il campanile erano già stati eseguiti. Il campanile, costruito nel 1313, è un bellissimo esempio di stile romanico, a pianta quadrata con sei finestre su ogni lato che vanno dalla monofora in basso alla esafora in alto. Nel 1382 si provvedeva al rialzo delle volte della navata centrale e alla ricostruzione dell'abside. Solo allora, dopo oltre un secolo e mezzo, il duomo poté considerarsi terminato.
Il pavimento del Duomo è interamente ricoperto da una serie di tarsie marmoree formata da 56 quadri che vennero realizzati dal 1369 al 1547 da oltre quaranta artisti. Esso non è visibile tutti i giorni dell'anno, perché i vari mosaici sono spesso ricoperti per preservarne la pregevole fattura. Soltanto in determinate occasioni, ad esempio nei giorni attorno alla ricorrenza della festa dell'Assunzione (15 Agosto) o alla celebrazione del Palio, quando l'afflusso dei turisti è maggiore.
Il primo grande riquadro, posto proprio davanti l'ingresso principale, può stupire per la figura rappresentata, che poco ha a che fare con la Chiesa cristiana. Dentro una cornice formata da un intreccio di svastiche, infatti, campeggia la figura di Ermete Trismegisto ("tre volte grandissimo"), una figura mitica e simbolica, ritenuta l'incarnazione del dio egizio Thot (corrispondente al greco Hermes ed al latino Mercurio), inventore della scrittura, dell'Alchimia e di tutta la scienza che da lui prese il nome di ermetica. La tarsia venne realizzata dal senese Giovanni Di Stefano, forse su commissione del cavaliere gerosolimitano Alberto Aringhieri. Ermete è rappresentato come una figura veneranda, che indossa una lunga veste cintata ed un alto copricapo. Con la mano destra egli consegna un volume ad un altro personaggio, con un turbante, dietro al quale c'è una terza figura di aspetto giovanile e vestito in modo più dimesso. Con la sinistra, invece, egli tocca una lapide, sorretta da due sfingi con le code intrecciate, sulla quale sono riportati alcuni versi dell'Asclepio e del Pimandro, due antichi libri attribuiti ad Ermete e facenti parte del cosiddetto Corpus Hermeticum, o Corpo Ermetico. Alla base del mosaico, un cartiglio recita:
HERMES MERCURIUS TRISMEGISTUS / CONTEMPORANEUS MOYSE
Ermete Mercurio Trismegisto / contemporaneo di Mosè
È stato fatto notare (vedi U. Cordier, "Guida ai luoghi misteriosi d'Italia") che la scena nel suo insieme ha chiaramente una valenza iniziatica, a cominciare dai colori utilizzati, che richiamano le tre fasi principali della Grande Opera Alchemica: lo sfondo è di colore nero (la nigredo), il giovane in disparte è completamente vestito di bianco (l'albedo), mentre il vegliardo col turbante indossa un elemento di colore rosso (la rubedo).
Anche altre figure rappresentate nelle tarsie hanno caratteristiche di unicità rispetto all'ambiente in cui sono raffigurate. Vi si trovano, ad esempio, i ritratti delle più celebri Sibille, come quella Cumana. Un'altra tarsia rappresenta invece la Ruota della Fortuna, una Ruota ad Otto Raggi dominata da un imponente imperatore assiso in trono, con altri tre personaggi che cercano di salire o scendere dalla ruota, immaginata in movimento. Il senso di questa figura è la rappresentazione del mutevole destino umano: procedendo in senso orario, a partire dalla figura di sinistra, infatti, si può così interpretare: regnabo (regnerò), regno (regno), regnavi (regnavo), sum sine regno (sono senza regno). Si tratta della stessa figura rappresentata nel decimo arcano maggiore dei Tarocchi, che la tradizione vuole siano stati inventati dallo stesso Ermete Trismegisto. La tarsia dimostra che almeno nel periodo in cui è stata eseguita, ad opera di Domenico di Nicolò, intagliatore attivo negli anni a cavallo tra il '300 ed il '400, il simbolico mazzo di carte era già conosciuto.
Il Duomo è noto anche per un'altra importante presenza, quella del Quadrato Magico del SATOR. Esso si trova inciso su una piccola pietra incassata a circa due metri da terra, nella parete esterna sul fianco sinistro, di fronte al palazzo arcivescovile. La sua presenza qui potrebbe avvalorare l'ipotesi del collegamento tra il quadrato magico ed i Cavalieri Templari: Siena, infatti, fu uno dei più importanti centri templari del nord-Italia, attraversata in pieno dalla Via Francigena, che collegava la Francia con Roma guidando i pellegrini fino al sepolcro di San Pietro, in Vaticano. I Templari a Siena avevano una propria mansione di cui oggi rimane visitabile la splendida chiesa di San Pietro alla Magione.
La storia del Duomo è stata tratta dal sito http://filante.interfree.it/duomo.htm.
La Chiesa di San Pietro alla Magione