La Chiesa di Mattia (Mátyás-templom) prende questo nome solo nel XIX sec., in riferimento a Mattia Corvino, re d'Ungheria dal 1458 al 1490. In realtà la chiesa è molto più antica: secondo le fonti disponibili una prima chiesa venne edificata sul luogo dal re Stefano I, nel 1015. Essa era originariamente dedicata alla Madonna, ed infatti si chiamava Chiesa di Nostra Signora Assunta della Collina del Castello. Distrutta nel 1241 dai Mongoli, venne successivamente ricostruita tra il 1255 e il 1269 dal re Béla IV.
Nel 1541, dopo l'occupazione dei Turchi, la chiese venne trasformata in moschea. Nel 1686, quando la Lega Santa promossa da papa Innocenzo XI nel 1684, assediò la città di Buda per liberarla dalla presenza ottomana, si verificò un evento che venne giudicato miracoloso. Dopo che una palla di cannone ebbe abbattuto parzialmente una parete laterale della chiesa, apparve ai turchi una statua della Vergine Maria che vi era stata precedentemente occultata, forse proprio per evitare che fosse da loro scoperta e distrutta. Il morale della guarnigione scese a terra e la battaglia poté essere vinta. Dopo la cacciata dei Turchi la chiesa venne affidata ai Gesuiti, che tentarono un restauro in stile Barocco, senza successo. L'aspetto attuale è invece dovuto ai restauri intrapresi tra il 1873 ed il 1896, ad opera dell'architetto Frigyes Schulek che la ricostruì mantenendo in parte lo stile tardo gotico che aveva in precedenza. La chiesa fu la sede di celebri incoronazioni, tra cui quella di Francesco Giuseppe I d'Austria, nel 1867, e quella di Carlo IV, nel 1916.
Mátyás Hunyadi, detto Mattia il Giusto, regnò in Ungheria dal 1458 al 1490. Il nome "Corvino" gli venne affibbiato dal biografo italiano Antonio Bonfini, sulla base del fatto che la famiglia Hunyadi, sul cui stemma figurava un corvo, discendeva a sua volta dall'antica famiglia romana dei Corvini. Particolarmente devoto a questa chiesa, tanto da usarla come sede per i suoi due matrimoni, ne commissionò la trasformazione della torre campanaria lato sud. Proprio in suo onore troviamo sul pinnacolo di questa torre la scultura di un corvo, che silenziosamente scruta la piazza sottostante tenendo tutto sotto controllo.
Al di là dell'evidente riferimento araldico al re ungherese, la figura del corvo presenta una ricca simbologia esoterica alla quale, vista l'insistenza di determinati elementi simbolici presenti all'interno dell'edificio, vale la pena accennare. Tanto per cominciare, il corvo è un animale di colore nero, e pertanto esso è simbolo di quello stato iniziale della materia, grezza e primitiva, che deve essere trasformata con il procedimento alchemico. È Saturno, o il Piombo dei Filosofi, è la notte, è l'interno della Terra (interiora terrae), la discesa nell'oltretomba, la "morte mistica": la prima fase della Grande Opera chiamata, per questo, nigredo. Non a caso, il Corvo (in latino, Corax) è anche il primo grado della scala di iniziazione ai misteri di Mitra. Ma proprio come il piombo-Saturno, che può essere trasformato in oro al termine del procedimento alchemico, il Corvo mitraico può aspirare a diventare Pater, il massimo grado governato da Saturno.
La valenza solare è pertanto insita nel simbolismo associato all'uccello, e la ritroviamo particolarmente nella mitologia celtica. Presso le antiche tribù celtiche, i corvi erano sacri a Morrigan, Dea della guerra, della violenza e della sessualità, mentre presso le popolazioni germaniche erano i compagni del dio Wotan, l'equivalente di Odino. In particolare, il dio celtico aveva con sé due corvi, chiamati Huginn (pensiero) e Muninn (memoria). Ogni giorno essi venivano mandati a sorvolare il mondo intero per raccogliere fatti e avvenimenti che poi riferivano al dio. Anche le sorelle di Wotan, le Valkirie, avevano la facoltà di trasformarsi in corvo e di volare sui campi di battaglia per prendersi le anime dei guerrieri morti sul campo e trasportarle nel Walhalla. Questo particolare aspetto associato all'animale, cioè quello di essere un uccello psicopompo (cioè, che accompagna le anime dei defunti nell'aldilà), gli è valso una sinistra nomea che è finita per trasformarsi in superstizione, come animale che porta sfortuna. In realtà, non è affatto così. Presso Lione, l'antica Lugdunum (che deriva il suo nome da quello del dio Lug, il dio celtico della luce), sono state ritrovate alcune monete che raffigurano alcuni corvi ai piedi del genius loci, il Genio del luogo. Poiché il termine "lugos" in latino significa corvo, si è pensato che Lug fosse proprio un dio-corvo e quindi torna il simbolismo solare, dunque positivo, di questo animale.
La Madonna Nera nella cappella laterale sinistra |
La Madonna sull'altare nella Mandorla Mistica |
Spostandoci all'interno della chiesa, abbiamo notato una forte presenza di simbolismi legati alla fertilità ed al Femminino Sacro. Ma, d'altronde, la stessa dedicazione originaria a "Nostra Signora" ("Nôtre-Dame" in Francia, "Our Lady" in Inghilterra, "Nuestra Señora", in Spagna, e così via) poteva già mettere sulla buona strada. Il primo e più importante di questi simbolismi è la Madonna Nera, nella fattispecie, una copia della Madonna di Loreto, risalente al XVII sec. La statua si trova all'interno di una delle cappelle nella navata sinistra.
Il Cristo nella Mandorla Mistica |
La vetrata con l'Agnus Dei |
L'altare con l'Occhio-che-Tutto-Vede |
Sul palio dell'altare principale, la figura della Madonna si trova incorniciata in una gigantesca mandorla mistica raggiante d'energia. La Mandorla Mistica è una delle tante forme simboliche derivate dalla Vesica Piscis, che tra i tanti significati ha anche quelli legati alla femminilità. Ricordiamo che una Madonna simile, però realizzata in marmo bianco, è appesa all'angolo sud-ovest della Chiesa di San Michele al Foro in Lucca, e che in questo contesto costituisce uno dei più forti punti nodali delle energie telluriche di tipo femminile (yin) dell'intera città.
Il Tetramorfo |
Le Colombe e le 'M' coronate |
Il capitello del XIII sec. |
Alcuni frammenti della costruzione originale spuntano qua e là, quasi invisibili. Tra questi, spicca un curioso capitello, l'unico ad essere sopravvissuto dall'edificio medievale, ritrovato durante i lavori di ristrutturazione diretti da Frigyes Schulek. Sul capitello possiamo osservare due personaggi, un monaco ed una figura barbuta, intenti a studiare o forse ad interpretare un libro sacro.
Motivo decorativo a Triquetra |
Motivo decorativo a Vesica Piscis |
Svastiche inserite in una losanga |
Un'altra mandorla dorata circonda la figura del Cristo, su uno degli altari laterali. Motivi a forma di mandorla li troviamo anche nelle ricche decorazioni parietali, insieme a Triquetre ed a croci gammate (svastiche) inscritte in una losanga, un simbolo di protezione. In un'altra parete troviamo alternate tra loro delle 'M' incoronate (simbolo mariano) e delle colombe, altro elemento legato alla dea madre tramite l'associazione con Venere, cui era sacra.
Il fonte battesimale con il fregio in bassorilievo |
Il simbolo del Nodo di Salomone |
Una menzione a parte merita, infine, il simbolismo che troviamo scolpito in bassorilievo sul fonte battesimale, in stile neo-romanico. La vasca è sorretta da quattro pilastrini portati in groppa da leoni, in corrispondenza di questi troviamo quattro angeli che emergono da volute a forma di spirale (l'ennesimo simbolo legato alla Dea Madre). Nel fregio che orna la vasca tutt'intorno spicca più volte ripetuto un simbolo ben conosciuto: il Nodo di Salomone, qui nella versione a due anelli. Si tratta di una collocazione piuttosto inusuale, di cui si conoscono rari esemplari: lo studioso Riccardo Scotti, ad esempio, ne segnala uno simile presso la chiesa di La Trinité, a Caen, in Francia (fine XIX sec.), dicendo che in questo contesto il Nodo è stato assunto come simbolo di Dio [1].
Accanto al Nodo, ricorrono diverse rosette che assumono varie forme: fiori ad otto petali (che ricordano nella conformazione le Ruote Solari), fiori a quattro petali "bilobati" (cioè aperti come se formassero una sorta di croce patente, per un totale di otto sporgenze esterne) e rosette a tre petali gigliati, che formano un totale di dodici appendici. Dunque, abbiamo un ripetersi di otto e di dodici, due numeri di alta valenza sacrale, cari per esempio alle tradizioni simboliche dei Templari, che comunque non hanno nulla a che vedere con questa chiesa. L'8 è un numero fondamentale: il principio ad esso associato, (l'Ottonario) è il principio mediatore tra la Terra e il Cielo, tra l'uomo e Dio. L'Ottagono, infatti, è la figura intermedia tra il Quadrato, che rappresenta tutto ciò che è umano e terrestre, e il Cerchio, che nella sua perfezione rappresenta tutto ciò che è divino e celeste. Per questo motivo, i battisteri cristiani assumono frequentemente questa forma. Il principio del Femminino Sacro si basa proprio sulla concezione che la donna è il vero e solo essere mediatore tra l'uomo e Dio. La rosa ad otto petali, dunque, esattamente come la Stella Polare (che non a caso la religione cristiana associa alla Madonna), è un simbolo che rappresenta questo principio.
Il 12 non è meno importante: anch'esso infatti è caro alla tradizione cristiana, essendo il numero degli Apostoli di Cristo, ma è legato anche ai cicli dell'anno, essendo questo diviso in dodici mesi. Il principio ad esso associato, chiamato Duodenario, è quello che, in esoterismo, indica i passaggi che l'iniziato deve compiere per arrivare alla sua trasformazione (come le mitiche fatiche di Ercole). È un numero basato sul Tre, la Perfezione, che viene moltiplicato per Quattro, la ciclicità eterna, come si nota nella particolare ripartizione della rosetta (4 petali a forma di giglio a 3 lobi), ed infatti è facilmente riconducibile al Ternario (12: 1 + 2 = 3).
[1] Riccardo Scotti, "Il Nodo di Salomone - Un simbolo nei millenni", Settembre 2012, liberamente scaricabile dal sito dell'Associazione Culturale Accaverde.
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